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Le politiche più prossime al cuore dell’attività comunitaria sono quelle finalizzate alla creazione del Mercato
unico europeo (MUE), politiche destinate a promuovere la libera circolazione delle merci, delle persone, dei
capitali e dei servizi tra gli stati membri, e volto a permettere all’UE di agire di concerto e presentare un
fronte comune nelle proprie relazioni economiche e commerciali con paesi terzi. Dalla metà degli anni 80 si
è verificato uno sviluppo di queste politiche di mercato . l’UE ha così sviluppato molte politiche che hanno
conseguenza dirette sull’operatività del mercato. Anche numero politiche che attengono alla sfera sociale
hanno implicazioni per il mercato sono sempre più sottoposte al controllo normativo dell’UE : ambiente,
protezione del consumatore, condizioni di lavoro etc. Il successo del MUE ha giocato un ruolo importante
nello sviluppo dell’UEM: il movimento verso l’UEM registrò reali progressi alla fine degli anni ’80, quando la
maggior parte degli stati membri concordarono sulla necessità di armonizzare le rispettive politiche
macroeconomiche e monetarie al fine di istituire una moneta comune, affinché il MUE potesse realizzare
tutto il suo potenziale. Così venne sviluppata una strategia per la creazione dell’UEM le cui procedure
vennero dettagliatamente stabilite all’interno del Trattato di Maastricht. Al centro delle disposizioni di
Maastricht sull’UEM c’erano le condizioni (criteri di convergenza) che i paesi dovevano soddisfare per poter
accedere al sistema della moneta unica. Il trattato di Maastricht aveva lasciato aperta la possibilità che la
moneta unica venisse lanciata bel 1997; tuttavia essa è entrata in vigore il 1 gennaio 1999 con
l’introduzione della moneta unica: l’euro. Tra i 4 stati non partecipanti, Danimarca, Svezia, Regno unito
avevano scelto di non aderire, mentre la Grecia non aveva invece soddisfatto i criteri di convergenza, ma
l’esclusione fu solo temporanea, dato che dal gennaio 2001 essa è entrata a pieno titolo tra i membri del
sistema monetario. Un aspetto importante del portafoglio politico dell’UE è sempre stato il suo limitato
coinvolgimento nei settori di previdenza, educazione, salute e difesa; la principale eccezione è l’agricoltura.
Si è comunque registrato un maggior coinvolgimento in altri settori politici : le politiche regionali e sociali
hanno ricevuto molta attenzione specie attraverso lo sviluppo e la crescita dei due principali fondi di
coesione dell’UE : il fondo europeo di sviluppo regionale e il fondo sociale europea.
Dall’integrazione occidentale all’integrazione paneuropea
La caduta dei regimi comunisti dell’Europa centrale e orientale nel 1989-1990, seguita dal crollo dell’URSS
nel 1991 hanno trasformato la natura del processo di integrazione europea, dando avvio a quello che è
divenuto il più ampio allargamento nelle storia dell’UE così si è passati da un processo di integrazione
europea occidentale a un processo di integrazione continentale.
1 – Sulla strada verso un’UE di dimensioni continentali
L’allargamento dell’UE, che ha portato all’adesione di 10 nuovi stati nel 2004 e altri 2 nel 2007, è conosciuta
come l’allargamento all’Europa orientale. Oltre ai 10 paesi dell’Europa centrale e orientale l’allargamento
ha compreso anche 2 paesi che non appartengono a quest’area: Cipro e Malta, così che ci riferiremo a
questa nuova serie di adesioni con la denominazione “allargamento 10+2”.
1.1 – I paesi dell’Europa centrale ed orientale: Nonostante le condizioni di ciascun paese che voleva aderirvi,
a sospingerli era una combinazione di motivazioni politiche, legate alla sicurezza, ed economiche. Punto di
vista politico: desiderio diffuso di essere reintegrate nel mondo europeo e più in generale nel mondo
occidentale. Sicurezza: l’adesione all’UE era vista come una misura soft di salvaguardia contro il ritorno del
pericolo comunista o lo scoppio di rigurgiti nazionalisti da puntellare con la protezione hard offerta dalla
NATO. Profilo economico : il mercato comunitario era attrattivo per la possibile espansione del commercio,
e l’UE offriva una cornice istituzionale e programmi di intervento che promettevano di rafforzare i processi
di liberalizzazione e crescita economica. L’adesione dei paesi dell’Europa centrale e orientale all’UE era
considerata dai decision-makers comunitari solo come un prospettiva realistica solo nel lungo periodo;
dopotutto quei paesi si trovavano ancora nelle primissime fasi della ricostruzione postcomunista e non
erano poi così in grado di soddisfare i criteri di adesione. Un momento cruciale di questo processo si ebbe
durante il consiglio europeo di Copenaghen del giugno 1993, consapevoli del probabile inoltro delle
domande di adesione di questi paesi in un prossimo futuro, i leader europei diedero il proprio consenso . il
vertice di Copenaghen stabilì anche le condizioni che gli stati richiedenti avrebbero dovuto soddisfare per
entrare nell’UE, noti come “criteri di Copenaghen”: l’appartenenza all’unione richiede che il paese
candidato abbia raggiunto una stabilità istituzionale che garantisca la democrazia, il principio di legalità, i
diritto umani, il rispetto e la protezione delle minoranze, l’esistenza di una economia di mercato etc. Dal
1994 al 1996 si susseguirono 10 domande di adesione da parte dei paesi d’Europa centrale e orientale; il
consiglio europeo di Madrid del dicembre 1995 reagì a queste domande invitando la Commissione a
investigare le implicazione sulla stabilità UE a seguito di eventuali adesioni di questi paesi paesi. Venne fuori
che l’allargamento avrebbe comportato costi di piccola entità per l’UE, in più la commissione raccomandò
di procedere con i negoziati con Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Polonia, Slovenia e Cipro. I restanti
paesi avrebbero dovuto attendere finchè il loro processo di transizione economica non avesse compiuto
ulteriori progressi (malta in quel periodo aveva ritirato la sua domanda); il Consiglio europeo accettò così la
raccomandazioni della commissione nel corso del vertice a Lussemburgo nel Dicembre 1997. Dopo poco
tempo però la decisione del Lussemburgo fu vista come uno sbaglio: crescente importanza fu assunta dal
legame tra allargamento e sicurezza europea in seguito al ripetersi di disordini nei Balcani; in più venne
decisa la non idoneità della Turchia, la cui domanda di adesione risaliva al 1987, così che la strategia di
allargamento fu rivista nel corso del vertice di Helsinki del 1999: I negoziati con i paesi della 2° ondata 5+1
sarebbero stati aperti all’inizio del 2000; le decisioni sull’idoneità di tutti gli stati candidati sarebbero state
prese sulla base del progresso nei negoziati; status di “paesi candidato” alla Turchia. Il trattato di adesione
fu firmato nell’aprile 2003 con gli 8 paesi dell’Europa centrale e orientale, Malta e Cipro; entro il Novembre
2003 gli 8 paesi avevano ratificato il trattato attraverso referendum nazionale, insieme a Cipro e malta nel
maggio 2004. Il 1 gennaio 2007 invece, Bulgaria e Romania entravano ufficialmente nell’UE
1.2 - Cipro e Malta: I due paesi fecero formale domanda di adesione nel luglio 1990 ma ricevettero
un’accoglienza tiepida: riguardo a Cipro, tale atteggiamento era imputabile all’opinione che fosse
necessario risolvere il problema dell’occupazione turca della parte settentrionale dell’isola. Tuttavia le
prospettive di ingresso migliorarono nel giugno 1993 quando la commissione appoggiò tali richieste. Un
altro passo fu compiuto dal consiglio europeo di Corfù nel giugno 1994: la fase successiva dell’allargamento
dell’UE avrebbe incluso anche Malta e Cipro. Nel 1995 il Consiglio dei ministri rese noto che i negoziati con i
suddetti stati sarebbero stati aperti sei mesi successivi la conclusione della conferenza intergovernativa del
1996, ma nello stesso anno, si insediò a Malta un nuovo governo che rimosse l’adesione all’UE dall’agenda
politica, mentre la richiesta avanzata da Cipro continuò il suo iter. La questione di Cipro nell’ambito
dell’allargamento 10+2 portava con se problematiche più consistenti: da un lato il governo greco-cipriota
insistette sin dall’inizio del processo di adesione nel voler rappresentare l’intera isola, dall’altro la dirigenza
turco-cipriota nel nord respinse qualsiasi pretese del governo antagonista di voler gestire i negoziati per
conto dell’intera isola. La Grecia inoltre minacciò di bloccare l’ingresso di tutti gli aspiranti membri nel caso
di rinvio dell’adesione di Cipro. Nel contempo ammettere uno stato cipriota diviso all’interno dell’UE
rischiava di danneggiare le relazioni tra questa e la Turchia. Nel 2002 emersero nuove speranze di soluzione
del problema a seguito a dei colloqui tra i leader greco-ciprioti e quelli turco-ciprioti. Visto che nessuna
soluzione era stata raggiunta prima del vertice di Copenaghen del 2002 i leader dell’UE-15 decisero che
Cipro poteva entrare nell’UE nel maggio 2004 insieme a malta e agli altri 8 paesi. A Cipro la ratifica
dell’adesione avvenne in parlamento nel luglio 2003 e non tramite referendum grazie al “Piano Annan”,
piano di risoluzione per venire incontro alle obiezioni sollevate da Cipro, ma respinto dal governo greco-
cipriota che lo riteneva troppo favorevole alle istanze turco-cipriote; ad ogni modo entrambe le parti si
trovarono d’accordo affinché il piano fosse sottoposto a referendum vincolante da tenere in tutte e due le
parti dell’isola lo stesso giorno: sul fronte turco-cipriota, l’accettazione del piano ricevette il consenso da
parte del 65% della popolazione, mentre sul fronte greco-cipriota venne respinto con il 76% di voti a
sfavore; così Cipro entrò nell’UE solo nel 2004, escludendo la parte dell’ isola che si era espressa a favore
del piano.
2 – La sfida dell’allargamento per l’UE
L’allargamento 10+2 ha posto numerose sfide per l’UE. La maggior parte di queste sfide furono affrontate
prima del suo completamento, mentre per una risoluzione soddisfacente delle rimanenti potrebbero
passare anni; Le principali questioni che pongono tali sfide possono essere ricondotte a quattro elementi:
identità, istituzioni e processi decisionali, difficoltà economiche, relazioni politiche con l’estero.
2.1 – L’identità: nella letteratura accademica si è dibattuto se l’UE sia fondata su una identità collettiva e
quali siano le conseguenze dell’esistenza o assenza di essa riguardo la sua stabilità, in quanto sistema
politico