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Applicabilità diretta del regolamento nel diritto interno

Una delle caratteristiche più importanti del regolamento è la sua diretta applicabilità nel diritto interno. Ciò significa che le norme del regolamento devono essere introdotte senza modifiche nel sistema giuridico di ciascuno Stato membro. Inoltre, gli Stati non possono modificare le norme del regolamento né emanare norme in contrasto con esso.

Di conseguenza, il regolamento produce effetti immediati all'interno di ciascun ordinamento nazionale, proprio come le disposizioni del trattato. Inoltre, il regolamento può essere invocato da persone fisiche o giuridiche sia nei confronti dello Stato, sia nei confronti di altre persone fisiche o giuridiche, creando effetti sia verticali che orizzontali.

Negli anni passati, si è registrata una difficoltà da parte degli Stati nel accettare questa limitazione alla propria sovranità. Non tanto perché il regolamento contiene norme direttamente applicabili all'interno dello Stato, ma soprattutto perché la

logica conseguenza della diretta applicabilità comporta che ogni provvedimento nazionale che sia incompatibile con il regolamento deve essere considerato inefficace o, quanto meno, disapplicato. Le nozioni di obbligatorietà e di diretta applicabilità dovevano dunque fare i conti con il principio di sovranità, al quale nessuno Stato membro ha mai voluto totalmente rinunciare. Tutto ciò, infatti, andava a toccare il difficile tasto della supremazia del diritto comunitario sul diritto nazionale. Il problema non riguardava quindi il solo rapporto tra regolamento e leggi interne, ma più in generale quello tra ordinamento comunitario e ordinamenti nazionali. Oggi è ormai stabilito che il regolamento è da considerare, a tutti gli effetti, diritto interno e che, pertanto, deve essere applicato da qualunque giudice e in qualsiasi grado del giudizio, a prescindere dall'esistenza o meno di una norma nazionale che regoli la stessa materia in modo

difforme.Il regolamento è dunque lo strumento che viene utilizzato dalla Comunità quando si vuole uniformare il diritto, quando si vogliono avere regole esattamente uguali in tutti i Paesi membri; si pensi, ad esempio, ai regolamenti che pongono valori limite all'inquinamento, oppure valori limite al contenuto di determinati alimenti, della gradazione alcolica di determinate bevande, e così via.

Le direttive, invece, si limitano ad armonizzare gli Stati a raggiungere un determinato obiettivo o risultato, lasciandoli liberi di scegliere sia i mezzi, sia le forme per raggiungerlo. Gli Stati membri, pertanto, saranno tenuti, a seconda dei casi, ad adottare nuove norme giuridiche, oppure ad abrogare o modificare le norme incompatibili con l'obiettivo della direttiva.

Di regola, le direttive prevedono un termine

entro il quale gli Stati membri dovranno adottare gli opportuni provvedimenti di attuazione; termine che raramente è inferiore ad un anno rispetto all'emanazione della direttiva.

Anche le direttive entrano in vigore alla data in esse stabilita oppure, in mancanza di data, nel 20° giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea.

Tuttavia, le direttive che si rivolgono ad alcuni Stati soltanto, acquistano efficacia solo al momento in cui sono notificate al destinatario.

L'efficacia delle direttive non attuate

Qualora uno Stato non dovesse adeguarsi alle prescrizioni di una determinata direttiva, esso sarà considerato inadempiente e costretto, quindi, a pagare una sanzione pecuniaria per avere violato gli obblighi comunitari (l'eventuale presenza di una sanzione pecuniaria non solleva lo Stato dai suoi obblighi comunitari che, comunque, deve sempre mantenere).

Di fronte al fatto che non sempre gli Stati sono precisi e

parte degli Stati membri. In questo caso, la direttiva può essere applicata direttamente e immediatamente, anche se non è stata tempestivamente attuata. direttive che impongono obblighi di fare : quando una direttiva impone agli Stati membri di adottare determinate misure o provvedimenti, essa può essere applicata direttamente e immediatamente, anche se non è stata tempestivamente attuata. Tuttavia, in questo caso, la Corte di giustizia ha stabilito che gli effetti diretti della direttiva possono essere limitati nel tempo, fino a quando gli Stati membri non adottino le misure necessarie per attuarla. In conclusione, la Corte di giustizia ha stabilito che le direttive possono essere direttamente applicabili all'interno degli Stati membri, anche se non sono state tempestivamente attuate. Tuttavia, l'applicazione diretta può variare a seconda del contenuto della direttiva e degli obblighi imposti.

parte degli Stati membri; si parla in questi casi di direttive "negative", che prevedono un semplice obbligo per lo Stato di non facere.

direttive sufficientemente precise e incondizionate : una direttiva non attuata, può essere ugualmente applicata quando essa contiene disposizioni sufficientemente precise e incondizionate, che non lascino margine di discrezionalità in capo agli Stati membri.

Quando la Corte di giustizia escogitò tali soluzioni, pensò soltanto ad un rapporto tra cittadini e Stato (rapporto verticale - efficacia verticale), considerando che quest'ultimo non avrebbe mai potuto addossare sugli amministrati (i cittadini) le conseguenze di un proprio inadempimento.

La domanda che ci si chiese è la seguente: se una determinata direttiva, come un regolamento, è produttiva di effetti diretti, per quale motivo limitare tale carattere solo ai rapporti tra Stato e cittadini e non riconoscerlo anche ai rapporti tra cittadini?

(rapportoorizzontale – efficacia orizzontale)? La risposta è che, secondo la Corte, estendere l’efficacia anche ai rapporti interindividuali significerebbe riconoscere in capo alle Comunità il potere di emanare norme che facciano sorgere con effetto immediato obblighi a carico dei cittadini, mentre “tale competenza le spetta solo laddove le sia attribuito il potere di adottare regolamenti”. Tale interpretazione rigorosa e restrittiva non è mai stata modificata anche se, in verità, vi sono stati alcuni casi (Marleasing, Bernaldez) in cui la Corte di giustizia, pur senza affermare espressamente il principio dell’efficacia orizzontale, ha proposto una particolare lettura del diritto nazionale in modo tale da attribuire indirettamente alle direttive comunitarie non attuate effetti anche nei rapporti privati. La soluzione dell’efficacia orizzontale non può, però, non suscitare perplessità; se da una parte è

apprezzabile il tentativo di attribuire comunque al cittadino un diritto che egli avrebbe potuto legittimamente vantare se il proprio legislatore fosse stato diligente nell'adempiere al precetto comunitario, dall'altra parte non bisogna ignorare la posizione di chi si è comportato conformemente alle norme del diritto vigente nello Stato in cui agisce.

Ciò che lascia perplessi è il fatto che un cittadino possa vedersi opporre una situazione giuridica a lui sfavorevole senza che siano ancora stati elaborati criteri sufficientemente certi per determinare quando una direttiva abbia carattere di diretta applicabilità, generando una notevole incertezza delle situazioni giuridiche.

Oltre agli strumenti dell'efficacia verticale e orizzontale delle direttive non attuate, la Corte di giustizia ha elaborato un ulteriore meccanismo per favorire l'integrazione del diritto nazionale con il diritto comunitario, meccanismo che è conosciuto con

L'espressione "procedura di interpretazione conforme" consiste nell'obbligo per il giudice nazionale di interpretare il diritto alla luce della lettera e dello scopo della direttiva, e di scegliere, tra i metodi di interpretazione del suo ordinamento, quello che gli consente di dare alle disposizioni di diritto nazionale un significato compatibile con la direttiva.

I soggetti obbligati ad applicare le direttive non attuate:

Con una sentenza del giugno 1989, la Corte di giustizia per la prima volta ha affermato che: "al pari del giudice nazionale, tutti gli organi dell'amministrazione, compresi quelli degli enti territoriali, come i Comuni, sono tenuti ad applicare le disposizioni di una direttiva e a disapplicare le norme del diritto nazionale non conformi a queste disposizioni".

L'allargamento ad un numero sempre più elevato di soggetti ed istituzioni tenute ad applicare le direttive comunitarie non attuate dallo Stato membro, comporta

Indubbiamente, una accelerazione del processo di armonizzazione del diritto dei Paesi membri. Tuttavia, non si possono ignorare i problemi che potranno sorgere in futuro. Basti pensare alle conseguenze sul piano della certezza del diritto e della responsabilità stessa dei soggetti chiamati ad applicare le direttive non attuate. L'applicazione del principio appena esposto non significa, soltanto, che la Pubblica amministrazione, gli Uffici comunali e tutti gli uffici pubblici in genere, devono essere in grado di conoscere le direttive non attuate e di considerarle alla stregua delle altre fonti di diritto una volta che sia scaduto il termine per la formale attuazione in via legislativa. Significa, soprattutto, che tali soggetti ed enti dovranno avere la capacità di riconoscere se una direttiva possieda o meno quei caratteri tali da renderla direttamente applicabile; più ancora, dovranno essere in grado di valutare se l'eventuale norma nazionale che dà

Attuazione di una direttiva

Per valutare se una direttiva è stata formulata correttamente, è necessario considerare diversi aspetti. Innanzitutto, bisogna verificare se la direttiva è stata adottata nel rispetto delle procedure previste. Inoltre, è importante valutare se la direttiva è chiara e comprensibile, in modo da poter essere applicata correttamente.

Una volta valutati questi aspetti, è necessario prendere una decisione riguardo all'applicazione o alla disapplicazione della norma nazionale. Questa decisione può avere conseguenze sia sul piano amministrativo che penale, quindi è fondamentale assumersi la responsabilità delle proprie azioni.

Le decisioni

Le decisioni hanno carattere vincolante e si rivolgono a uno o più soggetti specifici, come Stati, enti pubblici, società, imprese o persone fisiche. Di solito, le decisioni sono emanate dalla Commissione, ma in alcuni casi possono essere emesse anche dal Consiglio, soprattutto quando sono rivolte agli Stati.

Spesso, le decisioni richiedono che lo Stato adotti provvedimenti normativi per attuarle concretamente. Tuttavia, quando il contenuto della decisione è sufficientemente preciso e determinato, essa produce effetti immediati e non è necessario adottare ulteriori misure.

richiedono alcun provvedimento nazionale di attuazione. Di particolare importanza sono le decisioni emanate dalla Commissione.

Dettagli
Publisher
A.A. 2005-2006
48 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/14 Diritto dell'unione europea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luca d. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto dell'Unione Europea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Fragola Massimo.