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CINA
La Repubblica Popolare Cinese negli ultimi trent’anni ha avviato un processo
di crescita economica eccezionale, attraverso l’attuazione di modello
economico capitalistico con caratteristiche uniche, rivolgendo particolare
attenzione alle esportazioni. La Cina è la prima beneficiaria degli investimenti
diretti all’estero e la caratteristica principale che la differenzia dagli altri Paesi
Brics è il peculiare rapporto consolidatosi con gli Stati Uniti di cui la Cina
risulta essere il principale creditore attraverso l’acquisto di titoli di stato
americani con un accumulo di valuta straniera stimata in più di 2000 miliardi
di dollari. In tal modo la Cina ha ottenuto un notevole potere di
condizionamento nei confronti della superpotenza che però è a sua volta
condizionata dal fatto che circa i ¾ del mercato export/import cinese
appartenga a compagnie multinazionali straniere, pertanto le due economie
risultano legate a filo doppio nei propri andamenti. [paragone con lo stallo
della reciproca distruzione assicurata della GF].
Una crescita economica e industriale così significativa ha necessariamente
richiesto la presenza e la disponibilità di materie prime per il cui ottenimento è
stato fondamentale sviluppare una politica estera dinamica e capace di
raggiungere accordi economico-commerciali anche con molti attori
internazionali fra cui spiccano le relazioni con l’Africa, dove la Cina esercita
una potente influenza (grazie alla dinamica degli aiuti) e con la Russia con la
quale, nel 2001, si è legata per mezzo di un trattato di amicizia posto alla
base di nuovi rapporti commerciali. Ciò ha significato un riavvicinamento tra i
due giganti che ha allontanato il ricordo dei contrasti nei decenni precedenti
sebbene la loro diversità sia ancora molto marcata, essi sembrano voler
sfidare il mondo occidentale. Anche dal punto di vista militare vi è stato un
incremento ciononostante appare ancora lontana la possibilità che nasca un
esercito cino-russo, (la cina non dipende dalle risorse e dalla tecnologia
russa).
La Cina, inoltre, in virtù della sua partecipazione all’Organizzazione di
Shangai per la cooperazione (tra Cina, Russia, Paesi dell’Asia centrale ex
sovietici), la Cina è stata in grado di ridimensionare la presenza USA nelle
regioni oggetto dell’organizzazione sebbene, di fatto, essa non dà luogo a
legami particolarmente intensi.
L’ipotesi di un blocco con al centro la Cina non sarebbe comunque in grado di
eguagliare la potenza americana, a parte l’ascesa economica. La pressione
economica e politica esercitata dalla Cina costringerebbe i Paesi Asiatici ad
allinearsi con gli USA al fine di difendersi e dunque per essi rappresenta una
minaccia.
INDIA
Alla base dello sviluppo economico dell’India ha giocato un ruolo
determinante il programma di liberalizzazione avviato negli anni ’90 che ha
favorito la crescita del settore terziario e di quello dell’Hi-Tech, che a sua
volta, ha permesso all’india di divenire il secondo esportatore al Mondo di
software, subito dietro gli Stati Uniti.
Tuttavia all’interno del Paese vi sono ancora forti contraddizioni, poiché se da
un lato l’economia nazionale diviene una protagonista emergente, dall’altro
l’alto, la carenza di infrastrutture, l’elevata corruzione e il drammatico tasso di
povertà tagliano fuori dai benefici economici gran parte della popolazione
senza una ricaduta generalizzata, con la conseguente concentrazione della
ricchezza in piccoli, quanto potenti, gruppi di interesse.
La politica estera economica indiana, in passato caratterizzata dalle relazioni
intessute con l’Unione Sovietica, ha cambiato rotta costruendo nuove intese
con altri Paesi dell’Asia, ma la vera svolta in quest’ambito è stata il
riavvicinamento con gli Stati Uniti avviato in occasione degli accadimenti
dell’11/09. Questa nuova cooperazione economica ha permesso, almeno
parzialmente, il superamento di quei dissapori legati soprattutto alla vicinanza
dell’India all’URSS, al possesso dell’arma nucleare del governo indiano e alla
grande rivalità verso il Pakistan, Paese fortemente appoggiato dagli USA.
Anche il rapporto con la Cina, caratterizzato da profonde ostilità nel passato,
ha visto una graduale riconciliazione grazie alla stipula di un accordo nel
2005 che sanciva una complementarietà tra le politiche estere dei due Paesi
al fine di opporsi all’egemonia americana (un po’ come l’org di shangai), ciò
rappresenta una contraddizione per l’India rispetto a quanto asserito circa i
suoi nuovi rapporti con gli Stati Uniti, L’INDIA TEME INOLTRE GLI ECCESSI
DI INFLUENZA CINESE
Anche con il Giappone New Delhi sta intensificando i rapporti, soprattutto per
controbilanciare la crescente influenza cinese nel Continente, avviando
addirittura una timida cooperazione sul piano militare.
RUSSIA
La Confederazione russa nasce a cavallo tra il 1991 e il 1992, è bene
sottolineare che la caduta dell’URSS ha lasciato dietro di sé degli strascichi
che la Russia patisce ancora, come ad esempio l’eredità legata alla vecchia
politica estera, che ancora oggi ne intacca la solidità e il ruolo internazionale
del Paese. Il mandato di B. Yeltsin, caratterizzato da un forte caos al proprio
interno, causa di ulteriore indebolimento della Russia, ha dato seguito a
quello di V. Putin con una guida più salda in grado di dare maggiore equilibrio
all’economia del Paese. L’attribuzione di poteri più forti al governo ha
permesso di riottenere il controllo statale delle ricche risorse energetiche, in
particolare quelle gas petrolifere, risorse tali da garantire alla Russia un reale
vantaggio geopolitico rispetto all’Europa che dipende da esse, un vantaggio
di cui si è già avvalsa nei confronti dell’Ucraina. Ma anche in questo caso,
come in quello che sussiste fra i mercati cino-americani, esiste una forma di
interdipendenza poiché la crescita economica russa è strettamente legata ai
proventi dell’Occidente e dunque un’interruzione dei rifornimenti sembra
un’ipotesi improbabile, poiché la prima a patirne sarebbe proprio la Russia.
Sebbene il riferimento fondamentale per la Russia siano gli USA (con cui
Putin vorrebbe riconquistare un “duopolio” mondiale, ridimensionando
l’egemonia americana), la politica estera russa guidata dal leader russo ha
puntato molto sullo sviluppo della cooperazione economica con l’intento di
inserire il Paese nell’economia globalizzata allargando il dialogo a nuovi attori
come Cina, India e Iran, nel tentativo di scacciare l’immagine negativa della
Russia ereditata dall’URSS. La manifestazione più chiara di questa politica è
stata l’ingresso all’interno del G-8 a riprova del nuovo corso intrapreso della
Russia, malgrado ciò non è ancora chiara la collocazione futura del Paese,
che presenta tutt’oggi delle spaccature al suo interno per quanto riguarda
l’appartenenza ad un modello europeista o ad un modello eurasiatico
Circa 10 anni fa (2005) la Russia ha avviato una partnership strategica con il
vecchio avversario cinese al fine di ridimensionare la presenza americana in
Asia, tuttavia non è possibile affermare che sia nata una vera alleanza date le
profonde diversità che caratterizzano la realtà russa da quella cinese, come
dimostrato dal mancato successo dell’Organizzazione di Shangai che ha
assunto il ruolo di organo di consultazione regionale piuttosto che sede per
una concreta cooperazione. La possibilità che si venga a creare un blocco
tra la Cina e la Russia è un’idea che spaventa l’Occidente ma data
l’indipendenza cinese dalle risorse energetiche russe e la scarsa coesione
sarà difficile che nel medio-periodo questa possibilità si concretizzi.
Se da un lato la presidenza Putin ha prodotto un riallineamento con il Mondo
Occidentale non di rado, tra i due, sono occorsi momenti di tensione:
l’intervento della Nato contro la Serbia nel 1999, l’opposizione russa per lo
schieramento dei sistemi antimissile Usa-Nato in Repubblica ceca e Polonia,
per l’intervento militare russo in Cecenia e nella guerra tra la Georgia
(ritenuta sede di una pericolosa influenza occidentale) e l’Ossezia, fino alla
sospensione decisa dal Cremlino della partecipazione russa al Trattato sulla
limitazione delle forze convenzionali in Europa che pure sembrò inaugurare il
dopo guerra fredda.
in particolare con gli Stati Uniti a causa dell’intervento americano nel Medio
Oriente (Irak e Siria).
Oggi la Russia è favorevole all’inserimento nella Nato dei Paesi esteuropei,
ex alleati del Patto di Varsavia, infatti l’instabilità che li caratterizza potrebbe
giovarsi di un’adesione alla Nato e dunque essere una garanzia. Mosca è
contraria all’ampliamento della Ue a Est, poichè potrebbe incidere
negativamente sulla presenza russa nei mercati dell’Europa centro-orientale
e danubiano-balcanica. Ciò induce a chiedersi se la Russia intenda
privilegiare i già problematici rapporti con la Nato rispetto a quelli con la Ue.
L’operato di Putin ha comportato tuttavia una politica più restrittiva riguardo le
attività delle opposizioni e circa la libertà di espressione, una condotta non
esente da critiche.
BRASILE
Il Brasile è una potenza politica ed economica in crescita che tuttavia incontra
ancora forti limiti per quanto riguarda le forti disuguaglianze sociali, l’alto
tasso di povertà, di criminalità e di corruzione.
Ciononostante la nuova forza economica del Brasile è molto più che
evidente, essa è stata resa possibile soprattutto in virtù delle numerose
riforme attuate dai governi Cardoso e Lula, grazie alle quali il Brasile ha
potuto costruire una potenza economica senza precedenti, in grado di
superare (secondo molte stime) quella dei Paesi Europei più forti entro il
2050. Le riforme interne sono state accompagnate dall’evoluzione di una
politica estera dinamica, volta al rilancio di tutto il Sud-America,
concretizzatosi già nel decennio precedente con la nascita del Mercosur (un
mercato comune dei Paesi dell’America latina), con a capo la forza trainante
del Brasile.
La costruzione di un’economia regionale con al vertice il Brasile è però
subordinata alla sua assunzione di responsabilità per la risoluzione dei
contrasti nei Paesi limitrofi, un impegno che andrebbe al di là delle sue
possibilità, pertanto gli ostacoli da superare in questo senso