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EQUILIBRIO DI POTENZA E REALISMO

L’equilibrio di potenza è fortemente influenzato dalla tradizione realista per tre

motivi.

1. L’equilibrio di potenza è caratterizzato da una visione ciclica della storia, ci sono

leggi immutabili e eterne come quella dell’equilibrio

2. L’equilibrio di potenza si basa su tre concetti:

- Lo stato come attore principale

- La condizione anarchica del sistema internazionale

- L’enfasi sulle questioni della sicurezza

3. L’equilibrio si basa su fattori oggettivi e sull’interesse individuale degli stati,

definito in termini di potenza

Il comportamento degli stati, secondo la balance of power è dovuto alla loro

posizione nella gerarchia di potenza.

Nel realismo ci sono due distinti punti di vista sul funzionamento dell’equilibrio :

- Chi ritiene che l’equilibrio si sviluppi volontariamente, come frutto di scelte

esplicite da parte delle principali potenze

- Realismo strutturale: suggerisce che si mostri spontaneamente a causa di

logiche sistemiche che prescindono dalla volontà degli stati

Al primo gruppo appartiene il realismo classico mentre invece al secondo gruppo

appartiene ad esempio la teoria di Kaplan, che afferma come siano necessarie 6

regole riassumibili in 3 principi:

- gli stati dovrebbero arricchirsi in modo pacifico oppure attraverso forza

- gli stati dovrebbero opporsi a qualsiasi coalizione di stati che cerchi di assumere

una posizione di dominio

- gli stati in guerra non dovrebbero eliminare il proprio avversario

TEORIA SISTEMICA DELL’EQUILIBRIO DI POTENZA

La versione più influente è quella del sistemica, cioè che l’equilibrio si manifesti in

modo spontaneo. Il fondatore del realismo strutturale, Waltz.

L’equilibrio di potenza si verifica spontaneamente per il principio del “self help”, per

il quale gli stati prediligono il balancing piuttosto che il bandwagoning. E’ sufficiente

che gli stati vogliano sopravvivere perché si verifichi equilibrio poiché dipende dalla

natura anarchica delle RI

Teoria del dominio: si basa sul bandwagoning e prevedere che anche il più piccolo

cambiamento viene amplificato fino a cambiare il sistema stesso.

SISTEMI BIPOLARI E MULTIPOLARI

Multipolari

Il realismo classico ha sempre sostenuto la sua preferenza per i sistemi multipolari.

Questo perché secondo i realisti classici i sistemi multipolari erano più stabili

perchè:

1. Un sistema aperto a più attori comporta maggiori possibilità di trovare alleati

2. Un maggior numero di alleati significa un maggior numero di risorse da

mobilitare contro uno stato

3. Se uno stato ha più alleati non concentrerà la sua attenzione solo contro un

altro stato

4. Ogni aumento di potenza di uno stato non verrà per forza percepito come una

minaccia

5. Invece di un internal balancing(riarmo) questo tipo di sistemi predilige l’external

balancing(alleanze).

Bipolari

Il realismo strutturale invece ritiene che i sistemi bipolari siano più stabili rispetto a

quelli multicolori perché:

1. Le superpotenze sono più forti delle grandi potenze pertanto meno vulnerabili

2. I sistemi bipolari sono più semplici in quando non si hanno errori di

interpretazione sulla provenienza dea minaccia e non c’è dubbio su chi abbia il

ruolo di contenerla

3. Non c’è rischio di buckpassing o di chaingainging(rischio di incatenarsi ai

proprio alleati e dover essere immischiati in conflitti o crisi locali)

4. Il bipolarismo però accentua l’ostilità perché entrambe le parti sono concentrate

solo l’una sull’altra —>guerra fredda

Proprio la tenaglia dei rischi di buckpassing e chaingaingin produce quella che

Snyder chiama “il dilemma della sicurezza delle alleanze”. Se da un lato gli stati

temono di essere abbandonati dai proprio alleati dall’altro temono di venir

intrappolati dai propri partner.

Quali variabili influenzano il sistema di balancing?

Per la teoria ortodossa la risposta è la potenza, ma:

a) Come si calcola? Essa è molto difficile da calcolare ex ante. Inoltre ci sono stati

casi, come durante la guerra fredda, in cui tutti gli stati si sono alleati con gli

Stati Uniti nonostante l’innegabile debolezza dell’ursa, andando contro l’idea di

balance of power.

b) Occorre considerare il ruolo della minaccia. In breve gli stati non creerebbero

alleanze contro lo stato più potente bensì contro quello più minaccioso

Bisogna cercare di capire cosa determina la percezione della minaccia, dato che ci

sono diverse variabili.

WALT

La minaccia è una variabile complessa, funzione di altre 4 variabili:

1. Potenza aggregata: le capacità di uno stato non solo a livello militare, ma

anche le risorse, in base alla lunghezza del conflitto, poiché la trasformazione

delle risorse in mezzi richiede tempo. Gli Stati con la potenza aggregata più

solida sono chiaramente visti come più pericolosi

2. Tecnologia militare: Grado in cui le capacità possono essere trasformate in

offensive. cosa prevale nel bilancio tra offensivo/difensivo; se prevale la difesa

—> alleanze strette e guerra preventiva. Nella guerra fredda è prevalsa l’offesa,

mentre nella prima guerra mondiale la difesa. Dove prevalgono gli strumenti

difensivi c’è maggior rilassatezza, dove invece prevale l’offesa qualunque,

anche se minimo, incremento di forza è visto come una minaccia.

3. Geografia: la geografia si basa su due punti fondamentali:

- La lontananza: se un paese lontano diventa molto forte, i paesi vicini sentiranno

una minaccia molto più forte di quelli lontani. Nel passato inoltre la lontananza

era molto più problematica di quanto sia ora.

- Idea che le potenze continentali siano percepite più aggressive rispetto a

quelle marittime: il mare è comunque una difesa naturale poiché un attacco su

mare ha bisogno di più preparazioni. Dall’altra parte c’è l’elemento che le

potenze marittime hanno spesso privilegiato proiezioni di potenza più lontane.

4. Intenzioni: alcune potenze sono percepite come più ostili rispetto ad altre,

basandosi sulle intenzioni —-> Iraq e Serbia e capacità Usa di tessere ampie

coalizioni. Dopo l’89’ non ci sono stati quasi tentativi di mettere un freno alla

potenza americana; solo negli ultimi tempi, con il decadimento degli Usa, si sta

cercando di porre freno alla sua supremazia. A parità di capacità uno stato con

intenzioni aggressive sarà considerato molto più minaccioso rispetto a uno stato

con intenzioni pacifiche.

Le intenzioni si valutano in base a determinati fattori:

- Simpatie ideologiche: quando si ha molta tensione tra le idee di due paesi

spesso può sfociare in un conflitto, a differenza di due paesi che condividono

idee simili.

- Meccanismi istituzionali:

a) Teoria diplomatica classica: distingue tra potenze conservatrici e potenze

revisioniste, dove il balancing scatta solo contro le seconde.

b) Rymond Aron: Cerca di sistematizzare l’impatto della politica interna sull’arena

internazionale.

- Sistemi internazionali omogenei: potenze con visione politiche ed ideologiche

compatibili e conservatrici. Considerati stabili, presenza di conflitti di lieve entità

- Sistemi internazionali eterogenei: una o più potenze hanno una visione

rivoluzionaria e vogliono modificare il regime interno di altri stati; sono

considerate instabili, presenza di conflitti molto sanguinosi.

c) Realismo difensivo: il meccanismo dell’equilibrio di potenza tende ad essere un

sufficiente deterrente per l maggior parte degli stati perché questi cercano solo la

sicurezza

d) Realismo neoclassico: studia il fenomeno della sovraespansione, cioè che

alcuni stati tendono a sviluppare politiche molto aggressive, tanto da sviluppare

reazioni così forti da parte degli altri stati che portano alla loro stessa distruzione.

Snyder: Snyder parla di Overextension, cioè quando un attore calcola male la

capacità logistica di estendere il proprio territorio (Impero Romano).

- Stati di industrializzazione precoce: in genere hanno un SP aperto e democratico

- Stati di industrializzazione tardiva: in genere hanno un SP chiuso e un assetto

corporativo

SCHWELLER

Schweller cerca di capire cosa determina una intenzione minacciosa in un

determinato attore. Nel 1994 si immagina il sistema internazionale popolato dagli

animali:

a) Leoni: forte orientamento alla difesa dello status quo, i guardiani del sistema

(UK pre IIWW)

b) Lupi: potenze sconfitte insoddisfatte dello status quo, che vogliono cambiare

l’equilibrio(Germania pre IIWW)

c) Agnelli: la maggior parte; piccole potenze, contente di come vanno le

cose(Europa dell’est pre IIWW)

d) Sciacalli: piccole potenze insoddisfatte, che da sole non potrebbero fare nulla,

ma danno il loro appoggio alle potenze revisioniste(Italia pre IIWW)

Inserisce una seconda variabile che ha a che fare con l’ambiente domestico. Se si

guarda attentamente al comportamento di bilanciamento conta anche la capacita

effettiva di farlo, non solo l’intenzione. Le intenzioni sono influenzate a diventare

azioni dalla capacità estrattiva—> l’efficace balancing da parte di uno stato

dipende dalla capacita di mobilitare risorse, influenzata da:

a) Consenso tra elite: questo consenso riguarda la natura della minaccia esterna.

b) Grado di coesione sociale e politica: se un paese al suo interno ha grandi

differenze sociali ed economiche è problematico armare la popolazione.

c) Forza delle istruzioni: se sono deboli la gente non fa quello che gli è stato

richiesto.

Questi fattori, uniti tra loro, possono provocare il rallentamento nella capacità di

estrarre risorse, creando un ritardo del bilanciamento.

Il realismo offensivo: Mearscheimer —> La natura anarchica del sistema

costringe tutti gli stati a massimizzare sempre e comunque il proprio potere.

Tutti gli stati vogliono garantire la propria sicurezza e il modo migliore è proprio

eliminare potenziali minacce alla radice.

Un sistema ben bilanciato mantiene l’ordine più facilmente di un sistema non

bilanciato?

La verifica empirica parte dalla storia:

1. Distribuzione della potenza: per poter verificare la stabilità dell’equilibrio dal

punto di vista pratico si dovrebbe trovare che un sistema in equilibrio ha una

buona deterrenza. Se l’equilibrio funziona ed è sinonimo di stabilità ci si

dovrebbe trovare di fronte a meno bellicosità. Dal punto vi vista empirico

verificare questa domanda significa:

- Constatare quando un attor

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
42 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fedi_284 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Parsi Vittorio Emanuele.