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Grecia e Turchia
Questo non vuol dire che il periodo sia privo di guerra, è anzi un contesto estremamente bellicoso: abbiamo guerre iscritte nella strategia indiretta delle due superpotenze, ci sono poi le guerre di liberazione della decolonizzazione, le guerre interstatali degli stati di nuova indipendenza tra loro, con i vicini o con le potenze coloniali. Il '900 è poi accompagnato dal fenomeno della guerra civile, dopo il 1945 questa tipologia emigra negli stati di nuova indipendenza. In generale la guerra è diventata un fatto periferico; di conseguenza, dal punto di vista delle relazioni internazionali la domanda che torna continuamente è se questa pacificazione delle aree centrali sia stata un prodotto della democrazia o del bipolarismo.
Quali sono gli aspetti materiali e normativi fondamentali della guerra della seconda metà del '900 in termini di eredità?
Quali sono gli aspetti materiali? Il primo aspetto è la teoria
Dell'obsolescenza delle major wars: le guerre sono tra attori minori e le grandi potenze non si combattono più tra di loro, la guerra è troppo costosa, meno vantaggiosa, l'ultima guerra diretta tra grandi potenze è stata la guerra di Corea. Nonostante ciò, la frequenza e l'intensità delle guerre restano molto pronunciate nella seconda metà del '900. Ma in che modo sono bellicose? Si accentua la tendenza alla concentrazione delle tecnologie di punta e alla diffusione delle tecnologie di base. Si accentua la tendenza all'aumento delle guerre intrastatali rispetto alle guerre interstatali, aumentano quindi le guerre civili. Si accentua la tendenza all'aumento delle vittime civili rispetto alle vittime militari, questo dato si accentua clamorosamente nella seconda metà del '900. Si generalizza l'esperienza delle guerre asimmetriche: aumentano le guerre tra truppe regolari e irregolari, con tecnologie diverse.
non solo il monopolio dello stato sulla violenza ma anche il concetto stesso di guerra. Le guerre moderne sono sempre più caratterizzate da conflitti asimmetrici, in cui si mescolano azioni militari tradizionali e tattiche terroristiche. Questo rende difficile stabilire chiaramente i confini tra guerra e terrorismo e definire gli aspetti normativi che subentrano. Nel corso del Novecento, la distinzione tra pace e guerra si è incrinata. Le tradizionali soglie cerimoniali che segnavano il passaggio da uno stato all'altro, come la dichiarazione di guerra, sono scomparse. Al loro posto, si sono sviluppate nuove forme di aggressione mascherate sotto altre denominazioni. Ad esempio, la guerra di aggressione viene criminalizzata ma non cancellata, assumendo forme come le operazioni di polizia o le azioni segrete. Inoltre, il terrorismo viene periodicamente utilizzato per mantenere un argomento importante nell'agenda internazionale. Un esempio di ciò è la strage di Monaco, che è stata funzionale alla causa palestinese. Questo dimostra come il terrorismo venga impiegato come strumento politico per raggiungere determinati obiettivi. In conclusione, nel corso del Novecento si è assistito a una crisi del concetto di guerra e alla comparsa di conflitti asimmetrici in cui si mescolano azioni militari e tattiche terroristiche. Questo ha reso più complessa la definizione degli aspetti normativi che subentrano e ha portato alla scomparsa delle tradizionali soglie cerimoniali che segnavano il passaggio da pace a guerra.anche il monopolio giuridico e legittimo dello stato sulla violenza; l'idea che solo gli stati possano ricorrere alla violenza nel '900 cede: gli stati non concordano su chi sia un terrorista e chi un legittimo combattente per la libertà. Nel '900 cede il consenso sullo jus in bellum e cioè su cosa è legittimo o illegittimo fare in guerra. Questo perché nella guerra asimmetrica è molto più difficile distinguere il combattente dal non combattente. Conflitti armati e guerre all'inizio del XXI secolo (1990-2020) Contrariamente alle nostre impressioni la frequenza e l'intensità delle guerre non sono state particolarmente pronunciate. In compenso, è altissimo il grado di eterogeneità delle guerre, tanto sul piano dell'effettività quanto sul piano della legittimità: guerre civili, guerre chirurgiche, atti terroristici ogni volta legittimate in modo diverso. È continuamente cresciutaLa dissociazione tra la concentrazione delle tecnologie dipunta e la diffusione delle tecnologie di base. Rispetto al contesto internazionale precedente la guerra ha perso una parte dellapropria natura periferica. Le maggiori potenze sono infatti tornate a fare un uso moltofrequente dello strumento militare. Al di là degli USA, che sono il paese più impegnatoin operazioni militari, i paesi europei hanno ricorso alla forza con una frequenzaimpressionante, e non solo Francia e Regno Unito ma anche l'Italia. La guerra è tornataun'operazione di routine della politica estera.
Oggi non disponiamo più di una nozione di guerra normale, una chiara definizione dicosa sia la guerra; solo disponendo di tale definizione possiamo regolarla (guerraglobale, guerra infinita, guerra ibrida).
Tendenze della guerra del nostro contesto. Da alcuni anni assistiamo ad una crescentecompetizione, anche militare, tra gli Stati Uniti e la Cina, le major wars sembranoquindi persistere.
In compenso abbiamo una crescente militarizzazione delle competizioni infraregionali in Medio Oriente, in Asia centro-meridionale e in Asia orientale. Abbiamo un equilibrio sempre più instabile tra la difesa dell'egemonia globale da parte degli Stati Uniti e la tendenza delle potenze in ascesa a creare una sfera di influenza intorno a sé. Poi, da un lato abbiamo le policy wars, le guerre di polizia, con cui si intende la penetrazione delle maggiori potenze in zone periferiche, si tratta di guerre asimmetriche; dall'altro abbiamo una nuova proliferazione di guerre civili. Le guerre civili oggi Almeno provvisoriamente la guerra civile ha carattere periferico, almeno negli ultimi trent'anni non ha intaccato le principali potenze. Dove sono state le guerre civili? Abbiamo avuto un'onda di guerre civili post-bipolari nel senso che sono avvenute come conseguenza del bipolarismo, come la guerra di Jugoslavia, la guerra in Tagikistan e la guerra in Georgia. Abbiamouna continuità di guerre civili nell'Africa sub-sahariana, un'onda di guerre in Africa settentrionale e altre nella regione indo-pacifica. Altre nel Grande Medio Oriente (Iraq, Siria, Yemen). Quanto c'è continuità e discontinuità nelle guerre civili? La guerra civile non è un fenomeno nuovo, accompagna tutta la storia delle istituzioni politiche. Abbiamo una continuità con la seconda metà del '900, assistiamo ad una progressiva inversione del rapporto tra guerre interstatali e intrastatali. Quali sono le novità delle guerre civili? Le nuove guerre civili sono combattute con repertori di mobilitazione caratteristici; sono cambiati i repertori identitari, le fonti di finanziamento, la temporalità. Lezione 28 La rilevanza internazionale della guerra civile 1. La guerra civile all'interno di uno stato ha conseguenze anche sul contesto internazionale 2. Il contesto internazionale può causare ofacilitare lo scoppio delle guerre civili. Nelle guerre civili fattori interni e fattori internazionali finiscono quasi sempre per mischiarsi.
Nelle guerre civili la distinzione tra interno e internazionale perde significato. Nella guerra civile cede il riconoscimento della differenza tra relazioni interne e relazioni internazionali e torna in luce la continuità dell'agire politico. La guerra civile ha potere costituente: al risultato della guerra spetta rifondare la distinzione.
Alcuni casi storici di compenetrazione:
- L'intreccio tra polemos e stasis nel sistema greco delle poleis
- Le guerre civili di religione e il consolidamento della distinzione moderna tra ordine interno e ordine internazionale
- La guerra civile europea del Novecento e la crisi della distinzione moderna
- Le guerre civili attuali in Siria, Libia, Afghanistan, Yemen
Per quali ragioni la guerra civile resta un tema così intrattabile?
Un paradosso storico e teorico: ci siamo abituati a credere
che la guerra civile sia un fenomeno periferico, ci serve quindi una prospettiva storica più lunga. Se allunghiamo lo sguardo scopriamo che la guerra civile è stata una presenza costante nella storia europea, nella storia greca, nella storia romana. La guerra civile ha investito la Francia, gli Stati Uniti, l'Italia, paesi tutt'altro che marginali. Il Novecento è il secolo delle guerre civili. È una delle grandi protagoniste della politica europea; basti pensare all'alto numero di testimoni diretti della guerra civile tra i massimi pensatori politici europei (Tucidide, Hobbes, Machiavelli, Marx, Schmitt). La guerra civile, nonostante ciò, è sempre stata messa ai margini della riflessione politologica contemporanea. Quali sono le ragioni della marginalizzazione? 1. Un problema definitorio: che cosa è la guerra civile e come si distingue dalla guerra esterna e dalle altre forme di violenza? Per le guerre interstatali si ha1. Unasoglia cerimoniale che rende chiaro a tutti quando si è in pace e quando in guerra, nelle guerre civili tale soglia non c'è. Quanta violenza ci vuole per dare inizio alla guerra civile? La guerra civile deve essere reciproca, tra gruppi, gruppi politici. Ma non è del tutto risolvibile questa questione.
2. Un problema di pensabilità: l'eclissi della guerra civile nel lessico dello stato, della rivoluzione o della democrazia. Lo stato nega per definizione l'esistenza della guerra civile al suo interno; la parola rivoluzione si presenta come un sostituto della guerra civile.
3. Un problema polemico-politico: la negazione della guerra civile come assioma dell'esercizio del potere.
4. Un problema storico-teorico: le tre matrici della riflessione occidentale sulla guerra civile.
- Il bellum civile romano, guerra solenne sui campi di battaglia che ci si dichiara reciprocamente. Una guerra normale in una direzione anomala.
- La stasis greca si
è mai così: ciascuna delle due parti nega