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REALISMO:
Approccio strutturalista e fondato supremo livello/immagine di analisi: ruolo fondamentale
dell’anarchia e della distribuzione di potere a livello del sistema internazionale. Nonostante le
affermazioni di Waltz (1996), i l realismo è stato utilizzato come teoria esplicativa per la politica
estera (distinguendo tra difensivo/offensivo, o tra condizioni di multi-, vi-, o Uni-polarismo).
Il realismo neoclassico (Rose, 1998), una scuola realista esplicitamente dedicata alla FPA.
Prende la teorizzazione di Waltz, ma recupera anche Morgenthau. Per capire l’apolitica estera
devo anche capire cosa succede a livello statale, dunque ci si apre anche al secondo livello,
quello statale.
Istituzionalismo Neoliberale:
parte da presupposti simili a quelli realisti (strutturalista, primo livello), rispetto al potere
“imbrigliante” del sistema internazionale sull’azione dei singoli Stati, però la creazione di
regimi, siano questi di natura repubblica, commerciale o legale-normativa, modifica le
condizioni del sistema è il comportamento degli attori (es: NATO, WTO).
Costruttivismo Sociale:
presupposti fondamentali del costruttivismo: a) agente e struttura che si influenzano e si
definiscono a vicenda in un processo di co-costituzione; b) gli interessi non esistono per se, ma
vengono definiti all’interno del processo di definizione ed interpretazione del contesto.
Da questi presupposti, l’attenzione posta dal costruttivismo su elementi quali la cultura, le
identità, le norme (vedi lavoro di Jepperson, Wendt, Katzenstein, 1996), ma anche le narrazioni
e le storie nazionali.
Approccio Liberale e degli attori sociali:
approccio fondato sugli agenti è focalizzato sul secondo livello di analisi. Si distingue
tra approcci che guardano alla natura interna del regime (es: pace democratica) e approcci che
attribuiscono la priorità agli attori sociali rispetto alle istituzioni politiche, nel formare
l’interesse nazionale e nell’interagire con i soggetti esterni (Moravesik, 1997). Tra gli argomenti
trattati secondo un approccio liberale, il ruolo dei partiti, il ruolo dell’opinione pubblica
(Almond-Lippmann Consensus: essi dicevano che l’opinione pubblica no era importante, ma
altri dicevano qualcosa di diverso, e oltre), il ruolo di specifici gruppi come ad esempio il
complesso militare industriale (insieme di industrie di armamenti e massimi leader
dell’industria pesante, ecc.
Attenzione: le teorie liberali in campo FPA non sono una dottrina pacifista (si va in guerra
anche per esportare valori democratici), anzi: in nome di logiche liberali si possono avere
guerre preventive, interventi umanitari e comportamenti aggressivi in varie forme.
Politica burocratica e comportamento organizzativo:
sono due questioni diverse, il comportamento organizzativo è ancora strutturalista, il primo si
basa sugli agenti.
Per quanto spesso sovrapposti, in realtà dobbiamo distinguere tra un approccio strutturalista (il
comportamento organizzativo, dove la struttura sono le istituzioni dello stato) e uno basato
sugli agenti (la politica burocratica). Entrambi sono co,un quel approcci che guardano al
secondo livello di analisi. The essence of decision,
Un’opera fondamentale è: di Allison e Zelikow (1971, hanno
accesso ai dati americani, 1999, hanno accesso anche ai dati sovietici) e le tre spiegazioni della
crisi missilistica di Cuba (i tredici giorni del 1961):
Parliamo del modello dell’attore razionale (RAM): vedere chi prendeva le decisioni,
Kennedy, suo fratello. Poche persone che decidevano cosa fare in una situazione di crisi.
Ha delle capacità esplicative ma non. Quello che davvero riesce a spiegare ciò che è
accaduto.
Politica Burocratica: l‘attore governativo non è unitario, ma la somma di diverse
agenzie guidate da interessi specifici e in competizione tra loro per la sopravvivenza il
predominio. “Da che parte stai dipende da dove ti siedi”: cultura burocratica e percorsi
di comportamento, quindi tutto dipende dalla politica burocratica a cui appartieni. Le
burocrazie hanno una capacità di influenza maggiore di quanto sappiamo e
hanno una serie di vantaggi in termini di expertise, longevità, ecc. Rispetto agli
eletti, che creano rapporti di dipendenza e di asimmetria di potere.
Le politiche realizzate in ambito burocratico risulteranno essere caratterizzate da negoziati,
accomodamenti e compromesso. Il cambiamento è spesso bloccato dal l’interesse all’auto-
conservazione degl in organi burocratici. L’inteRo modello pone questioni rispetto ad
accountability, responsabilità e controllo delle politiche in una società democratica.
Modello del Comportamento organizzativo: anche qui, il governo non è un attore
unitario, ma un‘alleanza di organizzazioni dotate di vita propria. Il governi si trova in
cima a questo conglomerato, percependo i problemi attraverso i propri “sensori
organizzativi!, definendo le alternative sulla base delle procedure organizzative ed
agendo seguendo le routine organizzative. I un contesto nuovo andrò ad applicare
risoluzioni vecchie, che ho già utilizzato, perché l’organizzazione non sa
modificarsi così rapidamente.
L’attenzione deve essere posta sull’ambiente organizzativo , ed in particolare su: a)
le procedure standard, attraverso cui 1) si acquisiscono le informazioni 2) si definiscono le
opzioni possibili e 3) si implementano i programmi. In questo ambito, la logica
dell’appropriatezza trionfa rispetto alla logica della conseguenza.
Groupthink (Janis, 1982) e le dinamiche dei piccoli gruppi:
Un modo di pensare che le persone utilizzano quando sono profondamente coinvolte
all’interno di un gruppo particolarmente coeso, in cui lo sforzo dei membri per
raggiungere l’unanimità supera la loro motivazione a cercare di considerare in maniera
realistica le possibili alternative di azione.
Conseguenze del Groputhink: gli obiettivi non sono definiti in maniera precisa; non si
esplorano pienamente le alternative; i rischi insiti nella scelta adottata non sono
considerati; la ricerca di informazioni è limitata; l’informazione è processata in maniera
faziosa; si fallisce nell’elaborare piani adatti alla contingenza.
Caratteristiche del Goupthink: illusione di invulnerabilità; credenza nell’insita
moralità del gruppo; razionalizzazione collettiva; stereotipi circa gli esterni al gruppo;
autocensura; illusione dell’unanimità; pressione diretta su chi dissente; auto-eletti
“guardiani”.
Approcci cognitivi e psicologici: questi sono approcci fondati sull’agente, e che utilizzano il
terzo livello di analisi (quello del singolo decisore). Rappresentano inoltre il settore di ricerca
che si è maggiormente sviluppato negli ultimi decenni.
Punto di partenza è la rimessa in discussione del modello dell’attore razionale grazie
alla “svolta cognitiva” delle scienze sociali (a partire dagli anni ’70). Viene analizzato
come il policy-maker ragiona e processa le informazioni, e come le sue credenze e
convincimenti influenzano il suo ragionamento,impattano direttamente sulla politica estera.
In particolare bisogna guardare al contenuto di queste credenze: organizzazione e
struttura di esse, i percorsi di percezione, le rigidità cognitive rispetto al cambiamento e
all’apprendimento.
-Operational Codes (George, 1969): mix di caratteristiche cognitive e tratti caratteriali di
ogni decisore. Ogni decisore possiede un nucleo forte di convinzioni rispetto all’ambiente, al
proprio ruolo, alla catena causale, ecc,mappe cognitive che possono essere ricostruite per
comprenderne i percorsi e le scelte decisionali.
-Perceptions e misperceptions (Jervis, 1976): gli attori vedono ciò che vogliono vedere
invece di ciò che sta davvero accadendo; sono guidati da convinzioni e credenze in cosci e pre-
esistenti (ad esempio percezioni di ostilità di un altro stato); si lasciano guidare dal “wishful
thinking”.
-Da Simon in più, la scoperta che l’essere umano è dotato di razionalità limitata, le cui
principali caratteristiche sono: ricerca di semplicità attraverso analogia (es: Saddam Hussein,
chiamato come “un altro Hitler”, so fa un’analogia con il passato), ricerca di consistenza
attraverso l’autoconferma (non tengo conto di teorie che vengano le mie convinzioni), l’uomo
non è uno stimatore (errori nel calcolo delle probabilità), forte avversione alle perdite. Non
avremo mai un’informazione completa sulla situazione.
Il ruolo delle emozioni e dell’inconscio (una scimmia, parte razionale, che cavalca una
tigre, parte irrazionale) e la distinzione tra pensiero lento e pensiero veloce di Kahneman
(1982): il contributo delle neuroscienze. Si può “addestrare” il cervello, ma è qualcosa di troppo
complicato.solitamente le decisioni si prendono sull’onda dell’emozione.
09/04/ 2018 POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE
Negli anni 70' : superamento di Bretton Woods, crisi economica interna agli stati, progressiva
liberalizzazione del capitale finanziario, crisi del paradigma di Keynes.
All'interno di questo quadro storico una serie di studiosi sentono la necessità di sviluppare
teorie che tengano insieme dinamiche economiche e politiche a livello internazionale. Questo
è importante per comprendere perché nel corso degli anni 70' c'è l'affermazione della politica
economica internazionale come disciplina.
Ambito di ricerca della politica economica internazionale: analizza le dinamiche e le
interrelazioni politiche ed economiche a livello globale, l'obbiettivo è superare la
distinzione tra economia e politica nell'ottica di un approccio integrato dalle due
discipline, interazione tra stato/ istituzioni e mercati come espressione di dinamiche
politico – economiche nel contesto internazionale. A livello internazionale si determinano
dei forum, in cui le elites internazionali si incontrano per discutere di questioni che saranno poi
"internazionali". *trilateral commition : forum che raccoglie parte delle elites internazionli.
C'è un fenomeno quindi di progressiva internazionalizzazione di molteplici questioni.
11/04/2018 *LEZIONE ESPERTA AMERICANA (vedi l'articolo sulla pagina parte
dell'esame)
(Lezione di Kim Cragin)
The foreign fighters tornavano in Libia per prepararsi e combattere con l’ISIS, questo
procedimento è stato messo in evidenza dalla speculazione mediatica. Ci sono diversi posti
che l’ISIS ha deciso di attaccare, come la Siria,la Libia, ma anche l’Europa e l’America
(attraverso seguaci chiamati “i lupi solitari”). Le aree che l’ISIS controlla sono ap