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Dio esiste, si ottiene la salvezza e l'eternità; se ci sbagliamo, si è vissuto un'e-
sistenza lieta rispetto alla consapevolezza di finire in polvere.” Se, comunque,
la fede ci sarà data, continua Pascal, allora capiremo anche il valore di quelle
altre prove, che di per se non sono certo pienamente convincenti: la storia del
popolo ebraico, le profezie, i miracoli, la perpetuità della Chiesa di Cristo. E'
infatti con la figura raggiante del Figlio di Dio che doveva concludersi l'opera:
è Lui il punto di arrivo di quest' itinerario e la soluzione di tutti i drammi del-
l'uomo.
Bisogna perè capire che l’enigma centrale, nucleo della filosofia pascaliana,
prese vita in un contesto storico-culturale (la Francia di Luigi XIV) in cui il
rapporto Stato- Chiesa era minato dal “desiderio assolutista” di imporre “re-
gole valide per tutti”. In questo senso il giansenismo e la stessa abbazia di
Port Royal rappresentarono per Pascal una via d’uscita alla dottrina corrente e
la possibilità di manifestare la propria ideologia.
L’impostazione dei “Pensieri” ebbe pertanto il sapore di un’ esaltazione rivol-
ta al “libero pensatore”o “miscredente” perché potesse riflettere sull’ enigma
esistenziale e trovare così la risposta ai suoi interrogativi. Infatti, come abbia-
mo visto, la filosofia di Pascal ha come centro la profonda analisi della condi-
zione umana, in rapporto alla verità divina rivelata dal Cristo. Egli scrive:
“Noi navighiamo in un vasto mare, sempre incerti e instabili, sballottati da
un capo all'altro. Qualunque scoglio, a cui pensiamo di attaccarci e restar
saldi, vien meno e ci abbandona e, se l'inseguiamo, sguscia alla nostra pre-
sa, ci scivola di mano e fugge in una fuga eterna. Per noi nulla si ferma.”
Dunque, per Pascal la condizione umana è precarietà, impossibilità di rag-
giungere punti fermi, insanabile contraddizione fra il volere e l'ottenere. L'uo-
mo è una pura contraddizione in sé, posto tra l'essere spirituale (eterno) e l'es-
sere corporeo (temporale, mortale). Cioè: “Un nulla in confronto all'infinito,
un tutto in confronto al nulla, un qualcosa di mezzo fra nulla e tutto.” Pascal
così riprende le idee di Epitteto, che evidenziava la grandezza dell'uomo,
Montaigne, che in un certo qual modo ne evidenziava la debolezza e Pico del-
la Mirandola, che esaltava la dignità e la duttilità dell'unica creatura che può
scegliere che creatura essere.
Volevo, per concludere, citarvi i commenti che numerosi pensatori hanno fat-
to su questo “enfant prodige”:
Ci dice Voltaire: “Rispetto il genio e l'eloquenza di Pascal; ma più li rispetto
e più mi convinco che egli stesso avrebbe corretto molto questi 'pensieri' che
aveva affrettatamente annotato, per rivederli in seguito; ed è ammirando il
suo genio che combatto alcune delle sue idee. […] Oso prendere le parti del-
l'umanità contro questo misantropo sublime; oso assicurare che non siamo