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NONNI/E E NIPOTI TRA RAPPORTI EDUCATIVI INTERGENERAZIONALI

Prima di affrontare in maniera dettagliata i rapporti che determinano la relazione tra nonni/e e nipoti è necessario dipingere un quadro generico delle attuali condizioni dell'infanzia e della vecchiaia nel nostro paese. Nel riflettere sulla condizione attuale dell'infanzia, è opportuno considerare alcune particolarità che caratterizzano spazi, tempi e relazioni vissute dai/lle bambini/e di oggi. Un elemento di assoluta novità è la costante diminuzione del numero di bambini/e, a fronte di un progressivo aumento del numero di persone adulte ed anziane. Silvia Vegetti Finzi evidenzia come attualmente non esista più una "dimensione bambini", che vive autonomamente e in parallelo a quella degli adulti, perché i/le bambini/e di oggi sono circondati/e soprattutto da adulti che li/e adorano e li/e idealizzano.si“dittatori/rici”piegano alle loro richieste più assurde, fino a renderli/e dei/lle familiari, pur di nonfar loro sperimentare alcuna forma di frustrazione.In particolare, è il rapporto tra bambini/e e genitori ad aver subito numerosi mutamenti negli ultimianni, in conseguenza degli imperativi sempre più stringenti del mondo del lavoro, che hannolimitato in maniera eccessiva il tempo che questi potevano potenzialmente trascorrere insieme.Infatti, oggi i genitori sono costretti da esigenze lavorative a rimanere fuori casa per gran parte dell’omologazione ad un modello globalizzato digiorno e i/le figli/e, sempre più soli, rischianoinfanzia, costruito dalla società dei consumi e veicolato impercettibilmente attraverso i media,divenuti ormai compagni dei/lle bambini/e per buona parte della giornata.In linea di principio i/le bambini/e di oggi non sono biologicamente diversi/e rispetto a quelli/e diprima, ma sono cambiate le variabili

Socioculturali in cui la loro identità si sviluppa. Se i cambiamenti che hanno interessato l'infanzia nel corso degli ultimi decenni sono stati numerosi, ancora più visibili sono stati quelli relativi alla condizione anziana. In parallelo ai fenomeni di adultizzazione e attualizzazione dell'infanzia, infatti, si assiste oggi ad un paradossale e un'etica puerilistica, che valorizza un generalizzato processo di infantilizzazione e al dominio dell'eterna giovinezza e cerca di omologare ad essa tutte le età della vita, dall'infanzia alla vecchiaia.

Nella famiglia patriarcale, caratterizzata dalla trasmissione lineare e unidirezionale dei valori e delle conoscenze, gli/le anziani/e rappresentavano i "saggi" a cui si doveva profondo rispetto e riverenza.

Tuttavia, nella logica dominante del mondo occidentale contemporaneo, dove la produttività e l'efficienza sembrano essere i soli valori che conferiscono dignità alla persona,

la senilità non può che rappresentare una condizione negativa, perché il disimpegno associato al pensionamento, allontana dal mondo produttivo e tende a coincidere con una percezione di inutilità. A livello sociale si alternano infatti atteggiamenti di assistenzialismo, emarginazione e commiserazione nei confronti delle persone anziane, che contribuiscono a costruire l'immagine pregiudiziale e negativamente stereotipata di vecchiaia come stagione residuale, condizione di malattia, di decadimento psico-fisico e di scarso valore sociale, che impediscono di guardare alle persone reali, nascoste dietro alle categorie omologanti.

Le persone anziane rappresentano invece un effettivo patrimonio di esperienza esistenziale, di memoria e di cultura, di cui vengono erroneamente private le giovani generazioni, a causa della pregiudiziale inutilità che culturalmente viene attribuita a questa categoria sociale. Il danno pedagogico che ne deriva è bidirezionale:

da un lato agisce sulle generazioni più giovani, che vengono così private di un lascito culturale e storico essenziale dal punto di vista formativo, dall'altra danneggia la stessa auto-percezione identitaria degli/lle anziani/e, che vivono la propria vita come inutile, in una società dominata quasi interamente da una cultura utilitaristica. La figura dell'anziano/a si rivela necessaria in seguito alla dimostrazione da parte della ricerca scientifica che questi è educabile, ovvero in grado di mantenersi dinamico/a, di trasformarsi, di apprendere e di evolvere a livello cognitivo, affettivo, relazionale ed estetico. Per questo è importante che la pedagogia eserciti la propria influenza sulle politiche sociali, al fine di promuovere una vera e propria "cultura della vecchiaia", che non si esprima in iniziative socio-assistenziali e ludico-ricreative, ma si sforzi di sottolineare l'educabilità delle persone anziane.particolar modo tre processi di approccio al problema dell'educabilità degli/lle anziani/e si formulazione di linee d'azione e percorsi operativi: 1) Active ageing, processo di ottimizzazione delle opportunità relative alla salute, alla partecipazione e alla sicurezza, con lo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone anziane. 2) Lifelong learning, processo di costante riforma e cambiamento, che mette in gioco tutte le competenze pregresse del soggetto, ne valorizza la storia e lo stimola ad intraprendere nuovi percorsi, in vista di empowerment personale, sociale e comunitario. 3) Solidarietà tra generazioni: sostegno reciproco e cooperazione tra le diverse fasce d'età volto a creare una società che permetta alle persone di ogni età di contribuire secondo le proprie esigenze e capacità e di beneficiare dei progressi economici e sociali. Questo tema deve essere promosso attraverso.un'educazione intergenerazionale, finalizzata a costruire una cittadinanza attiva e coesa e ad incentivare il benessere psico-fisico e socio-relazionale in tutte le fasi della vita. Nonostante le numerose ed evidenti differenze tra le generazioni giovani ed anziane, sono oggi le testimonianze sperimentali condotte su attività che coinvolgono le due fasce d'età innumerevoli in progetti intergenerazionali relativi a vari ambiti. I risultati di tali ricerche confermano che i programmi di coinvolgimento intergenerazionale sono in generale correlati con il miglioramento del benessere emotivo in quanto stimolano il mantenimento dell'impegno nell'anziano/a, la partecipazione alle attività fisiche e al supporto sociale. Altre ricerche rilevano che sia i/le giovani sia gli/le anziani/e presentano reciproci stereotipi ed attitudini più positivi in seguito alla partecipazione a programmi di collaborazione comune. Sembrano confermare l'ipotesi che la

La frequentazione dei ragazzi può modificare i risultati nella relazione intergenerazionale con l'anziano, il quale, oltre a non essere più visto come una figura marginale della famiglia e della società, può divenire una ricca fonte esperienziale ed emotiva da cui attingere in maniera consapevole.

L'OMS concentra prevalentemente la propria attenzione sul concetto di active ageing, considerandolo come un pilastro per le nuove politiche sociali ed economiche, in quanto l'esigenza di sostituire alla visione passiva-negativa della vecchiaia una attiva-positiva è ormai divenuta una necessità.

Una possibilità per "invecchiare attivamente" è offerta in maniera del tutto gratuita e naturale dall'assunzione del ruolo di nonni, che attualmente presenta elementi di assoluta originalità.

Le trasformazioni sociali, economiche e culturali che si sono susseguite nell'ultimo secolo

Il ruolo dei nonni nelle dinamiche familiari

Le trasformazioni sociali degli ultimi decenni hanno indotto molteplici cambiamenti nei ruoli e nelle dinamiche familiari: oltre a scardinare il classico modello patriarcale che per secoli ha definito la relazione genitori-figli/e, hanno determinato nuove forme di rapporti intergenerazionali. In particolare, hanno reso i/le nonni/e figure sempre più centrali per le funzioni di supporto e sostegno alle famiglie, favorendo così la nascita di relazioni nonni/e-nipoti che assumono caratteristiche inedite, profondamente differenti dal modello tradizionale.

Nella forma familiare patriarcale le generazioni più anziane erano legate a quelle più giovani da rapporti scarsamente affettivi, ma rivolti piuttosto alla trasmissione uni-direzionale di conoscenze, prassi comportamentali e orientamenti valoriali. Oggi non è più così, studi in materia parlano di ruoli emergenti. Non tutti i/le nonni/e sono anziani/e e non tutti gli/le anziani/e sono nonni/e.

I profondi cambiamenti avvenuti all'interno delle famiglie hanno portato a una ridefinizione dei ruoli e delle dinamiche intergenerazionali, aprendo nuove possibilità di relazione e di supporto reciproco tra nonni/e e nipoti.

dobbiamo considerare il contesto sociale e culturale in cui ci troviamo. Oggi, infatti, i nonni non sono più solo figure di supporto e custodi dei nipoti, ma possono svolgere un ruolo attivo nella loro crescita e sviluppo. I nonni possono essere coinvolti nella cura quotidiana dei nipoti, offrendo un aiuto concreto ai genitori. Possono essere presenti nelle attività scolastiche e sportive, condividendo esperienze e conoscenze. Possono essere fonte di sostegno emotivo e affettivo, offrendo un ambiente sicuro e amorevole ai nipoti. Inoltre, i nonni possono essere una risorsa preziosa per la trasmissione di valori, tradizioni e cultura familiare. Possono raccontare storie e aneddoti del passato, condividendo la propria esperienza di vita. Possono insegnare ai nipoti le proprie passioni e interessi, stimolandoli a scoprire nuovi mondi. Tuttavia, diventare nonni non è solo un ruolo di privilegio, ma comporta anche delle sfide. I nonni devono adattarsi ai cambiamenti tecnologici e sociali, imparando ad utilizzare smartphone e social media per rimanere in contatto con i nipoti. Devono essere flessibili e aperti al cambiamento, accettando nuove dinamiche familiari e ruoli diversi da quelli tradizionali. In conclusione, diventare nonni è un'opportunità unica per crescere e imparare insieme ai nipoti. È un ruolo che richiede impegno, dedizione e amore, ma che può portare grandi soddisfazioni e arricchimenti personali. I nonni di oggi sono figure importanti e influenti nella vita dei nipoti, contribuendo alla formazione di individui felici e equilibrati.si deve attendere il XIX secolo, quando infanzia da un lato eanzianità dall'altro, mutano ruolo e considerazione sociale: la prima diventa oggetto di cure eattenzioni all'interno della famiglia, la seconda diventa una vera e propria risorsa per la stessa realtàfamiliare, dove il nonno e la nonna si avviano a rivestire un ruolo affettivo ed educativo specifico ecessano di essere considerati esclusivamente in negativo come bisognosi di assistenza o decrepiti.Laddove possibile, perché spesso il lavoro e la vita privata non consentono di poterne beneficiare, ilcontributo educativo dei/lle nonni/e è oggigiorno diventato un valore aggiunto irrinunciabile. Non sitratta soltanto di avere una soluzione facile per la gestione dei/lle figli/e, un surrogato di tate e babysitter. Avendo dalla sua parte tempo, pazienza ed esperienza, il/la nonno/a oggi ha il compito ditrasmettere i valori autentici, ciò che costituisce un pilastro per lo sviluppo e la crescita dei più giovani.

socializzazione del/la bambino/a. Questo non significa sostituirsi ai genitori, anzi, il/la bambino/a beneficia di un

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A.A. 2020-2021
5 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LaVivi99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia della famiglia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Dello Preite Francesca.