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RAGIONERIA

Il momento aziendale è il termine che vuole esprimere le grandi partizioni della nostra disciplina. I grandi schemi studiati, in larga misura e non in maniera totalitaria ci fanno risalire a questa tripartizione di momenti aziendali:

  1. ORGANIZZAZIONE
  2. GESTIONE
  3. RILEVAZIONE

Questa classificazione corrisponde alle articolazioni delle discipline universitarie. A queste partizioni per momenti si aggiungono delle partizioni per funzioni che sono più analitiche (articolazioni interne ai momenti stessi).

La distinzione non è da poco, nel senso che la TRIPARTIZIONE è tipicamente italiana e dobbiamo stare attenti a non idealizzarla, infatti: molte delle dottrine internazionali ad esempio la dottrina inglese disconosce questa tripartizione di fondo, e se la conosce li intende come corpi separati.

Questo perché noi abbiamo a monte la disciplina di ECONOMIA AZIENDALE, mentre da altre dottrine internazionali tale disciplina non è riconosciuta.

mentre la partizione per funzioni è invece largamente diffusa.

L'azienda si definisce con le sue ATTIVITÀ, azienda deriva da "agenda" (cioè le cose a farsi), le attività a svolgersi, e non azienda come complesso di beni organizzato dall'imprenditore per l'esercizio della sua impresa. L'azienda ferma per noi non esiste, è un'azienda già morta a priori: una condizione di stasi per noi è una condizione di morte amministrativa.

Si allarga la classificazione, si hanno 4 numeri di momenti, perché il quarto individua FUNZIONI e PROCESSI, il quarto copre un vuoto rispetto alla costruzione zappiana, tutto si può fare tranne che imputare a Zappa il fatto di non aver colto l'idea di sistema, ma forse è stato poco coerente. Occorre quindi un momento di coordinamento sistemico degli altri tre.

Sotto la tripartizione ORG-GES-RIL c'è un'altra ripartizione:

  1. ORG ---> SOGGETTI
  2. GES ---> OGGETTI3. RIL ---> CONOSCENZA.

    I soggetti operano sugli oggetti ma per operare necessitano della conoscenza per raggiungere al meglio gli obiettivi. Strumento della conoscenza sono le rilevazioni.

    Assunto che le aziende sono sistemi artificiali si intuisce che esse da sole non funzionano. I sistemi artificiali non hanno al loro interno una regolazione, nel senso che esse da sole non hanno delle regole intrinseche in quanto gli vengono date dall'uomo (non si possono creare ne possono continuare ad esistere).

    Quindi bisogna fissare convenzionalmente delle regole che evitano l'ENTROPIA. Altro elemento di diversità rispetto alla concezione zappiana, è la diversità tra conoscenza e governo. Vi è quindi la necessità di introdurre un ulteriore elemento che riassuma il tutto. Avremo quindi:

    1. 1° MOMENTO è centrato sui soggetti e sulle relative problematiche che chiamiamo ORGANIZZAZIONE,
    2. 2° MOMENTO è centrato sugli

    oggetti che chiamiamo GESTIONE3. 3° MOMENTO è centrato sulle regole che chiamiamo CONTROLLO4. 4° MOMENTO è centrato sul governo (cioè la sintesi che produce il tutto) che coordina edeve impermeare il massimo possibile, che chiamiamo GOVERNO.In molti altri paesi (specie quelli anglosassoni) questa impostazione di momenti non è seguitaperchè prendono la strada della classificazione funzionale. Hanno questi ACCOUNT che sonoquelle che nella nostra disciplina sono funzioni di momenti (per loro invece sono funzioni e basta,non considerano i momenti). “programmazione eDiverso è controllo come MOMENTO e controllo come FUNZIONE,o amministrazione è funzione. E' una delle estrinsecazioni del momento “controllo”.controllo”LEZIONE “GX” DEL 24/05/2005: LIPARICONTROLLO AZIENDALE E RAGIONERIALineamenti teorici del controllo.Il controllo riguarda la regolazione, delle regole che servono, appunto a

    Regolare l'amministrazione aziendale, perché nessun ente può esistere senza regole. La struttura prima, in qualche modo, di questo controllo la articoliamo intorno alle cosiddette dualità perché sono appunto "due a due"; di dualità; poli perché sono riferimenti di queste dualità.

    Le dualità possono essere:

    • Soggettuali: fra i diversi soggetti; trattamenti di questi primi ruoli di soggetti, quindi, che svolgono le prime azioni di riferimento, e di contro-ruoli di esercizio contro; ma non "contro" nel senso di opposizione, ma contro "un "contro-ruolo" ruolo diverso"
    • Oggettuale: prese a riferimento e, ancora una volta di "contro-azioni" che servono a investita per azioni, ripristinare, in qualche modo, il percorso, che eventualmente specifichiamo.

    che riguardano i

    “fini” eFinali: le dualità finali nel senso di finalistici non che riguardano“fine”;la e quindi gli obiettivi ai quali il controllo deve essere orientato.

     Temporali: di antecedenze e sussegueze. per vedere all’interno diAbbiamo fatto, in qualche modo, uno sforzo di immaginazioneun’amministrazione aziendale per vedere questo continuo fluire che c’è; è come un momento“diceva il Besta” di che in fondo è naturale negli organismi naturali, perattenzione continua…l’appunto.

    Il controllo, come momento, esiste anche nelle aziende mono-personali è chiaro che si esalta di piùnelle aziende che hanno organi più complessi.

    Cioè, dove c’è un’organizzazione quindi, probabilmente, c’è unapluri-personale, scala gerarchicaci saranno soggetti che svolgono primi-ruoli, magari di più e contro-ruoli magari più in su, chefanno alcune cose,

    mentre altri ne fanno altri. Potrebbe venire la tentazione di dire, quindi, nell'azienda individuale o addirittura "mono-ilpersonale", controllo non esiste. Questo non è, assolutamente, vero; perché noi abbiamo parlato di primi ruoli e contro-ruoli, ma questi "ruoli" possono, anche, essere assolti all'interno di una stessa persona. È una sorta di controllo "infra-soggettuale" è un po' come quando vedevamo i contesti diallora c'è ne accorgiamo subito, formazione, di fruizione.. possono essere tra soggetti diversi all'interno del singolo soggetto, magari, è più difficile coglierlo. Considerare una parte di noi.. il cervello che è dedicata a svolgere queste cose.. Cioè in sostanza c'è un "primo e un volte dentro di noi c'è una parte ruolo" contro-ruolo".. quante che ci dice "Non fare quella cosa" e una parte di noi

    Che ci dice che sia utile e talvolta doveroso farlo. Quindi non bisogna immaginare una funzione necessaria di ruoli, di soggetti, quanto i ruoli di soggetti, quanto invece di ruoli, o anche di azioni; lo stesso soggetto può fare una cosa e poi in funzione dell'altra parte di sé, che cambia l'azione che stava facendo; interviene, perché il suo contro-ruolo interno gli ha detto di fare una contro-azione. Se tutto questo lo immaginiamo a proiezione di esseri artificiali questo si coglie ancor di più... Deve esserci sempre e partecipa sia nell'essere proprio, perché è un momento carattere e quindi non può non esserci, sia nell'essere caratterizzazione. Vi sono alcune peculiarità, per esempio è chiaro che le dualità:

    • Soggettuali: sono più vicine al mondo delle organizzazioni perché attengono più ai soggetti, così come...
    • Sono più vicine al "mondo che compongono"
    riconduzione sono due facce della stessa medaglia, due processi complementari che si influenzano reciprocamente. Le dualità oggettuali: della oggezzione”, direttamente gli “oggetti” Il tempo: ci coinvolge tutti quanti mentre le dualità.. Finali: sono quelle più peculiarmente del controllo stesso. Quindi tutte queste dualità che si svolgono sono controlli però evidentemente hanno dei punti d’aggancio con altre discipline che sono più forti con le “organizzazioni” quando è “soggettuali”, più forti con le “oggezzioni” per le “oggettuali”, per le “finalistiche” con il “controllo”. più forti Perché? Intanto si potrebbe dire, in linea di principio, che tutto quello che riguarda i fini, in qualche modo, rappresenta sempre un po’ “la l’orientamento, stessa polare”, indica il percorso che dobbiamo svolgere.. Conduzioni e riconduzioni hanno proprio questa peculiarità; perché conduzione e riconduzione sono due facce della stessa medaglia, due processi complementari che si influenzano reciprocamente.

    riconduzione vuol dire proprio “a regole”, e quindi sono proprio “definitorie” del controllo aziendale. Dobbiamo quindi approfondire, particolarmente, questo aspetto che poi sarà quello che ci riconduce alla Ragioneria.

    Perché noi dobbiamo distinguere:

    • L’aspetto dall’aspetto costitutivo del controllo
    • Dell’articolazione che è invece di tipo modale

    Costitutivo e modale richiama qualcosa che interessa, nel primo caso, la sostanza l’articolazione modale, irrinunciabile di una certa cosa; nella seconda modi di essere, quindi, in qualche modo le variazioni subite.

    Diciamo che, dal punto di vista costitutivo non possono non esservi soggetti, o meglio non possono non esservi soggettuali, non possono non esservi azioni, non possono non esservi tempi, non possono non esservi fini, ecco perché si chiama costitutivo.

    Che poi può essere costitutivo più strutturale,

    più funzionale, più processuale, più sistemico aseconda che deve essere assimilato che noi già conosciamo di queste esistenze.

    Detto che il controllo è questo, subito dopo non meno importante è quello di dire “ma come ilecco lecontrollo si esercita?” articolazioni modali..Perché, fino ad adesso abbiamo detto che c’è un primo e un secondo ruolo, una prima e una secondaazione, un prima e un dopo..una conduzione, una riconduzione, ma fin qui che cosa..come..questorimane indeterminato.

    Sappiamo che c’è un “ingranaggio” (tra virgolette), dobbiamo vedere come funziona.“dualità finali”Fissiamo, maggiormente, la nostra attenzione sulle cioè quelle più intrinsecamentedi controllo..dire che si tratta di conduzioni e riconduzioni a regole ci fa pensare ad una sorta di (un’altra volta tra virgolette) di “ingranaggio”

Dettagli
A.A. 2012-2013
36 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeriadeltreste di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ragioneria generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Lipari Angela.