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La presenza di Raffaello a Roma
Tra il 1508 e il 1520 c'è la presenza del maestro urbinate a Roma. Sono questi anni di svolta culturale che portano ad un cambiamento di caratteristiche.
Nessuna città come Roma ha una così ampia estensione di opere di Raffaello:
Le opere raffaellesche, conservate alla Galleria Borghese, sono precedenti all'arrivo a Roma del maestro:
- "La Deposizione di Cristo nel sepolcro" 1507: si trovava a Perugia, l'ha realizzata durante un momento di distanza dal suo maestro: Perugino. L'opera, facente parte di una pala d'altare, fu rubata dal cardinale Scipione Borghese.
- "Ritratto di giovane uomo con cappello"
- "Dama con leocorno o unicorno": era stata scambiata per una Santa Caterina, per le sue peculiari caratteristiche.
Raffaello si avvicina al mondo dell'iconografia e dell'iconologia.
Due lettere, antecedenti al 1508, attestano la presenza di Raffaello lontano da Roma.
Un documento del gennaio...
1509 attesta la presenza di Raffaello in Vaticano, dove vedele stanze dell'appartamento papale. Un paio di mesi prima (novembre 1508) egli arriva a Roma. I maggiori committenti di Raffaello a Roma sono: Papa Leone X e Papa Giulio II, entrambi Medici. Nelle "Stanze di Raffaello" (oggi si chiamano così perché dipinte dal maestro urbinate), c'erano precedentemente dipinti di: Piero della Francesca, Bramantino, Sodoma, Lorenzo Lotto. Per parlare della figura di Raffaello, occorre delineare l'importante presenza di: Donato Bramante: architetto urbinate, giunto precedentemente a Raffaello a Roma, dove era stato posto al servizio dai Papi: Alessandro VI e Giulio II, iniziando a progettare la nuova Basilica di San Pietro. Nell'ultimo anno della sua vita fu affiancato da Raffaello, che nel 1514, alla sua morte, gli successe. Raffaello fu architetto, antiquario, studioso, critico, umanista. Appena giunto a Roma ottenne l'incarico di segretario, daParte del Brevi, al posto di Leon Battista Alberti. Dopo l'affresco "Disputa del sacramento" di Raffaello, il Papa decise di distruggere tutti i dipinti per far fare a Raffaello una sua decorazione. Ciò accadde anche con il "Giudizio universale" di Michelangelo, che si sovrappose agli affreschi del Perugino e dei suoi allievi.