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M
Z
X X
X −i} ∇
−i} ∇
= ρ(X)−
dX ∈R
∈R r
r m
0 j
i
Z m=0 j
i ! !
−1
M
Z
Z
X X
X
− −i} ∇
−i} ∇ ρ(X) dY ρ(Y )
dX ∈R
∈R r
r m
0 j
i
2
Z m=0 j
i
Dato che il potenziale è uno d’interazione tra le particelle, dipendendo radialmente
dalla loro distanza si avrà 0
V
∇ (r + r ) = 0
(∇ + ) V (r ) = 12 21
1 2 12 r
12
dimostrando come le derivate spaziali danno contributo solo se applicate al termine
cinetico. Questa condizione rompe la proprietà di località precedentemente introdotta.
Questo cambiamento non ha conseguenze drastiche se non la presenza di P integrali
aggiuntivi nella definizione della matrice densità, da applicare alle gaussiane moltipli-
cate per gli esponenziali potenziali. Questi ultimi scompariranno nella computazione
in esame, lasciando solo gli integrali su un parametro posizionale della gaussiana ci-
netica. Si avrà alla fine #
"
2 Z 1
} X X (m+1)
(m)
(1)
(0) −
−
−
− N ρ(X) +
r
r
r
dX r
= j
j
i
i
2Zλ 2λ
m ij
2 Z Z
} X X X (m+1)
(m)
(1)
(0) −
− ρ(Y )
+ r
r
ρ(X) dY
r
r
dX j
j
i
i
2 2
4λ Z m j
i
2 2
N h i
} } X X (0) (1) (m) (m+1) (0) (1) (m) (m+1)
− h − − i − h − ih − i
= r r r r r r r r
i i j j i i j j
2
2λ 4λ m ij 2
} X X (0) (1) (m) (m+1)
h − − i
− r r r r
= Nm C
i i j j
2
4λ m ij
Il primo termine definisce la massa classica, mentre il secondo il contributo superfluido.
Si avrà perciò la relazione per la frazione di superfluido
ρ
M SF
− −
= 1 αh()i = 1
C
M ρ
class
Il parametro di Winding che definisce ρ
SF
X X (m) (m+1)
−
W = r r
j j
m i
risulta essere un invariante topologico. 18
Figure 2: I grafici mostrano due sistemi: a sinistra uno classico, a destra uno super-
fluido. Il parametro di Winding può essere calcolato sulla superficie trat-
teggiata (caso unidimensionale), mostrando come nel primo caso sia nullo,
mentre nel secondo sia diverso da zero (nel caso unidimensionale non posso
avere porzioni superfluide e porzioni non).
4.3.2 Condensazione di Bose
La condensazione di Bose-Einstein, come definita da Penrose e Onsager, rappresenta
uno stato di un sistema interagente in cui vi è un’occupazione macroscopica di uno
stato di singola particella, precisamente quello a momento nullo. La probabilità di
|k i
avere uno stato , ..., k sarà
1 N P (|ki) = T r (|kihk|ρ)
mentre quella di osservare ua singola particella a impulso k può essere ottenuta dalla
1
marginalizzazione Z
1 0
0 0
ik(R−R )
dk ...dk dRdR e ρ(R , R, β)
P (k ) = 2 N
1 Z Z Z
1 0 0
0 −ik −r 0 0 −ik 0
(r ) (r−r )
= dRdr e ρ(r , ..., r ; r , ..., r ; β) = drdr e n(r, r )
1 1 1
1 N 1 N
1 1
Z
Z
1
0 0 0 0 0
− −
dr ...dr δ(r r )δ(r r )ρ(r , ..., r ; r , ..., r ; β)
n(r, r ) = dr dr N 1 N
1 2 N 1
1 1 1
Z
dove si osserva che il campionamento rispetto alla distribuzione marginalizzata identi-
0
−1
fica N polimeri chiusi e uno aperto, ovvero con estremi r e r diversi. Nel caso in cui
1 1 0
−r |),
il sistema è invariante per traslazioni si ottiene una dipendenza di n(|r ottenendo
cosı̀ la trasformata di Fourier della distribuzione. Questa rappresenta semplicemente il
0 0
−r
campionamento del prodotto δ(r−r )δ(r ), per cui può essere ottenuta in modo ap-
1 1
prossimativo mediante un procedimento di coarse graining (infatti il campionamento
di una delta è impossibile esattamente): si partiziona lo spazio come in figura e si
genera un punto su di esso mediante la distribuzione ρ; centrando le diverse sezioni è
possibile costruire un istogramma che approssimi la distribuzione marginalizzata.
19
Figure 3: La distribuzione marginalizzata presenterà un andamento velocemente de-
crescente nel caso di presenza di condensazione di Bose, cosı̀ che la trasfor-
mata di Fourier (n) convergerà ad un valore uniforme. Nel caso non conden-
sato essa presenterà invece delle code uniformi, a cui segue una trasformata
piccata.
La probabilità di generare una configurazione di collegamento tra i due estremi del
polimero aperto quantifica perciò la percentuale di condensato; più sono distanti, mag-
giore è la condensazione. Superfluidità e stato di Bose presentano entrambi polimeri
di dimensioni elevate, richiedendo modifiche macroscopiche della configurazione per
ottenere convergenze rapide mediante metodi MC. Questa analogia porta al problema
di indistinguibilità tra le due transizioni.
5 Ground State: Variational Quantum Monte-Carlo
Mediante l’introduzione del path integral Monte-Carlo si ottiene un’equazione per la
stima dell’energia media del sistema come h i
Hψ(X,a)
R 2
|ψ(X, dX
a)|
hψ(a)|H|ψ(a)i ψ(X,a)
E(a) = = R
hψ(a)|ψ(a)i 2
|ψ(X, a)| dX
dove H è in generale un operatore differenziale che applica sulla funzione d’onda; il rap-
porto nell’integrale è detto energia locale E (X, a). Il risultato può essere interpretato
loc 2
|ψ(X,
in termini di path integral ponendo a)| = π(X, a). L’idea di fondo del metodo è
quella di utilizzare il principio variazionale in modo da ricavare un’approssimazione al
ground state del sistema. Il punto di partenza è perciò l’introduzione di una funzione
d’onda dipendente da un certo numero di parametri a, per cui, dopo aver ottenuto
l’approssimazione numerica di E(a), sarà possibile applicare il metodo variazionale
rispetto a questi, ottenendo la migliore approssimazione di ψ .
GS
L’accuratezza del metodo risiede perciò nella scelta ottimale della forma di ψ(a),
e i VMC sono più efficienti se accoppiati con calcoli DFT per la funzione di GS.
La scelta più semplice tipicamente consiste in una forma di campo medio, dove lo
stato è scritto come una fattorizzazione sullo spazio di Hilbert. Questa forma non
è però particolarmente utile poiché rigetta gli effetti many-body. Uno dei modi per
guadagnare accuratezza risiede nell’introduzione di un fattore moltiplicativo detto di
Jastrow. La funzione d’onda più comunemente utilizzata per le simulazioni Monte-
Carlo quantistiche di Fermioni è del tipo Jastrow-Slater :
ψ(R) = D (R)J(R)
σ
20
dove D (R) identifica un determinante di Slater di orbitali di particella singola (cal-
σ
colato con DFT o HF), mentre J(R) è il fattore di Jastrow, la cui forma più semplice
è !
X
−
J(R) = exp w(r )
ij
i<j
dove w è una funzione ottenibile dal principio variazionale che deve compensare i
termini Hamiltoniani derivanti dall’e-e coupling. Nel caso di hamiltoniane indipen-
denti dallo spin, è possibile fissare quest’ultimo e anti-simmetrizzare soltanto sulla
parte spaziale. Il fattore di Jastrow risulta essere simmetrico rispetto allo scambio di
particelle e contiene esplicitamente le correlazioni tra coppie di fermioni. Dato che
l’hamiltoniana contiene il laplaciano, è possibile riscrivere l’energia locale in termini
della derivata logaritmica
hR|H|ψi 2
−λ ∇ ∇ · ∇
= ln ψ + ln ψ ln ψ + V (R)
E (R) =
loc hR|ψi
Un metodo semplice per la soluzione di alcuni problemi è quello di risolvere il sistema
ponendo E = C. In questo modo l’energia di ground state risulta eguale a quella
loc
locale se si sceglie una forma della funzione d’onda adatta (tipica del ground state).
Si possono analizzare i seguenti esempi:
Oscillatore armonico 1 1
2 2
− ∇
H = + x
2 2
Ponendo E (x) = C e imponendo una funzione d’onda della forma ψ(x) =
loc
exp(−u(x)), la relazione in termini della derivata logaritmica diventa
1
1 00 0 2 2
−
u (x) [u (x)] x = C
+
2 2
2
per la soluzione esatta è u(x) = x /2, con C = 1/2.
Atomo d’idrogeno 1 1
2
− ∇ −
H = 2 r
Per lo stato di simmetria s senza nodi radiali si può scrivere ψ(r) = exp(−u(r))
e, applicando il gradiente il coordinate polari, si riscrive l’equazione E (r) = C
loc
come 1 1
00 0 0 2
− −
u (r) + 2u (r)/r [u (r)] = C
2 r −1/2.
da cui si ottiene la soluzione esatta per u(r) = r e C =
Particelle non interagenti X X
2
−λ ∇
H = + v(r )
i
i
i i
La funzione d’onda dello stato fondamentale sarà della forma
(
ϕ (r )...ϕ (r ) per bosoni
1 1 1 N
ψ (R) =
1 ϕ (r )...ϕ (r )ϕ (r )...ϕ (r ) per fermioni
↑ ↑ ↑+1 ↓
1 1 N N 1 N N N
21
dove è stata trascurata l’anti-simmetrizzazione del caso fermionico (termine di
tipo Hartree). Per ognuno degli orbitali di singola particella, l’equazione E (R) =
loc
C darà un’equazione differenziale separata a seconda del potenziale applicato,
che potrà essere risolta analiticamente o numericamente.
Sistema di N particelle interagenti
X X X
2
−λ ∇
H = + v(r ) + v (r )
i 2 ij
i
i i i<j
dove sono state considerate interazioni solo radiali, come il potenziale colombiano
o di Lennard-Jones. Se si supponesse di usare un procedimento analogo al caso
indipendente, si otterrebbe che la somma delle derivate sarebbe una costante,
ma il restante termine d’interazione no, mostrando come la funzione d’onda in-
dipendente non possa descrivere il sistema. Si richiede perciò l’introduzione del
termine di Jastrow. Considerando un sistema con un campo esterno costante,
l’omogeneità spaziale permette di descrivere le funzioni d’onda di particella sin-
·
gola in termini di onde piane ϕ (r) = exp(−ik r). Trascurando nuovamente
j j
l’anti-simmetrizzazione si potrà scrivere il logaritmo della funzione d’onda
X X
−i · −
ln ψ = k r w(r )
2 j j ij
j i<j
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