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TIPO DI DA CHI E' DOVUTA IN PARTICOLARE ESEMPI
CONTAMINAZIONE PATOGENI E. coli, Salmonella
BATTERI Bacillus cereus
TOSSINOGENI (sporigeni) subtilis
grani di cattiva
MICROBIOLOGICO DA CAMPO qualità già
danneggiati
MUFFE Aspergillus,
STOCCAGGIO Penicilium
(micotossine)
RODITORI tracce microscopiche o l'animale stesso
VOLATILI
UOMO peli, capelli, pelle ecc…
BIOLOGICO tracce
INSETTI
ARTROPODI microscopiche o
ACARI l'animale stesso 21
IMPURITA' BIOLOGICHE frammenti di insetti e peli di roditore
ANTIPARASSITARI & sparsi prima della raccolta
FITOFARMACI
CHIMICO (derivanti dalla METALLI PESANTI piombo, cadmio
materia prima) aflotossine, B1, ocratossine, tossine da
MICOTOSSINE Fusarium
FISICO CORPI ESTRANEI legno, sassi, plastica, sabbia, metallo ecc..
Le possibili cause di contaminazione biologica e microbiologica sono:
Diretta
-
- Indiretta
I principali responsabili sono:
- Qualità materia prima
- Mezzi di trasporto
Personale
-
- Cattiva gestione degli scarti
- Cattiva funzione degli impianti
È per tutti questi motivi che devo applicare dei metodi di prevenzione (es: maglie alle finestre,
ambienti di lavoro di facile pulitura ecc…), ma prima devo evidenziare i fattori di contaminazione.
2b) identificazione dei CCP (aree di rischio)
Prima di identificare i CCP devo prima fare un punto della situazione:
- Esaminare il diagramma di flusso
- Raccogliere i dati storici aziendali
- Fare un’accurata ispezione dei locali e degli impianti sia a livello di produzione sia durante
la pulizia
- Confronto dei dati emessi con le schede di riferimento
ESEMPIO DEL MULINO:
Aree di rischio:
A. Accettazione materia prima Rischio microbico
i.
ii. Rischio biologico
iii. Rischio chimico
B. Zona di scarico i. Rischio microbico
ii. Rischio biologico
C. Prepulitura e stoccaggio
D. Pulitura
E. Condizionamento i. Rischio microbico
F. Locali di macinazione i. Rischio biologico
ii. Rischio fisico e particellare 22
G. Stoccaggio i. Rischio biologico
H. Confezionamento
I. Trasporto prodotti sfusi / confezionati
N.B: i CCP sono quei punti che sono dei punti nelle quali le condizioni del prodotto non possono
essere migliorate con le fasi successive.
Per semplificare il lavoro si può fare una tabella che mette in relazione i pericoli e le aree di rischio:
AREE DI RISCHIO
PERICOLI A B C D E F G H I J
CCP
ANOMALIE VISIBILI
RODITORI, VOLATILI, CCP CCP
TRACCE
ACARI, INSETTI CCP CCP
DELLE DERRATE
RESIDUI PRODOTTI
FITOSANITARI
METALLI PESANTI
MICOTOSSINE:
Aflotossine
Zearalenone CCP
Ocratossina CCP
Deossinivalenolo
CORPI ESTRANEI CCP CCP
METALLICI
ALTRI CORPI CCP CCP CCP
ESTRANEI
L’accettazione della materia prima è sempre un punto critico di controllo perché le fasi successive
non possono migliorare il prodotto, ma lo peggiorano. 23
Le aree di rischio possono essere sviscerate tra esse in sottogruppi.
2c/d/e/f) Stabilire i limiti critici, il sistema di monitoraggio, misure correttive (se esce dalla
conformità) e procedure di verifica
Ora si analizza ogni singola area e ogni singolo pericolo creando una tabella:
AREA MISURE PROCEDURE DI LIMITI AZIONI
RISCHIO PERICOLO CCP PREVENTIVE MONITORAGGIO FREQUENZA CRITICI CORRETTIVE
ammuffim SI informare il controllo della ad ogni assenti, rifiutare il
enti fornitore, documentazione, carico odori carico
pretendere il visivo, bolla di anomali,
rilascio delle richiesta e ammuffi
conformità, acquisto menti
A scegliere il visibili
miglior
fornitore,
richiedere il
passaporto del
cereale
acari ed SI sensibilizzare il controllo della ad ogni assenti rifiutare il
insetti fornitore documentazione, carico carico
A visivo
Anche se si rispettano tutte le norme, bisogna farlo per ogni punto perché si potrebbe andare
incontro a sanzioni.
Alcuni punti non sono critici perché con le fasi successive si andrà incontro ad una sanificazione del
prodotto. 24
SISTEMA DI SICUREZZA ALIMENTARE cap.4
Qualità = idoneità di un prodotto al consumo
Non è sempre possibile dire se è al 100% sicuro perché entrano in ballo parecchi fattori che
possono variare da persona a persona.
Nonostante questa difficoltà di produrre alimenti senza m.o. dobbiamo trovare un modo di
produrre un alimento tramite in piano di sicurezza alimentare (protocollo) per ottenere un
prodotto che si avvicina di più a quei requisiti (la ICMSF dice che deve avere un livello di rischio
accettabile –TRL- il prodotto deve essere garantito da un appropriato livello di protezione –ALOP-
livello di protezione appropriato stabilito da autorità competenti che dovranno stabilire le misure
necessarie a proteggere i consumatori dall’interno del territorio su ogni alimento).
Questo lavoro lo si fa tramite una raccolta di dati i quali ci permetteranno di fare un piano di
sicurezza alimentare e l’analisi del rischio.
Raccogliere tutti i dati
1) e dovranno collaborare tutte le aziende e tutte le autorità per
raccogliere tutti dati epidemiologici.
quantificheremo il rischio
2) Tramite questi dati tramite tre elementi: 25
a. Valutazione il rischio: processo sistematico organizzato delle informazioni
riguardanti un particolare rischio (es: cosa provoca, come si sviluppa, dove si
sviluppa, perché, come controllare un certo m.o. ecc..). Dobbiamo considerare 4
aspetti per la valutazione: riconoscimento di un particolare pericolo
1. Identificazione del pericolo:
che può essere chimico, fisico, microbiologico o condizioni
dell’alimento che possono risultare pericolose e che possono
provocare un effetto indesiderato dal punto di vista sanitario (tipo
m.o., entità numerica, livello di virulenza, possibilità di crescita
durante il processo). Devo mettere appunto delle indagini per capire
i fattori di sviluppo del m.o. (pH, temperatura ecc..) creando una
microbiologia predittiva
nuova branca della (attraverso precise
equazioni matematiche si possono fare delle previsioni sulla
possibilità o meno di sviluppo di un certo m.o., ma di facile utilizzo e
con validità statistica –es: curva di crescita microbica equazione di
Gompertz).
2. stimare i livelli di contaminazione
Valutazione dell’esposizione:
microbica al momento del consumo. Successivamente verifico
quanto alimento viene consumato dai consumatori. Questi dati ce li
danno gli enti di controllo e le autorità.
3. cioè la gravita della malattia una volta
Caratterizzazione del pericolo:
che viene ingerito:
i. Assenza di infezione
ii. Infezione asintomatica
iii. Patologie acute
iv. Patologie croniche/effetti a lungo termite
v. Sindrome uremica emolitica (E. coli)
Ma questi effetti dipendono dal tipi di m.o., dall’ospite, dall’alimento
e dai danni che ha subito il m.o.
4. tutte le info che abbiamo raccolto
Caratterizzazione del rischio:
dovranno essere raccolte per permetterci di fare una stima degli
effetti indesiderati all’interno di una determinata popolazione.
Bisognerà validare tramite dei dati epidemiologici, considerare la
biodiversità dei ceppi, dei singoli paesi, alla particolare sensibilità di
particolari individui, valutare i diversi livelli di contaminazione e
considerare i fattori che influenzano lo sviluppo e la variabilità nella
risposta dell’ospite. Se il TRL si supera si dovranno fare delle
modifiche. 26
b. Gestione del rischio: effetti sanitari noti conseguenti ad un determinato pericolo e
si basano sui 7 sistemi dell’HACCP e su quanto sta scritto sul codex alimentarius
(insieme di regole elaborato da una particolare commissione -1963- per proteggere
la salute dei consumatori e assicurare la correttezza degli scambi internazionale e si
riunisce una volta all’anno per riaggiornare il codex). Nella gestione del rischio vi
sono delle misure di controllo che sono azioni ed attività utilizzate per prevenire,
eliminare o ridurre un pericolo per la sicurezza alimentare ad un livello tollerabili.
Comunicazione del rischio: dovrò mettere in condizione il consumatore tutte le info
c. (comprensibili) sui rischi. È anche uno scambio di opinioni perché non è sempre
standard.
Stabilire un FSO
3) (food safety objective obbiettivo si sicurezza alimentare): ha lo scopo di
chi gestisce il rischio e di informare chi lavora quali sono i traguardi di sicurezza da
raggiungere in questo modo i traguardi sono comuni ovunque. È la concentrazione
massima di un pericolo in un alimento che al momento del consumo. L’industria deve
selezionare ed applicare le misure di controllo per un dato periodo mentre le autorità
servono per sviluppare ed applicare le procedure che garantiscono le adeguate misure di
controllo e quantifica le uguaglianze tra le procedure di controllo nei vari paesi.
(Esempi di FSO: la concentrazione di enterotossine stafilococciche nei formaggi non
dovrebbe superare 1 μg 100 g –1, la concentrazione di aflatossine nelle arachidi non
dovrebbe superare 15 μg kg –1, la carica di negli alimenti pronti
Listeria monocytogenes
per il consumo non dovrebbe superare 100 ufc g –1 al momento del consumo, la carica di
salmonelle dovrebbe essere inferiore a 100 ufc kg –1 di latte in polvere ecc..)
Le FSO potrebbero essere scambiate per i criteri microbiologici, ma le differenze sono:
non sono utilizzabili per l’accettazione o la valutazione di singoli lotti
non specificano i piani di campionamento (n, c, m, M)
comunicano il livello di rischio considerato tollerabile per il consumatore
definiscono il livello di controllo richiesto da un processo, che può essere
raggiunto attraverso l’applicazione simultanea di GHP e di HACCP
Le FSO non sempre sono applicabili:
NON E’ TECNICAMENTE CONSEGUIBILE: se possibile, modificare il prodotto o processo, in
caso contrario, vietare la produzione di quel prodotto.
TECNICAMENTE CONSEGUIBILE: I produttori dovranno applicare le misure di controllo
necessarie al raggiungimento dei criteri di performance corrispondenti al FSO.
criteria e process/product
4) Stabilire le caratteristiche di prodotto/processo (Performance
criteria): 27
Le FSO e i criteri di performance non sono uguali; i secondi sono i mezzi per raggiungere il
risultato finito FSO.
A questo punto ho in mente il processo e il prodotto finito e posso sviluppare un piano
HACCP con alla base le norme GMP.
Successivamente dovrò stabilire i criteri di accettabilità e i criteri microbiologici. Questi
ultimi tre punti sono correlati tra loro. 28
Per s