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Lo sviluppo del linguaggio
La produzione della prima parola è una tappa molto importante nello sviluppo del bambino: viene attesa con trepidazione ed è accolta con gioia e soddisfazione da parte dei genitori. La prima parola che un bambino pronuncia è "speciale" poiché rappresenta il biglietto d'ingresso nella società parlante. Per questo, il momento della sua comparsa è emozionante e va giustamente sottolineato. In realtà, l'articolazione della prima parola non segna l'inizio dell'apprendimento linguistico, bensì è il punto culminante di una complessa serie di sviluppi prelinguistici cominciati alla nascita con il pianto. Il linguaggio parlato è certamente la forma più evoluta di comunicazione, ma non è l'unica, infatti, per poter vivere con gli altri, crescere, giocare, lavorare con loro è necessario poter trasmettere e ricevere informazioni, esperienze e sentimenti.
animali, e quello non verbale, che comprende gesti, espressioni facciali, posture del corpo e contatto visivo. La comunicazione è un processo complesso che coinvolge anche la comprensione del contesto e la capacità di interpretare il linguaggio non verbale. Ogni cultura ha le sue regole e convenzioni comunicative, che possono influenzare il modo in cui le persone si esprimono e si comprendono reciprocamente. La tecnologia ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo, offrendo una vasta gamma di strumenti e piattaforme che ci permettono di comunicare a distanza. I social media, ad esempio, ci consentono di condividere pensieri, foto e video con persone di tutto il mondo. Le videochiamate e le chat online ci permettono di comunicare in tempo reale, anche quando siamo lontani fisicamente. Tuttavia, nonostante i numerosi mezzi di comunicazione a nostra disposizione, è importante ricordare che la comunicazione efficace richiede ancora le stesse abilità di base: ascolto attivo, chiarezza nell'espressione e comprensione reciproca.animali (bau, miao, etc.) o al rumore degli oggetti (bruum, tic-tac, etc.). Quello nonverbale, che può essere vocalico come il pianto, le grida, le variazioni di intonazione della voce o mimico-gestuale, come gli sguardi, i sorrisi, i gesti, le posture, gli atteggiamenti del corpo. I due sistemi non si escludono a vicenda ma, a seconda dell'età del bambino, possono avere un peso più o meno grande nella comunicazione. Da 0 a 3 anni il bambino passa progressivamente da una comunicazione non verbale ad una di tipo verbale, sebbene la forma non verbale permanga a lungo nel linguaggio infantile e non scompaia mai, nemmeno in età adulta. Da grandi, il linguaggio non verbale viene utilizzato in maniera più o meno esplicita sia in sostituzione della parola (ad es. all'estero, se non si conosce la lingua), sia in situazioni di emergenza (ad es. fare l'autostop) che nei momenti di massima emozione (il rossore, la sudorazione, le lacrime, etc.).canali attraverso i quali si può comunicare sono quindi molti: la voce e le parole che gli altri possono ascoltare; i disegni e gli scritti che gli altri possono leggere; la mimica, i gesti e le posizioni del corpo che gli altri possono vedere. Tutte le informazioni che raggiungono l'udito, la vista, il tatto, il gusto, l'olfatto sono dei segnali comunicativi ma, fra le centinaia di miliardi di stimoli che arrivano continuamente agli organi di senso, ne vengono trasmessi al cervello, lungo le vie sensoriali centrali, solo qualche centinaio al secondo. La scelta dei stimoli (percezione o gnosia) rappresenta quella abilità con cui si impara a riconoscere ciò che è significativo e che serve, in quel preciso momento, in mezzo a tutto il resto. Tale capacità selettiva è il risultato dell'educazione che si riceve prima a casa, poi a scuola e quindi nella vita. Il bambino accresce continuamente la propria abilità di differenziare isegnali interessanti, che piacciono o sono utili, da quelli privi di significato, e questo è un requisito indispensabile per lo sviluppo della facoltà comunicativa. Prima ancora di conoscere la lingua della comunità in cui è nato, il bambino comunica. Fin dalla nascita, infatti, si instaura tra il bambino piccolo, la mamma e le persone che lo circondano un ciclo comunicativo definito periodo prelinguistico che coincide, parzialmente, con il periodo senso-motorio. La comunicazione sfrutta prevalentemente la forma non verbale sia vocalica (grido, pianto, intonazione della voce) sia non vocalica (sorrisi, motricità globale). Nei primi mesi di vita la motivazione alla comunicazione è sollecitata da bisogni fisiologici primari: essere nutriti, puliti, cullati, coccolati; questo tipo di comunicazione viene sostenuto dagli scambi emotivi e dai rapporti affettivi con le persone che si prendono cura del bambino. I neonati sono in grado di esprimere molto
Presto un comportamento sociale che viene consolidato dalla reazione delle persone care. È tipico osservare come il bambino, nei primi mesi di vita, per attirare l'attenzione dell'adulto utilizzi tutti i mezzi a sua disposizione: cerca il contatto con gli occhi, sgambetta, sorride, fa versi; se non riceve nessuna risposta, spesso piange. Il pianto genera quasi sempre la risposta immediata dell'adulto cosicché il bambino può continuare quello che è definito il "corteggiamento" visivo e la produzione di suoni gutturali. Il pianto è il primo veicolo di informazione e le mamme non hanno, in genere, difficoltà a distinguere quello da fame, da disagio, da dolore o da capriccio. Anche i primissimi vocalizzi sono universali ed uguali per tutti i bambini del mondo e non sono mirati all'apprendimento della lingua o delle lingue che il bambino imparerà a parlare. Solo a partire dai 6-7 mesi il bambino comincia a riconoscere
le sue future abilità linguistiche. Ad esempio, inizia a sviluppare la capacità di discriminare tra i suoni del linguaggio e di riconoscere le parole familiari. Inizia anche a comprendere il significato di alcune parole e a seguire semplici istruzioni. Durante questa fase, è importante che i genitori e gli adulti intorno al bambino interagiscano con lui, rispondendo ai suoi vocalizzi e incoraggiandolo a comunicare. Questo aiuta il bambino a sviluppare le sue abilità linguistiche e a comprendere il valore della comunicazione. È interessante notare che ogni bambino segue il suo ritmo di sviluppo e che non esiste un'unica sequenza di acquisizione delle abilità linguistiche. Alcuni bambini possono iniziare a parlare prima di altri, ma ciò non significa che siano più intelligenti o meno intelligenti. Ogni bambino ha il suo percorso unico di sviluppo e è importante rispettarlo. In conclusione, il periodo prelinguistico è una fase cruciale nello sviluppo del linguaggio di un bambino. Durante questo periodo, il bambino inizia a sperimentare con i suoni e a comprendere il valore della comunicazione. È importante che gli adulti intorno al bambino lo incoraggino e lo supportino in questo processo, creando un ambiente ricco di stimoli linguistici e di interazioni positive.La comunicazione: comincia a controllare il capo, inizia a voler afferrare un oggetto, reagisce in modo diverso ai suoni, ai rumori, alle voci, alle luci, alle carezze. Inoltre, le dimensioni della testa e del collo cambiano rapidamente e la laringe