Psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione
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Capitolo 1
contesto è la proprietà che permette di focalizzare l’attenzione dei partecipanti su quella
ipotesi e non su un’ altra
Concetto di ostensione: è la condotta che rende manifesta l’intenzione di rendere
manifesto qualcos’altro. Un comportamento ostensivo implica una garanzia di pertinenza,
perché si presta maggior attenzione a ciò che sembra più pertinente.
Concetto di inferenza: è un processo logico al termine del quale gli interlocutori
ammettono come vera (o probabilmente vera) una ipotesi sulla base di altre ipotesi date
per vere (o probabilmente vere) in partenza. Tale inferenza è non dimostrativa in
quanto si basa sulle conoscenze a propria disposizione e sui vincoli cognitivi imposti dal
contesto.
Le implicazioni contestuali consistono nella produzione di informazioni aggiunte grazie
alla combinazione e all’integrazione fra vecchie conoscenze e gli elementi nuovi forniti dal
contesto. Gli effetti contestuali sono il risultato delle implicazioni contestuali e
migliorano la comprensione eliminando ipotesi sbagliate, rafforzando ipotesi note o
elaborando ipotesi nuove.
Grado di pertinenza: due condizioni deteminano il grado di pertinenza:
Un’informazione è tanto più pertinente quanto maggiori sono gli effetti contestuali da
essa generati.
Un’informazione è tanto più pertinente quanto minore è lo sforzo cognitivo richiesto
per elaborarla
La pertinenza è una variabile continua di natura qualitativa e scalare che può essere
ordinata in modo lineare da una condizione di massima pertinenza a una di minima
pertinenza; essa riguarda sempre il contesto come insieme delle condizioni, delle
opportunità e dei vincoli (spaziali, temporali, relazionali, istituzionali e culturali) presenti
in qualsiasi scambio comunicativo.
La pertinenza ottimale è data dalla capacità degli interlocutori di seguire l’ipotesi che
ottimizza gli effetti contestuali e che minimizza l’impegno cognitivo; gli scambi cognitivi
non sempre perseguono la pertinenza ottimale.
LIMITE DEL MODELLO DI SPERBER E WILSON: il rifiuto di ogni forma di codice e
l’eccessiva contestualizzazione della comunicazione. Come si produce la stabilità dei
significati? Come si crea la piattaforma semantica per intendersi e comunicare? 7
Capitolo 1
I significati presuntivi. (Levinson, 2000)
I significati presuntivi sono le interpretazioni preferite degli enunciati in un dato
scambio comunicativo. Sono interpretazioni di default che si possono prevedere in base
all’esperienza passata e alle circostanze.
Levinson postula tre livelli esplicativi:
Significato-tipo della frase Significato-tipo astratto e ideale, definito nelle condizioni
e spiegato dalla semantica e dalla teoria della
grammatica.
Significato-tipo dell’enunciato Il significato usuale e regolare ricorrente in una
determinata classe di contesto, che genera inferenze
sistematiche e prevedibili.
Significato-occorrenza Uso del significato di una frase in una circostanza
dell’enunciato concreta e contingente in un contesto specifico.
Levinson riprende la nozione di implicatura conversazionale generalizzata
definendola come l’inferenza standard che si realizza usualmente dati un certo
2 :
contesto e un certo enunciato. Tale inferenza si basa su tre euristiche
Quello che non è detto, non c’è.
Quello che è descritto in modo semplice è esemplificato in modo stereotipato.
Quello che è detto in modo non usuale è non usuale, ossia il messaggio marcato si
riferisce a una situazione marcata.
Su queste euristiche si innestano tre Principi pragmatici:
Per il parlante: Non fare affermazioni che a livello informativo siano più
Principio Q deboli della tua conoscenza (non dire cose che non sai); scegli
l’alternativa più forte a livello informativo che sia coerente con i fatti a
meno che la ricchezza delle informazioni non vadano a contrastare col
Principio I.
Per il destinatario: assumi che il parlante faccia l’affermazione più
consistente con quello che conosce.
Principio I Per il parlante: Dai il minimo necessario per raggiungere i tuoi scopi
comunicativi tenendo a mente il Principio Q (massima di
minimizzazione).
Per il destinatario: amplia il contenuto informativo, facendo
l’interpretazione più specifica per individuare la sua intenzione
comunicativa (regola di arricchimento)
Principio M Per il parlante: Segnala una situazione non usuale utilizzando espressioni
marcate contrastanti con quelle usate per situazioni usuali.
Per il destinatario: ciò che è comunicato in modo non usuale indica una
situazione non usuale; un messaggio marcato indica una situazione
marcata.
Riassumendo: dai il massimo possibile in termini di informazione, il minimo indispensabile
in termini di comunicazione e marca le comunicazioni inusuali con espressioni inusuali.
Sintesi della prospettiva pragmatica nel complesso:
consente di cogliere la complessità dello scambio comunicativo nel suo farsi e
l’interdipendenza tra testo e contesto
l’attenzione si sposta dal messaggio all’intenzione comunicativa da esprimere e da
riconoscere all’interno di un contesto che regola ed è regolato da processi di
attribuzione ed inferenza del significato
LIMITI DELL’APPROCCIO PRAGMATICO.
rimane ancorato a fenomeni prevalentemente linguistici
2 Euristica: forma semplificata ed economica di ragionamento che riduce la complessità degli elementi e fornisce
una spiegazione “al meglio” di quanto viene comunicato. 8
Capitolo 1
non prende in considerazione gli aspetti relazionali ed interattivi che si manifestano
nella comunicazione (grosso limite, perché la comunicazione genera ed alimenta i
giochi relazionali che sono alla base del benessere e della sofferenza psicologica)
Il punto di vista sociologico: la comunicazione come espressione e prodotto
della società.
La sociologia della comunicazione sottolinea la prospettiva sociale e istituzionale
nell’analisi dell’azione sociale, del soggetto e dell’interazione.
Razionalità a priori (astratta e universale). Razionalità a posteriori (contingente e
locale, in quanto ricostruzione storica e
razionalizzazione di un ordine di eventi o
cose).
Morale come insieme di norme che Pratica quotidiana.
trascendono la prassi.
Senso del soggetto (inteso come attore Senso comune (come insieme delle
intenzionale) conoscenze acquisite e date per
scontate)
Microsociologia (si occupa dei processi
Macrosociologia (studia i processi generali della vita quotidiana analizzando il flusso
costitutivi e strutturali della società, inerenti le degli accadimenti nella loro sequenza
istituzioni e le organizzazioni complesse non sempre ordinata attraverso
usando metodi quantitativi, dati statistici l’osservazione e metodi etnografici)
ufficiali, ricerche campionarie rappresentative
ecc). Relativamente alla comunicazione la
macrosociologia si occupa dei mass media, dei
new media e dei loro effetti.
La microsociologia di Goffmann:
Goffmann studia le condizioni dell’organizzazione sociale necessarie alla circolazione delle
informazioni. Egli parla di una sociologia delle occasioni e delle “situazioni trascurate”
come studio delle circostanze in cui hanno luogo le esperienze quotidiane e ricorrenti. La
conversazione è una situazione sociale in cui si combinano comunicazioni verbali e mosse
non verbali, e Goffmann è interessato a verificare come l’organizzazione sociale influenzi
l’organizzazione della conversazione.
Esistono delle regole precise che determinano le sequenze comunicative e che
consentono di inquadrare la situazione poichè organizzano il modo di iniziare e terminare
lo scambio comunicativo, il comportamento adeguato, il tono di voce. La scelta delle
regole è determinata dal frame, cioè la cornice (o contesto) entro cui avviene lo
scambio comunicativo. Il frame consente di condividere significati e quindi di sapere in
ogni momento cosa sta accadendo e quali siano i comportamenti appropriati da seguire in
una particolare situazione. rituali (atti con cui un soggetto controlla e rende visibili le
La comunicazione è regolata da
implicazioni simboliche del suo comportamento quando interagisce con un altro
strategie di comunicazione, selezionate secondo le costrizioni
soggetto), e da
comunicative (vincoli ecologici, cognitivi ed emotivi) e le condizioni del frame (contesto
dello scambio comunicativo).
Adottando una prospettiva drammaturgica Goffmann analizza alcuni aspetti degli
l’etichetta (codice formale che regola gli incontri, contrapposta
scambi comunicativi quali la
all’etica, in cui gli attori coniugano aspetti etici ed estetici) e il concetto di “salvare
faccia” (l’insieme di modalità comunicative messe in atto per salvaguardare la propria
immagine e per recuperare errori e gaffe commesse).
Il concetto di postmoderno e la globalizzazione:
Concetto di postmoderno: prospettiva culturale, postindustriale e antiutopica, che si
oppone ai miti dell’età moderna: ragione, progresso, rivoluzione. Riconoscimento
dell’importanza della comunicazione e dell’informazione come merce di scambio;
accettazione dell’ambivalenza in un processo di disincantamento da un sistema razionale
e universale di norme e certezze; aumento della riflessività sociale e individuale. 9
Capitolo 1
Globalizzazione: in essa sembrano convergere le spinte contrastanti della società
attuale: universalismo contro particolarismo, omogeneizzazione contro differenziazione,
integrazione contro frammentazione, centralizzazione contro decentralizzazione,
giustapposizione contro sincretizzazione. La globalizzazione diventa un processo di
ibridazione come aggregazione e accostamento di nuove forme culturali (globali) assieme
a quelle vecchie (locali).
Implica nuove forme di pluralismo: compaiono contemporaneamente molteplici punti di
vista diversi tra loro che mettono in crisi il proprio sistema di credenze o lo rafforzano
come forma di difesa. Pertanto la società non ha più un centro ed un principio ordinatore,
e conseguentemente l’individuo si interroga sulla propria identità e prende
consapevolezza dei propri limiti. Queste spinte contraddittorie creano le premesse per
una maggiore riflessività (intesa come capacità di mettersi in questione e confrontarsi col
punto di vista degli altri) e la comunicazione assume un ruolo cardine, in quanto ogni
nuova informazione costringe l’individuo a ripensarsi e a riconoscere il limiti del proprio
sapere (instabilità della conoscenza e della coscienza).
L’approccio psicologico: la comunicazione come gioco di relazioni (Bateson).
Le scienze psicologiche esaminano la comunicazione come fondamento ed espressione
dell’identità personale e della posizione sociale di ogni soggetto individuale e collettivo.
mettono in comunicazione” (trasmissione delle
Secondo Bateson gli individui non solo “si
alla comunicazione” (approccio interazionista) ma
informazioni), non solo “partecipano
in comunicazione” e attraverso la comunicazione mettono in gioco se stessi e la
“sono
propria identità. Nella e con la comunicazione le persone costruiscono, alimentano
mantengono e modificano la rete delle relazioni in cui sono costantemente immerse e che
esse stesse hanno contribuito a tessere.
Secondo Bateson, in ogni atto comunicativo vi sono due livelli distinti ed interdipendenti:
livello di notizia: Il contenuto della comunicazione, cosa dice, gli enunciati che
produce
livello di comando: L’indicazione all’interlocutore su come intendere le cose che dice
e con quale valore comunicativo.
Il comunicatore esercita sempre un grado di controllo su quanto manifesta, ed indirizza il
suo messaggio secondo una determinata direzione comunicativa in linea con la sua
intenzione (tono e intensità della voce, come pronuncia la frase, mimica, gesti…).
Per questo, la comunicazione non è un processo semplice ma si articola su due livelli:
Livello della Comunicazione I contenuti che vengono scambiati
Livello della La comunicazione che ha come oggetto la comunicazione
Metacomunicazione stessa: l’oggetto della comunicazione diventa la cornice
(frame) in base alla quale interpretare il messaggio.
L’attenzione si sposta dalle informazioni e dai contenuti
alla relazione interpersonale che si crea tra gli
interlocutori.
Nella prospettiva psicologica, la comunicazione diventa il tessuto che crea, mantiene,
modifica e rinnova i legami (di qualsiasi tipo) fra i soggetti. Quando un soggetto comunica
qualcosa a qualcuno, definisce nello stesso tempo se stesso e l’altro e la natura della
produce e
relazione che li unisce. La comunicazione è la dimensione psicologica che
sostiene la definizione di sé e dell’altro.
La percezione e definizione di sé e della relazione attraverso la comunicazione è continua
e reciproca tra gli interlocutori; questo flusso continuo a molti livelli genera una spirale
stimolo, risposta e rinforzo si sovrappongono e si fondono insieme.
di messaggi in cui
Ogni atto comunicativo è infatti risposta a uno stimolo precedente ma anche nuovo 10
Capitolo 1
stimolo e rinforzo al modello comunicativo in essere, rendendo impossibile individuare
oggettivamente chi ha iniziato per primo un certo modello comunicativo.
Questo flusso ininterrotto è spesso alla base di conflitti interpersonali, perché gli
individui tendono a linearizzare e segmentare in modo arbitrario il processo circolare e
continuo di comunicazione; pertanto ogni interlocutore percepisce l’altro come causa del
disagio relazionale e valuta se stesso come ‘vittima’, ponendo le basi per creare a livello
comunicativo i giochi senza fine.
due modelli di base:
Bateson (’72) individua dei rapporti tra
La relazione simmetrica Si fonda sulla percezione dell’eguaglianza
partecipanti, in quanto l’atto comunicativo di un
partecipante tende a rispecchiare, ingrandendolo, l’atto
comunicativo (dello stesso segno) dell’interlocutore; si può
competizione comunicativa.
generare così una
La relazione Si basa sulla percezione della differenza dei rapporti tra
complementare partecipanti. Generalmente questa relazione è
caratterizzata da una posizione dominante e da una
sottomessa, e possono giocare coppie di opposti (attivo-
passivo…).
Non vi è relazione interpersonale senza comunicazione e non vi è comunicazione senza
relazione interpersonale: Le relazioni sono intrise di comunicazione, e la comunicazione
interdipendenza conduce alla creazione di
vive attraverso le relazioni. Tale rapporto di
giochi psicologici di varia natura e intensità che riguardano tutte le manifestazioni
dell’essere umano: la comunicazione è essenziale per il benessere psicologico, ed è alla
base delle più svariate forme della sofferenza psicologica. Esistono numerose forme di
discomunicazione e di comunicazione patologica: frasi ambigue, criptiche, equivoche o
paradossali (io non sono quello che avrei dovuto essere se tu fossi stato quello che
avresti dovuto essere, ma che in realtà non sei stato).
Verso una definizione di comunicazione.
La distinzione tra comunicazione, comportamento e interazione.
La comunicazione costituisce una categoria di fenomeni e di processi che sfumano in
categorie concettuali simili.
Comportamento è qualsiasi azione motoria di un individuo, percepibile in qualche
maniera da un altro. Può dipendere da ragioni coscienti e volontarie o in maniera
automatica e riflessa.
Il comportamento include la comunicazione, ma non il contrario: ci sono molti
comportamenti che sono informativi ma non comunicativi.
Informazione è l’acquisizione di conoscenze da un soggetto B nei confronti di A, anche
senza che questi ne sia consapevole. dotato di reciproca
Comunicazione è lo scambio interattivo fra due o più partecipanti,
intenzionalità comunicativa e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far
condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di
significazione e di segnalazione secondo la cultura di riferimento. La comunicazione
richiede uno scambio consapevole e riconosciuto come tale da parte dei partecipanti.
Interazione è qualsiasi contatto fisico o virtuale che avvenga, anche involontariamente,
fra due individui, in grado di modificare lo stato preesistente delle cose fra loro.
Ogni comunicazione implica un’interazione, ma non ogni interazione implica una
comunicazione.
Le funzioni di base della comunicazione. 11
Capitolo 1
Funzione proposizionale: la comunicazione serve ad elaborare, organizzare,
impacchettare e trasmettere conoscenze fra i membri di una comunità sotto forma di
“proposizioni” ovvero di forme disponibili alla comunicazione (posso trasmettere
un’immagine mentale solo comunicandola).
Conoscenza dichiarativa: totalità delle conoscenze disponibili nella memoria a lungo
funzione referenziale (consente di rappresentare
termine di un individuo. Svolge una
adeguatamente la realtà in base alla propria esperienza e permette di individuare e
funzione predicativa (consente di
riferirsi ad eventi del mondo circostante) e una
attribuire proprietà e qualità agli oggetti in esame, di predicare i loro aspetti generali e
distintivi).
Secondo Tulving nell’ambito della conoscenza dichiarativa si possono distinguere:
Conoscenza episodica: Comprende conoscenze riguardanti episodi accaduti in passato in
cui vengono esplicitate le coordinate spazio-temporali.
Conoscenza semantica: Comprende conoscenze generali in cui le coordinate spazio-
temporali non vengono prese in considerazione.
Il linguaggio consente di organizzare e comunicare il pensiero, rendendolo
comprensibile dagli altri. Esiste una stretta interdipendenza tra pensiero e linguaggio: i
significati linguistici non sono generalmente separabili dai concetti.
Il linguaggio in quanto sistema di simboli è caratterizzato dalla composizionalità,
ossia è costituito ricorsivamente grazie a unità componibili. Il contenuto semantico
dell’enunciato dipende sia dalla sua disposizione globale sia dal valore semantico delle
sue unità costituenti.
Proprietà della composizionalità del linguaggio
Sistematicità Ogni linguaggio è regolato da una struttura sintattica; gli enunciati
sono componibili solo seguendone le regole.
Produttività Il linguaggio permette di generare e comprendere infiniti significati
che a loro volta permettono di generare e comprendere infiniti
enunciati.
Possibilità di La referenza spazio/temporale cui un dato enunciato si riferisce può
dislocazione essere diversa da quella in uso durante l’enunciato medesimo (mi
riferisco ad altri luoghi/tempi)
Per comprendere gli aspetti proposizionali della comunicazione, è fondamentale il
significato: i significati non sono realtà unitarie e granitiche, ma costrutti componibili ed
eterogenei (possono essere analizzati, smontati, aggiustati…).
Similmente funzionano le immagini mentali, rappresentazioni mentali idonee a
raffigurare situazioni percettive anche in assenza dei corrispettivi stimoli sensoriali. Sono
strutture mentali flessibili e dinamiche (zoom mentali, rotazioni, inversioni) e non
fotocopie statiche della realtà.
La capacità computazionale della mente (la disposizione generale della mente di fare
calcoli, confrontare elementi diversi, cogliere le differenze, fare paragoni, disporre oggetti
ed eventi in ordine, categorizzare ecc.) è alla base della proposizionalità del pensiero che
definisce a sua volta il formato comunicabile di quanto uno ha in mente.
La computazionalità del pensiero e la proposizionalità del linguaggio sono condizioni
essenziali per elaborare informazioni e conoscenze, dalle forme concrete a quelle
l’astrazione dei processi mentali è sostenuta dall’astrazione dei linguaggi
astratte:
formali, come quello matematico e logico, ed ha permesso lo sviluppo delle conoscenze
scientifiche e tecnologiche in ogni ambito dell’esistenza (simboli e formule).
arricchimento
Il linguaggio favorisce anche il processo di incremento progressivo e di
cumulativo delle conoscenze (patrimonio culturale) attraverso forme di sedimentazione
culturale, trasmissione e partecipazione.
La proposizionalità della comunicazione attraverso il linguaggio è specie-specifica in
quanto appare esclusiva della specie umana. 12
Capitolo 1
Funzione relazionale: La rete di relazioni in cui l’individuo è inserito è costruita,
alimentata, rinnovata, modificata dalla comunicazione; le relazioni si generano e si
definiscono nella comunicazione, che è alla radice della socialità intrinseca (Vygotskij).
a generare e a sviluppare una interazione con gli altri, ed è
La comunicazione serve
mantenere e rinnovare le relazioni nel corso del tempo.
fondamentale nel
La comunicazione svolge anche una funzione espressiva poichè consente di
manifestare emozioni, desideri, intenzioni.
cambiamento e l’estinzione di una relazione dipendono dalla comunicazione.
Anche il
L’efficacia relazionale della comunicazione dipende dalla stretta connessione tra
interazione e relazione le quali sono concettualmente su due livelli differenti.
Interazione: è una realtà tangibile, circoscritta in termini spazio-temporali e consiste in
uno scambio comportamentale direttamente osservabile fra i partecipanti.(sguardo,
saluti, telefonata…). La sequenza regolare e continua dello stesso tipo di interazioni
genera prevedibilità e forma un modello interattivo tra i partecipanti, cioè una relazione.
Relazione: è un modello intangibile, prodotto cumulativamente dalla storia delle
interazioni, che genera e alimenta credenze aspettative e vincoli sulle interazioni in corso
o future;
concerne il modo in cui sono percepite ed interpretate le interazioni in essere.
Interazione e relazione sono in stretta interdipendenza reciproca: le singole interazioni
confermano, attenuano, rafforzano, modificano, smentiscono una certa relazione. La
relazione suscita aspettative, genera credenze e previsioni, stabilisce regole e vincoli in
grado di influenzare l’interazione in corso in una direzione piuttosto che in un’altra.
l’intersoggettività dialogica nella
La relazionalità della comunicazione genera
negoziazione di significati e nella condivisione di scopi. Questo aspetto non è specie-
specifico ma condiviso da altre specie animali, anche se con modalità differenti.
La funzione proposizionale e quella relazionale sono attivate e regolate da processi
mentali distinti e differenziati, ma sono intrinsecamente interdipendenti (non c’è un
aspetto senza l’altro).
COMUNICAZIONE E SIGNIFICATO
6
L’essere umano vive di significati e di relazioni: le relazioni producono i significati, e i
significati qualificano le relazioni.
Il significato di significato.
significato come referenza oggettiva
3
La semantica vero-condizionale e le condizioni di verità.
Il significato di una parola o di una frase è dato dal rapporto che esiste tra
linguaggio e realtà. Ogni enunciato è dotato di un valore di verità in quanto consiste
nell’affermare qualcosa su uno stato di cose che può essere vero o falso. Il linguaggio
costituisce un’immagine e una copia di un determinato mondo (reale o possibile) e
riproduce fedelmente i rapporti tra le entità di questo mondo. Comprendere una frase
vuol dire comprendere di quale stato di cose è immagine.
Le condizioni di verità sono intrinsecamente diverse dalla reale verità o falsità di un
enunciato. Le condizioni di verità sono di natura linguistica e sono le caratteristiche che
un certo stato di cose all’interno di un dato mondo (reale o possibile) deve possedere
affinché un dato enunciato possa essere considerato vero in quel mondo.
Il rapporto tra un’espressione linguistica e il suo referente è stata spiegata attraverso un
rapporto diretto o una relazione mediata.
3 detta anche logico-filosofica o modellistica. 13
Capitolo 6
KRIPKE: I nomi propri, i dimostrativi e i deittici hanno un riferimento diretto coi loro
referenti attraverso un atto di dominazione: sono de designatori rigidi che denotano lo
stesso individuo in tutti i mondi possibili e vengono tradotti sempre nello stesso modo.
PUTNAM definisce il significato secondo tre passaggi:
genere cui la parola fa riferimento;
il della cosa cui la parola si riferisce determinata dal mondo reale;
l’estensione
lo stereotipo ossia l’insieme delle conoscenze associate alla parola e individuate in
modo valido da competenti esperti (come gli scienziati)
Il significato risulta così fissato in modo preciso, ancorato direttamente alla realtà,
precisato da esperti ma inaccessibile alla maggior parte dei parlanti, in quanto non
esperti.
La maggioranza degli studiosi opta per una relazione mediata fra segno e referente.
FREGE distingue tra senso e riferimento: è possibile fare riferimento alla medesima realtà
con espressioni linguistiche diverse che quindi hanno un senso diverso.
Il senso di una frase è quella parte di significato che determina i suoi valori di verità,
poiché è il modo con cui il referente è dato e compreso dal parlante; attraverso il senso
di un enunciato ne comprendiamo il riferimento.
Il senso non coincide con l’idea soggettiva e con la rappresentazione mentale individuale
di un dato referente, poiché esse sono troppo variabili ed è impossibile confrontare le
rappresentazioni mentali di due individui, ma non coincide neppure con il referente e con
il mondo esterno.
Il senso costituisce un terzo ambito, una proprietà intermedia (e oggettiva) della parola
che garantisce l’intersoggettività comune grazie a cui è possibile la reciproca
comprensione. È quindi il mezzo con cui comprendiamo le cose e ci riferiamo ad esse.
Toglie ogni valore psicologico al concetto di senso, in quanto non è una proprietà della
mente individuale, ma un aspetto oggettivo del linguaggio condiviso dai parlanti
Intensione, estensione e mondi possibili. contesti opachi (non
CARNAP: Il concetto di intensione serve a spiegare le situazioni dei
vero-condizionali). Tali contesti sono generati da verbi di atteggiamento proposizionale
tipo credo/spero che p; in essi il valore di verità non dipende dal riferimento ad uno stato
di cose ma dall’atteggiamento del parlante.
Mondo possibile: il significato di una frase non è dato da ciò che indica nel mondo reale,
ma è un’intensione, cioè una funzione a un mondo possibile in cui la frase sarebbe vera.
L’estensione di un enunciato è ciò a cui si riferisce, e fornisce le condizioni di verità in
base alle quali esso può risultare vero.
Limiti della semantica vero-condizionale.
Tale prospettiva oggettivistica si astrae da qualsiasi aspetto soggettivo e individuale
(presupposto dell’indipendenza) ancorandosi esclusivamente al referente, ai suoi valori di
verità e al significato come realtà oggettiva e assoluta, indipendente dalla mente dei
singoli individui. Siamo di fronte a una concezione referenzialista e antipsicologica.
Non esistono criteri oggettivi assoluti per stabilire quali proprietà della realtà sono o
non sono da prendere in considerazione; la realtà è sempre filtrata e mediata da un
processo di categorizzazione e di conoscenza da parte degli esseri umani.
Inoltre l’impostazione logica seguita consente di distinguere l’intensione di un verbo
transitivo e di uno intransitivo, ma non consente di distinguere tra due verbi dello stesso
tipo; esclude il lessico (tutti, ciascuno e ognuno per la semantica vero-condizionale sono
entità equivalenti ma possono cambiare il senso di una frase) e il fenomeno delle
sostituzioni lessicali (gatto sopra la sedia/sedia sopra il gatto).
Il significato come valore linguistico.
Semantica strutturale (de Saussure). 14
Capitolo 6
Cerca una definizione esclusivamente linguistica di significato; definisce la lingua
naturale come un sistema di segni e una totalità in sé organizzata, da studiare come
struttura autosufficiente.
Questa prospettiva rivendica l’autonomia della semantica, svincolata da ontologia e
psicologia, e appare sia antireferenzialista (il significato è sganciato dalla realtà esterna
e il segno linguistico è sintesi di significante e significato) sia antipsicologica (i
significati vanno svincolati dai concetti e diventano solo realtà linguistiche).
Significato come valore: ogni parola può essere confrontata e opposta a qualsiasi altra
parola della medesima lingua; il significato non è dato in senso positivo (dall’identità reale
o concettuale) ma in senso negativo grazie al confronto con tutti gli altri termini
opponibili di un dato sistema linguistico (pera = non mela, non pesca, non banana ecc). Il
significato nasce dalle relazioni intralinguistiche con le altre parole e consiste nel sistema
di differenze tra una parola e tutte le altre. Si tratta di una concezione differenziale e
posizionale del significato. Il significato è dato dalle relazioni sintagmatiche e
paradigmatiche che intercorrono tra le parole.
Nella relazione sintagmatica i vari elementi di un enunciato sono collegati tra loro da
un’associazione per contiguità. Un sintagma è un’unione ordinata di più parole
concatenate foneticamente, fonologicamente e sintatticamente. Si tratta di una relazione
in praesentia in quanto tutti gli elementi della relazione sono presenti.
Nella relazione paradigmatica vi è un’associazione per eguaglianza (o somiglianza): ogni
parola può essere sostituita con un’altra di valore uguale o simile. Si tratta di una
relazione in absentia in quanto solo una delle parole in relazione tra loro può essere
presente nell’enunciato.
I due assi associativi (sintagmatico e paradigmatico) contribuiscono a spiegare i legami
che collegano gli elementi linguistici tra di loro; da questa concezione si è sviluppata la
teoria dei campi semantici: i campi semantici come l’insieme delle parole connesse a
livello sintagmatico e paradigmatico in un dato sistema linguistico (colori, rapporti di
parentela ecc).
Limiti della semantica strutturale.
C’è un vizio di circolarità: se i termini linguistici sono definiti in base ai loro rapporti e i
rapporti linguistici in base ai termini si cade in un circolo vizioso (le definizioni definiscono
le parole, ma sono anche definite da esse).
Inoltre questa teoria perde di vista il processo stesso della significazione e della
produzione del senso: l’insieme delle relazioni esistenti tra un termine e tutti gli altri, non
genera un significato, e ne fa cadere il concetto stesso.
Il significato come comprensione dell’esperienza.
Semantica cognitiva (Fillmore) e semantica dinamica. La semantica è intesa come
il modo in cui gli individui comprendono
teoria della comprensione: il significato riguarda
ciò che comunicano.
Questa concezione propone lo studio dei significati integrato con l’analisi dei processi
mentali a essi associati. I significati non sono più entità astratte, universali e oggettive
ma dipendono dall’elaborazione e dall’uso che ne fanno i parlanti.
JACKENDOFF pone al centro dello studio dei significati l’analisi del rapporto fra la parola e
il concetto a essa connesso, poiché spiegare il significato vuol dire spiegare in che modo
si capisce un oggetto, un evento ecc. La semantica cognitiva assume come vincolo la
plausibilità psicologica come parametro per accettare o meno un modello.
Il linguaggio è una funzione e un’attività cognitiva che non può essere considerata
separatamente dalle altre funzioni psicologiche (percezione, categorizzazione,
ragionamento, memoria ecc) bensì è strettamente interdipendente con esse. 15
Capitolo 6
Inoltre l’uso dei significati dipende non solo dalle conoscenze dizionariali ma anche dalle
conoscenze enciclopediche che scaturiscono dall’esperienza personale e
dall’appartenenza a una determinata cultura.
La conoscenza dei generi naturali e degli artefatti avviene attraverso i processi percettivi
per ostensione (mostrare un oggetto per far capire cos’è spesso è meglio che spiegarlo a
parole); altre volte si elaborano script per la comprensione di sequenze di azioni e si
costruiscono categorie mentali che comportano l’impiego di processi di inferenza per
interpretare gli indizi presenti nella realtà. stretta relazione tra significati e concetti: la
La semantica cognitiva pone l’accento sulla
rappresentazione mentale della realtà è una sola ed è sottesa sia al concetto sia al
significato
Nella semantica cognitiva e dinamica si rifiutano forme di soggettivismo e relativismo e si
adotta una concezione realista del significato. Il significato è il risultato
dell’elaborazione cognitiva e dalla rappresentazione mentale di un determinato oggetto o
evento da parte dell’individuo. E’ dunque una posizione referenziale in quanto vi è un
ancoraggio alla realtà ma non in senso assoluto come nella semantica vero-condizionale.
Verso una teoria unificata del significato.
La dimensione referenziale rapporto tra significato e realtà, un vincolo o
Sottolinea la necessità di porre un
riferimento come rinvio e ancoraggio al reale, indispensabile per non cadere
nell’assoluto soggettivismo e relativismo. Il riferimento rimanda al contenuto
dell’esperienza del parlante cioè al modo in cui il parlante ha conosciuto e percepito la
realtà. Il sistema dei significati è un dispositivo semiotico e cognitivo per riferirsi,
descrivere, raccontare e spiegare la propria esperienza-
Il rapporto tra significato e realtà è sempre mediato dall’esperienza del parlante.
L’esperienza personale è inoltre influenzata dalla cultura di appartenenza del parlante
simile a una lente che ingrandisce, rimpicciolisce o distorce (perché selettiva) i dati di
realtà in funzione dei propri schemi mentali e pratici, e dei propri valori.
l’esito di un’attività culturale messa in atto da ciascun soggetto
I significati sono dunque
che esperisce una serie di accadimenti e di fenomeni del mondo e che condivide tali
significati con altri.
La dimensione inferenziale i significati hanno
Evidenzia l’organizzazione cognitiva dei significati, che implica che
dei corrispettivi nei concetti. I concetti sono costrutti mentali che servono a definire,
rappresentare e categorizzare gli oggetti e gli eventi della realtà. Significati e concetti non
coincidono ma sono interdipendenti, e si influenzano profondamente.
Scarto lessicale: un concetto non ha un corrispettivo lessicale, oppure può averlo in una
lingua e non in un altra (es.: vegro = la neve si è sciolta e questo rende di nuovo visibile
la superficie del terreno) per cui bisogna ricorrere a un giro di parole.
Ignoranza concettuale: si conosce il termine ma non si ha chiaro il concetto
corrispondente, per es. i termini scientifici.
Polisemia non si ha una relazione biunivoca tra termine e concetto: a una parola
corrispondono molteplici significati; per es. verbo come consumare (consumare il
patrimonio, consumare il matrimonio, consumare il pranzo ecc.).
Sinonimia: a termini linguistici diversi (automobile e vettura) corrisponde un unico
referente e concetto.
Sul piano cognitivo è importante l’inferenza per interpretare e comprendere i significati
di una frase o discorso, attraverso l’analisi del contesto di uso e della rete relazionale
esistente. segno come inferenza presuppone la presenza di indizi per interpretare ciò
Il concetto di
che viene fatto intendere e non semplicemente ciò che viene detto 16
Capitolo 6
La dimensione differenziale.
Sottolinea che il sistema comunicativo della lingua contribuisce a costruire il significato di
una parola, poiché le strutture semantiche di una frase (accentuazione, attenuazione,
inibizione, correttivi, modificatori ecc) o di un testo vincolano le rappresentazioni mentali
che accompagnano la sua enunciazione.
La lingua è un sistema complesso di differenze che consente un insieme indefinito di
operazioni di confronto. In questo modo si possono generare variazioni linguistiche di
significato in grado di influenzare la formazione dei concetti secondo una certa direzione
piuttosto che un'altra
In sintesi il sistema dei significati non è un sistema concluso, ma è un patrimonio
culturale costruito e modificato costantemente dai partecipanti, un percorso interpretativo
e non semplicemente un dato di fatto da trasmettere da una mente a un’altra. 17
Capitolo 6
Componenzialità e prototipicità del significato.
La semantica a tratti.
Per la semantica a tratti il significato di una parola è scomponibile e analizzabile
facendo ricorso a un insieme di componenti più generali di senso. Prevede due condizioni:
Il significato è scomponibile in tratti semantici considerati come condizioni
necessarie e sufficienti (CNS) per la sua formazione.
Il numero dei tratti semantici costituisce un inventario limitato.
La semantica a tratti impiega un metodo componenziale di analisi, per cui all’interno
delle differenze fonetiche (variazioni di suono percepibili a livello acustico) sono le
differenze fonemiche ad avere valore linguistico (es: bere/ pere). Il fonema svolge una
funzione distintiva, culminativi (per la presenza o meno dell’accento) e demarcativi
(perchè segnala l’inizio e la fine di una certa unità linguistica). Il significato di una parola
l’insieme finito di proprietà che fissano e determinano la sua
è dunque inteso come
estensione (o le sue applicazioni in un mondo reale o possibile).
I principi del modello CNS sono:
Nessun tratto può essere eliminato in quanto ognuno di essi è condizione
necessaria.
Nessun tratto può essere aggiunto in quanto i tratti semantici sono condizioni sufficienti
Tutti i tratti hanno la medesima rilevanza e sono sullo stesso piano, senza nessuna
organizzazione gerarchica.
Il significato di qualsiasi termine presenta confini netti e precisi di natura binaria (tutto o
niente). sistema binario in cui i tratti semantici sono
Il modello CNS dunque si presenta come un
trattati in modo dicotomico e privativo: la presenza di un tratto implica l’assenza del
un numero chiuso di conoscenze che definiscono il significato di
tratto opposto; prevede
una parola ed implica la distinzione netta tra conoscenze dizionariali costitutive del
significato e conoscenze enciclopediche, accessorie e secondarie, di natura fattuale e
caratterizzate da un numero illimitato di aspetti.
Le componenti basilari del significato costituiscono proprietà analitiche, non
cancellabili, assolute e non soggette ad alcun cambiamento nel tempo. le proprietà
analitiche del significato si dividono in:
Proprietà necessarie Proprietà accidentali
Intrinseche, definiscono l’identità del secondarie, contingenti e fattuali
significato
Il significato di una parola è dunque univoco, assoluto e determinato in modo preciso
dalle sue componenti costitutive. È un’unità discreta che può essere combinata con altre
unità discrete, garantendo l’isomorfismo tra il livello semantico (il piano del contenuto) e
il livello fonico (il piano dll’espressione).
Limiti della semantica a tratti.
Non ammette eccezioni.
Tutti membri di una determinata categoria hanno il medesimo grado di
appartenenza, senza gradi di rappresentatività (niente sfumature o posizioni
intermedie).
I significati non hanno un organizzazione strutturata di valori semantici, ma sono una
lista finita e chiusa di tratti tutti posti allo stesso livello (es. cane con 3 zampe).
La distinzione netta tra proprietà (tratti) necessari e proprietà (tratti) accidentali non
è sostenibile: esiste una gradualità delle proprietà semantiche di un termine (es.
sedia).
Sia le conoscenze dizionariali che quelle enciclopediche sono il risultato dell’attività
conoscitiva umana mediate dall’esperienza, e non sono separabili. 18
Capitolo 6
Non considera i fenomeni di vaghezza semantica (es. tazza/ciotola/bicchiere):
spesso il confine tra significati e oggetti dipende dall’uso.
Non è in grado di spiegare in modo soddisfacente i casi di polisemia semantica
(molteplicità di significati, semanticamente collegati, connessi con la stessa
parola), perché o considera ogni accezione come un significato separato
(perdendone di vista l’aspetto comune) o cerca l’aspetto comune tralasciando
la varietà delle accezioni.
La semantica del prototipo.
Il processo di categorizzazione: consiste nella segmentazione del flusso continuo
della realtà e dell’esperienza in categorie (o classi) distinte ed è un vincolo psicologico
per il funzionamento mentale degli esseri umani: senza la categorizzazione non è e
possibile il pensiero. Consente un notevole risparmio di energie cognitive (economia)
comporta l’organizzazione del mondo percepito secondo una serie di criteri (tassonomia).
verticale (per
L’analisi delle categorie può essere realizzata secondo due dimensioni: una
orizzontale (per la struttura interna di una data
la struttura intercategoriale), l’altra
categoria). Consente di collegare fra loro diverse categorie attraverso il
processo di inclusione. Più una categoria è inclusiva maggiore è
il suo livello di astrazione. Rosch ha individuato tre livelli di
inclusione (dalla più inclusiva alla meno inclusiva)
Livello sovraordinato Livello di base Livello subordinato
(l’arredamento) (la sedia) (sedia da cucina,
sedia a dondolo...).
Le categorie di base sono le più importanti perché implicano
una certa conformità motoria, presentano somiglianze sul piano
La dimensione morfologico e percettivo (unica immagine mentale), hanno il
verticale maggior numero di attributi comuni e sono intesi come parti di
un tutto, alcuni dei quali sono più salienti di altri, sono rilevanti
sul piano linguistico, massimizzano le somiglianze
intracategoriali e le differenze intercategoriali. Concetto di
validità dell’indizio: un oggetto appartiene a una certa
categoria se possiede una certa proprietà (o indizio). Le
categorie sovraordinato sono più astratte e inclusive, le
subordinate più specifiche e meno informative.
La dimensione Riguarda il modo in cui ogni categoria è organizzata al proprio
orizzontale interno e le relazioni istituite tra i vari membri in termini di
appartenenza e rappresentatività. Il concetto fondamentale è
quello di prototipo inteso come rappresentante migliore, il caso
più chiaro di appartenenza ad una certa categoria.
Teoria standard del prototipo.
migliore esemplare di una data categoria, quello che la rappresenta
Il prototipo come
meglio e che è dotato di maggiore salienza.
Cinque criteri sono rilevanti per l’elaborazione delle categorie:
Le categorie non possono essere definite in base a un elenco di proprietà comuni
intese come condizioni necessarie e sufficienti; la categorizzazione procede in
modo globale e non analitico (non si basa su CNS);
I prototipi di una categoria, in quanto punti focali, sono gli elementi centrali
intorno ai quali si organizza tutta la categoria;
L’appartenenza ad una categoria non è di natura dicotomica ma graduale: avviene in
base al grado di somiglianza con i prototipi di quella categoria;
Le categorie non hanno confini netti e precisi ma sfumati e continui;
Gli esemplari di una categoria non presentano delle proprietà comuni a tutti i
membri ma hanno una somiglianza di famiglia che li raggruppa insieme. 19
Capitolo 6
Questa impostazione si basa sul principio di somiglianza e analogia: si confrontano i
vari elementi di una categoria in base al alla maggiore o minore somiglianza al prototipo,
procedendo in maniera graduale (dal più simile al meno simile o viceversa), attraverso
attività logiche di natura inferenziale. Il prototipo è l’esemplare che possiede il numero
più alto di caratteristiche distintive della categoria, e questa condizione può essere
condivisa da diversi elementi di una categoria (possono esserci più prototipi).
Limiti della teoria standard del prototipo.
In questa teoria si confondono i concetti di rappresentatività e appartenenza alla
categoria. Essi sono infatti due processi distinti: un conto è la rappresentatività
(possedere il maggior numero di proprietà tipiche di una categoria), un conto è
l’appartenenza a una categoria: criteri di somiglianza di famiglia e confronto con il
prototipo sono troppo generici e vaghi.. L’appartenenza a una categoria va fondata su
proprietà essenziali comuni a tutti i
criteri più robusti e precisi come il possesso di alcune
membri della medesima categoria (per gli uccelli, essere ovipari e avere il becco). La
nozione di prototipo come entità costitutiva della struttura non è fondata. Occorre
separare i concetti di prototipo e di struttura della categoria, quindi l’appartenenza alla
categoria non dipende dalla somiglianza col prototipo. Infine, il concetto di validità
dell’indizio non spiega le ragioni per cui certe proprietà sono tipiche e distintive e altre
no, né perché un esemplare diventa prototipo e un altro no.
Teoria estesa del prototipo
La teoria “estesa” del prototipo rivede diverse assunzioni della teoria standard. In primo
luogo si passa da un prototipo inteso come istanza reale a un prototipo inteso come
costrutto mentale: il prototipo diventa un insieme di proprietà astratte.
entità astratta e
Il prototipo diventa la configurazione degli effetti prototipici, ossia l’insieme delle
proprietà salienti che distinguono una categoria da un’altra.
Gli effetti di questa revisione sono:
Una categoria può rimandare a una gamma di referenti diversi senza essere ambigua
(polisemia analitica: uccello comprende pollo, aquila e pinguino senza
ambiguità);
Le proprietà di una categoria possono essere diverse come tipo e come importanza, e
sovrapporsi tra loro;
L’esistenza di esemplari con un maggiore numero di effetti prototipici (quindi più
rappresentativi della categoria);
La presenza eventuale (ma non necessaria) di confini sfumati della categoria (frutto,
comprende anche il pomodoro)
VIOLI:
Prototipicità della categoria Tipicità di significato
Corrisponde al maggiore o valore medio, alla regolarità
Rimanda al concetto di
delle situazioni: l’aquila esemplare possiede i valori
minore grado di possesso di medi delle caratteristiche della sua categoria in termini
effetti prototipici percettivi, morfologici e di comportamento.
Occorre inoltre distinguere tra le proprietà essenziali e le proprietà tipiche di una
categoria.
Proprietà essenziali Proprietà tipiche
Sono comuni a tutti i membri (anche a Sono intese come proprietà specifiche
quelli meno rappresentativi), definiscono aggiunte, soggette a eccezioni e cancellabili
l’appartenenza in negativo (se non ha il senza per questo inficiare il processo di
becco non è un uccello), hanno uno statuto appartenenza (es. struzzo non vola ma
relativamente forte (sono il risultato di una resta un uccello).
convenzione culturale da lungo tempo Tra la proprietà essenziali e quelle tipiche
condivisa), e il loro cambiamento o c’è una gerarchia di rilevanza: le prime
cancellazione è possibile solo pattuendo sono più importanti delle seconde. Anche le
nuovamente il significato dei termini nella proprietà tipiche sono definite dalla cultura
comunità dei parlanti (es. balena, prima di appartenenza, e sono correlate con la
prototipicità categoriale: più proprietà
pesce poi mammifero marino). 20
Capitolo 6
Le proprietà essenziali costituiscono i criteri tipiche ha un elemento più è
di appartenenza (in negativo) di un rappresentativo di una categoria e distintivo
elemento a una categoria. rispetto ad altre categorie.
Il caso della polisemia e la somiglianza di famiglia
I termini dotati di polisemia semantica sono quelle parole che hanno significati diversi
fresco significa:
lungo dimensioni distinte. Per es. la parola
nuovo, recente, appena dato = una notizia fresca (dimensione
temporale),
in condizioni ottimali, incontaminato, puro = latte fresco, aria fresca
(dimensione di stato positivo),
non caldo =una stanza fresca (dimensione termica).
Alcune dimensioni sono in parte sovrapponibili (a e b per frutta e verdura, b e c per
l’aria).
In questa prospettiva, fresco costituisce una categoria polisemica e non può avere un
prototipo perché non è previsto un caso centrale. La polisemia prevede un senso di base
che assume diversi percorsi di senso nei significati derivati.
La spiegazione di questo fenomeno sembra essere la somiglianza di famiglia. Per il
concetto di gioco non esiste un prototipo, né un insieme di proprietà comuni, ma soltanto
somiglianze parziali e locali condivise da almeno due membri della categoria.
L’appartenenza alla categoria è data dall’esistenza di legami parziali e lineari tra coppie di
singoli membri (AB, BC, CD, DE…) che risultano “imparentate alla lontana”.
Ci sono entità che possono essere accomunate dall’appartenenza alle categorie radiali,
cioè categorie in cui c’è un caso centrale e variazioni laterali convenzionalizzate che non
possono essere previste da categorie generali.
Stabilità e instabilità del significato.
Il significato di qualsiasi parola. frase o gesto è flessibile e mutevole per adattarsi al
variare delle condizioni comunicative; ma presenta anche una costanza e una stabilità
che consente un impiego quasi automatico e crea prevedibilità.
- La variabilità e la flessibilità del significato.
I significati di una parola o di un gesto non sono dati una volta per tutte in maniera fissa
e automatica (modello CNS) ma la loro elaborazione è il risultato di un’attività eterogenea
contingente e dinamica fra due o più persone, attività che comprende molte componenti
diverse che si influenzano reciprocamente: le scelte semiotiche, il genere discorsivo, le
convenzioni comunicative, gli scopi dei parlanti ecc.
natura convenzionale del significato (storicamente
Si basa sulla
Cancellabilità dei e culturalmente definito) per cui il significato è oggetto di
tratti semantici negoziazione, modificazione e trasformazione culturale.
confini sfumati e
Molti significati sono caratterizzati da
continui (non male, piuttosto carino…); i qualificatori e i
quantificatori delineano il significato in modo più o meno
Opacità referenziale fuzzy set, una classe
profondo. Il significato diventa un
di unità comunicative con una gradazione semantica
continua: sono le tre/sono quasi le tre; Gianni è
furbo/molti furbo/abbastanza furbo.
Allontanandosi dai casi standard (o prototipici) lo stesso
oggetto può essere definito in modi diversi a seconda
Vaghezza semantica delle circostanze (bicchiere/scodella/tazza/ciotola).
Il significato in molte circostanze non è una categoria discreta
uno schema di salienze sulla cui base operiamo
ma rappresenta 21
Capitolo 6
per inferenza e giudizi parziali di somiglianza.
La molteplicità delle direzioni di significato di una parola non
Polisemia semantica può essere prevista a priori ma solo ricostruita a posteriori
Il significato non è assoluto ma varia in relazione all’espressione
e al contesto in uso (morto: completamente morto, quasi
Graduabilità morto, stanco morto, morto di sonno, morto stecchito, non
semantica ancora morto); la graduabilità semantica implica il superamento
della distinzione tra significato letterale e figurato
Qualsiasi significato non è totalmente prevedibile né
determinabile a priori perché dipende dal contesto, né si
possono dare significati fuori contesto o senza contesto. Ogni
Contesto di uso contesto evidenzia certe proprietà del significato e ne mette in
ombra altre, e le interpretazioni del significato cambiano con il
contesto.
Vengono attribuiti tratti semantici a un oggetto che di per sé
non li possiede ma che li acquista in una situazione contingente:
Risemantizzazione chiamare “sedia” un tavolo, che rimane tale ma in quel
contestuale particolare contesto funge da sedia ovvero consente l’azione del
“sedersi”. La parola pertanto assume una doppia valenza
semantica (tavolo +sedia).
Consente ai parlanti di impiegare i significati in modo flessibile
in funzione delle loro intenzioni comunicative.
Il significato non è uno schema chiuso, univoco, fisso e rigido
Plasticità dei ma rinvia a uno schema mentale e culturale adattabile alle
significati situazioni contingenti degli interlocutori, spiegando la gamma
estesa delle forme comunicative da quelle standard alla
discomunicazione alla comunicazione patologica.
La regolarità dei significati.
I fenomeni di instabilità semantica sono compensati da processi di stabilità semantica,
che sono alla base dell’intelligibilità dei messaggi e della comprensione reciproca fra i
parlanti.
Il significato di cui si presume la competenza è quello condiviso all’interno di una
presuntivo).La stabilità semantica implica una
comunità di comunicatori (significato
qualche forma di convenzione tra i parlanti: la medesima cultura di riferimento fornisce
griglie di categorie, di simboli e rappresentazioni mentali con cui interpretare il mondo,
apprendere e condividere i processi di significazione e si sistemi di segnalazione
di convenzionalizzazione). Il processo di convenzionalizzazione richiede la
(processo
partecipazione attiva degli interlocutori, la negoziazione e la condivisione delle regole,
delle pratiche, dei valori e dei significati.
Format comunicativi:
sequenza strutturata di scambi interattivi che consente di raggiungere insieme uno
una
scopo, di seguire le medesime procedure e sistemi di regole, nonché di condividere il
significato di ciò che si sta dicendo o facendo. Molti format presentano un’elevata
regolarità (scambio di saluti, richiesta di scuse…) e si parla di format standard.
Processi di riproduzione Processi di produzione
I format comunicativi tendono a ripetersi nel I format comunicativi non sono totalmente
tempo in maniera stereotipata, generando vincolati dal passato e dalla regolarità dei
vere e proprie “routine comunicative”, contesti ma prevedono e producono
nonché a stabilire una continuazione con le variazioni e deviazioni in base ad elementi
convenzioni semantiche e comunicative del di novità.
La regolarità del contesto è un fatto
passato. Tale ripetizione rende stabili e storico e culturale, non una necessità
regolari i significati, e si basa sulla regolarità logica, e il passato non determina il
e stabilità dei contesti. Il contesto standard presente.
è quello che presenta una elevata regolarità Le variazioni contestuali in funzione della
nelle interazioni, negli eventi e negli scambi
La regolarità dei contesti è la richiedono un
situazione contingente
comunicativi. 22
Capitolo 6
regolarità dei significati. lavoro di riaggiustamento e negoziazione.
Componenti essenziali del significato sono regolarità e variazione, che si
presuppongono e si implicano a vicenda. In sintesi stabilità e instabilità del significato
spazio comunicativo dei
costituiscono due poli che oscillano continuamente e; creano lo
significati in cui si giocano le interazioni e le relazioni tra le persone e che consente di
collegare il flusso dei significati al flusso dell’esperienza.
Significato, contesto e indessicalità.
Testo e contesto sono due aspetti del significato che interagiscono fra loro in modo
intrinseco. Non c’è testo senza contesto (e viceversa).
Il contesto va inteso come l’insieme delle condizioni, delle opportunità e dei vincoli
spaziali, temporali, relazionali, istituzionali e culturali che assieme a un dato testo genera
il significato come unità comunicativa.
Il contesto non un a priori oggettivo né tanto meno un contenitore vuoto, già dato,
universale e uguale per tutti, bensì è il risultato di scelte e negoziazioni fatte dai
comunicatori in un data situazione. Il contesto dipende dai numerosi punti di vista che si
possono assumere di fronte a una data situazione (molteplicità contestuale); ogni
contesto particolare può essere inglobato in un altro più generale (gerarchia
contestuale); il passaggio da un livello contestuale a un altro si chiama slittamento di
contesto.
Prospettiva Il contesto è la matrice del significato di una data parola o
esternalista frase, in quanto di volta in volta filtra e attiva certe proprietà
semantiche e ne inibisce altre; di per sé nessuna proprietà può
essere cancellata dal contesto.
Prospettiva Il testo contribuisce a definire il contesto, in quanto da una
internalista parola sono attivati certi contesti standard invece che altri.
Qualsiasi testo comporta vincoli di applicabilità e fornisce
istruzioni per la costruzione della situazione e per la sua
interpretazione.
Prospettiva Testo e contesto sono due entità che si integrano in modo
interazionista intrinseco e che si rimandano a vicenda continuamente, per le
quali è impossibile discernere gli aspetti semantici pertinenti
all’uno o all’altro. Il significato è la sintesi di un testo e di un
contesto in maniera congiunta, dinamica e contingente.
Gestione locale del significato: il significato è creato dalla capacità dei partecipanti d
mettere in comune i propri pensieri in una data situazione; il significato non è prodotto da
principi generali e astratti ma attivato in maniera contingente nel flusso delle interazioni
degli interlocutori.
In questa concezione, i concetti non vanno intesi come entità mentali fisse e statiche,
ma come costruzioni mentali temporanee elaborate in base alle informazioni elaborate
nella memoria di lavoro in funzione degli scopi e del contesto. (BARSALOU)
Il fuoco comunicativo riguarda il modo in cui gli interlocutori orientano il loro interesse
e l’attenzione sugli aspetti prominenti di un certo atto comunicativo; è un processo attivo,
dinamico e reciproco di condivisione che richiede tempo.
La deissi è l’insieme delle espressioni linguistiche che fanno riferimento diretto alla
situazione comunicativa nel tempo e nello spazio. Il significato delle espressioni deittiche
(o indessicali) può indicare un referente solo se è definito in modo preciso il contesto in
cui ha luogo la frase.
Per es. la frase: Fatti trovare qui fra dieci minuti, non può essere compresa se non si
conoscono gli indici spaziali, temporali e contestuali. 23
Capitolo 6
L’indessicalità ancora il significato e l’interpretazione di una frase al suo contesto di uso. I
segni significano qualcosa ma servono anche a indicarlo e a collegarlo agli altri aspetti del
contesto.
Gli elementi indessicali, o indizi di contestualizzazione, sono degli indicatori verbali
e non verbali che servono a definire l’identità sociale dei partecipanti (titoli onorifici, dare
del tu/lei, ecc.), l’attività sociale in oggetto (dichiarativi, interrogativi, imperativi,
linguaggio specialistico…), l’atteggiamento affettivo positivo o negativo con cui intendere
l’enunciato (quantificatori, superlativi, caratteristiche paralinguistiche…), l’atteggiamento
epistemico (di sicurezza, dubbio ecc.) del parlante nei riguardi dell’enunciato prodotto
(forme avverbiali, incisi, presupposizioni, condizionale…).
La gestione locale del significato implica la capacità di declinare le strutture
comunicative in funzione delle condizioni contingenti di una data situazione attraverso
l’appropriato impiego degli indessicali, che servono al parlante per manifestare il proprio
atteggiamento verso ciò che sta dicendo e il modo in cui va interpretato. Gli indessicali
rappresentano i presupposti contestuali in base a cui il messaggio in oggetto assume un
certo significato e forniscono la cornice di interpretazione di ciò che è detto.
Significato letterale e significato figurato.
Significato denotativo e significato connotativo.
Denotazione: l’attribuzione di un significato ovvio (o primario), convenzionale e neutro a
una certa parola o espressione; implica l’insieme delle proprietà di base di una data
categoria semantica.
Connotazione: l’attribuzione di un significato associato (o secondario) a una parola o
espressione in aggiunta a quello primario.
Le parole piccino, bimbo, pupo, bambino hanno lo stesso significato denotativo ma
differente connotazione. Questa distinzione è superata: abbiamo già visto che il
significato è una totalità unitaria e composita che trascende questa distinzione e si
manifesta nella sua interezza assumendo componenti denotative e connotative in ogni
atto comunicativo.
-Oltre il significato letterale.
Il significato letterale concerne il significato linguistico generato dalla combinazione
delle singole parole presenti in un enunciato ed è il risultato di operazioni esclusivamente
linguistiche (fonologiche, lessicali e sintattiche). Si tratta del significato primario,
semplice e immediato di una frase e rappresenta la base per qualunque interpretazione
successiva. Si basa sull’assunto che il significato sia indipendente dal contesto e dall’uso
delle parole fatto dai parlanti.
Il significato figurato invece comporta il ricorso a metodi espressivi che, facendo
riferimento al significato letterale, lo impiegano in modo simbolico attribuendovi un
significato secondario.
GRICE: la logica del linguaggio si riferisce ai significati letterali, la logica della
conversazione si applica alle regole che le persone usano per inferire ciò che
l’interlocutore intende comunicare e che sono alla base delle implicature conversazionali.
Secondo questa impostazione è previsto un modello a tre stadi:
Comprendi il significato letterale di una frase;
Verifica il significato letterale ottenuto, con il contesto;
Se il significato letterale ha senso accettalo, altrimenti cerca un significato non
letterale che abbia senso in quel contesto.
Questo vorrebbe dire che il significato letterale è chiaro ed evidente (non problematico),
ed indipendente dal contesto; che il significato letterale ha una priorità incondizionata e
va cercato per primo; che il significato letterale deriva in maniera automatica quindi non
24
Capitolo 6
richiede un’elaborazione complessa, mentre il significato figurato deriva in modo
opzionale e richiede maggior impegno.
OBIEZIONI: il significato letterale non è unicamente il risultato di una decodifica
linguistica ma esige un’interpretazione semantica: i connettivi logici, i quantificatori
(alcuni, pochi, tanti), i termini deittici (qui, là, adesso), gli aggettivi (buono, alto, costoso)
e i pronomi (egli, noi, loro) hanno un significato graduato e graduabile che necessita del
contesto per una corretta interpretazione (poche persone riferito alla cucina o allo stadio).
Il significato letterale e figurato hanno gli stessi tempi neurologici di comprensione e di
risposta, quindi non è necessaria la comprensione prima del significato letterale: la
valutazione di entrambe le forme di significato è immediata.
Il significato dipende dagli assunti di base, che appartengono all’enciclopedia delle nostre
conoscenze e sono derivati dall’esperienza all’interno della nostra cultura di
appartenenza.
Qualsiasi enunciato offre delle opportunità interpretative che l’interlocutore deve scegliere
e attivare. - Il significato metaforico.
Il significato figurato si manifesta attraverso l’uso di una vasta gamma di figure
retoriche (metonimia, sineddoche, iperbole, litote, ossimoro, allegoria, anafora ecc.) e
figure grammaticali (ellissi, pleonasmo, iperbato, asindeto ecc.).
Discorso a parte per la metafora per il suo valore comunicativo e le implicazioni
pragmatiche (significato metaforico). 25
Capitolo 6
Modello semantico La metafora è considerata come un’anomalia e una
deviazione semantica: in essa vi è un errore denotativo poiché
non può significare ciò che afferma direttamente. Occorre
quindi correggerla, trasformando il senso metaforico con una
parafrasi letterale corrispondente, e poi sostituirla.
Modello della Considera la metafora come un confronto indiretto e
comparazione implicito tra due termini dissimili (mentre il paragone
confronta due termini simili) in cui si asserisce che il primo
termine ha un certa somiglianza con il secondo sulla base
della condivisione di determinate proprietà (il lavoro è una
prigione). Questo modello spiega la parzialità, la direzionalità,
l’asimmetria e il valore creativo della metafora, ma non
l’irreversibilità né la selezione dei tratti salienti per la
comparazione.
Modello Le metafore sono comprese direttamente in quanto al primo
dell’attribuzione di termine sono attribuite proprietà della categoria costituita dal
proprietà secondo termine. (x è come un y).
Questo modello spiega l’irreversibilità della metafora (per la
diversa configurazione attributiva), il valore metaforico
dell’enunciato, la possibilità che enunciati letterali assumano
valore metaforico, la genesi della metafora come doppia
referenza
La metafora ha grande rilevanza comunicativa perché esprime quel che non si può
esprimere direttamente, comunica un fascio di proprietà in modo compatto, genera
immagini mentali vivide e dinamiche ignote al linguaggio letterale essendo una forma di
rappresentazione concettuale e di simbolizzazione (metaforicità del pensiero) 26
Capitolo 7
7. INTENZIONE E COMUNICAZIONE
Il concetto di intenzionalità.
L’essere umano è naturalmente predisposto ad agire in modo dotato di intenzionalità.
DENNETT parla di atteggiamento intenzionale inteso come predisposizione naturale ad
interpretare l’azione di qualsiasi entità (artefatti, animali, neonati e adulti) come se fosse
pianificata in modo consapevole e come se fosse dotata di un intenzione, regolata da un
sistema di desideri, credenze e scopi.
Questo atteggiamento è profondo e globale (include anche gli oggetti inanimati), e pone
le premesse per creare prevedibilità nel corso delle interazioni umane in quanto siamo
addestrati a prevedere le intenzioni degli altri e ad anticipare le loro azioni.
Quando la comunicazione procede in maniera naturale e automatica vuol dire che le
nostre aspettative sono state confermate (comunicazione per default), ma molto
spesso accade che si verifichino delle rotture o deviazioni che generano sorpresa o anche
allarme che innescano comportamenti di controllo e verifica.
Intenzionalità come proprietà Intenzionalità come proprietà di
essenziale della coscienza umana in un’azione compiuta in modo deliberato,
quanto coscienza di qualcosa. Gli stati volontario e “di proposito” per
mentali riguardano e sono diretti verso un raggiungere un certo scopo. Tale azione
certo stato del mondo (in-tendere, ricade all’interno della propria responsabilità
tendere verso): può essere una credenza, consapevole e diventa oggetto di sanzione
una paura, un desiderio eccetera morale (approvazione o punizione); si
(BRENTANO). contrappone ad accidentale, non fatto
apposta.
In entrambi i casi l’intenzionalità è una proprietà di certi stati mentali, per cui non
tutti gli stati mentali sono intenzionali
In psicologia l’intenzione è la condotta diretta al raggiungimento di uno scopo
Volontà e proposito di fare delle cose, corrisponde alla
Intenzione progettazione e pianificazione di un’azione per il
antecedente o conseguimento di uno scopo. Non tutte le intenzioni
anteriore antecedenti si traducono in azioni concrete (possono
restare solo intenzioni).
Capacità di intervenire in modo intenzionale in una circostanza
imprevista. Tutte le azioni intenzionali prevedono le intenzioni
Intenzione - in-azione - in-azione, ma non tutte le azioni intenzionali hanno
un’intenzione antecedente (cioè non tutte sono pianificate).
L’elaborazione delle intenzioni richiede uno stato di coscienza, perché l’intenzione è
sempre un processo consapevole.
Consapevolezza percettiva e cognitiva, ovvero delle percezioni e
dei pensieri.
Coscienza intesa Consapevolezza metacognitiva e introspettiva, ovvero funzione di
come: riflessione sui propri processi mentali attraverso l’introspezione.
Funzione di monitoraggio e di controllo, cioè condizione di
vigilanza focalizzata contrapposta ad uno stato inconscio.
insieme delle condizioni
Nei processi comunicativi la coscienza va intesa come un
necessarie affinché emerga uno stato di coscienza.
La coscienza è un processo globale e a largo spettro, da qualcuno identificata con la
consapevolezza di quanto è contenuto nella memoria di lavoro; essa agisce in maniera
seriale, ovvero un’azione alla volta (a differenza dell’inconscio i cui processi operano
contemporaneamente e in parallelo) con una capacità limitata.
Intenzioni Desideri 27
Capitolo 7
Disposizioni anticipatorie in grado di attivare la Disposizioni anticipatorie in grado di
condotta del soggetto attivare la condotta del soggetto
Non sono né vere né false, ma possono essere Non sono né veri né falsi, ma possono
soddisfatte o meno da certe condizioni di realtà. essere soddisfatti o meno da certe
condizioni di realtà.
Costituiscono il motore motivazionale Costituiscono il motore motivazionale
dell’organismo. dell’organismo.
L’intenzione è soddisfatta solo se l’intenzione Il desiderio è soddisfatto nel momento
produce l’azione che porta al risultato che si in cui si raggiunge il risultato
vuole raggiungere. L’intenzione è desiderato in qualunque modo esso sia
autoreferenziale perché è soddisfatta dalle raggiunto.
condizioni esterne solo se risultano dalle azioni
che ha messo in atto.
Intenzioni Credenze
Sono caratterizzate dall’esigenza di modificare Sono conoscenze idonee a
un certo stato di cose nel mondo. rappresentare la realtà a livello
cognitivo.
Intenzioni Scelte
L’intenzione è un sottoinsieme di ciò che uno La scelta è di ordine superiore: una
sceglie, perché è il risultato di una scelta scelta può avere conseguenze positive
e negative quindi l’effetto indesiderato
(ma previsto) di una scelta
consapevole non è comunque oggetto
dell’intenzione.
Si ha uno scambio comunicativo solo quando il messaggio è prodotto intenzionalmente
dal parlante e riconosciuto ed interpretato intenzionalmente dal destinatario. Senza la
presenza di un comportamento intenzionale reciproco il messaggio è soltanto informativo
e non comunicativo (delirio febbrile, gaffe, lapsus sono segnali informativi, non
comunicativi; ugualmente se il destinatario non sente o non presta attenzione non c’è
comunicazione).
L’intenzione comunicativa da parte del parlante.
Livelli di intenzione.
Quando produce un atto comunicativo il soggetto ha un’intenzione globale di
comunicare qualcosa a un destinatario in modo più o meno unitario e coerente.
GRICE distingue tra intenzione informativa (ciò che è detto, cioè la semplice
trasmissione di un contenuto), e intenzione comunicativa (ciò che è significato, ciò che
si intende dire, cioè la volontà di rendere consapevole il destinatario di qualcosa di cui
prima non era consapevole).
JASZCZOLT ha aggiunto il principio dell’intenzione primaria che consiste
nell’intenzione referenziale, cioè la volontà riferirsi a determinati aspetti della realtà
oggetto dello scambio comunicativo.
L’intenzione globale va comunque intesa come intenzione unitaria di voler comunicare
qualcosa da un comunicatore a un destinatario, ed è un incrocio di sintesi tra mondo
interno (ciò che il soggetto intende dire), mondo esterno (la realtà a cui si fa riferimento)
e il messaggio prodotto (ciò che viene detto attraverso un sistema di comunicazione).
La graduabilità della intenzione comunicativa.
L’intenzione comunicativa non è caratterizzata da un meccanismo “on-off” ma è una
variabile continua, caratterizzata da graduazione, in grado di generare un processo di
sfumature.
La graduabilità intenzionale Essa consente di mettere a fuoco e calibrare i diversi atti
comunicativi nel corso delle interazioni della vita quotidiana (atti comunicativi semplici e
28
Capitolo 7
ordinari –come i saluti- ad atti in cui l’intenzione dev’essere focalizzata: comunicazione
seduttiva, ironica, ingannevole…)
La forza dell’intenzione è direttamente proporzionale all’importanza dei contenuti, alla
rilevanza dell’interlocutore e alla natura del contesto (formale, informale, pubblico,
privato). La forza dell’intenzione consiste nella messa a fuoco dell’atto comunicativo e
nella precisione e puntualizzazione del messaggio.
Un singolo atto comunicativo può essere governato da una pluralità di intenzioni
incastrate l’una nell’altra e disposte in base a una gerarchia delle intenzioni.
E’ il caso della menzogna preparata:
Intenzione nascosta Intenzione manifesta o evidente
o latente
Il soggetto intende Il parlante intende trasmettere le informazioni false o
ingannare il destinatario manipolate al destinatario.
manomettendo e Intenzione informativa Intenzione di “sincerità”
falsificando le Il parlante desidera dare al Il parlante desidera che il
informazioni. destinatario le informazioni destinatario creda che egli crede
false o manipolate come se vere le cose che ha detto. (Regola
fossero vere. della sincerità di Searle: desidero
che tu creda che io credo in quel
che dico)
Principio della “pars pro toto”: nella produzione di un atto comunicativo il parlante
può esprimere soltanto una parte dei suoi contenuti mentali. Questo principio ha un
preciso fondamento biologico, in quanto l’articolazione della laringe rappresenta un collo
di bottiglia nel sistema comunicativo.
Questa gradualità delle intenzioni comunicative rende complesso l’atto comunicativo
regia cognitiva ed emotiva, ed è soggetto a
perché richiede un continuo processo di
sfumature, incertezze e ambiguità. L’esito comunicativo dell’articolazione intenzionale è
l’aumento dei gradi di libertà del soggetto che può scegliere un percorso di senso invece
di un altro.
La pluralità di scelta e la gradualità intenzionale implicano l’opacità intenzionale poiché
l’intenzione comunicativa concretizzata in una frase o in un gesto è limitata, parziale e
sfumata, e richiede un lavoro inferenziale da parte del destinatario.
L’intenzione comunicativa e la sintonia semantica.
- Intenzione comunicativa e attenzione.
L’attenzione consente di selezionare le informazioni più salienti per elaborare un atto
comunicativo e sostiene la messa a fuoco di un’intenzione comunicativa.
L’attenzione presiede all’elaborazione delle informazioni attraverso due tipi di
processamento:
Il processamento automatico Il processamento controllato
E’ rapido, coinvolge solo la memoria a breve E’ lento, richiede notevoli risorse
termine e non richiede risorse attentive; possono attentive e si svolge in modo seriale:
svolgersi in parallelo più processi automatici un processo per volta sotto il costante
contemporaneamente senza causare fenomeni di controllo diretto del soggetto
interferenza reciproca e senza un controllo (attenzione assidua).
diretto da parte del soggetto.
Il passaggio dal processamento controllato a quello automatico è reso possibile
dall’esercizio attraverso l’acquisizione di abitudini.
Per atti comunicativi routinari (i saluti, o le domande stereotipate) è sufficiente un
processamento automatico, per atti impegnativi e molto complessi (parlare in pubblico, o
mentire) è necessario un processamento controllato.
I livelli dell’intenzione comunicativa: 29
Capitolo 7
Il soggetto non ha una specifica intenzione comunicativa
Livello 0 (informazione) e reagisce in modo automatico a uno stimolo esterno
pre-attentivo): manifestazioni
(processamento
involontarie (trasalimento, rossore, delirio febbrile)
Fra il livello 0 e 1 si possono mettere i lapsus, gli atti mancati, le azioni sbadate e le
amnesie momentanee: condotte che fanno riferimento a sovrapposizione di processi
cognitivi con reciproca interferenza e che creano atti comunicativi distorti.
Livello 1 (intenzioni di Comprende sia atti comunicativi stereotipati (i saluti) sia
primo livello o intenzioni gli scambi comunicativi comuni e abitudinari, che siano
comunicazione
semplici) di natura richiestivi o proposizionale. E’ la
per default, supportata dall’attenzione orientata (azione
automatica dell’attenzione il cui controllo viene
ripristinato dalla comparsa di una condizione insolita.
Fra il livello 1 e 2 si hanno intenzioni comunicative che variano per articolazione e
complessità (quando si riporta il discorso di un altro).
Livello 2 (intenzioni di Il soggetto ha la consapevolezza di comunicare
comunicazione focalizzata, per
secondo livello o meta- comunicando. E’ la
esempio la battuta di spirito, la comunicazione ironica,
comunicazione) seduttiva…
Rientrano in questo ambito gli atti regolati da una
pluralità di intenzioni (comunicazione menzognera o
l’attenzione
obliqua). A questo livello entra in gioco
focalizzata assidua (concentrazione continua delle risorse
attentive sul compito da eseguire).
La sintonia semantica e l’ipotesi del “processore comunicativo centrale”.
La sintonia semantica è un processo attraverso cui tutti i sistemi di significazione
(verbali e non verbali) vengono coniugati in un atto unitario affinché si manifesti una
intenzione comunicativa globale: le diverse componenti del significato sono organizzate e
integrate in modo più o meno coerente per la definizione finale dell’atto comunicativo.
Questa fusione avviene sia fra gli elementi dello stesso sistema di segnalazione (livello
orizzontale) sia fra gli aspetti che appartengono a diversi sistemi di segnalazione e
significazione (livello verticale).
Si giunge così al significato modale, ovvero il significato prevalente e predominante che
un atto comunicativo assume in condizioni per default, quando si applica il principio di
assumere per garantito. Si tratta di un significato ricorrente che non è dato in maniera
automatica e necessaria ma può essere oggetto di negoziazione fra i partecipanti.
Si può ipotizzare che il processo della sintonia semantica sia generato da un processore
comunicativo centrale (PCC) paragonabile al “sistema operativo” di Johnson-Laird o al
“processore centrale” di Mandler, che sovrintende ai processi esecutivi come
pianificazione, rievocazione, produzione lessicale e sintattica e monitoraggio.
Secondo la neuropsicologia sperimentale, la maggior parte delle operazioni mentali sono
elaborate in modo automatico: il PCC esercita un controllo consapevole sull’esito
comunicativo, perché bilancia il peso e il contributo delle singole componenti semantiche
nella determinazione finale del significato di un certo atto comunicativo.
L’ipotesi del PCC è conforme al modello connessionista che prevede un processamento
distribuito parallelo (PDP) della conoscenza. Secondo questo modello, la mente è formata
da una rete di connessioni che operano in parallelo: in tal senso ogni intenzione
comunicativa è costituita da un sistema di attivazione di diverse unità, ognuna delle
quali rappresenta il grado di assenza o presenza di un certo significato o pensiero; quindi
il significato e l’intenzione operano non in modo dicotomico (“tutto o niente”) ma
attraverso variazioni graduate e continue. Inoltre nell’ipotesi del PCC il significato è
l’esito di tale sistema di attivazione e non semplicemente appartenente a un sistema di
significati e simboli; infine l’apprendimento è possibile anche a partire da singoli esempi e
il processo di generalizzazione consente di applicarne il significato a nuove circostanze. 30
Capitolo 7
L’ipotesi del PCC appare conforme anche con il concetto di spazio globale di lavoro:
l’intenzione comunicativa è il risultato dell’attività del sistema nervoso centrale in cui i
diversi meccanismi (o processori) di elaborazione delle informazioni competono fra loro
per avere accesso alla possibilità di trasmissione. Il processore che vince trasmette la sua
informazione a tutto il sistema nervoso. Tale architettura di lavoro può essere
rappresentata come un teatro di lavoro in cui le singole intenzioni comunicative agiscono
sulla scena come un fascio luminoso, governato dalla regia selettiva dell’attenzione del
soggetto.
L’intenzione comunicativa e la generazione del messaggio.
L’intenzione comunicativa è strettamente legata alla generazione del messaggio cioè
all’organizzazione e collocazione di un atto comunicativo nel corso di un’interazione fra
due o più partecipanti.
Il modello olistico-funzionale di Levelt.
Le diverse unità dell’interazione comunicativa sono identificate e categorizzate come
entità globali secondo la loro funzione. La comunicazione è un atto sinergico e complesso
la concettualizzazione del messaggio, la
che prevede l’intervento di diverse funzioni quali
formulazione grammaticale e fonologica, la sua articolazione effettiva e il processo di
sua
auto-monitoraggio.
Il Concettualizzatore è l’insieme dei processi mentali quali elaborare un’intenzione,
selezionare le informazioni pertinenti, organizzare il modo in cui esprimerle, prestare
attenzione alla propria produzione controllando cosa si sta dicendo.
Per elaborare mentalmente un messaggio il soggetto deve accedere alle
Conoscenze dichiarative o Conoscenze procedurali
proposizionali
Proposizioni che stabiliscono una Riguardano i modi e i procedimenti necessari
relazione tra due o più elementi o idee. allo svolgere delle azioni nei diversi contesti, e
Possono essere rappresentate da una queste conoscenze sono attivate dalla memoria
rete semantica in cui i nodi sono gli di lavoro.
elementi di conoscenza messi in E’ una forma di conoscenza in azione, perché
relazione tra loro. stabilisce un rapporto strumentale (tipo mezzi-
L’insieme di queste conoscenze fine) fra i singoli elementi di conoscenza, si
costituisce l’enciclopedia delle basa su un sistema sufficientemente preciso di
conoscenze che sono contenute nella regole e si traduce nelle azioni e nelle abitudini
memoria a lungo termine. della vita quotidiana.
Quando il soggetto si è fatto una rappresentazione mentale di quanto intende comunicare
ha definito il messaggio preverbale che è l’output del Concettualizzatore.
Messaggio preverbale
Macropianificazione Micropianificazione
Comprende la consapevolezza e Conferisce una adeguata forma preposizionale a
l’elaborazione di una intenzione ognuna delle parti dell’informazione e attribuisce
comunicativa, col conseguente una prospettiva informativa (cioè una messa a
recupero delle informazioni da fuoco) a ciò che si intende comunicare
manifestare.
Il messaggio preverbale una volta articolato diventa l’input del Formulatore, che traduce
la struttura concettuale in una struttura linguistica
Codifica grammaticale Codifica fonologica
Procedure per avere accesso ai lemmi e per Individua il piano fonetico (o articolatorio)
realizzare la costruzione sintattica del corrispondente ad ogni lemma. Come
secondo le regole immagazzinate ho il piano fonetico, che diventa
messaggio output 31
Capitolo 7
nell’Archivio Sintattico; il risultato è l’input per l’Articolatore che attraverso i
l’elaborazione di una struttura di superficie muscoli facciali, la respirazione e gli organi
del messaggio. di fonazione produce il discorso.
Il prodotto dell’articolazione è il discorso pronunciato: poiché il parlante può ascoltare ciò
che dice, egli può compiere un’azione di auto-monitoraggio su quanto sta dicendo.
Questo processo di ascolto, realizzato attraverso il sistema di comprensione del parlato,
produce la riattribuzione del significato ai suoni da lui emessi.
Il modello di Levelt segue una pianificazione top-down (o prescrittiva) sottolineando il
piano cognitivo sotteso alla generazione del messaggio. L’intenzione comunicativa è il
perno della produzione del messaggio, e ha la funzione di produzione di senso.
Il limite principale di questo modello è generazione del messaggio come processo globale
e come attività decontestualizzata, che abbiamo visto essere priva di significato.
Questo modello non spiega perché le persone dicono quello che dicono in una certa
situazione e non in un’altra simile, e non riesce a spiegare la variabilità e la presenza di
incoerenze nella produzione di messaggi.
- Il modello della gestione locale del messaggio.
Ogni messaggio non è pianificato né eseguito secondo un insieme astratto e universale di
regole ma secondo le condizioni del contesto di riferimento. La generazione di ogni
messaggio dipende dalla capacità di gestione locale dei pensieri e delle condizioni
contestuali da parte del parlante in rispondenza a una data intenzione comunicativa e in
riferimento a uno specifico destinatario.
L’elaborazione del messaggio è collegata al fuoco comunicativo:
è un processo attivo di concentrazione dell’attenzione e dell’interesse del parlante
su certi aspetti della realtà che è condivisa con il destinatario.
Indica anche la propria prospettiva su questi aspetti.
Produce pertinenza comunicativa
Riguarda gli aspetti centrali che hanno la funzione di figura rispetto al resto che fa
da sfondo: alcuni elementi diventano più prominenti e importanti di altri
attraverso l’accentuazione dei meccanismi espressivi (scelta delle parole,
enfasi, gesti…)
È guidato da una specifica intenzione e si svolge lungo un certo percorso
comunicativo che il soggetto percorre attraverso il campo dei propri pensieri
Il messaggio non è quindi frutto di una pianificazione o un atto unificato e confezionato
un insieme di pensieri ciascuno dei quali ha effetti distinti.
nella sua interezza, ma è
Il processo di focalizzazione comunicativa conduce a una determinata rappresentazione
mentale (cognitiva e affettiva) della situazione ed è intimamente collegato con le
condizioni contestuali a disposizione del parlante. Può spiegare la presenza di incoerenze
e frammentazioni nella generazione di specifici messaggi in quanto un flusso di pensieri e
intenzioni non è necessariamente funzionale o coerente.
Intenzioni e strategie comunicative.
La generazione e la pianificazione di un messaggio guidate da un’intenzione
comunicativa, comporta l’adozione di una strategia comunicativa: per essere efficace
l’atto comunicativo va organizzato in maniera strategica nella selezione dei contenuti da
manifestare e nelle modalità espressive da seguire. La strategia comunicativa è la scelta
dell’azione comunicativa più pertinente in una data situazione.
Ogni strategia ha un carattere di contingenza (confronta diverse situazioni precedenti
simili e adatta alla situazione la condotta ritenuta più produttiva) è locale e va calata hic
et nunc (quel che è stato efficace in una circostanza può non esserlo in un’altra), ha un
carattere di novità (pur riprendendo ipotesi e soluzioni precedenti implica la creazione di
un percorso comunicativo specifico ottimizzando le opportunità e riducendo i vincoli) e
creatività (anche quando è ripetuta, comporta variazioni e differenziazioni locali. 32
Capitolo 7
La strategia implica un processo di calibrazione cognitiva e affettiva del messaggio,
che consiste in una organizzazione coerente e dinamica dei molteplici aspetti semantici,
sintattici, espressivi, motori e fisici che costituiscono l’atto comunicativo. L’efficacia di tale
processo è verificabile soltanto a posteriori in quanto solo dopo l’attuazione di una
determinata strategia comunicativa siamo in grado di valutarne gli effetti: le esperienze
favoriscono l’acquisizione di competenze più robuste e valide nel comunicare ma non si
traducono in percorsi precostituiti a priori.
Il rapporto tra intenzione e strategia comunicativa è un rapporto uno-a-molti: una certa
intenzione può trovare diverse strategie di comunicazione.
L’intenzione comunicativa da parte del destinatario.
- L’ipotesi dell’intenzionalismo e il problema della trasparenza intenzionale.
Intenzionalismo: il significato di un atto comunicativo dipende dall’intenzione del
parlante, e il compito del ricevente è riconoscere l’intenzione di partenza del parlante.
GRICE ,definendo il significato come “ciò che si intende dire” (meaning-intention),
condivisione consapevole dell’intenzione comunicativa del parlante: lo
presuppone una la reciproca consapevolezza tra parlante e
scambio comunicativo si spiega attraverso
destinatario ovvero A sa che B sa che A sa che B sa (e così via) che A ha un’intenzione
comunicativa. Il destinatario è in grado di riconoscere con successo l’intenzione del
parlante attraverso un corretto processo di inferenza (inferenza autorizzata). Lo scambio
comunicativo comporta la reciproca consapevolezza dello stato mentale dell’altro
(consapevolezza della consapevolezza altrui) fra il parlante e l’interlocutore, come due
specchi uno di fronte all’altro.
Trasparenza intenzionale: la comunicazione è il risultato di un’intenzione complessa
che è soddisfatta nel medesimo momento in cui è riconosciuta dal destinatario
Sia la trasparenza intenzionale che l’intenzionalismo tuttavia non spiegano la natura
contingente e dinamica della produzione di senso nel corso degli scambi comunicativi, che
sono caratterizzati da moltissimi altri fenomeni: opacità e condensazione semantica,
ambiguità e indeterminatezza del significato, gradualità intenzionale, focalizzazione
tematica eccetera.
- Dalla reciprocità intenzionale all’attribuzione dell’intenzione.
Reciprocità intenzionale: per avere successo lo scambio comunicativo deve essere
caratterizzato da un intenzione comunicativa da parte del parlante ma anche da suo
riconoscimento da parte del destinatario: l’atto di riconoscimento implica un’attività
consapevole e precisa, e la partecipazione del ricevente nell’elaborazione del significato: il
destinatario è importante quanto il parlante.
Interazionismo simbolico (MEAD): la comprensione dell’intenzione del parlante da
parte del destinatario si fonda su una speciale forma di conoscenza che non è disponibile
l’analogia con il sé (egli è come me: di conseguenza, sono nella situazione
in altri ambiti:
per capire la sua intenzione). Comprendere l’intenzione del parlante significa assumere
che il suo atto comunicativo abbia un significato e impegnarsi per scoprirlo. Condizione
fondamentale è un ambiente cognitivo reciprocamente conosciuto, in cui ogni intenzione
manifesta è manifesta a entrambi i partecipanti.
Tuttavia in questo scambio bidirezionale c’è una suddivisione asimmetrica della
responsabilità comunicativa:il parlante risulta in un certo senso più importante del
destinatario che si ritrova in una posizione di dipendenza semantica, dovendo condurre
una sorta di “lavoro filologico per interpretare l’intenzione del parlante.
Opacità intenzionale: i contenuti mentali e intenzionali del parlante sono inaccessibili a
qualsiasi interlocutore, pertanto esiste sempre uno scarto sistematico e rilevante tra
l’intenzione e il riconoscimento. 33
Capitolo 7
Principio del “totum ex parte”: il destinatario attribuisce un’intenzione completa e
coerente dell’atto comunicativo sulla base di un insieme ristretto di indizi parziali e di
elementi comunicativi. Il destinatario perciò non “riconosce) semplicemente l’intenzione
autonomo (realizzato
del parlante, ma gli attribuisce un’intenzione, con un processo
attivo (dipende solo dalle abilità e dall’attività del ricevente),
solo dal destinatario),
soggettivo (esprime il punto di vista e la sensibilità del destinatario).
Procedendo a un’attribuzione di intenzione il destinatario può riconoscere l’intenzione del
parlante in modo preciso e attendibile, ma anche la possibilità di attribuirgli un’intenzione
sbagliata per raggiungere determinati suoi scopi.
Prospettiva machiavellica della comunicazione: attribuire al parlante l’intenzione più
malevola e sfavorevole in modo da avere più probabilità di prevenire e difendersi dalle
sue mosse, e di elaborare strategie efficaci di intervento con probabilità di successo
(atteggiamento cautelativo e prudente con determinazione all’azione).
L’attribuzione di un’intenzione comunicativa dal destinatario al parlante è condizione
essenziale della comunicazione, poiché entrambi hanno differenti punti di vista
sull’argomento oggetto dello scambio comunicativo, dato che danno maturato un
differente bagaglio di esperienze in termini qualitativi e quantitativi.
- La pluralità di interpretazioni dell’intenzione comunicativa.
Pluralità di interpretazioni: il processo di attribuzione intenzionale garantisce una
gamma estesa di gradi di libertà che si manifesta in una pluralità di interpretazioni
dell’intenzione comunicativa. Il significato letterale o figurato di un enunciato dipende
dall’attribuzione di intenzione operata dal destinatario, e rappresenta solo una fra le
soluzioni a disposizione.
Principio dell’assumere per garantito (BACH): il destinatario propende a cogliere il
primo senso dell’atto comunicativo che gli viene in mente e che non è immediatamente
contraddetto da un altro significato. Questo processo è radicato nella routine degli scambi
comunicativi: una struttura a forma di script consente di prevedere l’intenzione
comunicativa del parlante, di individuare il suo significato presunto e di seguire
un’interpretazione preferenziale.
In molte circostanze, nei giochi comunicativi (di qualunque natura) l’attribuzione delle
intenzioni comunicative rappresenta un compito psicologico importante, sottile e
impegnativo (Perché mi ha detto questo? Perché ha usato quel tono? Perché non mi
guardava mentre parlava?).L’intenzione del parlante spesso è implicita e criptica, a volte
percepibile solo da deboli segnali di trapelamento.
Nel gioco di produzione (del parlante) e attribuzione di una determinata intenzione
comunicativa (del destinatario) emerge che il significato appartiene all’atto
comunicativo per la sua posizione intermedia tra i partecipanti: non è dato nè
dall’attività comunicativa del parlante ne da quella del destinatario, ma dalla loro attività
congiunta in un processo condiviso di comprensione
Processi di inferenza nell’attribuzione delle intenzioni comunicative.
Ogni messaggio non è mai totalmente esplicito né completo, ma richiede una
comprensione inferenziale, in cui il destinatario elabora un’ipotesi sul significato a
partire da indizi comunicativi (frasi, mimica, gesti…).
Inferenza: forma di ragionamento in cui un’ipotesi è ammessa come accettabile sulla
base di altre ipotesi la cui accettabilità è ammessa in partenza.
Il destinatario nell’attività inferenziale fa ricorso ad una serie di modelli mentali
(rappresentazioni mentali di situazioni reali, ipotetiche o immaginarie), per prevedere
eventi, future mosse, fare ragionamenti e trovare spiegazioni a quanto viene comunicato.
34
Capitolo 7
- L’inferenza non dimostrativa nell’attribuzione delle intenzioni comunicative.
Inferenza dimostrativa Inferenza non dimostrativa
(Sperber e Wilson)
Consiste nell’applicare regole Nella comunicazione l’inferenza di un’ipotesi non è
deduttive a un insieme di logicamente valida o meno (perché può essere
premesse di partenza confermata, ma non deduttivamente dimostrata), ma
(sillogismo). se è riuscita o meno ed efficace o meno. La forza di
L’applicazione di regole deduttive un’ipotesi dipende dal grado di plausibilità che ha. Si
a delle premesse vere garantisce basa su ipotesi fattuali, connesse con la
la validità delle conclusioni. rappresentazione di fatti ed episodi contingenti che
Si basa su ipotesi logiche. vengono a costruire l’oggetto dello scambio
comunicativo.
L’inferenza non dimostrativa fa ricorso a procedimenti logici, sia pur non perfetti: per
spiegare in modo attendibile e verosimile ciò che è stato detto dal parlante procede
secondo le cosiddette regole di eliminazione, che si applicano a premesse in cui
compare un certo concetto e che consentono di giungere a una conclusione in cui questo
modus ponendo ponens
concetto non compare più. Tra queste regole ricordiamo il
modus tollendo ponens (Input; P o Q; non P;
(Input: P; se P allora Q; output: Q) e il
output: Q / Input; P o Q; non Q; output:P).
In base a queste regole il destinatario è in grado di fare delle implicazioni, cioè di
inferire più di quanto venga detto, non procedendo in modo arbitrario o casuale ma
facendo pur sempre riferimento a rappresentazioni mentali incomplete e approssimative,
lontane dall’ottimizzazione delle conoscenze.
- L’inferenza abduttiva e le euristiche nell’attribuzione delle intenzioni.
PEIRCE: tre forme di inferenza: deduzione, induzione e abduzione, combinano in
modo differente tre aspetti: una regola, un esempio particolare (o caso) e il
risultato.
Forme fondamentali di inferenza
Deduzione Induzione Abduzione
Tipo di inferenza monotonica in Tipo di inferenza non Tipo di inferenza non
cui si passa con il monotonica in cui si passa monotonica in cui si procede
ragionamento da una regola da molti casi particolari a a ritroso dagli effetti alle
(generalizzazione) a un caso una generalizzazione cause nel tentativo di
particolare; non si ottiene (regola o legge). spiegare qualcosa che è già
nessun guadagno semantico. accaduto.
Regola: Tutti i fagioli in questo Caso: Questi fagioli Tutti i fagioli in
Regola:
sacco sono bianchi. vengono da questo sacco. questo sacco sono bianchi.
Caso: Questi fagioli vengono Questi fagioli Questi fagioli sono
Risultato: Risultato:
da questo sacco. sono bianchi. bianchi.
Risultato: Questi fagioli sono Tutti i fagioli in Questi fagioli vengono
Regola: Caso:
bianchi. questo sacco sono bianchi. da questo sacco.
In ambito scientifico si fa ricorso all’induzione (partendo da numerosi esempi simili si
generalizza e si arriva a leggi: procedimento impegnativo, dispendioso e difficile); in
ambito comunicativo le persone ricorrono all’abduzione (fanno congetture su quanto
viene detto).
L’abduzione è influenzata dai processi di fissazione comunicativa, ossia dalla
concentrazione attentiva su aspetti parziali e limitati di quanto è stato comunicato,
assumendo tali aspetti come se fossero la totalità del messaggio (principi totum ex parte
e assumere per garantito). 35
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicopatologia del linguaggio in età evolutiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Messina - Unime o del prof Caratozzolo Amalia.
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