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CAP.13: LA VALUTAZIONE DELL'ATTACCAMENTO TRAUMATICO IN ADULTI
Uno studio condotto negli Stati Uniti (Adverse Childhood Experience - ACE) ha mostrato una relazione altamente significativa tra esperienze infantili negative e depressione, tentato suicidio, violenza domestica, tabagismo, obesità, malattie trasmesse sessualmente; inoltre, maggiore è l'intensità dell'esperienza traumatica infantile subita, maggiore risulta l'incidenza di malattie cardiache, cancro, ischemie, diabete, fratture ossee e malattie epatiche.
Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) come risultato di un sistema d'attaccamento vulnerabile
La ricerca sull'attaccamento fornisce la cornice psico-biologica all'interno della quale è possibile capire l'origine e i sintomi del disturbo post-traumatico da stress (PTSD), in particolare del disturbo post-traumatico da stress complesso e del trauma.
evolutivo. La nostra necessità di sostegno sociale quando sperimentiamo una paura intensa rivela l'essenziale bisogno di attaccamento dell'uomo. I bambini sono geneticamente predisposti ad avere bisogno della presenza o della vicinanza di una figura di attaccamento, che offra loro protezione in momenti di pericolo ed è essenziale al loro sviluppo emotivo e cognitivo. Il substrato psicobiologico nell'attaccamento coinvolge gran parte dell'emisfero destro e parte dell'area orbito-frontale del cervello, importante nella percezione empatica degli altri esseri umani. Esso permette che tra il neonato e chi lo accudisce si stabilisca una sincronizzazione psicobiologia, in quanto i bambini piccoli da soli non sono capaci di modulare le loro reazioni emotive, soddisfare i loro bisogni psicologici, controllarsi o confortarsi, mantenere l'omeostasi psicofisiologica. La figura di accudimento risponde ai segnali del bambino prendendolo in braccio, accarezzandolo,nutrendolo e dando un senso alle sue esperienze. Tali interazioni quotidiane forniscono le tracce mnesiche che i bambini sintetizzano in modelli operativi interni. Questi modelli sono rappresentazioni interne della risposta che il bambino si aspetta dalla figura di attaccamento quando ha paura o ha bisogno di lei. Se tra il bambino e il caregiver va tutto bene, questa esperienza si tradurrà in un senso di sicurezza per il bambino per cui si avrà un attaccamento sicuro. La figura di accudimento dimostra la funzione riflessiva attraverso la capacità di dare significato alle esperienze del bambino e di anticipare il suo comportamento. Questo permette alle persone di capirsi le une con le altre in termini di stati mentali, di interazioni di successo e di sviluppo del senso di attenzione e di continuità. L'attaccamento insicuro si sviluppa quando il bambino non ha la rappresentazione mentale di una figura di accudimento che risponde nei momenti di bisogno. Tali bambiniI bambini sviluppano strategie diverse per procurarsi la vicinanza della loro figura di accudimento, essenziale per la sopravvivenza.
Esistono 3 tipi di comportamenti di attaccamento insicuro:
- Gruppo C: tipo ansioso/ambivalente
- Gruppo A: tipo ansioso/evitante
- Gruppo D: tipo disorganizzato/disorientato
I bambini con attaccamento disorganizzato evidenziano una risposta disorganizzata nella relazione con la figura di accudimento (A+C: una mescolanza del tipo di comportamento di tipo A e C), manifestando una reazione di congelamento, bloccandosi in stati simili alla trance, come chi è affetto da disturbo post-traumatico da stress e da dissociazione.
Da adulti tali comportamenti verrebbero classificati come "irrisolti" per perdita o trauma.
Nell'attaccamento disorganizzato, le figure di accudimento incutono paura. Esse stesse possono risultare spaventate, affette da disturbo post-traumatico da stress che può essere attivato dal bambino stesso.
Questo comportamento lascia il
bambino in uno stato di paura senza soluzione; inoltre, la funzione riflessiva è gravemente danneggiata: più è danneggiata, più disturbato è il soggetto. La riposta psicobiologica del bambino comprende 2 tipi di reazione (iperattivazione fisiologica e dissociazione):- la risposta lotta e fuga, mediata dal sistema simpatico che blocca l'elaborazione riflessiva simbolica, portando le esperienze traumatiche a essere immagazzinate in stati sensoriali, somatici, comportamentali ed affettivi.
- se non è possibile la risposta lotta e fuga, subentra uno stato a dominanza parasimpatica che determina una reazione di congelamento in cui il bambino, per assicurarsi la sopravvivenza, diventa insensibile al dolore, immobile e perde la verbalizzazione.
Riflessione sul trattamento analitico, e in particolare sul materiale onirico di una paziente, Rossella, con una storia di esperienze traumatiche infantili.
Nel caso di pazienti con storie traumatiche, il primo anello del processo che innesca le altre trasformazioni evolutive nel trattamento consiste nellacomprensione emotiva, in particolare lo sviluppo della capacità di mentalizzare o funzione riflessiva, acquisita nel corso dei primi tre-cinque anni di vita.
Gravi esperienze traumatiche e/o di perdita compromettono in modo significativo lo sviluppo della capacità riflessiva del bambino, producendo quel senso di vuoto e di non identità, quel senso profondo di isolamento secondario al fallimento della mentalizzazione e alla conseguente impossibilità di attribuire significato all'esperienza.
Un fragile senso di sé
Può dunque essere visto come una conseguenza della difficoltà a rappresentarsi i sentimenti, le credenze e i desideri con una chiarezza sufficiente a fornire un senso di sé come entità mentale. Le implicazioni cliniche di ciò sono molto importanti.
Per il bambino traumatizzato, riconoscere lo stato mentale dell'altro è pericoloso per lo sviluppo del Sé: riconoscere la violenza implicita negli atti di abuso del genitore costringe a vedere se stessi come persone senza valore o indegne di amore. Anche per questo gli assetti difensivi dei soggetti traumatizzati si organizzano attorno alla dissociazione (come difesa dall'evento), alla scissione dell'immagine di sé e dell'oggetto (come difesa dalla relazione patologica, ma anche tentativo di proteggerla), all'identificazione proiettiva, all'acting out.
L'aspetto dissociativo resta centrale nell'escludere dalla consapevolezza ricordi e stati d'animo.
associati ai traumi. Piuttosto che ricordati, i ricordi sono rivissuti- con livelli d'ansia così elevati da produrre la sintomatologia dissociativa dell' stato cosciente. Sono soprattutto il disagio, l'indisponibilità e la carente sintonizzazione dei caregivers a far sì che si sviluppi nel bambino una vulnerabilità verso sentimenti in grado di travolgerlo, e all'uso della dissociazione come difesa. L'attaccamento disorganizzato rappresenterebbe insomma "il primo gradino in un percorso di sviluppo che porta, probabilmente attraverso una lunga sequenza di interazioni familiari drammatiche o violente, dall'infanzia in poi, alla dissociazione patologica in età adulta". Holmes distingue la dissociazione in un fenomeno di distacco e in uno di compartimentalizzazione: - nel distacco i fenomeni dissociativi assumerebbero la forma di uno stato alterato di consapevolezza caratterizzato dalla sensazione di essere separati (distaccati) da.certi aspetti della vita quotidiana, siano essi il corpo (esperienze extra-corporee), il senso di sé (depersonalizzazione) o il mondo esterno (derealizzazione). Il distacco può manifestarsi come un disturbo in sé (come nel disturbo da realizzazione), o nel contesto di altre condizioni patologiche (come nei disturbi d'ansia e affettivi) e con una considerevole sovrapposizione con diversi fenomeni associati al trauma e al PTSD. - il fenomeno della compartimentalizzazione può essere descritto come un deficit nella capacità di controllare volontariamente processi o azioni normalmente controllabili, che non può essere superato per mezzo di un atto di volontà e che, per lo meno inizialmente, è reversibile. In questa categoria andrebbero a ricadere diversi fenomeni dissociativi, come amnesia, fuga dissociativa, confusione dell'identità, identità multiple, ecc. Nel co