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STRUTTURA FUNZIONE DEFICIT NEL DISTRUBO POST-TRAUMATICO DA STRESS
IPPOCAMPO
- Memoria dichiarativa
- Perdita memoria dichiarativa
- Integrazione spazio-tempo
- Frammentazione delle memories
- Creazione di una mappa spaziale
- Amnesia legata al trauma
AMIGDALA
- Condizionamento della paura
- Condizionamento
- Memoria emotiva
- Sensibilizzazione
- Attribuzione di significato affettivo a stimoli neutrali
- Instaurazione di associazioni traumatiche
- Perdita risposte alla paura
CORTECCIA PREFRONTALE
- Inibizione di stimoli e risposte irrilevanti
- Memoria di lavoro
- Inibizione attivazione dell'amigdala
- Intrusioni
- Attenzione prolungata
- Deficit di attenzione e concentrazione
Studi di neuroimaging hanno mostrato che l'amigdala è maggiormente attivata in presenza della presentazione subliminale di volti.
spaventati o arrabbiati. Quindi l'amigdala può essere responsabile dell'incremento del condizionamento della paura tipico del PTSD. Una volta che i percorsi neuronali sono stati attivati da stress intensi, essi sono talmente potenziati che fattori stressanti successivi di intensità minore o semplici percezioni di minaccia attivano questi percorsi. L'aver vissuto in precedenza eventi traumatici sembra essere il principale fattore di rischio per lo sviluppo di un PTSD in seguito all'esposizione a ulteriori traumi.
Neuroimaging e trauma: prospettive di ricerca
Studi più specifici di neuroimaging in età evolutiva hanno evidenziato una riduzione del volume cerebrale in particolare a carico della porzione ippocampale sinistra, che sembra correlata positivamente con la precocità dell'esperienza traumatica e con la presenza di abuso. Tupler e De Bellis (2006) hanno cercato di spiegare le discordanze empiriche analizzando
L'ippocampo nelle sue sezioni: la materia bianca risulta più estesa nei soggetti con un PTSD rispetto alla materia grigia. Inoltre, il cervelletto risulta avere un volume minore, positivamente correlato all'età e all'inizio dell'evento traumatico e negativamente con la durata del trauma. Negli uomini il volume risulta maggiore che nelle donne. Il corpo calloso è risultato ridotto in alcuni reduci del Vietnam, in vittime di abuso sessuale protratto e in vittime di incuria; tale anomalia è associata a una diminuzione della comunicazione tra emisferi corticali, con una maggiore lateralizzazione a destra piuttosto che a sinistra. Durante i ricordi di natura traumatica, attivati tramite una procedura di script-driven imagery, è stata messa in luce un'iperattivazione dell'amigdala. Altri dati confermano che la corteccia prefrontale può andare incontro ad alterazioni in condizioni particolarmente stressanti, in questo.
modorendere la memorizzazione da parte dell'amigdala ancora più intensa, non riuscendo asvolgere la sua funzione inibitoria sulle strutture sottocorticali. Il soggetto rivive esperienzeemotivamente intense, senza essere in grado di etichettarle, regolarle e controllarleadeguatamente, ragionare su di esse e comunicarle verbalmente in modo adeguato. Alcuneesperienze traumatiche possono esitare in processi di memorizzazione anomali che tendono anon risolversi spontaneamente. Tali ricordi possono essere frammentati, non accessibili oparzialmente accessibili. Lanius propone di distinguere due tipi di PTSD: un tipo di disturbopost-traumatico in cui l'evento viene rivissuto tramite flashback e una iperattivazione(post-traumatic stress disorder hyperarousalpsicofisiologica ) e un secondo caratterizzato dadissociated post-traumaticuna sintomatologia dissociativa e reazioni di derealizzazione (stress disorder).In sintesi, sembra dunque che siano attivate e coinvolte areecerebrali diverse, con una particolare attivazione delle strutture sottocorticali nel PTSD con caratteristiche di iperattivazione, legate al fallimento della funzione inibitoria svolta dalla regione prefrontale mediale. Sebbene gli studi di neuroimaging offrano sostegno all'interpretazione che il PTSD possa essere la causa della riduzione dell'ippocampo o della modificazione di altre aree del sistema nervoso centrale, non si può escludere che si tratti di alterazioni strutturali cerebrali preesistenti all'esperienza traumatica e che agiscano come fattori predisponenti e facilitanti l'insorgere di una sintomatologia di natura post-traumatica.
Studi di neuroimaging del disturbo post-traumatico da stress in adolescenza
Adolescenti tra i 12 e 14 anni che hanno sviluppato in seguito a un terremoto i sintomi di un PTSD, a quattordici mesi dall'accaduto, mostrano all'esposizione di stimoli di riattivatori specifici schemi di attivazione cerebrale. In particolare,
si riferisce alla teoria del circuito dell'ansia, che suggerisce che il trauma attivi una serie di aree cerebrali coinvolte nella risposta all'ansia e alla paura. In particolare, si ipotizza che il giro para ippocampale sinistro sia coinvolto nella memoria emotiva legata al trauma, mentre il giro anteriore del cingolo e il giro prefrontale svolgano un ruolo nella regolazione delle emozioni e nel controllo dell'ansia. La mancata attivazione di queste aree nel gruppo di pazienti potrebbe indicare un deficit nella regolazione emotiva e nell'elaborazione del trauma. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per confermare queste ipotesi e comprendere meglio i meccanismi neurali sottostanti al PTSD.consiste nell'identificazione di specifici quadri clinico-sintomatologici; quindi, ci sembra pertinenti porre alcune questioni relative all'epidemiologia degli eventi potenzialmente traumatici e all'adeguatezza della diagnosi di PTSD in adolescenza. La percentuale di popolazione generale che ha sperimentato nel corso della vita esperienze potenzialmente traumatiche sia piuttosto elevata, variando dal 40% al 75%, mentre la percentuale di bambini e adolescenti che riferiscono di aver vissuto esperienze di tale natura varia dal 6% al 25%. La presenza di un rischio di natura cumulativa durante l'infanzia è considerata un buon predittore di problemi comportamentali ed emotivi durante l'adolescenza; tale relazione appare fortemente connessa al numero di fattori di rischio presenti all'interno di un modello lineare che sembra più adeguato rispetto a un modello "soglia", il quale presuppone il raggiungimento di un punto limite.Affinché gli effetti del rischio siano apprezzabili. L'osservazione epidemiologica sottolinea come la modalità di risposta nei confronti di esperienze traumatiche debba essere valutata all'interno di una complessa rete di variabili, che consideri, oltre alla presenza/assenza di specifici eventi e alle loro caratteristiche oggettive, il momento evolutivo in cui si trova il soggetto, e la percezione e l'interpretazione individuali di tali esperienze. Gli adolescenti, in seguito a una esperienza potenzialmente traumatica, sono maggiormente a rischio di sviluppare una sintomatologia post traumatica piuttosto che depressiva, mentre nei bambini il rischio di sviluppare una delle due patologie è approssimativamente uguale. Sintomi post-traumatici richiedono una maturazione dell'organizzazione della memoria e una modulazione dell'attivazione non presente prima dell'adolescenza. In accordo, Scheeringa e colleghi (2006), hanno messo in luce come
evolutiva Il PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico) è maggiormente presente in seguito all'esposizione a eventi traumatici in adolescenza piuttosto che nella prima e media infanzia. Tali elementi empirici mettono in discussione la categoria diagnostica del PTSD, stimolando una riflessione critica sull'applicabilità di tali criteri in età evolutiva e in particolare modo nell'infanzia. In tal senso la proposta di Van der Kolk (2005), relativa all'introduzione della categoria diagnostica del disturbo traumatico dello sviluppo e quella di Scheeringa (2007), concernente la revisione degli indicatori della presenza di quadri sindromici post-traumatici, sembrano riflettere in maniera più aderente tendenze dell'espressione sintomatologica specifiche della fase evolutiva, invece di adattare pattern sindromici adultomorfi a fasi evolutive precedenti in modo semplicistico e farzoso. Dal disturbo post-traumatico da stress al trauma complesso: per una revisione dei criteri diagnostici in età evolutiva.evolutiva L'attenzione alle specifiche caratteristiche del periodo evolutivo ha portato negli ultimi anni clinici e ricercatori a operare una revisione sia dei criteri che definiscono il disturbo posttraumatico da stress (PTSD) nell'infanzia sia della natura del trauma nel periodo dello sviluppo, come anche dei fattori di rischio e protettivi che possono contribuire in maniera sostanzialmente diversa all'espressività sintomatica di bambini e alla loro capacità di fare fronte a eventi traumatici. La sindrome che per eccellenza racchiude e definisce le conseguenze del trauma è il PTSD i cui criteri includono sia il fattore causale, l'evento traumatico, sia le reazioni ad esso conseguenti. Si tratta dell'unico disturbo in cui l'agente eziologico, cioè il trauma, costituisce parte integrante dei criteri diagnostici. Tra gli eventi considerati traumatici troviamo l'aver subito personalmente aggressioni, maltrattamento o abuso fisico o sessuale.Rapimenti, attacchi terroristici, torture, disastri naturali o provocati, gravi incidenti, diagnosi di malattie incurabili oppure essere venuti a conoscenza o aver assistito direttamente a tali eventi nei confronti di persone familiari in qualità di testimoni. È evidente che nella definizione di evento traumatico il DSM-IV non include una serie molto ampia di condizioni che possono essere considerate traumatiche in quanto compromettono il senso di integrità del Sé, come ad esempio la trascuratezza grave, la separazione dei genitori, la violenza psicologica. Inoltre, in molte delle condizioni che vengono considerate traumatiche la risposta emotiva di paura, impotenza o di orrore può non essere percepita in quanto tale a causa dei processi di dissociazione in atto come difesa dal trauma stesso. Emergono difficoltà anche per quanto riguarda i criteri che definiscono la sintomatologia. I tre raggruppamenti sintomatologici che definiscono il PTSD sono:
- la