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CBCL TRF YSR SCICA

• Versioni Età Adulta (18-59 anni)

ASRo ABCLo

Valutazione dei problemi emotivo-comportamentali avviene attraverso 113 item, valutati su una scala a 3 livelli:

  1. Singoli comportamenti (items)
  2. Sindromi (scale sindromiche)
  3. Problematicità Globale (scale totali)

Periodo di tempo:

  • CBCL da 1 anno e mezzo a 5 anni: presente/ultimi 2 mesi
  • CBCL dai 6 ai 18: presente/ultimi 6 mesi

Sono 3 le scale di competenza:

  1. Attività
  2. Competenza Sociale
  3. Scuola

Le 8 sindromi individuate dalla CBCL sono:

  1. Ritiro
  2. Lamentele Somatiche
  3. Ansia/Depressione (Internalizzazione o problemi di Personalità)
  4. Problemi Sociali
  5. Problemi di Pensiero
  6. Problemi di Attenzione (né Internalizzazione né Esternalizzazione)
  7. Comportamento Delinquenziale
  8. Comportamento Aggressivo (Esternalizzazione o Problemi di Condotta)

Le prime 3 sindromi riguardano problemi internalizzanti, mentre le ultime due riguardano problemi esternalizzanti.

mediante l'analisi fattoriale. Hanno notato come vari item si aggregassero tra loro e categorizzassero vari gruppi di soggetti. L'essenza di questi disturbi è di tipo puramente empirico. Dopo aver estratto le scale della CBCR in maniera empirica hanno cercato di costruire sulle scale del DSM quali erano le scale di items che meglio le rappresentavano. Da qui si è cercato di stabilire un collegamento con DSM per permettere una diagnosi vicina. Questo permette di utilizzarla per fare una diagnosi di tipo classico. I DISTURBI ALIMENTARI NELL'INFANZIA Un disturbo alimentare è fortemente rilevante e fortemente specifico. Ma quando considerare il comportamento come problematico? Per riconoscere il disturbo è necessaria una grande conoscenza dello sviluppo da parte dei genitori. Le ricadute possono essere molto gravi (difficoltà di accrescimento nei primi mesi di vita). Possono esserci problemi di ipoalimentazione o iperalimentazione. Superficiale.l'approccio del DSM che non considera i disturbi dell'alimentazione specifici per l'infanzia. Failure to thrive Spitz (1945) "failure of infants to thrive in institutions in due to emotional deprivation". Spitz è il primo a parlare di disturbi alimentari nell'infanzia. Si concentra sulle difficoltà di accrescimento (bambini che anche se hanno la possibilità di alimentarsi non crescono). Studia questo disturbo nella situazione di emotional deprivation (lavorava con i bambini separati dai genitori). Distingue tra disturbo di tipo organico (causa di tipo fisico) o non-organico:
  • Organic failure to thrive [thrive = crescita]
  • Non-organic failure to thrive
L'eziopatogenesi del disturbo viene messa in relazione con la compromessa qualità delle interazioni caregiver-bambino, connesse a rischio psicopatologico genitoriale, abuso o trascuratezza. Il cibo è un aspetto fortemente relazionale, ha valenza simbolica, in quanto.

Il bambino all'inizio non può alimentarsi da solo. Nel momento in cui il bambino non si alimenta spesso si ricerca una causa psicologica ma può capitare che a volte alla base vi siano dei problemi di tipo organico.

Le condizioni mediche associate ai disturbi alimentari infantili sono:

  • Prematurità
  • Atrofia spinale muscolare di tipo II
  • Anomalie cardiache congenite
  • Esofagite eosinofilia/reflusso gastroesofageo
  • Anomalie della struttura e delle funzioni della laringe
  • Paralisi cerebrale: componente principale è la difficoltà nella deglutizione.

Per risolvere questo problema si intuba il bambino. Il bambino sperimenta un terrore senza nome (forte dolore) che non gli permette di iniziare la relazione con il caregiver nelle modalità a cui siamo di solito abituati.

Per quanto riguarda le cause di origine non-organica, sono stati sviluppati diversi modelli che cercano di spiegare il percorso evolutivo che porta ad un disturbo alimentare:

  1. Modello 1
  2. Modello 2
  3. Modello 3
Il modello transazionale2. Il modello circolare

Modello transazionale→Il modello transazionale parte da due concetti di base:

  1. Difficile regolazione dei ritmi biologici alimentari
  2. Il rischio psicopatologico del caregiver

Ciò porta a interazioni disfunzionali genitore-bambino. Quanto più il bambino non trova etero-regolazione tanto più farà fatica a trovare un fattore di regolazione nella relazione rispetto al cibo. Così può insorgere il disturbo alimentare infantile, sia nel senso di iperalimentazione che ipoalimentazione.

Modello circolare→

  1. Il bambino assume minori quantità di cibo
  2. Ciò aumenta l’ansia, la preoccupazione e il senso di inefficacia del genitore
  3. Il genitore mette in atto delle strategie di alimentazione disadattiva (come essere molto intrusivo, fare pressioni, ecc.)
  4. La situazione del pasto diviene molto faticosa, diviene un momento spiacevole per entrambi (situazione che
sarà o molto breve o molto prolungata) (5) I comportamenti alimentari disadattivi del bambino aumentano e il bambino continua ad ingerire poco cibo e cresce poco. Entrambe le due spiegazioni (modelli) mettono in luce come e in quale modo il bambino e il caregiver incentivino quel tipo di comportamento disfunzionale. Fondamentale risulta la relazione madre-bambino: è possibile lavorare sia sul genitore che sul bambino. In una matrice psicodinamica: L'approccio psicodinamico mette in relazione il disturbo dell'alimentazione con il processo di separazione-individuazione, per cui alla base di un disturbo alimentare vi sarebbe un conflitto tra madre e bambino per quanto riguarda la separazione-individuazione. Il bambino nei primi sei mesi di vita è simbiotico con la madre, madre e bambino si considerano un tutt'uno. A partire dai 6 mesi (fino ai 3 anni) il bambino inizia a discutere con il genitore la sua specificità e individualità. Questo creaunconflitto tra due tendenze che vanno a scontrarsi, da un lato il desiderio di avere il genitore e dall'altro il desiderio di separarsi. Alla base del conflitto c'è una sofferenza, un lutto. Il processo di separazione individuazione e le difficoltà alimentari Quando avviene il processo di separazione-individuazione? Tale processo si verifica tra i 6 mesi e i 3 anni. I compiti evolutivi corrispondenti dal punto di vista alimentare sono: 1. Lo svezzamento [Lo svezzamento o divezzamento o meglio ancora alimentazione complementare, nei mammiferi, è il processo di sostituzione dell'alimentazione esclusiva a base di latte (allattamento), tipica delle prime fasi di vita, con quella caratterizzata dall'assunzione di altri liquidi e solidi] 2. La progressiva auto-alimentazione Dall'anno in poi si è stabilizzato un legame di attaccamento. L'attaccamento ha bisogno dell'inizio del processo di individuazione-separazione. Da un punto di vista

più moderno si parla di auto-regolazione e etero-regolazione. Il bambino nasce con una capacità (auto)regolatoria molto ridotta. A mano a mano che cresce, il bambino mette in atto una capacità (auto)regolatoria sempre maggiore. Quanto più sono capace di separarmi quanto più riesco a mettere in atto la mia capacità auto-regolatoria. Da adulto la capacità regolatoria è al massimo ma non è completamente scomparsa quella etero-regolatoria. Ci sono delle situazioni in cui ci si rivolge a persone fondamentali nella propria vita.

Appena nato, il bambino ha una funzione regolatoria sbilanciatissima. Il bambino durante il primo anno di vita deve cambiare la sostanza del cibo passando dal cibo liquido a quello solido e deve poi imparare a mangiare da solo. Se all'inizio è il genitore a decidere quanto cibo far ingerire al proprio bambino, man mano dipenderà sempre di più dalla capacità regolatoria del

bambino stesso.
Il cibo permette al bimbo di discutere la propria indipendenza.

Sviluppo della regolazione alimentare ed emotiva nei primi anni di vita
Uno dei più importanti step evolutivi nel 1° anno di vita riguarda l'acquisizione di una regolazione interna autonoma nell'alimentazione.
Il bambino diviene progressivamente più consapevole del proprio stato di fame/sazietà e vi risponde coerentemente comunicando il proprio interesse verso il cibo o cessando di accettare il cibo.
In condizioni ideali:
- Il bambino è in grado di segnalare il proprio stato di fame al caregiver, che vi risponde in modo contingente
- Il bambino è in grado di inviare chiari segnali di sazietà ed il caregiver arresta il pasto

Il raggiungimento della regolazione interna autonoma nell'alimentazione e della regolazione emotiva passa attraverso 3 fasi:
1. Acquisizione della regolazione di stato (deve essere in grado di tranquillizzarsi)
2. Acquisizione di

una reciprocità diadica (possibilità di utilizzare l'altro per i miei bisogni di regolazione)

3. Transizione all'alimentazione autonoma e alla regolazione emotiva (il bambino sviluppa una capacità alimentare autonoma e comincia a sperimentare le prime emozioni vere e proprie, e comincia a regolare attivazioni di livello più alto)

Si tratta di compiti diadici che coinvolgono sia il bambino che il caregiver. Vi è il rischio che si inneschino dei pattern interattivi disfunzionali durante le interazioni. Vi è il conseguente rischio che si sviluppi un disturbo dell'alimentazione infantile se tali pattern diventano cronici. Da qui l'importanza dell'osservazione delle interazioni alimentari nella prima infanzia.

1. Acquisizione della regolazione di stato

Compiti del bambino:

  • Stabilire ritmi sonno-veglia, alimentazione-eliminazione
  • Segnalare la fame attraverso il pianto e la sazietà attraverso l'arresto
nando segnali di interesse e di disinteresse• Iniziare a rispondere ai suoni e alle voci del caregiver• Sviluppo delle prime interazioni sociali con il caregiver
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
108 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Francesco3654 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicopatologia generale e dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof De Carli Pietro.