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Cap.29 BIOLOGIA DELL’OMOSESSUALITA’ E DELLA BISESSUALITA’
Omosessualità
una delle possibili espressioni dell’orientamento sessuale che si esprime in attrazione
sentimentale e sessuale tra individui dello stesso sesso biologico.
Vi sono due modi opposti di vedere l’omosessualità:
- Modello patologico interpreta il comportamento omo nell’ambito della psicopatologia
distinguendolo in omosessualità egosintonica e egodistonica.
- Modello affermativo ve de l’omosessualità come un’espressione naturale del proprio
orientamento sessuale che si è venuta sviluppando e manifestando nel tempo e appartiene
alla sfera delle libertà di scelta dell’individuo in quanto tale.
Per spiegare l’eziologia ci sono diverse teorie:
1. Teoria religiosa definisce il comportamento omo contro natura, frutto di influenze
demoniache, un tempo da punire e purificare con il rogo. Essendo vastamente presente in
natura (anche animali) è ben difficilmente contro natura.
2. Teoria psicopatologica l’omosessualità è un disturbo della personalità e
dell’orientamento sessuale. Infatti è stata descritta nel DSM per varie edizioni come una
perversione. Soltanto nel 1973 (DSM-III) è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali.
3. Teorie psicosociali omosessualità come esperienza precoce durante l’infanzia, ma non è
ben chiaro se è dovuta o meno a fattori genetici particolari e ormonali.
- Ruolo familiare: si è osservato che gli omosessuali appartengono a famiglie numerose,
hanno molti fratelli maggiori e sono spesso ultimogeniti. L’omosessualità, quindi, si sviluppa
perché il ruolo del padre viene via via diluito e gli ultimi nati vengono più frequentemente
trascurati da quest’ultimo e accuditi prevalentemente dalla madre con influenza protettiva e
poco virile. È da notare che tale pattern familiare può essere una conseguenza piuttosto
che una causa: l’arretramento del padre e l’atteggiamento avvolgente della madre
potrebbero essere infatti una reazione alla precoce manifestazione dell’orientamento
sessuale del bambino.
- Ipotesi etologiche teoria dell’imprinting: esperienze omo di tipo occasionale durante una
fase precoce dello sviluppo si possano esprimere dopo un lungo periodo silente in un
orientamento sessuale omo durante la tarda adolescenza o fase acuta. Un’altra ipotesi è
che l’omosessualità possa essere una forma di regolazione della popolazione ovvero alcuni
individui, essendo omosessuali, e quindi non riproducendosi, rallenterebbero i rischi di
sovrappopolazione. Un’altra ancora afferma che alcuni individui rinunciando a riprodursi
favorirebbero la riproduzione di parenti stretti promuovendo comunque la propria fitness
indiretta.
4. Teorie biologiche dello sviluppo hanno approfondito l’analisi del legame tra fase
prenatale e condizioni che determinano lo sviluppo dell’orientamento omosessuale.
- Stress un periodo prolungato di stress durante lo sviluppo fetale può influenzare
l’orientamento sessuale verso l’omosessuale
- Farmaci e ormoni progestinici usati come anticoncezionali mostrano un chiaro influsso
sullo sviluppo sessuale del bambino e sul suo futuro orientamento sessuale. Anche alcune
sindromi genetiche mostrano questo ruolo come le sindromi virilizzanti congenite.
- Ipotesi immunitaria l’omosessualità risulta da una reazione immunitaria materna di conflitto
intergenomico nei confronti del feto maschio. H-Y antigene che uno o più ruoli nella
differenziazione sessuale verso la mascolinità.
5. Teorie genetiche
- Gemelli gli omozigoti dei soggetti omosessuali riportano tassi di omosessualità altissimi.
Questi dati sottolineano l’idea che la sessualità umana sia influenzata in parte dal genoma
anche se l’ambiente condiviso sembra avere un ruolo non indifferente.
- Familiarità la plausibile presenza di un fattore genetico sottostante l’omosessualità
maschile e il plausibile legame dello stesso con la linea materna portarono Hamer a
supporre la presenza di un gene-gay sul cromosoma X e ad approfondire l’analisi con
un’analisi di Linkage del DNA. Il principale risultato ottenuto fu la scoperta di un legame tra
l’orientamento omosessuale e i marcatori nella porzione distale Xq28. Un secondo risultato
ottenuto fu che l’orientamento sessuale non risultava essere legato a nessun’altra regione
del cromosoma X e quindi si è supposto che gli uomini gay abbiano più parenti gay nella
lista materna che paterna. Hamer ha ipotizzato che la regione Xq28 possa produrre una
proteina direttamente coinvolta nella nascita e nella morte dei neuroni della regione
cerebrale INAH-3 o in alternativa che la porzione possa codificare per una proteina che
influenza la regolazione di questa regione da parte degli ormoni. L’INAH-3 è un piccolo
nucleo di cellule definite terzo nucleo interstiziale dell’ipotalamo anteriore; si è visto che
questa porzione, negli omosessuali, era di uguale volume a quella delle donne e due-tre
volte più piccola rispetto a quella maschile.
Bisessualità
- Ipotesi psicoanalitica è possibile essere bisessuali perché la natura umana stessa è
bisex. Infatti un certo grado di ermafroditismo anatomico è proprio normale, cioè in nessun
individuo mancano le tracce dell’apparato dell’altro sesso (punto G). La bisessualità esiste
anche a livello psichico; infatti il sesso dominante della persona rimuove nell’inconscio la
rappresentazione psichica del sesso vinto. Viene accreditata così l’ipotesi della bisessualità
quale stadio evolutivo primigenio che si può sviluppare in direzione sia dell’eterosessualità
sia dell’omosessualità. Lo sviluppo dell’identità in senso etero sarebbe stato determinato da
una risposta funzionale alle esigenze della riproduzione; qualora lo sviluppo evolutivo fosse
stato orientato in senso omo sarebbe stato contro evolutivo.
- Ipotesi fenomenicaorientamento bisessuale è caratterizzato da oscillazioni temporali ed
epocali dovute a pressioni interne ed esterne che spingono alternativamente o
contemporaneamente verso l’uno o l’altro oggetto sessuale.
- Ipotesi psicologicase la madre non riesce ad acconsentire un distacco da sé stessa,
prolungherà nel bambino il suo stato primario di femminilità .
Capitolo 15: I FERORMONI
Ferormoni: molecole o composti chimici secreti all’esterno dell’organismo e ricevuti da un altro
individuo della stessa specie nel quale generano cambiamenti neuroendocrini programmati e
comportamenti innati. Nel 1925 fu isolato il bombicolo, ferormone sessuale rilasciato dalla femmina
del baco da seta per richiamare il maschio; il termine di ferormone fu esteso poi ai mammiferi nel
1961.
La natura chimica dei ferormoni è varia:
• I ferormoni isolati e caratterizzati chimicamente appartengono a invertebrati e alcuni
mammiferi
• Nell’uomo sono stati individuati almeno due ferormoni putativi:
-derivato del testosterone (AND): si trova principalmente nel sudore e nell’epidermide
dell’uomo
- uno steroide simile agli estrogeni (EST): si trova nei secreti vaginali delle donne.
I ferormoni possono essere classificati in 4 categorie, in base ai processi fisiologici che controllano:
• Rilascianti: effetto immediato e reversibile, agiscono direttamente sul SNC, determinando il
rilascio di neurotrasmettitori.
• Innescanti: agiscono lentamente con sito d’azione su ghiandole endocrine e neurocrine
legate alla fisiologia riproduttiva e dello sviluppo. È stato dimostrato che hanno un ruolo
nella pubertà, periodo mestruale, gravidanza e livelli ormonali.
• Segnali: trasmettono informazioni sul genere e anche di tipo genetico (istocompatibilità)
• Modulatori: agiscono modulando un processo fisiologico.
Inoltre possono essere classificati anche in base all’effetto comportamentale che producono: di
allarme, di aggregazione, sessuali, di genere, di dominanza, di imprinting, di organizzazione
sociale.
Nei mammiferi i maggiori siti di produzione sono: ghiandole prepuziali, perianali, sudoripare,
sottomandibolari, di Harder e fegato. Essi sono rilasciati all’esterno attraverso i vari liquidi biologici.
Organo vomero-nasale (VNO): deputato alla percezione dei ferormoni, scoperto nel 1813 da
Jacobson. Nei mammiferi ha uno sviluppo variabile: più sviluppato nei carnivori e roditori, meno nei
primati e nell’uomo. Le aperture dell’organo vomero-nasale nell’uomo, all’interno delle cavità nasali
sono visibili nel 25-30% degli individui, mentre negli altri regredirebbero prima della nascita. Pur se
non è stata ancora dimostrata alcuna connessione nervosa tra l’organo vomero-nasale e l’encefalo
a favore della funzionalità di questo organo sono invece l’espressione di geni codificanti per i
recettori vomero-nasali nella cavità nasale e l’effetto fisiologico dei feromoni.
Nei mammiferi ha una forma cilindrica allungata e decorre parallelamente al setto. In sezione
trasversale si distinguono:
• un epitelio sensoriale
• un epitelio non-sensoriale
• un lume: pieno di un fluido mucoso e può espandersi e contrarsi grazie all’organizzazione
circolatorio locale. Cicli alternati di contrazioni e dilatazioni dell’arteria centrale comportano
altrettante contrazioni ed espansioni del lume. Tali contrazioni producono un pompaggio
attivo dei fluidi orali e/o nasali, nei quali sono stati captati i feromoni, all’interno dell’organo.
Questo fenomeno è molto evidente nei cani, cavalli e capre, poiché accompagnato da una
mimica facciale che prende il nome di flehmen.
Il meccanismo di trasduzione di uno stimolo chimico-ferormonale in un segnale elettrico è
localizzato a livello dei mocrovilli dei neuroni vomero-nasali. Questo fenomeno è dovuto alla
variazione intracellulare del potenziale di membrana grazie a particolari meccanismi cellulari,
innescati dal legame chimico recettore-stimolo, che portano all’apertura di canali ionici
trasformando così il segnale in un segnale elettrico.
I recettori deputati alla percezione di feromoni sono proteine di membrana. Questi recettori sono
metabotropici e appartengono a due famiglie geniche distinte denominate V1r e V2r.
Molti sono gli effetti dei ferormoni sulla fisiologia riproduttiva animale:
• L’effetto Lee-Boot: progressiva diminuzione e infine cessazione dell’estro in gruppi di
femmine che vivono in stretto contatto; ferormone rilasciato nell’urina femminile
• Effetto Whitthen: sincronizzazione dei ci