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IMPLEMENTAZIONE VALUTAZIONE VALUTAZIONE VALUTAZIONEDELL'INTERVENTO DI PROCESSO DI IMPATTO DI RISULTATOPROCEED 29
La fase numero 6 è quella dell'implementazione del programma, ovvero del suo avvio, a cui segue la fase di valutazione di processo, di impatto e di outcome. La distinzione fra queste ultime due fasi forse può creare qualche perplessità, ma bisogna ricordare che gli autori avevano precedentemente distinto gli outcomes in tre livelli, dal particolare al generale (si veda il paragrafo 1.3b). Valutando gli outcomes si torna così al punto di partenza, quando l'esperienza maturata potrà servire in futuro a ideare e progettare interventi simili. Il modello di Green e Kreuter fornisce un'ottima cornice di riferimento nel lavoro sociale; all'inizio, la cosa che più colpisce è la grande attenzione data alla fase progettuale e di valutazione del contesto (dalla fase 1 alla fase 5, tutto il PRECEDE), mentre le altre.Valutazioni
Le valutazioni (di processo, di outcome, ecc.) sembrano essere legate ad un ruolo inferiore. Non è così. Gli autori infatti specificano che la fase di progettazione serve a impostare tutto il lavoro di valutazione successiva; una progettazione attenta ai fattori indicati nel modello orienta in maniera chiara gli elementi su cui varrà la pena soffermarsi. Nell'esempio che abbiamo fatto in precedenza, avevamo identificato come favore ostacolante al nostro obiettivo generale, la riduzione dell'inquinamento, la non adeguatezza della rete di trasporto pubblico: questo potrà portarci a impostare azioni volte a migliorarla, e sarà nello stesso tempo l'obiettivo della nostra valutazione di esito. Altri concetti importanti come output, efficienza ed efficacia non sono esplicitati nel modello, ma sono sottintesi dagli autori.
Le 10 domande di Green e Kreuter
Green e Kreuter, autori del modello PRECEDE - PROCEED che abbiamo visto nel paragrafo precedente,
Elencano una serie di punti a cui prestare attenzione nell'impostare un lavoro di valutazione e, in particolare, parlano di 10 domande che un valutatore dovrebbe porsi.
- Perché valutare? È necessario innanzitutto chiedersi quale senso abbia valutare un progetto e, per fare questo, bisogna ascoltare il punto di vista dei differenti stakeholders coinvolti nel processo. Non è sufficiente quindi ascoltare l'opinione dei decisori o del committente, ma rendersi conto delle diverse prospettive riguardanti la valutazione.
- La valutazione è realmente necessaria? Per rispondere a questa domanda, è necessario capire le motivazioni e le aspettative dei committenti della valutazione: si tratta di un passo obbligato (magari perché la legge o un'istituzione lo prevede)? O si tratta di un reale interesse verso la comprensione di alcuni meccanismi? Le risposte a questa domanda introducono al quesito successivo.
- Cos'è la valutazione,
6) Quali tipi di outcomes sono appropriati e sufficienti per indicare il successo? Rifacendosi ai diversi livelli di outcome proposti dagli stessi autori (si veda il paragrafo 1.3b), si tratta di stabilire a quali si fa riferimento: outcomes a breve termine (aumento delle competenze, modificazione di comportamenti…), a medio (aumento del benessere, della soddisfazione verso la vita,…..) o a lungo termine (aumento della qualità della vita,….)?
7) Di quanta precisione e controllo hai bisogno? È inutile infatti valutare con estrema precisione un particolare poco importante, e definire in modo vago un aspetto centrale….
8) Quale tipo di disegno valutativo è più indicato per i tuoi scopi? Qui
Entrano in campo le competenze tecniche e metodologiche; è consigliabile saper usare diverse tecniche e diversi metodi, quantitativi e qualitativi, per tarare su ogni progetto il tipo di valutazione che più si addice.
Quanto è "abbastanza"? E' vero che la valutazione serve per far risaltare i punti di forza e di debolezza, ma è bene pianificare in anticipo quello che si vuole conoscere, per ridurre i rischi di una valutazione "distruttiva", cioè una valutazione che vada a mettere allo scoperto tutti i punti deboli e solo quelli, tralasciando eventuali punti a favore ma che difficilmente si possono quantificare (Albert Einstein diceva: "Non tutto ciò che si può contare conta, non tutto ciò che conta si può contare").
Per esempio, in un progetto che preveda l'alleggerimento del carico assistenziale per i caregivers di malati che richiedano assistenza continua (per esempio le demenze),
si puòquantificare facilmente il costo delle ore di assistenza aggiuntive, ma non si puòquantificare in nessun modo “quanto valga” un’ora di “libertà” del familiare.10)Come possono essere calcolati e presentati i risultati della valutazione diprocesso, di impatto e di outcome?
L’ultima domanda riguarda la fase conclusiva di presentazione del lavoro; in chemodo si possono comunicare all’esterno i risultati? Il discorso si riallaccia allaprima domanda, visto che per differenti stakeholders sarebbe bene produrremateriali diversi, a seconda degli interessi di ciascuno.
32 Capitolo 3VALUTAZIONE E PARTECIPAZIONERitorniamo ad uno degli interrogativi con cui abbiamo aperto questo lavoro, ecioè: chi deve valutare? Il compito deve essere affidato ai professionisti che vilavorano (correndo il rischio di una pericolosa autoreferenzialità), o a soggettiesterni (enti qualificati, istituti di ricerca, università e
così via), o a chi altro ancora? Secondo l'approccio della cosiddetta "triangolazione", ovvero della combinazione fra diversi metodi di ricerca e di analisi (si veda Gifford 1996; Nutbeam 1998), nella valutazione si dovrebbe ricorrere a: - Diverse fonti di dati, cercando e usando le informazioni provenienti da più realtà, formali e informali; - Diversi metodi di ricerca; nelle parole di Nutbeam, "In futuro, sarà importante incoraggiare e sviluppare disegni di valutazione flessibili, che combinino differenti metodologie di ricerca, sia quantitative sia qualitative." (1998, pag. 41); - Diversi ricercatori, ossia non ci dovrebbe essere la delega ad un solo professionista od operatore, a vantaggio di una pluralità di interventi. Per Green e Kreuter (1999), ci sono "due lenti" per osservare la realtà: quella del professionista, spesso troppo attento a dettagli tecnici per avere una visione d'insieme dei problemi, equella del cittadino, in possesso di una visione più olistica; gli autori perciò ribadiscono l'importanza di prendere in considerazione punti di vista differenti nella definizione e valutazione dei problemi. Gli autori introducono così uno dei temi che più si sta affermando negli ultimi anni, quello della partecipazione.3.1 - La partecipazione
Il campo in cui in Italia si va affermando l'esigenza della partecipazione è quello dei servizi sanitari, per rendere i servizi più attenti alle esigenze della popolazione (Vecchiato 1995; 2000; Springett 2001), e per incrementarne la soddisfazione. Si parla perciò di "valutazione partecipata", intendendo con questo termine una valutazione che coinvolga il maggior numero di interlocutori, sia interni sia esterni al servizio (associazioni di volontariato, di terzo settore, semplici cittadini e così via): in una parola, gli stakeholders.
L'opinione del cittadino sta
Diventando sempre più importante e le strutture sanitarie la richiedono con maggiore frequenza rispetto al passato. In molti casi però siamo di fronte ad una decisione dettata dalle logiche di accreditamento: infatti, le strutture che si accreditamento alla qualità (o all'eccellenza) possono ricevere più risorse da gestire, e i sistemi di valutazione più noti in questo campo (come per esempio la Balanced Storecard, l'accreditamento all'eccellenza della Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations, o il più noto ISO 9000, conosciuto nell'ultima versione col nome di VISION 2000). In tutti questi sistemi, una parte è riservata alla conoscenza del punto di vista del cittadino, ritenuto fondamentale per conoscere pregi e difetti dell'organizzazione; senza una buona valutazione del paziente, l'accreditamento della struttura non è possibile (per una rassegna sull'argomento, si veda Vignati).
partecipata