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Secondo il modello transazionale delle attribuzioni genitoriali i processi attribuitivi intervengono

quando il genitore cerca di comprendere quali siano le cause dei comportamenti del figlio. Le

attribuzioni funzionano come un filtro interpretativo. Chi ritiene che i comportamenti problematici

dei figli siano intenzionali e non modificabili manifesta emozioni negative e tende ad utilizzare con

frequenza elevata interventi disciplinari ostili e punitivi, mentre ciò non avviene se il bambino non è

ritenuto responsabile dei suoi comportamenti. Le manifestazioni pro sociali, come l’obbedienza o la

collaborazione vengono attribuite a cause interne controllabili dal bambino.

La teoria sociointerazionale di Patterson distingue:

-un micromodello che descrive alcuni schemi ricorrenti (cicli), spesso fallimentari, di gestione

educativa dei figli;

-un macromodello che analizza le traiettorie di sviluppo dei comportamenti antisociali dell’infanzia

fino all’età adulta.

Patterson nel ciclo della coercizione descrive quelle sequenze di scambi caratterizzati da livelli di

conflittualità sempre maggiori. Il ciclo si basa sulle influenze reciproche e sugli effetti del

rinforzamento negativo. Queste ripetute esperienze modellano in casa un contesto che favorisce la

genesi dei comportamenti antisociali sin dalla prima infanzia.

Chess e Thomas hanno condotto studi sul temperamento infantile. Gli

Il contributo del bambino:

psicologi hanno definito temperamento l’insieme delle differenze comportamentali, su base

biologica, che compaiono precocemente, mostrano una certa stabilità nel tempo e rappresentano la

base dell’individualità. Altre dimensioni tipiche del temperamento sono l’emozionalità e la

socievolezza. L’emozionalità, quando è negativa, è caratterizzata da espressioni quali piangere,

mostrarsi arrabbiati davanti ad una difficoltà, mentre la socievolezza indica l’orientamento verso le

persone e l’attenzione che il bambino riceve nel contesto. L’emozionalità negativa e la bassa

socievolezza, vengono spesso associate al temperamento “difficile” ma vi sono alcune varianti

culturali. La bontà dello stile temperamento non dipende solo dalle caratteristiche dell’individuo ma

è in relazione al contesto. Le caratteristiche del bambino sono percepite dal genitore come positive

o problematiche e ne influenzano i comportamenti e sono al loro volta modificate dalle relazioni di

quest’ultimo.

Chess e Thomas ritengono che vi sia una predisposizione biologica che determina nei bambini

profili comportamentali diversi prima che l’ambiente e il parentig li modifichino. I comportamenti

educativi hanno un’influenza differente in bambini con diverso temperamento.

Altri studiosi si sono chiesti se caratteristiche quali il genere del bambino e l’ordine di nascita

influenzino il suo sviluppo. Le differenze di genere non sembrano influire in se sulle cure che i

bambini ricevono nelle prime settimane di vita anche se si attribuiscono emozioni quali paura alle

bambine e rabbia ai bambini. L’effetto ordine di nascita sembra favorire i secondogeniti che si

presentano determinati e desiderosi di affermarsi, solo in alcuni casi presentano insoddisfazione e

senso di inferiorità. Secondo Bee rispetto ai fratelli, i primogeniti sono oggetto di:

-maggiori pressioni perché arrivino al successo;

-linguaggio più complesso soprattutto durante la prima infanzia; 4

-educazione più restrittiva e intrusiva;

-ansia maggiore da parte dei genitori;

-un ambiente più centrato sul bambino;

-una disciplina più coercitiva.

I modi con i quali i genitori interagiscono con ciascuno dei figli non sono simili si parla di parenting

differenziale.

Le caratteristiche del genitore e altre determinanti: Belsky elabora un modello processuale e assume

che le pratiche genitoriali siano influenzate da: le caratteristiche del singolo genitore (storia

personale,personalità, parentig), del bambino e del contesto (rete sociale, sostegno fam., ecc).

Dischion e McMahon propongono un modello in cui il parenting include: il sistema motivazionale

del genitore, l’abilità di gestire i comportamenti del figlio attraverso le pratiche disciplinari e le

regole, il monitorin inteso come un insieme di comportamenti genitoriali che implicano l’attenzione

e il controllo del bambino, la qualità emozionale della relazione. Anche i valori e le credenze

influenzano le pratiche e l’ecologia dello sviluppo.

Anche Abidin sottolinea l’importanza dei sistemi motivazionali e delle credenze del genitore

(autoefficacia genitoriale). Le variabili che influenzano la qualità del parenting sono: i fattori socio

contestuali, lo stress, la qualità della relazione matrimoniale, la rilevanza del ruolo e l’alleanza

genitoriale.

Parentig e cultura: ciascuna società fonda le qualità che i bambini da adulti dovranno possedere.

Beatrice e John Whiting hanno condotto uno studio del parenting in prospettiva culturale e mettono

in luce gli stretti rapporti tra organizzazione pratica della vita familiare e i diversi fattori ecologici:

le caratteristiche fisiche dell’ambiente, la storia delle comunità, i sistemi di produzione e

l’economia. Queste variabili influenzano le famiglie e l’organizzazione dell’ambiente.

Rogoff analizza la natura culturale dello sviluppo e i rapporti con l’educazione, con una critica

implicita alle teorie che hanno proposto come unico il modello culturale occidentale. Ogni società

ha un curriculum culturale.

Super e Harkness introducono la nozione di nicchia evolutiva. La nicchia comprende tre

sottosistemi integrati: l’ambiente fisico, le pratiche e i modi di cura dell’infanzia, regolati

culturalmente, la psicologia del caregiver.

Kagitcibasi sottolinea i rapporti stretti tra cultura, orientamenti educativi e sviluppo del se.

Individua tre modelli familiari:

1.intrerdipendenza totale: tipico delle culture in cui l’economia è povera e le risorse sono limitate. I

membri della famiglia, per affrontare le avversità e i problemi di sussistenza, condividono gli sforzi

sin dalla giovane età;

2.intredipendenza: orienta le società più avanzate, non vi sono problemi per disponibilità di risorse

economiche e materiali. I figli sono una risorsa di tipo affettivo;

3.interdipendenza psicologica: migliori condizioni di vita. Tipico delle culture in via di evoluzione.

3.TRANSAZIONI EVOLUTIVE E PARENTING.

le transazioni evolutive sono i cambiamenti che avvengono nel sistema

Ridefinire i compiti di cura:

genitore-figlio, ogni cambiamento individuale diventa significativo anche a livello familiare.

Secondo gli psicologi sociali vi sono alcuni cambiamenti normativi, eventi che scandiscono il ciclo

di vita familiare: la nascita del primo figlio, l’allevamento dei figli piccoli, il periodo della scuola,

l’adolescenza e la transizione all’età adulta, fino all’uscita dei figli dal nucleo familiare.

La transizione alla genitorialità: è un momento che determina una vera e propria crisi che coinvolge

sia i singoli sia la relazione coniugale. La capacità di adattamento non dipende solo dalle risorse e

dall’esperienza dei genitori, ma anche dalla salute e dalle caratteristiche temperamentali del

neonato. I primi tre mesi dopo il parto sono il periodo critico per questa transizione: nelle prime

settimane può esserci nella madre una diminuzione dell’autostima, in seguito però aumenta il suo 5

senso di efficacia e si attenua anche la percezione negativa del temperamento del bambino.

Entrambi i coniugi possono sentirsi inadeguati, le madri in particolare possono sentirsi esauste, in

ansia e attraversare momenti di depressione. È importante il coinvolgimento del partner e il

supporto emotivo dei familiari. Nei primi tre mesi le madri depresse appaiono poco stimolanti, si

rivolgono a lui senza entusiasmo e vitalità, con scarsi contatti fisici e visivi. È importante

l’autoefficacia del genitore: le madri con alta autoefficacia sono più abili a prestare attenzione ai

segnali e ai bisogni dei bambini, sono più calorose e propense ad educare in maniera non punitiva,

di fronte alle difficoltà hanno un orientamento di tipo attivo e centrato sui problemi. Al contrario,

bassi livelli di autoefficacia correlano con: depressione materna, elevati livelli di stress, uno stile di

coping passivo, sentimenti di impotenza appresa.

Sono state osservate differenze tra padri e madri alla nascita del primo figlio: il primo adattamento

sembra influenzare in misura minore l’uomo rispetto alla donna ma su entrambi incidono

negativamente i fattori di personalità e le relazioni con le famiglie di origine, soprattutto se

percepite come giudicanti o iperprotettive. Le esperienze successive, a un anno della nascita del

bambino, sembrerebbero invece favorite dai fattori interni alla coppia, quali l’armonia, la

condivisione e il sostegno emotivo. La qualità del rapporto tra i coniugi favorisce la transizione alla

genitorialità, e garantisce lo sviluppo di un parenting sensibile ed efficace. Caprara, Regalia e

Scabini parlano autoefficacia coniugale cioè il sapere comunicare con il partner, saper offrirgli il

supporto necessario, risolvere i problemi legati alla vita matrimoniale, saper superare i disaccordi

relativi all’educazione dei figli, condividere attività comuni e sviluppare equilibrate relazioni con le

famiglie di origine e con il contesto sociale. Un fattore di rischio è la giovane età del genitore.

è l’età compresa tra i 9 e i 18 mesi. Oltre a sviluppare il linguaggio e la comunicazione,

L’infanzia:

il bambino inizia a spostarsi da solo. Il rapporto con gli adulti muta. Questi ultimi si trovano a dover

mediare tra il bambino e l’ambiente indirizzandolo in maniera opportuna: incoraggiando e

sostenendo la curiosità e le iniziative ma contemporaneamente evitando situazioni pericolose,

spiacevoli o proibite. Le dimensioni del parenting che entrano in gioco sono il controllo e il dare

limiti. Le relazioni che in questa fase si stabiliscono con i caregiver sono fondamentali per

l’adattamento del bambino. Un attaccamento sicuro con gli adulti fornisce una fase stabile da cui

muoversi per esplorare l’ambiente circostante o da cui ricevere rassicurazione in caso di paura.

Dopo i 9-10 mesi si osserva quel fenomeno noto come referenzialità o riferimento sociale: il

bambino, in presenza di estranei o di oggetti non conosciuti. Le emozioni positive osservate sul

volto materno favoriscono i comportamenti esplorativi, invece le espressioni emotive negative quali

la paura o l’ansia sembrano indurre comportamenti di avvicinamento al genitore, ricerca di

protezione o difesa. Denham, Bassett e Wyatt identificano strategie che favoriscono lo s

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
12 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Mary1789 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e delle relazioni familiari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Larcan Rosalba.