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4.3 SVILUPPO PRENATALE DEL CERVELLO
4.3.1 Breve viaggio nel cervello: alcune importanti caratteristiche e
comportamenti
Il cervello (o encefalo) umano consiste di miliardi di minuscole cellule
chiamate neuroni, che si trasmettono reciprocamente segnali in reti
organizzate. I neuroni hanno una forma caratteristica, che li aiuta a
comunicare tra loro: hanno una parte superiore o corpo cellulare, con
diramazioni definite dendriti, una coda o tronco detto assone ed
estensioni radiciformi chiamate terminali. Quando stimolati, i neuroni
emettono una scarica o impulso (il potenziale d’azione) che dalla parte
superiore si dirige verso i terminali. Questo impulso passa da un neurone
all’altro attraverso interstizi chiamati sinapsi, connessioni che ogni
neurone, possiede a migliaia. Per agevolare il passaggio del messaggio
attraverso le sinapsi, sono necessarie sostanze chimiche chiamate
neurotrasmettitori. Tali connessioni permettono reti complesse di attività
neurale. Le più antiche regioni del rombencefalo (porzione posteriore del
cervello che comprende il cervelletto e la parte del cervello che continua
con il midollo spinale) sono responsabili delle funzioni fondamentali di
sopravvivenza, degli stati di allerta e del corretto apprendimento dei
movimenti, mentre il mesencefalo è responsabile della rapida risposta ai
segnali sensoriali. Il prosencefalo (porzione anteriore del cervello, che si
sviluppa dalla parte anteriore del tubo neurale) presenta strutture interne,
come l’ippocampo, adibite alla memoria di lavoro e ad aspetti
dell’elaborazione delle emozioni, nonché un sottile strato grinzoso esterno,
la corteccia, destinato all’analisi percettiva, cognitiva ed emozionale. La
corteccia è divisa in 4 lobi, corrispondenti alle ossa del cranio: frontale,
parietale, occipitale e temporale; nelle differenti regioni della corteccia, si
può riscontrare una certa misura di specializzazione delle funzioni.
4.3.2 Fasi dello sviluppo encefalico prenatale
L’encefalo inizia molto presto a svilupparsi in utero. Lo schema
fondamentale e la tabella di marcia sono sotto il controllo dei geni: circa il
40% dei geni “capi” o “operai” del genoma umano è coinvolto
esclusivamente nella crescita e nel controllo del funzionamento
dell’encefalo; l’altro 60% ne è coinvolto solo parzialmente; tuttavia, anche
l’ambiente prenatale può avere un impatto sul primo sviluppo
dell’encefalo. Durante il periodo embrionale, il disco embrionale diventa
una struttura cellulare a tre strati: uno esteriore, uno centrale e uno
interiore, chiamati rispettivamente ectoderma, mesoderma ed
endoderma. L’ectoderma formerà la pelle, i capelli e il sistema nervoso.
Entro il 15esimo giorno, un piccolo gruppo di cellule cresce su un lato
dell’ectoderma, creando la prima base della testa e dell’encefalo. Entro il
18esimo giorno, l’ectoderma riceve segnali chimici dallo strato inferiore,
che portano alla crescita di uno spesso piatto neurale. Dall’inizio della
quarta settimana, le pieghe formano un arco sopra il solco, avvolgendosi
per formare una struttura a forma di tubo, il tubo neurale, precursore
dell’encefalo e del midollo spinale. Dopo la chiusura del tubo, lo sviluppo
neurale procede in maniera convulsa, attraversando diverse fasi. La prima
fase coincide con la neurogenesi (produzione di neuroni nell’embrione). I
neuroni non si possono autoriprodurre ma sono composti da altre cellule le
quali, a loro volta, diventano neuroni. La produzione di neuroni cessa
generalmente alla nascita, anche se alcuni nuovi neuroni si possono
formare nell’encefalo dell’adulto. La maggior parte dello sviluppo
dell’encefalo, negli ultimi mesi di vita prenatale consiste nella crescita
delle connessioni (sinapsi) tra neuroni e il tessuto mielinico che copre la
membrana neurale. La seconda fase importante è la migrazione
neuronale, durante la quale i neuroni procedono verso differenti luoghi
dell’encefalo e del sistema nervoso. La terza fase, la differenziazione
neuronale, inizia quando i geni modificano ulteriormente le cellule appena
arrivate per specializzarle ai loro ruoli nelle regioni e nei sistemi
encefalici. Durante il processo di differenziazione delle cellule
dell’embrione, si verificano altre due fasi. Una di queste è la
sinaptogenesi: lo sviluppo di potenziali connessioni tra i neuroni
emergenti, dovuto alla crescita dei dendriti e dei terminali. Inoltre, inizia la
mielinizzazione, che consiste nella copertura degli assoni con una
sostanza lipidica e isolante, finalizzata a migliorarne l’efficienza. Nel
periodo prenatale, l’encefalo presenta una notevole eccedenza di sinapsi.
Ciò porta all’aspetto finale dello sviluppo neurale, che include uno
sfoltimento di connessioni. Questo processo di costruzione e sfoltimento
delle sinapsi non si conclude in utero, ma continua anche dopo la nascita (e
in parte tutta la vita).
4.4 ABILITA’ E COMPORTAMENTI PRENATALI
Una delle capacità umane fondamentali è quella di percepire e rispondere a
uno stimolo esterno. Al termine del periodo embrionale, è già presente la
capacità di reagire a una stimolazione esterna. I 5 sistemi sensoriali
principali iniziano a svilupparsi nell’embrione.
4.4.1 Tatto, gusto e olfatto del feto
Il primo canale sensoriale che si sviluppa è il gusto. Dalle ecografie si vede
che i bambini reagiscono alle sostanze introdotte in ambiente uterino.
4.4.2 Udito del feto
Dopo circa 20 settimane, anche il sistema uditivo entra in funzione: il feto
risponde ai suoni di forte intensità e può mostrare un sussulto di riflesso.
Dopo 22 settimane, il feto riesce a orientarsi in direzione dei suoni. Molti
suoni entrano nell’ambiente uterino; il feto non solo li sente, ma ne
apprende la natura o li ricorda. In particolare, le risposte preferenziali dei
nascituri riguardano la voce della madre e le sigle musicali dei programmi
televisivi da lei seguiti durante la gravidanza.
4.4.3 Vista del feto
Il meno sviluppato dei canali sensoriali nella vita prenatale è la vista. Entro
il quarto mese, le principali parti dell’occhio sono sviluppate, sebbene la
retina non sia ancora del tutto formata.
4.5 RISCHI PER LO SVILUPPO PRENATALE:
TERATOGENI AMBIENTALI ED ERRORI GENETICI
Si è stimato che circa il 3% dei neonati presenta qualche malformazione
congenita, cioè un problema presente fin dalla nascita. Le malformazioni
congenite sono dovute a fattori ambientali nocivi o dannosi, conosciuti
come teratogeni (rischi derivanti da fattori ambientali) o a fallimenti dei
processi genetici.
4.5.1 Teratogeni ambientali
Il periodo embrionale è quello più vulnerabile agli effetti dei teratogeni,
poiché coincide con la fase di formazione di tutti gli organi e delle
strutture fondamentali. L’effetto degli agenti teratogeni è scarso nel
periodo germinale. La maggior parte degli agenti teratogeni è legata a
condizioni o comportamenti materni (nutrizione insufficiente, stress,
assunzione di alcool, fumo, caffeina ecc.), o deriva da fattori ambientali
più estesi, come per esempio le radiazioni.
DENUTRIZIONE
Uno dei più comuni agenti teratogeni è la denutrizione materna.
Particolarmente grave sembra la mancanza di acido folico (vitamina B9),
in quanto elemento essenziale per la produzione del materiale genetico.
USO DI DROGA DA PARTE DELLA MADRE
Le droghe legali possono avere sul nascituro effetti di uguale o maggiore
gravità di quelle illegali. Anche alcune tazze di caffè al giorno possono
avere conseguenze dannose per il bambino. Alcuni degli effetti più nocivi
sono stati causati dall’assunzione di medicinali, come è accaduto negli
anni ’60 con il talidomide.
MALATTIE DELLA MADRE
Un altro fattore di rischio nello sviluppo prenatale è la malattia materna.
Esistono molti virus teratogeni. Quello della rosolia ha effetti
particolarmente distruttivi.
STATO PSICOLOGICO DELLA MADRE
Anche lo stato emotivo della madre può avere conseguenze sullo sviluppo
prenatale. Lo stress e l’ansia producono alti livelli di cortisolo, collegati a
problemi di crescita e a problemi cognitivi postnatali. La ricerca sugli
animali ha dimostrato che lo stress materno influisce sullo sviluppo
prenatale in due modi diretti: attraverso gli effetti degli ormoni sui circuiti
cerebrali in fase di sviluppo del bambino o influenzando l’attività dei geni
dell’embrione o del feto.
TOSSINE AMBIENTALI
Anche le sostanze inquinanti e le tossine presenti nell’ambiente possono
avere effetti diretti sul nascituro, anche se le prove a riguardo sono
controverse.
4.5.2 Fattori genetici che danneggiano lo sviluppo prenatale
Come abbiamo visto, la crescita e lo sviluppo cellulare sono influenzati dai
geni in fase prenatale, ma si possono verificare errori nei processi che li
coinvolgono. Per esempio, una mutazione del gene Sonic Hedgehog, che
controlla l’organizzazione delle vie neurali destra/sinistra, può portare alla
crescita di un solo occhio al centro del viso. Uno dei difetti genetici più
comuni è la sindrome di Down, conosciuta anche come trisomia 21. Si
verifica circa una volta ogni 800 nascite. Il rischio aumenta all’avanzare
dell’età della madre. La maggior parte dei casi è dovuta alla non riuscita
separazione della ventunesima coppia di cromosomi durante la
replicazione cellulare, cosicchè le nuove cellule, anziché due, si trovano tre
cromosomi.
4.6 PARTO
4.6.1 Perché il parto ha inizio?
Dopo circa 38 settimane, il feto è pronto a venire al mondo. Il parto prende
avvio dalla comunicazione chimica tra la madre e il bambino: il feto
manda segnali ormonali che si traducono in contrazioni uterine; inoltre,
produce ormoni dello stresso come l’adrenalina che aumentano le
contrazioni durante il travaglio e aiutano il bambino a prepararsi alla
nascita, pulendone i polmoni e incrementando il suo stato d’allerta. La
madre inizia il travaglio, che dura in media circa 12 o più ore per il primo
figlio e la metà per i figli successivi.
4.6.2 Fasi del travaglio
Il travaglio ha 3 fasi. Nella fase 1 (8 o più ore) si verificano contrazioni
uterine ritmiche di forza e di frequenza crescente, che causano la
dilatazione della cervice. Nella fase 2 (da 1 a 2 ore circa), la testa del
bambino entra nell’apertura cervicale e la madre spinge fuori il bambino.
Nella fase finale (circa 5 minuti) la placenta viene espulsa.
4.6.3 Complicazioni
Durante il travaglio, possono sorgere delle complicazioni. I parti protratti
possono causare danni cerebrali all’infante, dovuti ad anossia, cio&egrav