Anteprima
Vedrai una selezione di 12 pagine su 51
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 1 Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 2
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 6
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 11
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 16
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 21
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 26
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 31
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 36
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 41
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 46
Anteprima di 12 pagg. su 51.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello Sviluppo, prof. Benedetto, libro consigliato Manuale di Psicologia dello Sviluppo, Fonzi Pag. 51
1 su 51
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La teoria dell'attaccamento

Bowlby affermò che il legame madre bambino è il risultato di un sistema di schemi

comportamentali a base innata, il cui significato adattivo si riconduce alla protezione dai pericoli

offerta al piccolo da chi più si prende cura di lui. I comportamenti di attaccamento sono considerati

come degli schemi pre-programmati che compaiono e si sviluppano favorendo il contatto con la

madre e, di conseguenza, aumentando le probabilità del piccolo di sopravvivere. Allo stesso modo è

pre-programmata la sensibilità della madre ai segnali del figlio. Queste predisposizioni sono state

assimilate nel patrimonio genetico della nostra specie a seguito della selezione naturale allo scopo

di garantire la sopravvivenza della prole. Bowlby compara la specie umana con altre specie animali,

in particolare si ricollega allo studio di Harlow sui macachi. In questi studi, le scimmie venivano

allevate con due surrogati di madre, una fatta col filo di ferro e dotata di un biberon pieno di latte,

una ricoperta di panno morbido ma senza biberon. Le scimmie cercavano più spesso il contatto con

la madre di stoffa, che forniva calore, piuttosto che con la madre di filo di ferro, che forniva cibo.

Il sistema dell'attaccamento e il suo sviluppo

Quanto più l'ambiente diventa pericoloso, o come tale viene percepito dal bambino, tanto più

si manifestano i comportamenti di attaccamento. Gli schemi emozionali e comportamentali

dell'attaccamento, pur essendo pre-programmati, possono essere visti come delle risposte che

vengono prodotti nel momento in cui si attiva un sistema di controllo, il sistema dell'attaccamento,

che si basa su processi di elaborazione delle informazioni che provengono dall'ambiente esterno ed

è organizzato secondo un processo omeostatico (la tendenza naturale al raggiungimento di una

relativa stabilità interna attraverso dei meccanismi autoregolatori). Quando il piccolo si trova in

presenza di un pericolo, il sistema si attiva e mette in atto quei comportamenti che inducono la

vicinanza con la madre. Nel momento in cui il pericolo cessa, il bambino riprende ad esplorare. Il

pericolo può consistere sia in una fonte reale esterna, sia da una presunta mancanza di aiuto da parte

della madre. Di fronte all'indisponibilità della madre, o in sua assenza, il bambino prova la

cosiddetta “ansia da separazione” e manifesta i comportamenti che emergerebbero in caso di

pericolo reale.

Lo sviluppo del legame di attaccamento attraversa quattro fasi che possono essere ricondotte

alle tappe dello sviluppo cognitivo:

1) In un primo periodo che dalla nascita al secondo mese di vita, il piccolo manifesta alcuni

comportamenti dell'attaccamento come il pianto, il sorriso, l'aggrapparsi, ma sono segnali che non

rappresentano una distinzione fra persone diverse, né sono prodotti in modo intenzionale.

2) In un secondo periodo, dalla fine del secondo mese fino ai sei/otto mesi, il piccolo

produce segnali verso una o più persone distinte, per lo più verso la madre. Tra i cinque e i sette

mesi, il piccolo che si trova in una condizione di disagio emotivo riceve conforto essenzialmente

dalla madre. In questa fase non compaiono ancora l'ansia e la protesta alla separazione, in quanto il

bambino non ha acquisito ancora la concatenazione causa-effetto fra gli eventi, né ha raggiunto lo

stadio di permanenza degli oggetti che si trovano al di fuori del suo campo visivo.

3) In una terza fase, che inizia fra il sesto e l'ottavo mese e termina all'inizio del secondo

anno di vita, il bambino mantiene un contatto preferenziale con la figura di attaccamento con la

locomozione o ricorrendo ad altri segnali. Compaiono la protesta e l'ansia da separazione, e la paura

dell'estraneo. E' in questa fase che si instaura un legame di attaccamento vero e proprio. Questa

svolta può essere ricondotta sia allo sviluppo cognitivo, che permette al piccolo di distinguere la

madre dalle altre figure, sia all'attivarsi di predisposizioni come la paura dell'estraneo. Bowlby nota

che verso gli otto mesi, come accade in altre specie animali, si verifica il cosiddetto imprinting

filiale, ovvero quella maggiore prontezza del piccolo ad apprendere e conservare in memoria le

caratteristiche della figura di attaccamento.

4) Dai 18 mesi in poi inizia a quarta fase dello sviluppo dell'attaccamento. Tra il figlio e la

madre si sviluppa una relazione reciproca che ha come scopo comune darsi conforto e mantenere la

vicinanza. Fino a questo momento la relazione poteva considerarsi “unilaterale”, perché era la

madre a prendersi cura del piccolo, mentre ora anche il bambino inizia ad adattarsi alle necessità

della madre.

Le tipologie dell'attaccamento

Bowlby ritiene che i comportamenti prodotti dai genitori hanno un grosso impatto sui figli,

sia a breve che a lungo termine, per quanto riguarda il loro adattamento. Mary Aisnworth ha

condotto uno studio longitudinale basato su osservazioni delle interazioni madre-figlio durante il

primo anno di vita del bambino, e ha misurato con una metodica detta “Strange Situation” l'impatto

della storia della loro relazione affettiva sulla successiva capacità del piccolo di provare e regolare

certe emozioni, di usare la madre come “base sicura” per l'esplorazione e di essere disponibile al

contatto e al conforto da parte della figura di attaccamento.

Da questo studio è emerso che quei bambini che durante i primi mesi di vita avevano

sperimentato una madre sensibile alle loro richieste e pronta ad accorrere quando avevano bisogno

di aiuto, nella Strange Situation risultavano in grado di esplorare in maniera attiva l'ambiente

circostante. Quando la madre usciva, lasciandoli soli con l'estraneo, erano capaci di affrontare la

separazione e riuscivano a giocare. Al suo ritorno accoglievano la madre affettuosamente. In caso

avessero provato sconforto durante la sua assenza, al suo ritorno ricercavano il contatto fisico ed

erano in grado di calmarsi quasi subito. Questo tipo di legame è basato sulla certezza di poter avere

la propria madre come base sicura; i bambini che mostravano questa organizzazione

comportamentale e questa regolazione delle emozioni, vennero definiti dalla Ainsworth bambini

sicuri, o bambini B.

I bambini che nel corso del primo anno di vita avevano sperimentato un rifiuto del loro

bisogno di affetto, o una madre imprevedibile, alcune volta pronta ad accorrere ai segnali altre

indifferente, mostravano un tipo di attaccamento definito insicuro, ansioso. I bambini che avevano

esperito una madre insensibile, che rifiutava il contatto fisico nei momenti di sconforto, esibivano

un attaccamento evitante o distaccato. I bambini evitanti, o bambini A, mettevano in atto sia in

presenza che in assenza della madre, dei comportamenti di falsa autonomia, mostrandosi impegnati

senza esternare alcuna emozione. Questi evitavano di avvicinarsi alla madre alla riunione con essa.

Gli altri vennero detti bambini coercitivi-ambivalenti, o bambini C, e mostravano alla riunione con

la madre comportamenti contraddittori: si avvicinavano alla madre per essere confortati, ma poi

rifiutavano il contato. Questi bambini avevano sperimentato un comportamento fisicamente

affettuoso quando non lo richiedevano, e un rifiuto al contatto quando erano loro a richiederlo. I

bambini C si mostravano incapaci di regolare le proprie emozioni, esasperavano i segnali di protesta

alla separazione, erano inconsolabili, ed esibivano uno sconforto tale da impedirgli di esplorare

l'ambiente. Al momento della riunione scaricavano la rabbia accumulata sulla madre e ne

respingevano la consolazione.

Ricerche successive hanno evidenziato un'altra tipologia di attaccamento, detta ansiosa

disorganizzata, propria dei bambini D, che nella Strange Situation mostrano comportamenti

disorganizzati o strani, come rimanere immobile, dondolarsi, coprirsi gli occhi alla vista della

madre. Queste manifestazioni sono state associate a situazioni di abuso e maltrattamento subiti dal

piccolo da parte del genitore.

Questi studi hanno mostrato come un attaccamento insicuro, ovvero l'insicurezza di poter

ricevere aiuto in casi di necessità rende difficile il percorso verso l'autonomia; la Ainsworth ha

infatti definito le configurazioni “ansioso-evitante” e “ansioso-ambivalente” come delle storture del

funzionamento ottimale del sistema dell'attaccamento. Il comportamento di evitamento del bambino

gli consente di garantire una distanza che, in caso di bisogno, lo preserva dal rischio di rifiuto.

Una base sicura

La manifestazione dell'ansia da separazione, l'utilizzo della madre come fonte di conforto,

come base sicura a cui fare riferimento durante l'esplorazione sia fisica che sociale dell'ambiente

esterno, sono indici di natura emozionale che si trovano all'interno di un processo di regolazione

diadica delle emozioni, in entrambi i soggetti ricoprono un ruolo attivo.

La formazione della personalità

Col passare del tempo i legami di attaccamento non dipendono più dalla prossimità fisica,

ma da certe qualità astratte del rapporto come l'affetto, la fiducia e la stima. Grazie ai continui

scambi affettivi e sociali con la figura di attaccamento, il bambino costruisce una rappresentazione

interna della relazione, un'immagine che comprende un modello mentale del Sé e un modello della

sua figura di attaccamento. I modelli mentali sono delle strutture cognitive che organizzano i ricordi

legati al rapporto con la madre, e di conseguenza organizza le azioni del bambini sia nei confronti

del genitore, sia nei confronti di situazioni nuove. Bowlby li definisce Internal Working Model.

Queste rappresentazioni interne influenzano anche le esperienze future, in quanto spingono

l'individuo a ricercare, a livello inconsapevole, persone e situazioni che corrispondono alle sue

aspettative affettive. Le persone molto spesso mettono in atto gli stessi comportamenti ed

esprimono le stesse emozioni all'interno di relazioni con partner diversi, tramite meccanismi che

trasferiscono certe caratteristiche da una relazione all'altra. In sostanza, i modelli mentali interni

orientano il comportamento sociale degli individui.

Un tipo di bambino B costruirà un modello mentale del Sé come di persona degna di essere

confortata, e rappresenterà gli altri come persone pronte ad aiutarlo in caso di necessità. Da adulto,

questa fiducia in se stesso lo porterà ad essere parte attiva nell'andamento delle interazioni. Un

bambino di tipo C svilupperà un modello mentale del Sé come una persona che non può contare

sull'aiuto degli altri, e questi come persone inaffidabili. Da adulto seguirà un modello di tipo

ambivalente: tentando di controllare gli altri, di costringere la figura amata ad essere sempre

presente. Un bambino di tipo A si formerà una rappre

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
51 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Yvaine92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Benedetto Loredana.