Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La teoria dell'attaccamento
Bowlby affermò che il legame madre bambino è il risultato di un sistema di schemi
comportamentali a base innata, il cui significato adattivo si riconduce alla protezione dai pericoli
offerta al piccolo da chi più si prende cura di lui. I comportamenti di attaccamento sono considerati
come degli schemi pre-programmati che compaiono e si sviluppano favorendo il contatto con la
madre e, di conseguenza, aumentando le probabilità del piccolo di sopravvivere. Allo stesso modo è
pre-programmata la sensibilità della madre ai segnali del figlio. Queste predisposizioni sono state
assimilate nel patrimonio genetico della nostra specie a seguito della selezione naturale allo scopo
di garantire la sopravvivenza della prole. Bowlby compara la specie umana con altre specie animali,
in particolare si ricollega allo studio di Harlow sui macachi. In questi studi, le scimmie venivano
allevate con due surrogati di madre, una fatta col filo di ferro e dotata di un biberon pieno di latte,
una ricoperta di panno morbido ma senza biberon. Le scimmie cercavano più spesso il contatto con
la madre di stoffa, che forniva calore, piuttosto che con la madre di filo di ferro, che forniva cibo.
Il sistema dell'attaccamento e il suo sviluppo
Quanto più l'ambiente diventa pericoloso, o come tale viene percepito dal bambino, tanto più
si manifestano i comportamenti di attaccamento. Gli schemi emozionali e comportamentali
dell'attaccamento, pur essendo pre-programmati, possono essere visti come delle risposte che
vengono prodotti nel momento in cui si attiva un sistema di controllo, il sistema dell'attaccamento,
che si basa su processi di elaborazione delle informazioni che provengono dall'ambiente esterno ed
è organizzato secondo un processo omeostatico (la tendenza naturale al raggiungimento di una
relativa stabilità interna attraverso dei meccanismi autoregolatori). Quando il piccolo si trova in
presenza di un pericolo, il sistema si attiva e mette in atto quei comportamenti che inducono la
vicinanza con la madre. Nel momento in cui il pericolo cessa, il bambino riprende ad esplorare. Il
pericolo può consistere sia in una fonte reale esterna, sia da una presunta mancanza di aiuto da parte
della madre. Di fronte all'indisponibilità della madre, o in sua assenza, il bambino prova la
cosiddetta “ansia da separazione” e manifesta i comportamenti che emergerebbero in caso di
pericolo reale.
Lo sviluppo del legame di attaccamento attraversa quattro fasi che possono essere ricondotte
alle tappe dello sviluppo cognitivo:
1) In un primo periodo che dalla nascita al secondo mese di vita, il piccolo manifesta alcuni
comportamenti dell'attaccamento come il pianto, il sorriso, l'aggrapparsi, ma sono segnali che non
rappresentano una distinzione fra persone diverse, né sono prodotti in modo intenzionale.
2) In un secondo periodo, dalla fine del secondo mese fino ai sei/otto mesi, il piccolo
produce segnali verso una o più persone distinte, per lo più verso la madre. Tra i cinque e i sette
mesi, il piccolo che si trova in una condizione di disagio emotivo riceve conforto essenzialmente
dalla madre. In questa fase non compaiono ancora l'ansia e la protesta alla separazione, in quanto il
bambino non ha acquisito ancora la concatenazione causa-effetto fra gli eventi, né ha raggiunto lo
stadio di permanenza degli oggetti che si trovano al di fuori del suo campo visivo.
3) In una terza fase, che inizia fra il sesto e l'ottavo mese e termina all'inizio del secondo
anno di vita, il bambino mantiene un contatto preferenziale con la figura di attaccamento con la
locomozione o ricorrendo ad altri segnali. Compaiono la protesta e l'ansia da separazione, e la paura
dell'estraneo. E' in questa fase che si instaura un legame di attaccamento vero e proprio. Questa
svolta può essere ricondotta sia allo sviluppo cognitivo, che permette al piccolo di distinguere la
madre dalle altre figure, sia all'attivarsi di predisposizioni come la paura dell'estraneo. Bowlby nota
che verso gli otto mesi, come accade in altre specie animali, si verifica il cosiddetto imprinting
filiale, ovvero quella maggiore prontezza del piccolo ad apprendere e conservare in memoria le
caratteristiche della figura di attaccamento.
4) Dai 18 mesi in poi inizia a quarta fase dello sviluppo dell'attaccamento. Tra il figlio e la
madre si sviluppa una relazione reciproca che ha come scopo comune darsi conforto e mantenere la
vicinanza. Fino a questo momento la relazione poteva considerarsi “unilaterale”, perché era la
madre a prendersi cura del piccolo, mentre ora anche il bambino inizia ad adattarsi alle necessità
della madre.
Le tipologie dell'attaccamento
Bowlby ritiene che i comportamenti prodotti dai genitori hanno un grosso impatto sui figli,
sia a breve che a lungo termine, per quanto riguarda il loro adattamento. Mary Aisnworth ha
condotto uno studio longitudinale basato su osservazioni delle interazioni madre-figlio durante il
primo anno di vita del bambino, e ha misurato con una metodica detta “Strange Situation” l'impatto
della storia della loro relazione affettiva sulla successiva capacità del piccolo di provare e regolare
certe emozioni, di usare la madre come “base sicura” per l'esplorazione e di essere disponibile al
contatto e al conforto da parte della figura di attaccamento.
Da questo studio è emerso che quei bambini che durante i primi mesi di vita avevano
sperimentato una madre sensibile alle loro richieste e pronta ad accorrere quando avevano bisogno
di aiuto, nella Strange Situation risultavano in grado di esplorare in maniera attiva l'ambiente
circostante. Quando la madre usciva, lasciandoli soli con l'estraneo, erano capaci di affrontare la
separazione e riuscivano a giocare. Al suo ritorno accoglievano la madre affettuosamente. In caso
avessero provato sconforto durante la sua assenza, al suo ritorno ricercavano il contatto fisico ed
erano in grado di calmarsi quasi subito. Questo tipo di legame è basato sulla certezza di poter avere
la propria madre come base sicura; i bambini che mostravano questa organizzazione
comportamentale e questa regolazione delle emozioni, vennero definiti dalla Ainsworth bambini
sicuri, o bambini B.
I bambini che nel corso del primo anno di vita avevano sperimentato un rifiuto del loro
bisogno di affetto, o una madre imprevedibile, alcune volta pronta ad accorrere ai segnali altre
indifferente, mostravano un tipo di attaccamento definito insicuro, ansioso. I bambini che avevano
esperito una madre insensibile, che rifiutava il contatto fisico nei momenti di sconforto, esibivano
un attaccamento evitante o distaccato. I bambini evitanti, o bambini A, mettevano in atto sia in
presenza che in assenza della madre, dei comportamenti di falsa autonomia, mostrandosi impegnati
senza esternare alcuna emozione. Questi evitavano di avvicinarsi alla madre alla riunione con essa.
Gli altri vennero detti bambini coercitivi-ambivalenti, o bambini C, e mostravano alla riunione con
la madre comportamenti contraddittori: si avvicinavano alla madre per essere confortati, ma poi
rifiutavano il contato. Questi bambini avevano sperimentato un comportamento fisicamente
affettuoso quando non lo richiedevano, e un rifiuto al contatto quando erano loro a richiederlo. I
bambini C si mostravano incapaci di regolare le proprie emozioni, esasperavano i segnali di protesta
alla separazione, erano inconsolabili, ed esibivano uno sconforto tale da impedirgli di esplorare
l'ambiente. Al momento della riunione scaricavano la rabbia accumulata sulla madre e ne
respingevano la consolazione.
Ricerche successive hanno evidenziato un'altra tipologia di attaccamento, detta ansiosa
disorganizzata, propria dei bambini D, che nella Strange Situation mostrano comportamenti
disorganizzati o strani, come rimanere immobile, dondolarsi, coprirsi gli occhi alla vista della
madre. Queste manifestazioni sono state associate a situazioni di abuso e maltrattamento subiti dal
piccolo da parte del genitore.
Questi studi hanno mostrato come un attaccamento insicuro, ovvero l'insicurezza di poter
ricevere aiuto in casi di necessità rende difficile il percorso verso l'autonomia; la Ainsworth ha
infatti definito le configurazioni “ansioso-evitante” e “ansioso-ambivalente” come delle storture del
funzionamento ottimale del sistema dell'attaccamento. Il comportamento di evitamento del bambino
gli consente di garantire una distanza che, in caso di bisogno, lo preserva dal rischio di rifiuto.
Una base sicura
La manifestazione dell'ansia da separazione, l'utilizzo della madre come fonte di conforto,
come base sicura a cui fare riferimento durante l'esplorazione sia fisica che sociale dell'ambiente
esterno, sono indici di natura emozionale che si trovano all'interno di un processo di regolazione
diadica delle emozioni, in entrambi i soggetti ricoprono un ruolo attivo.
La formazione della personalità
Col passare del tempo i legami di attaccamento non dipendono più dalla prossimità fisica,
ma da certe qualità astratte del rapporto come l'affetto, la fiducia e la stima. Grazie ai continui
scambi affettivi e sociali con la figura di attaccamento, il bambino costruisce una rappresentazione
interna della relazione, un'immagine che comprende un modello mentale del Sé e un modello della
sua figura di attaccamento. I modelli mentali sono delle strutture cognitive che organizzano i ricordi
legati al rapporto con la madre, e di conseguenza organizza le azioni del bambini sia nei confronti
del genitore, sia nei confronti di situazioni nuove. Bowlby li definisce Internal Working Model.
Queste rappresentazioni interne influenzano anche le esperienze future, in quanto spingono
l'individuo a ricercare, a livello inconsapevole, persone e situazioni che corrispondono alle sue
aspettative affettive. Le persone molto spesso mettono in atto gli stessi comportamenti ed
esprimono le stesse emozioni all'interno di relazioni con partner diversi, tramite meccanismi che
trasferiscono certe caratteristiche da una relazione all'altra. In sostanza, i modelli mentali interni
orientano il comportamento sociale degli individui.
Un tipo di bambino B costruirà un modello mentale del Sé come di persona degna di essere
confortata, e rappresenterà gli altri come persone pronte ad aiutarlo in caso di necessità. Da adulto,
questa fiducia in se stesso lo porterà ad essere parte attiva nell'andamento delle interazioni. Un
bambino di tipo C svilupperà un modello mentale del Sé come una persona che non può contare
sull'aiuto degli altri, e questi come persone inaffidabili. Da adulto seguirà un modello di tipo
ambivalente: tentando di controllare gli altri, di costringere la figura amata ad essere sempre
presente. Un bambino di tipo A si formerà una rappre