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TEORIE DELL'INTELLIGENZA
Tra i modelli teorici che centrano il loro focus sulle credenze delle abilità, una teoria importante è la TEORIA SULLA RAPPRESENTAZIONE DELL'INTELLIGENZA formulata da Carol Dweck.
Dweck ipotizza che i soggetti si differenzino sulla base di differenze individuali della personalità che vanno oltre le reali capacità, oltre il livello effettivo dell'intelligenza, e che sono rintracciabili nella loro rappresentazione dell'intelligenza stessa e nel loro sistema di convinzioni che ne discende.
TEORIA INCREMENTALE
L'intelligenza è una qualità controllabile e incrementabile.
Il fallimento è una richiesta per aumentare lo sforzo.
Orienta a perseguire obiettivi di apprendimento MASTERY-ORIENTED
TEORIA DELL'ENTITÀ
L'intelligenza è una dote.
Il fallimento è predittore di continui fallimenti successivi.
Orienta a perseguire obiettivi di performance MASTERY-ORIENTED HELPLESS
Il modello della Dweck è un modello rappresentativo dell'intelligenza, cioè studia come ognuno di noi rappresenta la propria e l'altrui intelligenza; inoltre, questo modello è dicotomico, cioè comprende due distinte rappresentazioni dell'intelligenza descrivendo due teorie: la teoria incrementale - considera l'intelligenza come qualcosa di controllabile, malleabile, potenziabile, incrementabile attraverso l'impegno. I teorici incrementali interpretano le difficoltà come sfide affrontabili con lo sforzo e considerano le situazioni di fallimento quali occasioni per aumentare l'impegno e per migliorare la propria abilità. Inoltre, manifestano una credenza di elevata controllabilità degli eventi e dei risultati delle proprie performance. In più, esibiscono un pattern comportamentale di tipo mastery-oriented, elaborano strategie attive quali parafrasare, sintetizzare, prendere nota, fare domande, che consentono.
loro di integrare le nuove informazioni con le conoscenze precedenti. Tali soggetti, inoltre, monitorano costantemente l'efficacia delle strategie e di fronte al fallimento tendono a pianificare soluzioni adeguate prefigurandosi esiti positivi con una ricaduta affettiva caratterizzata da soddisfazione, orgoglio e ricompensa intrinseca per lo sforzo.
La percezione di intelligenza viene alimentata da situazioni che consentono ai soggetti di sentirsi coinvolti e impegnati in compiti nuovi, di moltiplicare gli sforzi per conoscere a fondo qualcosa, di ampliare le proprie abilità e conoscenze.
La teoria dell'entità considera l'intelligenza come un tratto fisso o immutabile, geneticamente determinata e non soggetta a cambiamenti migliorativi; inoltre, per tale teoria, il fallimento è predittore di ulteriori fallimenti.
I teorici dell'entità considerano l'impegno quale indice di scarsa capacità e, pertanto, viene considerato inutile.
Considerano la sfida come una minaccia all'autostima, per cui assumono obiettivi difensivi a breve termine evitando di impegnarsi di fronte a compiti difficili al fine di mantenere in tal modo un'alta percezione delle proprie capacità e conservare la convinzione che si sarebbe potuto fare meglio se ci si fosse applicati.
Essi mostrano un pattern comportamentale più complesso degli incrementali: infatti, soggetti che hanno una rappresentazione della loro abilità molto elevata tendono a percepire una moderata controllabilità degli eventi e mostrano un pattern comportamentale mastery-oriented attenuato, caratterizzato dall'evitare la sfida in presenza di compiti percepiti difficili.
Mentre, soggetti con bassa fiducia nelle proprie abilità e percezione di bassa controllabilità degli eventi, si orientano verso compiti facili adottando un pattern comportamentale helpless, in cui le difficoltà vengono percepite come occasioni di fallimento.
In quanto indicative discarsa abilità non modificabile attraverso lo sforzo. I bambini helpless mostrano scarsa fiducia nelle proprie possibilità di successo in compiti sia passati che futuri: infatti, presentano un deterioramento nel ricordo delle precedenti prestazioni riducendo l'importanza dei successi e amplificando i fallimenti.
I soggetti orientati alla performance impiegano prevalentemente strategie superficiali quali copiare, indovinare, focalizzarsi esclusivamente sul materiale da ricordare che consentono loro di completare il compito ma non contribuiscono alla comprensione dello stesso. In caso di successo adottano strategie adeguate ed efficaci che si deteriorano durante l'esecuzione di compiti difficili, determinando l'insorgenza di stati affettivi negativi quali l'ansia, sentimenti di depressione e senso di vergogna con ulteriori ricadute sulla performance.
Inoltre, la percezione di intelligenza deriva e viene mantenuta da facili successi ottenuti.
Con poca fatica e prestazioni superiori a quelle degli altri studenti. Inoltre, la teoria incrementale orienta a perseguire obiettivi di apprendimento per alimentare la competenza, per impegnarsi e confrontarsi con compiti sempre più difficili; mentre, secondo la teoria dell'entità eseguo un compito con il minimo impegno perché è quello che riesco a fare.
Queste due teorie si ricollegano a 2 pattern comportamentali:
- il mastery-oriented (pattern orientato alla padronanza)
- l'helpless (pattern di impotenza appresa)
I soggetti MASTERY-ORIENTED sono caratterizzati dal fatto di esprimere previsioni ottimistiche sui risultati e di non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, ma di essere stimolati a perfezionare le proprie strategie; per cui, il fallimento è visto in termini positivi, come stimolo ad un maggiore impegno.
In particolare, il modello dell'orientamento alla padronanza prevede la ricerca di situazioni impegnative che creino le
successo o utilizzano strategie metacognitive efficaci come l'auto-monitoraggio. Il comportamento mastery-oriented è caratterizzato da un atteggiamento di fiducia in sé e dalla consapevolezza che l'impegno è la causa principale del successo. Questo comportamento favorisce l'acquisizione e il miglioramento delle conoscenze e delle abilità, nonché il raggiungimento di aspettative positive di successo. Inoltre, i soggetti con comportamento mastery-oriented interpretano gli insuccessi come stimoli per impegnarsi di più, presentano stati emotivi positivi verso il compito, formulano attese ottimistiche sui propri risultati e attribuiscono il successo a cause interne e stabili. Per raggiungere questi obiettivi, è importante utilizzare strategie metacognitive efficaci come l'auto-monitoraggio, che consiste nel controllare e valutare il proprio processo di apprendimento. In conclusione, il comportamento mastery-oriented è un modello adattivo che mira al successo e al miglioramento delle abilità, sostenendo l'impiego di strategie metacognitive efficaci.Il soggetto HELPLESS è caratterizzato dal fatto di formulare previsioni pessimistiche e considerare il fallimento come conferma della propria mancanza di competenza.
Il modello di impotenza è una condizione che investe il soggetto:
- sul piano cognitivo, per l'incapacità di percepire la relazione tra le risposte emesse e i risultati
- sul piano motivazionale, per la difficoltà di emettere risposte adattive e appropriate anche in situazioni di scarsa controllabilità
- sul piano emotivo-affettivo, per lo sviluppo di ansia, scoraggiamento, depressione
Tale modello è disadattivo, in quanto la finalità dell'achievement è quella di ottenere giudizi positivi, sebbene sacrificando opportunità di apprendimento.
INSUCCESSO = INCOMPETENZA il soggetto HELPLESS AVVERSIONE autopercezione
negativi e senza speranza. Le strategie che utilizzano sono inadeguate e non riescono a monitorare la situazione. Questo comportamento è associato alla mancanza di controllo sull'entità del problema. In pratica, i soggetti con comportamento helpless interpretano gli insuccessi come manifestazione della loro inadeguatezza e scarsa abilità. Presentano stati emotivi negativi come ansia, noia e avversione al compito. Formulano attese pessimistiche sui propri risultati e fanno attribuzioni di causa esterne ed instabili per il successo. Al contrario, fanno attribuzioni di causa interne e stabili per il fallimento. Impiegano strategie non efficaci e le peggiorano dopo episodi di insuccesso. Inoltre, non mantengono la concentrazione e non sono perseveranti. Da una prospettiva evolutiva, studi empirici evidenziano l'emergere di pattern comportamentali di tipo helpless a partire dai 10 anni di età, mentre i bambini più piccoli si mostrano immuni all'helpless in quanto non hanno ancora acquisito il concetto di abilità come tratto fisso. Si mostrano, invece, più flessibili e aperti al cambiamento.ottimistici, sovrastimano le proprie capacità e non fanno previsioni negative per le performance future. La rappresentazione dell'intelligenza in termini incrementali o entitari si caratterizzerebbe diversamente in funzione sia del genere che dell'età: in generale, si riscontra nelle ragazze una tendenza ad esibire una teoria o dell'intelligenza entitaria con conseguente scelta degli obiettivi di performance ed evitamento della sfida e attribuendo il fallimento alla propria abilità, a mostrare un peggioramento della performance in seguito al fallimento e una maggiore vulnerabilità a sviluppare uno stato di impotenza appresa: in tal senso, hanno un peso determinante le pratiche educative sia familiari che scolastiche che attribuiscono alle bambine modalità comportamentali scarsamente orientate all'iniziativa e all'operosità. Rispetto all'età, la Dweck individua 3 tappe evolutive nel processo di costruzione delle
rappresentazioni dell'intelligenza, a 3/5 anni, 7/8 anni e 10/12 anni, periodi cruciali nel processo di scolarizzazione: infatti, le credenze sull'intelligenza acquisiscono rilevanza durante gli anni della scuola quando i bambini sperimentano successi e insuccessi, osservano i successi e gli insuccessi dei loro compagni e le reazioni dei genitori e degli insegnanti al loro impegno scolastico. A 3/5 anni sono presenti nei bambini due tipi di sistemi motivazionali fortemente connotati in senso morale, costruiti cioè attorno ai concetti di goodness (bontà) e badness (cattiveria): infatti, quando i bambini descrivono le persone e quando viene loro richiesto di esprimere un giudizio sull'intelligenza di qualcuno, spesso fanno riferimento alle