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L'architettura cognitiva generale offre solo una base per l'apprendimento nei diversi domini.
In nessun momento dello sviluppo il bambino si trova all'interno di uno specifico stadio
“piagetiano” (non esistono, secondo l'HIP, stadi cognitivi così omogenei e uniformi): una divisione
netta dello sviluppo in stadi qualitativamente diversi non è necessaria.
Il ruolo dei fattori biologici e dell'esperienza nel processo di sviluppo
Comportamentismo e costruttivismo sono accomunati dalla visione della mente del neonato come
vuota di conoscenze, e dalla tesi secondo la quale l'apprendimento, indipendente da ogni dominio,
spiega nella sua interezza lo sviluppo successivo.
Nell'approccio dell'elaborazione dell'informazione, fin dalla nascita il bambino viene visto come un
attivo elaboratore di informazioni in grado, attraverso il proprio sistema cognitivo, di codificare,
trasformare e dare senso all'informazione che attivamente ricerca e seleziona nell'ambiente esterno.
Esistono, fin dalla nascita, alcuni processi o meccanismi cognitivi elementari, che farebbero parte
dell'architettura di base del sistema cognitivo, intesi come il prodotto dell'evoluzione, che mediano
la continuità del processo di sviluppo. Ciò che si modifica, con lo sviluppo, è la natura delle
rappresentazioni alle quali tali processi sono applicati.
L'induzione (formulazione di leggi generali da casi particolari), ad esempio, è un processo cognitivo
innato, coinvolto fin dalla nascita nell'apprendimento: esso consente al bambino di individuare
regole a partire dalle regolarità che osserva nell'ambiente che lo circonda. La categorizzazione, il
processo attraverso il quale stimoli, oggetti o eventi diversi dal punto di vista percettivo vengono
raggruppati sulla base di una o più caratteristiche comuni, è un processo che fa parte
dell'architettura innata dell'attività cognitiva. Essa ci permette di trattare alcuni oggetti come simili
o identici ad altri, e come diversi da altri. E' necessario, per apprendere, trattare diversi stimoli
come equivalenti e raggruppare insieme oggetti ed eventi che sono simili. Il neonato possiede fin
dalla nascita la capacità di individuare le dimensioni rilevanti sulla base delle quali categorizzare lo
stimolo. Con lo sviluppo, cambia la natura dell'informazione alla quale il processo può essere
applicato, che diventa sempre più articolata e complessa. La categorizzazione si arricchisce
quantitativamente. Il neonato riesce a percepire alcune costanze percettive (dimensione, forma) e
l'invarianza di semplici relazioni spaziali. Dai primi giorni di vita, i bambini sono in grado di
raggruppare, sulla base, di somiglianze percettive, esemplari diversi di forme visive semplici
appartenenti alla categoria delle figure aperte e a quelle delle figure chiuse. Ovviamente, la
categorizzazione nei neonati è limitata al caso in cui gli esemplari della categoria siano
percettivamente molto diversi tra loro. Solo verso i 7 mesi, i bambini sono in grado di applicare la
categorizzazione ad oggetti complessi. Tra i 10 e i 12 mesi compare la capacità di applicare la
categorizzazione ad eventi complessi (relazioni causali).
La categorizzazione, infine, viene intesa come uno dei principi elementari di organizzazione
dell'attività cognitiva, di cui il sistema si serve per estrarre l'informazione dall'ambiente e per
trasformarla, elaborandola.
Lo studio delle competenze percettive e cognitive nella prima infanzia
• –
Spostamento dal "cosa" il bimbo fa (azione Piaget) al "come programma" quello che fa
(comportamento motorio come unità di analisi del funzionamento cognitivo).
• Con l'approccio dell'elaborazione dell'informazione, l'obiettivo diventa indagare i processi di
base che costituiscono il substrato di ogni possibile azione (organizzazione del sistema
cognitivo).
• Vengono rivalutate le competenze percettive del bambino, prima sottovalutate: l'attività
percettiva ha un ruolo più rilevante dell'azione, dal punto di vista cognitivo, nelle prime fasi
dello sviluppo.
I paradigmi sperimentali utilizzati per lo studio della prima infanzia
Le tecniche di ricerca, negli ultimi anni, sono migliorate e hanno permesso la scoperta delle precoci
capacità attentive, percettive e cognitive.
I bambini sono soggetti sperimentali difficili per tre ragioni:
• variabilità degli stati neurocomportamentali (sonno/veglia-pianto);
• ridotto repertorio comportamentale;
• inutilizzo di istruzionni verbali (si possono registrare solo risposte spontanee).
Per aaggirare questi limiti, i ricercatori dell'approccio dell'elaborazione dell'informazione hanno
ideato due paradigmi sperimentali, basati su compiti interessanti per il bambino, ma controllabili,,
e sullo sfruttamento della fissazione visiva, la cui direzione e durata sono le variabili dipendenti,
che vengono rilevate durante la ricerca:
• Paradigma della preferenza visiva: si fonda sull'assunto, secondo il quale se il bambino fissa
per più tempo uno stimolo rispetto all'altro, egli ha codificato l'info contenuta in entrambi gli
stimoli, li ha discriminati e ne ha preferito spontaneamente uno (preferenze di origine
biologica o acquisite). Neonati di 3 giorni di vita manifestano preferenza per gli stimoli che
raffigurano il volto umano (predisposizione attentiva innata) e preferenza per il volto della
madre (processo di apprendimento percettivo rapido, che ha avuto luogo grazie all'intensiva
esperienza che il bambino ha avuto con il volto materno nei primi giorni di vita).
◦ presentazione simultanea di due stimoli, uno a dx e uno a sx di un punto centrale di
fissazione;
◦ registrazione della direzione dello sguardo del bambino (n° orientamenti visivi) e del
tempo per il quale egli fissa ciascuno stimolo (durata di fissazione sugli stimoli:
mantenimento dell'attenzione).
Limiti: produce risultati interpretabili solo se positivi (si può interpretare la preferenza, ma è
difficile capire se è avvenuta la discriminazione degli stimoli).
• Paradigma dell'abituazione o della familiarizzazione visiva: si fonda sullo sfruttamento della
spontanea tendenza del bambino a preferire la novità. Si è creata la curva di abituazione
teorica, che descrive le variazioni dei tempi di fissazione visiva nelle diverse fasi del
paradigma.
Il paradigma si fonda sul modello comparativo di Sokolov, secondo il quale il decremento nei tempi
di fissazione è la conseguenza della costruzione da parte del bambino di una rappresentazione
mentale dello stimolo ripetutamente presentato, che viene continuamente arricchita fino a divenire
sovrapponibile allo stimolo stesso. L'ampiezza della risposta attentiva decresce progressivamente in
funzione del crescente grado di somiglianza tra la rappresentazione e lo stimolo esterno.
Viene utilizzato per studiare le competenze percettive nella modalità visiva (memoria di
riconoscimento, capacità di discriminazione visiva), tattile e uditiva.
◦ fase di abituazione: presentazione ripetuta di uno stesso stimolo;
◦ fase test: lo stimolo con caratteristiche familiari viene presentato al bambino insieme ad
uno stimolo nuovo;
◦ misurazione del decremento nella durata del tempo di fissazione visiva;
Entrambi i paradigmi hanno consentito di individuare i limiti nei processi sensoriali, percettivi e
attentivi che condizionano l'elaborazione dell'informazione nei primi mesi di vita, e di individuare
molte sorprendenti capacità alla base dello sviluppo cognitivo successivo.
Il bambino di pochi mesi di vita viene considerato come un organismo dotato fin dalla nascita di
sistemi sensoriali funzionanti e di una sofisticata competenza percettiva.
I nuovi orientamenti
5) Approccio INNATISTA-MODULARE
La cognizione nella prima infanzia: dall'intelligenza sensomotoria alle posizioni innatiste
La teoria piagetiana rimane, ancora oggi, il modello della cognizione nella prima infanzia. Tuttavia,
molte delle ultime ricerche, condotte attraverso l'uso di metodologie non disponibili a Piaget,
hanno messo in dubbio la validità di molte sue affermazioni.
Lo sviluppo di molti fenomeni non è così lento, coerente e organizzato a stadi, come la sua teoria
ipotizzava. Viene messa in discussione la visione piagetiana della cognizione infantile, basata
esclusivamente sull'intelligenza senso-motoria (l'architettura funzionale della mente, infatti, è più
ricca, fin dalla nascita). Fin dalla nascita, esistono alcune abilità di base di coordinazione
intersensoriale, e alcune abilità di percezione transmodale (es: sanno trasferire una conoscenza
ricavata dall'informazione tattile, nella modalità visiva). Già nei primi mesi di vita, quindi, il
mondo percettivo del bambino è più stabile, coerente e organizzato di quanto Piaget avesse
ipotizzato.
I bambini, nei primi mesi di vita, non sono in grado di interagire con gli oggetti manipolandoli, ma
sono capaci di esplorarli visivamente, orientando e mantenendo l'attenzione su di essi. Sono in
grado, inoltre, di percepire gli oggetti, attraverso le diverse modalità sensoriali, come entità
indipendenti dalle proprie azioni, dotate di caratteristiche proprie, che rimangono stabili e invariate
al di là dei cambiamenti nella loro apparenza percettiva.
Queste ricerche utilizzano il paradigma della violazione dell'aspettativa, una versione modificata del
paradigma dell'abituazione visiva, in cui si sfrutta la tendenza dei bambini a reagire con sorpresa di
fronte a eventi impossibili o sorprendenti, che violano le loro aspettative. Viene usato per indagare
il modo in cui i bambini, nei primi 6 mesi di vita, si rappresentano le proprietà degli oggetti e delle
regole che governano il comportamento.
Esperimento di Baillargeon e Graber sul coniglietto alto e basso: anche i bambini ritengono l'evento
“coniglietto alto che scompare e non si vede dalla finestrella” come impossibile, dimostrando che a
5 mesi sono in grado di rappresentarsi l'oggetto anche quando scompare dalla loro vista, e ciò
contrasta con i dati sulla permanenza dell'oggetto ottenuti da Piaget.
Altre ricerche dimostrano la presenza di precoci abilità numeriche, come quella di compiere
discriminazioni tra insiemi di diversa numerosità, e quella di eseguire operazioni elementari come
l'addizione e la sottrazione di piccoli numeri.
Wynn dimostra che bambini di 5 mesi sono in grado di prevedere il risultato di operazioni
matematiche del tipo 1+1 e 2-1 (dimostrato nell'esperimento con pupazzi: un pupazzo viene
nascosto da un telo, e vicino ad esso viene aggiunto un altro pupazzo; i bambini rimangono più a
lungo a guardare la situazione impossibile quando i