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Gli atteggiamenti e il loro ruolo nella nostra vita
Gli atteggiamenti sono processi di conoscenza sociale che precedono il comportamento e guidano le nostre scelte e le decisioni relative alle azioni che compiamo. Un atteggiamento è composto da tre componenti: pensiero, sentimento, azione. Questo modello di atteggiamento ci permette di risparmiare energia perché non dobbiamo comprendere come relazionarci all'oggetto o alla situazione in questione "partendo da zero".
Apprendere gli atteggiamenti è parte integrante del processo di socializzazione, sviluppati attraverso l'esperienza e il contatto con gli altri. La teoria dell'azione ragionata è stata la prima ad affrontare il problema dello scarso collegamento tra atteggiamento e comportamento. Sviluppata da Fishbein e Ajzen, tratta la modalità in cui credenze e intenzioni di una persona sono coinvolte nel modo in cui essa agisce.
Questa teoria include le seguenti componenti:
- Norma soggettiva: ciò che l'individuo pensa che gli altri credano per orientare
la propria scelta verso quella culturalmente accettata e condivisa;
Atteggiamento verso il comportamento: basato sulle credenze individuali relative ad uno specifico comportamento, riguarda l'azione e non l'oggetto;
Intenzione comportamentale: ammissione interiore della potenzialità di mettere in atto uno specifico comportamento;
Comportamento: l'azione eseguita.
Di norma un'azione viene praticata quando l'atteggiamento dell'agente è favorevole e sostenuta dalla norma sociale di riferimento. L'intenzione gioca un ruolo fondamentale perché il miglior modo di prevedere un comportamento consiste nel chiedere se la persona intenda metterlo in atto. Fishbein in uno studio rivelò una correlazione forte tra intenzione e azione.
6. Oggettivazione implicita
Esistono forme di deumanizzazione non molto appariscenti, sottili e quotidiane che ci portano a percepire gli altri non come esseri inumani, mostri, ma come individui solo un
Po' meno umani di noi. Leyens parla di infra-umanizzazione, cioè il processo per cui le persone sono inclini a percepire gli appartenenti di gruppi estranei come meno umani al proprio gruppo. L'essere umano è definito da: intelligenza, linguaggio e sentimenti, la mancanza anche di uno di questi elementi fa sì che un gruppo venga definito meno umano. Questa teoria si basa sulla distinzione tra emozioni primarie, comuni sia ad umani ed animali (sorpresa, rabbia, dolore) e emozioni secondarie, unicamente umane (invidia, speranza). Attraverso degli esperimenti ha dimostrato che, mentre le emozioni primarie sono attribuite sia all'ingroup che all'outgroup, le emozioni secondarie sono attribuite maggiormente al proprio gruppo rispetto agli altri: i membri dell'outgroup vengono infraumanizzati (favoritismo dell'ingroup e svalutazione dell'outgroup).
7. Lewin e leadership
Quasi tutti i gruppi hanno dei leader: persone con buone idee sulle
di tutto il processo decisionale e promuove la partecipazione attiva di tutti i membri del gruppo; - Stile laissez-faire: il leader si limita a fornire risorse e supporto, lasciando al gruppo la responsabilità di prendere decisioni e gestire le attività. Il leader interviene solo in caso di necessità o problemi; - Stile carismatico: il leader esercita un forte potere di persuasione e influenza sul gruppo, grazie alla sua personalità carismatica e alla capacità di ispirare e motivare gli altri; - Stile trasformazionale: il leader si impegna a trasformare il gruppo, stimolando la creatività, la motivazione e l'innovazione. Il leader si concentra sullo sviluppo personale dei membri del gruppo e sulla creazione di una visione condivisa. Questi diversi stili di leadership possono influenzare il comportamento dei membri del gruppo e determinare il successo o il fallimento delle attività.del gruppo, loda e critica con obiettività il lavoro dei compagni; - Stile permissivo: massima libertà per le decisioni di gruppo, partecipazione minima del leader, non interferisce con l'attività in corso a meno che il suo intervento non sia richiesto. Lewin voleva dimostrare che lo stato d'animo e l'efficienza del gruppo dipendono dal tipo di clima esistente e che l'individuo è influenzato dai modelli di gruppo a cui appartiene o aspira. 1° esperimento: ci sono due gruppi sperimentali, i partecipanti avevano il compito di costruire delle maschere teatrali. In un gruppo il leader era di stile democratico, nell'altro autoritario. 2° esperimento: quattro gruppi sperimentali, erano sottoposti al succedersi dei tre stili di leadership, in tal modo il comportamento di ciascun gruppo fu studiato nei diversi climi sociali. Durata complessiva: 5 mesi Conclusioni: I. La leadership democratica può essere efficiente: la quantità1. Dilavoro realizzata, la motivazione e l'originalità erano maggiori perché c'era più cordialità e fiducia: le persone erano orientate a condividere l'attività di gruppo e lo spirito era più allegro e amichevole;
2. L'atmosfera permissiva non era come quella democratica: i membri erano più improduttivi e il lavoro mediocre, i ragazzini dichiaravano di preferire il leader democratico;
3. L'autocrazia può creare ostilità, scontento e aggressione verso i capri espiatori: nel primo studio il gruppo autocratico mostrava un atteggiamento dominante con più tendenza alla ricerca del capro espiatorio; nel secondo uno dei quattro gruppi mostrava reazioni simili; vi era più dipendenza e meno individualità.
I risultati confermarono l'interdipendenza tra il ruolo del leader, la storia del gruppo e la struttura di personalità dei membri. Il gruppo di appartenenza e la cultura in cui vive determinano
Il comportamento e il carattere condizionano il suo stile di vita personale, la direzione e l'efficacia dei suoi programmi.
8. Maggioranza e minoranza, esperimento di Asch sul conformismo
Colpito dall'esperimento di Sherif (effetto autocinetico) che mostrava come una norma fosse una proprietà che nasceva dall'interazione tra i membri di un gruppo, Asch creò un paradigma sperimentale per dimostrare che, se nell'esperimento di Sherif l'oggetto di giudizio fosse stato chiaro, le opinioni degli altri non avrebbero avuto influenza sul comportamento. Asch ritiene che se si ha sicurezza e fiducia in merito a 'ciò che è appropriato e corretto', il comportamento degli altri sarà ininfluente, poiché irrilevante.
Esperimento: Asch prende in esame studenti di sesso maschile che divide ognuno in un gruppo di complici dello sperimentatore. Il compito era di confrontare la lunghezza della linea standard con quella delle linee di
riferimento e fornire giudizi di somiglianza, a turno e ad altavoce. Il compito viene ripetuto 12 volte. Il partecipante 'ingenuo' sedeva al penultimo posto nell'ordine di risposta e, avendo ascoltato quasi tutte le voci del gruppo, doveva esprimere il proprio parere. Ai collaboratori era stato chiesto di rispondere in maniera errata, in contrasto con l'evidenza percettiva. Il 25% dei soggetti rimaneva sulle proprie posizioni, il 50% su sei o più prove si conformava alla maggioranza e il 5% si conformava in tutte le prove. Tasso medio di conformismo: 33% A fine esperimento Asch chiese ai partecipanti perché si fossero conformati, risposero che si erano trovati spesso in disaccordo con il gruppo, la maggior parte era consapevole di vedere in maniera diversa dal gruppo ma avvertiva la possibilità che le proprie percezioni fossero sbagliate, e quindi che fossero loro stessi in errore e non il gruppo; altri aderivano al gruppo per non apparire diversi, alcuniinvece affermarono di vedere i segmenti in modo diverso. Coloro che non si sono conformati alla maggioranza erano guidati dal principio dell'individualismo o dall'importanza di svolgere il compito in modo preciso e corretto. L'esperimento dimostra che una ragione per cui le persone si conformano è per evitare il ridicolo e la disapprovazione sociale. In un'altra versione di questo suo esperimento il partecipante ingenuo assisteva alle dichiarazioni degli altri ma annotava il proprio giudizio in privato, il conformismo scendeva del 12%. Una ricerca successiva confermò che la pressione poteva essere ridotta se il partecipante si fosse sentito protetto dall'anonimato. 9. Definizione, funzioni e ruoli del gruppo I gruppi sono categorie che si riferiscono più a persone che a cose. In psicologia sociale si ritiene che i gruppi umani siano caratterizzati da insiemi sfuocati, i quali distinguono chi è dentro e chi è fuori dal gruppo. Hamilton eSherman utilizzano il termine entitatività, ovvero proprietà che fa apparire un gruppo come un'entità coerente, distinta e unitaria. Una proprietà basilare di un gruppo, che lo porta a restare unito, è il reciproco sostegno tra i membri, la solidarietà, lo spirito di squadra. Altra caratteristica è il suo sviluppo nel tempo: i suoi membri si adattano alle credenze, ai costumi e alle pratiche del gruppo. Secondo Levine e Moreland la socializzazione di gruppo è scandita in 3 processi fondamentali:- la valutazione: processo bidirezionale di analisi che mira ad un guadagno per la vita del singolo entrando in un gruppo con risorse migliori di altri gruppi, e per la vita del gruppo con il contributo del nuovo membro;
- il coinvolgimento: richiede sia di essere d'accordo su obiettivi e valori, di essere disposti ad impegnarsi, sia di desiderare che l'appartenenza al gruppo continui;
- la transizione di ruolo: la