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Estratto del documento

Un insieme di individui definito da:

- un Destino comune (Lewin, 1948)

- una Struttura sociale (Sherif & Sherif, 1969)

- un’Interazione faccia a faccia (Bales, 1950)

- Un gruppo esiste quando due o più individui si definiscono come membri della medesima categoria sociale (Tajfel,

1981)

.. e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona (Brown, 2005).

Quindi, adottando la definizione di Turner e Tajfel, un gruppo psicologico è concettualizzato come:

- psicologicamente significativo per i suoi membri;

- con esso i membri si confrontano per valutare se stessi, le proprie abilità, prestazioni, opinioni, ecc.,

- da esso derivano le regole, i criteri e le credenze relative a comportamenti e atteggiamenti appropriati;

- al gruppo privatamente si accetta di appartenere;

- il gruppo influenza atteggiamenti e comportamenti.

Il gruppo psicologico è un gruppo di riferimento (positivo), non semplicemente un gruppo di appartenenza, cioè un

gruppo nel quale si è oggettivamente inclusi, ma un gruppo soggettivamente importante nel determinare il

comportamento.

Cos’è il comportamento intergruppi?

Per studiare i processi di gruppo (intragruppo e intergruppi) è fondamentale distinguere il funzionamento psicologico

degli individui come singoli, da una parte, e come membri di gruppo, dall’altra.

Infatti, le percezioni, i modi di pensare, le motivazioni, le emozioni, e i comportamenti possono cambiare quando le

persone si percepiscono (si vedono/pensano a se stesse e agli altri) come individui singoli, (“io”) rispetto a quando si

percepiscono (sé e gli altri) come membri di un gruppo (“noi” vs. “loro”).

• Continuum interpersonale-intergruppi (Tajfel, 1981)

• Es. due fidanzati a cena

Rapporti intergruppi:

Spiegazioni della discriminazione intergruppi

Il conflitto, la competizione e la discriminazione tra i gruppi, gli stereotipi negativi e il pregiudizio verso una categoria

sociale sono fenomeni pervasivi nella vita sociale.

Questi fenomeni riguardano non solo i rapporti tra gruppi avvantaggiati (dominanti; alto status) vs svantaggiati

(subordinati; basso status) nella società (ad es., minoranze etniche, religiose, disabili, senzatetto) ma qualsiasi

distinzione noi vs. loro.

Ingroup bias (o favoritismo per l’ingroup): la tendenza sistematica a favorire il gruppo di appartenenza, nelle

percezioni, nei giudizi e valutazioni e nel comportamento.

N.B. Definizioni di Bias (o differenziazione) intergruppi

• Discriminazione: un comportamento ingiusto o ingiustificato nei confronti di una persona sulla base della sua

appartenenza di gruppo, che quindi svantaggia o danneggia i membri di tale gruppo rispetto ad altri gruppi.

• Pregiudizio: corrisponde a una valutazione (atteggiamento)/ orientamento generale negativo verso un gruppo e i suoi

membri.

• Stereotipo: insieme di specifiche credenze e caratteristiche considerate tipiche e associate a un gruppo e ai suoi

membri.

Perché si verificano fenomeni di discriminazione a favore del proprio gruppo e contro gruppi estranei?

Come si sviluppa l’aggressività verso l’outgroup?

Da cosa nascono il pregiudizio e gli stereotipi negativi?

La Teoria del conflitto realistico e gli studi dei ‘campi estivi’ Sherif (1966)

La teoria del conflitto realistico - Sherif (1966)

Ambito teorico

1) come sorgono i conflitti

2) come essi si svolgono

3) come si risolvono

- gruppi di uguale potere

- risoluzione dei conflitti

Assunzione

La teoria è basata su una visione razionale del genere umano. Si assume che i conflitti tra i gruppi sorgano dalla

competizione per scarse risorse.

Il punto centrale della teoria di Sherif è che:

Il conflitto tra i gruppi sorge quando esiste competizione per scarse risorse, cioè quando esistono scopi contrastanti,

quindi, risorse che solo uno dei due gruppi può raggiungere.

La cooperazione intergruppi emerge quando esistono scopi comuni, sovraordinati, cioè una situazione in cui i gruppi

possono raggiungere uno scopo desiderato da entrambi solo combinando i rispettivi sforzi e risorse.

Quindi

Gli atteggiamenti e il comportamento intergruppi riflettono gli scopi/interessi oggettivi del proprio gruppo nel confronto

con gli altri gruppi.

Se questi scopi/interessi sono in conflitto/incompatibili → atteggiamenti negativi e comportamenti apertamente ostili e

discriminativi.

Se, invece, scopi/interessi dei gruppi sono comuni/compatibili

→ i comportamenti dei loro membri diventano più concilianti e amichevoli, diminuisce il favoritismo per l’ingroup e

aumenta la cooperazione.

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Gli studi del ‘campo estivo’ - Sherif (1966)

Obiettivo: evidenziare i cambiamenti sistematici nel comportamento e negli atteggiamenti intergruppi (VD) in seguito al

cambiamento degli interessi oggettivi dei gruppi, cioè, in seguito all’introduzione di scopi conflittuali o sovraordinati

(VI).

Procedura: 3 studi longitudinali in contesti naturalistici; i ragazzi, non consapevoli di partecipare ad una ricerca,

trascorrevano alcune settimane in un campo estivo diretto da

Sherif e collaboratori; i ricercatori osservavano il comportamento intergruppi ed entro ciascun gruppo (metodo:

osservazione partecipante).

Partecipanti: (N=22-24) bambini americani, bianchi, di classe media, provenienti da famiglie stabili. I ragazzi non

avevano avuto legami personali prima dell’esperimento.

Disegno sperimentale: 4 fasi

1) scelte spontanee di amicizia interpersonale

2) formazione dei gruppi

3) conflitto intergruppi

4) cooperazione intergruppi/ riduzione del conflitto

VI (entro i soggetti) = le relazioni funzionali tra i gruppi erano operazionalizzate attraverso i compiti/obiettivi/risorse

assegnate ai gruppi e, cioè, tradotte con compiti/obiettivi conflittuali vs. sovraordinati (interessi di gruppo non

compatibili vs. compatibili) →

Gli stessi partecipanti (cioè i membri dei due gruppi) prima sono posti in una situazione di

Interdipendenza negativa (conflitto oggettivo di interessi tra i due gruppi) e successivamente in

una situazione di interdipendenza positiva (cooperazione tra i due gruppi).

VD = fenomeni psicosociali cioè gli atteggiamenti e i comportamenti intergruppi ma anche l’identificazione con

l’ingroup e altri processi intragruppo.

1^ Fase: scelte spontanee di amicizie interpersonali

- le attività riguardavano tutti i partecipanti; i ragazzi erano alloggiati insiemi ed erano liberi di interagire e lavorare con

chi preferivano;

- dopo che le relazioni si erano abbastanza stabilizzate (dopo una settimana) venivano rilevate le valutazioni di

attrazione interpersonale tra i ragazzi;

- quindi, avveniva la divisione dei ragazzi in due gruppi distinti;

- separazione degli amici più stretti con l’obiettivo di eliminare l’attrazione interpersonale come possibile fattore

causale che avrebbe potuto influenzare i risultati.

- Questa fase non era presente nel terzo studio, noto come “La caverna dei ladri” che inizia direttamente con la fase

della formazione del gruppo

2^ Fase: formazione dell’ingroup

- ragazzi interagivano ed eseguivano compiti esclusivamente con i membri del proprio gruppo, senza cioè avere a che

fare con l’altro gruppo;

- quindi, lo scopo principale di questa fase era di far eseguire un certo numero di compiti, come campeggiare, cucinare e

costruire, che comportavano un lavoro di squadra da parte dei ragazzi di ciascun gruppo;

- entro ciascun gruppo: evoluzione delle abitudini e delle gerarchie intragruppo; struttura di leadership; norme di

comportamento; nomi, simboli; creazione di un’identità di gruppo (i ragazzi mostravano di identificarsi con l’ingroup).

3^ Fase: conflitto intergruppi - introduzione di obiettivi

conflittuali

- Gli sperimentatori annunciarono una serie di giochi competitivi a premi tra i gruppi (es., softball, tiro alla fune, caccia

al tesoro): era introdotto un conflitto oggettivo di interessi (VI), una competizione in cui un gruppo vince mentre l’altro

perde; gli sperimentatori osservavano i cambiamenti nel comportamento e negli atteggiamenti intergruppi (VD).

- Si è osservato un rapido deterioramento delle relazioni intergruppi, caratterizzate da: favoritismo sistematico per

l’ingroup, formazione di stereotipi negativi dell’outgroup, ostilità, aggressività verso l’outgroup.

A livello intergruppi:

- ad es.: tendenza a sovrastimare i prodotti e le imprese dell’ingroup e a sottostimare quelle dell’outgroup (‘lancio dei

fagioli’); atteggiamenti più positivi verso i membri dell’ingroup e più negativi verso i membri dell’outgroup;

A livello intragruppo:

- ora, i migliori amici sono individui che fanno partedell’ingroup;

- aumentava la solidarietà e la coesione all’interno di ciascun gruppo; tendenza ai cambiamenti di leadership: ora gli

individui più bellicosi e aggressivi emergono come leader;

Le tensioni intergruppi non cessavano nemmeno al termine delle situazioni competitive.

Dunque:

- In situazioni di conflitto realistico tra gruppi si dimostra chiaramente la presenza di favoritismo per l’ingroup.

- Troppo diffusi e rapidi i cambiamenti nel comportamento per poter essere attribuiti a qualche tratto di personalità

stabile e durevole!

- I membri del gruppo vincente, ovviamente meno frustrati di quelli del gruppo perdente, erano più inclini a screditare

l’outgroup! La teoria frustrazione aggressività, quindi, non è sufficiente a spiegare l’ostilità intergruppi.

Questi risultati confermano quanto ipotizzato da Sherif: il comportamento di questi ragazzi, comuni e ben adattati,

dimostrò di variare sistematicamente a seconda della natura delle relazioni funzionali tra i gruppi .

Varie ricerche successive hanno verificato la generalità dei risultati di Sherif Blake e Mouton (1972) hanno condotto

una ricerca con soggetti adulti (staff dirigenziale): 48 gruppi, divisi in coppie in competizione, dovevano risolvere un

problema aziendale.

Ciascun gruppo valutava poi la propria soluzione e quella del gruppo rivale.

I risultati mostrano che 46 gruppi favoriscono la propria soluzione, 2 gruppi stimano le soluzioni come uguali, mentre

NESSUN GRUPPO CONCEDE LA SUPERIORITA’ ALL’OUTGROUP.

4^ Fase: cooperazione intergruppi – introduzione di obiettivi sovraordinati

- introduzione di scopi sovraordinati (VI): obiettivi che entrambi i gruppi desiderano raggiungere ma che nessun gruppo

può raggiungere senza la partecipazione dell’altro;

- erano create situazioni in cui i ragazzi dei due gruppi dovevano combinare le risorse e gli sforzi per poter superare un

ostacolo o raggiungere un obiettivo comune a entrambi i gruppi ad es., guasto camion – riserva d’acqua

- la cooperazione nel

Dettagli
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher -elenasinigaglia- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Falvo Rossella.