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GLI STATI DELL’IO

La personalità, secondo Berne, è costituita da tre stati dell’Io: Genitore, Adulto e

Bambino.

Il Genitore si forma nel periodo che va dalla nascita ai cinque anni, ed è costituito da

un insieme di registrazioni di eventi esterni imposti dai genitori o propri sostituti

(tutto ciò che il bambino ha sentito o visto fare da un genitore, regole, norme,

espressioni, atteggiamenti, vezzeggiamenti…).

Il Bambino si forma nello stesso periodo di vita in cui si forma lo stato dell’Io

Genitore e cioè dalla nascita ai 5 anni. Lo stato dell’Io Bambino è costituito da un

insieme di emozioni e sentimenti positivi e negativi che inducono il bambino a

concludere con una valutazione si sé, sulla base degli stati d’animo negativi risultanti

dal frustrante processo di civilizzazione, che consiste nella continua ricerca

dell’approvazione da parte dell’ambiente esterno (soprattutto genitori).

Lo stato dell’Io Adulto inizia a formarsi verso il decimo mese di vita, quando il

bambino inizia a sperimentare la facoltà motoria.

Secondo Berne l’Adulto è interessato soprattutto a trasformare gli stimoli in

informazioni, che, a loro volta saranno immagazzinate sulla base dell’esperienza

precedente.

L’Adulto ha anche il compito di sottoporre ad analisi razionale i contenuti del

genitore. Questo stato dell’Io è considerato necessario per la sopravvivenza

dell’individuo, poiché consente di affrontare efficacemente la realtà esterna.

(vedere tabella pag 34)

Per far si che un individuo sia equilibrato, occorre che i tre stati dell’Io siano integrai

tra loro (esempio: in un avvenimento positivo si attiverà lo stato dell’Io Bambino, di

fronte al proprio figlio si attiverà l’Io Genitore, di fronte ad una decisione importante

si attiverà l’Io adulto).

LE TRANSAZIONI

All’analisi strutturale della psiche Berne fa seguire l’analisi dei rapporti sociali o di

comunicazione. Egli definisce l’unità di comunicazione sociale come “transazione”:

se due o più persone si incontrano in un aggregato sociale, qualcuno deciderà di

parlarestimolo transazionale. L’altro o gli altri diranno e faranno

qualcosareazione transazionale.

L’analisi transazionale si occupa di individuare da quale stato dell’Io si è originato lo

stimolo e da quale stato dell’Io è scaturita la risposta.

Transazioni = scambi di parole che avvengono all’interno di un discorso tra individui.

Transazioni parallele = quando lo stato dell’Io sollecitato risponde allo stato dell’Io

che ha lasciato lo stimolo.

Transazione incrociata = causa di guai della comunicazione.

Per poter affrontare e risolvere i problemi comunicativi è necessario saper sviluppare

transazioni Adulto-Adulto. Ciò non significa escludere gli altri stati dell’Io (Genitore

e Bambino), ma semplicemente mettere a comando l’Adulto di controllo. 4

3. La Leadership

Non esiste uno stile di Leadership valido per ogni situazione, ma esistono una serie di

variabili la cui combinazione determina lo stile più efficace per le singole situazioni

organizzative.

Anche la definizione di questo concetto non è univoca: c’è chi fa coincidere

Leadership con il concetto di potere (coercizione, controllo), altri preferiscono

incentrare il tema sul processo di influenzamento degli altri (persuasione,

coinvolgimento).

Per molto tempo si è pensato che l’esistenza di determinate caratteristiche personali,

quali l’intelligenza, la personalità e l’affidabilità, fossero essenziali per una leadership

efficace. Quindi potendo individuare e misurare tali qualità (innate nell’individuo) si

sarebbe stati in grado di separare i leader dai non leader.

Ma ovviamente tenendo conto dell’impostazione situazionale (il leader non è mai un

leader assoluto) bisogna tener presente che la leadership è un processo dinamico,

variabile da una situazione all’altra con il cambiare dei leader, dei collaboratori e

delle situazioni. L (leadership) = l (leader) c (collaboratori) s (situazioni)

Studi sulla leadership:

• Kurt Lewin condusse un esperimento sugli effetti di differenti stili di

leadership sull’atmosfera del gruppo. Esperimento: gruppi di ragazzi di dieci

anni che avevano il compito di costruire maschere guidati da leaders. I leaders

avevano stili di comando diversi: autocratico, democratico e permissivo.

Gruppo democratico: cooperazione, aiuto reciproco, rapporti con il capo caratterizzati

da sentimenti di amicizia.

Gruppo autocratico: antagonismo e senso di sopravvento verso gli altri. Rapporto con

il capo caratterizzato da remissività, produttività diminuiva in assenza del capo.

Gruppo permissivo: rilevava l’importanza di avere un capo e una struttura.

Risultati della ricerca di Lewin: il compito è molto importante ma anche l’atmosfera,

il clima, tutto ciò influisce sulla produttività.

• Teoria del coninuum di Tannenbaum e Schmidt tra i due stili più estremi di

leadership (stile autoritario tradizionale incentrato sul capo e stile democratico

incentrato sui dipendenti) esiste una notevole varietà di stili, che Tannenbaum e

Schmidt hanno descritto. Questi stili sono inseriti in una gamma che va dal

comportamento autoritario al comportamento democratico.

Alcuni leader considerano prevalentemente il compito da svolgere, altri privilegiano

le relazioni interpersonali, altri ancora sono orientati sia al compito che alle relazioni,

esistono altri individui che non si preoccupano né dell’una né dell’altra cosa.

• Ricerche dell’Ohio State University a seguito dei risultati ottenuti attraverso

l’impiego di un questionario (LBDQ: leader behavior description

questionnaire) il gruppo di ricerca elaborò la descrizione del comportamento

del leader basandolo su un modello a due dimensioni: -La struttura di

iniziazione (comportamento del leader organizzato con procedure ben definite);

5

-La considerazione (comportamento di amicizia, rispetto, calore).

Per la prima volta viene rappresentato il comportamento del leader su due assi

cartesiani anziché su un unico continuum. Emergono 4 stili di leadership: -alta

struttura e bassa considerazione; -alta struttura e alta considerazione; -alta

considerazione e bassa struttura; -bassa struttura e bassa considerazione.

• Robert R. Blake e Jane S. Mouton hanno realizzato la griglia manageriale,

nella quale vengono individuati 5 diversi tipi di leadership, ricavati

dall’incrocio di due dimensioni: l’interesse per la produzione(orientamento al

compito) è riportato sull’asse orizzontale; l’interesse per le persone

(orientamento alla relazione) è riportato lungo l’ asse verticale.

(l’interesse per la produzione diviene + imp. man mano che il punteggio sale da 1 a 9

sull’asse orizzontale, stessa cosa accade per l’orientamento alla relazione).

I cinque stili di leadership vengono descritti nel modo seguente:

-stile lassista (1,1): minimo sforzo da parte del capo;

-stile partecipativo (1,9): scarso interesse per la produzione e elevato interesse per le

persone. Il manager, in questo caso, è interessato soprattutto ai bisogni dei suoi

collaboratori, mentre non presta un sufficiente interesse ai risultati

-stile metà strada (5,5): è questo il caso del manager che mostra un contemporaneo

interesse sia per la produzione che per le persone che lo circondano, insomma un

capo che certa una via di mezzo, un equilibrio, una sorta di compromesso;

-stile autoritario (9,1): elevata attenzione alla produzione e scarsa attenzione alle

persone. Il manager è preoccupato soprattutto di conseguire dei risultati a discapito

dell'attenzione alle persone;

-stile team (9,9): elevato interesse alla produzione e elevato interesse alle persone (vi

è un interesse comune verso gli scopi).

La griglia manageriale altro non ha fatto che tradurre in una terminologia più

popolare i punti sviluppati dalle ricerchi dell’Ohio State University.

• La Leadership situazionale Paul Hersey e Kenneth Blanchard hanno

elaborato un modello degli stili di leadership derivato dalla combinazione di

due tipi di comportamento:

-comportamento di supporto (orientato alla relazione) le cui dimensioni sono =

comunicare, fornire un feedback, coinvolgere il collaboratore, fornire sostegno,

apprezzare l’impegno e le capacità dimostrate;

-comportamento direttivo (orientamento al compito) dimensioni = fissare gli obiettivi,

ordinare, controllare.

Da questa combinazione derivano 4 stili di leadership:

Stile S1 prescrittivo (telling “che dice”)è uno stile direttivo, il leader fissa gli

obiettivi, controlla spesso, utilizza la comunicazione a una via e riduce al minimo le

relazioni interpersonali.

Stile S2 vendere (selling “consultivo”) l’organizzazione è simile allo stile s1 con la

differenza che in questo caso il leader prende in grande considerazione le indicazioni

che gli provengono dai collaboratori, cerca di coinvolgerli e di motivarli.

Stile S3 coinvolgere (partecipating) molto sostegno e poca guida, il leader 6

struttura poco il lavoro, incoraggia e sostiene i collaboratori che organizzano

autonomamente il loro lavoro.

Stile S4 (delegating “delegare”) c’è poco sostegno e poca guida, il leader delega ai

collaboratori l’organizzazione e non ha cura delle relazioni.

Secondo questi autori, l’efficacia del leader dipende dal livello di maturità

professionale e dal livello di maturità psicologica dei collaboratori (non esiste un

unico modo per influenzare le persone).

Ai 4 stili di leadership gli autori fanno convergere 4 livelli di maturità

professionale:

-M1 (maturità bassa) collaboratore insicuro S1 (prescrittivo);

-M2 (maturità medio bassa) collaboratore con poche capacità ma disponibile S2

(vendere) leader che sostiene e guida;

-M3 (maturità medio alta) collaboratore capace ma non sempre disponibile S3

(coinvolgere) il leader offre molto sostegno ma poca guida (essendo il collaboratore

capace ma poco motivato).

-M4 (maturità alta) collaboratore capace, disponibile, sicuro di sé S4 (delegare)

questo stile è adeguato ed efficace per questo tipo di collaboratore, in quanto possono

auto gestirsi poiché non hanno necessità di supporto.

In breve in questa teoria l’elemento fondamentale è la maturità dei collaboratori alla

quale sarà associato lo stile di leadership più adeguato.

4. Il lavoro di gruppo

Ci sono molte definizioni del termine &

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
15 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lola878 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Valicante Angelo.