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COGNIZIONE SOCIALE
La cognizione sociale rintraccia le modalità con le quali le persone giungono a costruire il mondo
sociale; si occupa quindi della percezione che gli individui hanno di se stessi e degli altri.
L'economizzazione delle risorse cognitive ci porta ad errori di ragionamento attraverso gli stereotipi
gli schemi con cui valutiamo la realtà sociale: tendenza ad utilizzare al minimo le capacità cognitive
(Cognitive miser, avaro cognitivo).
La percezione umana ricostruisce la realtà esterna attraverso l'utilizzo di schemi, cioè le
informazioni che vengono in mente quando viene nominata una categoria: schemi di persona
(esempio: bibliotecario), schemi di sé (offrono una maggiore quantità di informazioni), schemi di
ruolo (ascritti, come sesso o razza, e acquisiti tramite l'impegno, come medico), schemi di eventi
(esempio: prendere l'autobus).
Tendiamo a non rivedere i nostri schemi e a creare delle prove che li sostengono: effetto primacy,
recency e persistenza.
Attivazione degli schemi: salienza (stimoli con caratteristiche emergenti), vivacità (interesse) e
accessibilità (diminuiscono i tempi di reazione).
Possedere e affidarsi a schemi scorretti o in accurati può portare a errori nei giudizi e nel ricordo
(distorsione della realtà, minaccia dello stereotipo).
Sono stati elaborati diversi modelli nel cambiamento degli schemi:
contabilità: la revisione di uno schema è vista come un processo molto regolare, in cui ogni
singola informazione disconfermante viene registrata portando ad una lenta e graduale
modificazione dello schema originale;
conversione: il cambiamento di uno schema avviene rapidamente e in blocco, in risposta ad
una grande quantità di informazioni disconfermanti;
sottotipizzazione: vengono fornite sottocategorie per giustificare la presenza di individui
incoerenti con la categoria.
Le euristiche di giudizio sono le scorciatoie mentali che vengono utilizzate per prendere una
decisione o esprimere una valutazione quando ci si trova in situazioni particolarmente complesse.
Euristica della disponibilità: valutare la probabilità che accada un determinato evento;
Euristica della rappresentatività: valutare la probabilità che si verifichi;
Euristica della simulazione (variante dell'euristica della disponibilità): scenari ipotetici su
come avrebbero potuto evolversi determinate situazioni.
Ancoraggio e accomodamento.
Secondo il modello configurazionale di Asch, interpretiamo le persone come unità psicologiche, ci
formiamo delle impressioni universali degli altri e cerchiamo di integrare tutti gli elementi di
informazione intorno ad un nucleo unificante. Asch dimostrò che il bisogno di formare un'immagine
coerente della persona da valutare, fa sì che la semplice variazione di un tratto modifichi
l'impressione della sua personalità nella sua interezza. Inoltre dai suoi esperimenti si è venuti a
conoscenza che vi sono alcuni tratti che si pongono come centrali rispetto ad altri che invece sono
periferici (centralità del tratto) e che anche l'ordine temporale con cui le informazioni vengono
ricevute influenza fortemente la percezione e la valutazione della personalità di un soggetto (effetto
primacy o effetto d'ordine). Si confermerebbe quindi il luogo comune "la prima impressione è
quella che conta".
Il modello algebrico di Anderson interpreta la formazione delle impressioni di personalità come
l'esito di un'elaborazione di dati che viene condotta in maniera oggettiva e senza alcun filtro da
parte di teorie implicite: le unità separate di informazione vengono semplicemente sommate tra loro
e la media delle valutazioni ponderate costituirà l'impressione finale.
Fiske e Neuberg sostengono l'integrazione dei modelli: il modello configurazionale (top-down)
richiede meno risorse cognitive e si usa quando la motivazione è bassa, mentre il processo algebrico
(bottom-up) richiede una motivazione più alta e più impegno.
SÉ E IDENTITÀ SOCIALE
Il concetto di sé è una rappresentazione cognitiva di se stessi che dà coerenza e significato
all'esperienza, incluse le relazioni con le altre persone. È rigido e organizzato in forma gerarchica;
organizza le esperienze passate e ci aiuta a riconoscere e interpretare gli stimoli rilevanti del nostro
ambiente sociale. L'individuo sviluppa il concetto di Sé nel corso del processo di socializzazione, o
comunque tramite l'interazione sociale. Il concetto di Sé lo accompagna, aggiustandosi man mano,
attraverso tutta l'esistenza, guidando le sue azioni.
James distingue tra Io (pensatore) e Me (pensato): l'Io è il soggetto consapevole, in grado di
conoscere, prendere iniziative e riflettere su di sé; il Me è quanto del sé è conosciuto dall'Io.
Allport separa Me e Io: l'Io non può essere oggetto diretto di conoscenza. Assegna la questione del
Me alla psicologia e il problema dell'Io alla filosofia.
Le fonti di autoconoscenza sono:
Introspezione: esame di pensieri, sentimenti, motivazioni sottostanti ai propri
comportamenti; è una fonte imperfetta di autoconoscenza perché cerchiamo di comporre una
narrazione coerente e accettabile della nostra identità. La consapevolezza di sé è uno stato
psicologico nel quale si è consapevoli di sé stessi come oggetto.
Secondo la teoria del confronto sociale di Festinger, confrontiamo le nostre opinioni con
quelle degli altri, solitamente con persone più simili a noi, per avere un'immagine più
accurata e oggettiva quando avvertiamo un'incertezza in una determinata area; la spinta al
confronto cresce in maniera inversamente proporzionale alle informazioni che possediamo
su noi stessi: meno informazioni abbiamo, più ci affidiamo al confronto sociale.
Secondo la teoria della consapevolezza di sé di Duval e Wicklund, quando ci focalizziamo
su noi stessi valutiamo e confrontiamo il nostro comportamento presente rispetto ai valori e
alle regole interne, diventiamo cioè osservatori giudicanti di noi stessi e questo ci aiuta a
capire la disparità tra il nostro comportamento e le regole morali. Quando gli individui
percepiscono una discrepanza negativa tra lo standard o la norma e i propri attributi provano
disagio; per ridurre tale disagio ci si può distaccare o si può ridurre la discrepanza.
Un'accresciuta consapevolezza di sé aumenta il grado in cui le persone si conformano agli
standard.
Osservazione del proprio comportamento: autopercezione o processo di inferenza.
La teoria dell'autopercezione di Bem sostiene che gli atteggiamenti vengono inferiti dai
comportamenti messi in atto: osservando ciò che facciamo inferiamo cosa ci piace e cosa ne
pensiamo a riguardo. Noi impariamo a conoscerci tramite l'introspezione e l'osservazione del
nostro comportamento ed organizziamo le nostre conoscenze in schemi che ci aiutano a
comprendere le esperienze nuove: creiamo degli schemi di sé, ovvero delle strutture
organizzate di conoscenze su noi stessi che si fondano su esperienze precedenti e ci aiutano
a capire, spiegare e prevedere il nostro comportamento. Questa teoria spiega quindi quel
processo per cui passiamo da un'idea di piacere nel produrre un comportamento a un'idea di
obbligo. Secondo questa teoria non sempre abbiamo accesso alle nostre opinioni su diversi
oggetti, soprattutto quando l'atteggiamento della persona è ambiguo o debole.
Percezione degli altri: possiamo apprendere molto riguardo noi stessi osservando il modo in
cui le persone ci vedono (Sé rispecchiato di Cooley).
ATTEGGIAMENTI
L'atteggiamento è l'espressione di un giudizio valutativo nei confronti di un oggetto o di uno
stimolo.
Secondo il modello multicomponenziale, gli atteggiamenti hanno:
componente affettiva (sentimenti o emozioni associati ad un oggetto): si segue la mera
esposizione, secondo cui gli stimoli presentati molte volte sono più apprezzati;
componente cognitiva (credenze, pensieri e attributi associati ad un particolare oggetto);
componente comportamentale (comportamenti passati nei confronti di un oggetto di
atteggiamento).
Heider ha formulato la teoria dell'equilibrio cognitivo, secondo cui gli individui sono spinti da forze
interne a tenere in equilibrio le proprie cognizioni relative ad un dato oggetto, o un gruppo di
oggetti che siano legati gli uni con gli altri. Quando per qualche ragione tale equilibrio viene a
mancare, le persone cercano immediatamente di ripristinare una condizione di coerenza.
L'autoregolazione è un processo in cui si controlla e si indirizza il proprio comportamento in modo
da raggiungere obiettivi desiderati. Il sé privato deriva dalle stimolazioni interne che non possono
essere osservate da altre persone: le persone con alta coscienza di sé privata cercano di adeguare i
propri comportamenti a standard interiorizzati al fine di raggiungere o mantenere un'immagine di sé
coerente. Il sé pubblico è il riflesso degli attributi visibili agli altri. Le persone con alto
automonitoraggio tendono a comportarsi in modo coerente con i propri valori principali e tendono a
non adattare il proprio comportamento alla situazione in cui si trovano.
Higgins nella teoria della discrepanza del sé spiega come le idee che le persone vorrebbero
soddisfano un importante processo di autoregolazione. Le guide per il sé ideale comprendono i
desideri, le aspettative, le speranze e le aspirazioni; il fallimento della risoluzione della discrepanza
produce emozioni legate all'abbattimento (disapprovazione, insoddisfazione e tristezza). Le guide
per il sé normativo comprendono le nostre idee e quelle degli altri riguardo ai nostri doveri, obblighi
e responsabilità; la mancata risoluzione della discrepanza produce emozioni legate all'agitazione
(paura e ansia).
L'autoaccrescimento è costituito da strategie messe in atto per raggiungere o mantenere un alto
livello di autostima.
La depersonalizzazione è il passaggio da un'identità personale ad una sociale; la
deindividualizzazione è la perdita di identità.
Gli effetti di associazione-messaggio-funzione si manifestano se le persone prestano più attenzione
ad argomenti convincenti che combaciano con la funzione svolta dai propri atteggiamenti.
Gli atteggiamenti non sono direttamente osservabili:
nella scala tipo likert la misura dell'atteggiamento è basata sulla somma delle risposte: un
punteggio basso indica un atteggiamento decisamente negativo e viceversa (gli item sono
formulati in modo opposto per evitare risposte set);
il differenziale semantico mostra in che