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LA CONOSCENZA DI SE’ ATTRAVERSO L’INTERAZIONE SOCIALE QUOTIDIANA
Cooley afferma che soltanto attraverso l’interazione sociale l’individuo sviluppa la
conoscenza di sé e il sentimento della propria identità. Parla di looking glass self, o sé
rispecchiato, per esprimere l’idea che comprendiamo quello che siamo osservando il
modo in cui gli altri i percepiscono ed elaborano un’idea su di noi. Secondo Mead il Sé
non esiste alla nascita in quanto per il suo emergere sono necessarie due condizioni: -
la capacità di produrre e rispondere a simboli; - la capacità di assumere gli
atteggiamenti degli altri. Un organismo biologico, giunto ad un adeguato livello di
maturazione del sistema nervoso, diventa individuo dotato di mente e di Sé attraverso
il linguaggio. Prima di acquisire capacità linguistiche vere e proprie, gli individui
compiono azioni reciproche costituite da gesti che guidano il compimento dell’atto.
Mead parla di conversazione di gesti per riferirsi ad una comunicazione costituita da
uno scambio coordinato di azioni. Quando l’individuo può usare intenzionalmente i
simboli ha acquisito una mente. La mente è la capacità di controllare il proprio gesto al
fine di comunicare. Per Mead la mente è sociale, è il prodotto dell’interazione che
consente la comunicazione attraverso simboli significativi e la capacità dell’individuo
di immedesimarsi con gli altri e guardare a se stesso da quel punto di vista. Questa
assunzione nella coscienza avviene in due fasi successive: - prima attraverso il gioco
semplice (play, l’individuo assume il ruolo delle persone e degli animali che fanno
parte della sua vita, in questa fase la situazione sociale vista come un tutto non è
ancora interiorizzata); - poi con il gioco organizzato (game, acquisisce la capacità di
assumere contemporaneamente i ruoli di tutti gli altri implicati nell’attività comune
per poter svolgere il proprio ruolo in modo coordinato con gli altri, egli interiorizza gli
atteggiamenti generali del gruppo). Si costituisce quello che Mead chiama l’altro
generalizzato , cioè la comunità o il gruppo sociale organizzati che, in quanto percepiti
dal soggetto, gli permettono di costruire l’unità del proprio sé. Attraverso questo
processo l’individuo acquisisce la sicurezza che il mondo ha la stessa apparenza anche
per gli altri. Assumendo l’atteggiamento dell’altro generalizzato l’individuo diventa
capace di distinguere la sua esperienza privata, diviene un membro organico e
cosciente della società. Gli atteggiamenti degli altri, organizzati e trasportati nel Sé,
costituiscono il Me, cioè la parte del Sé che riflette la struttura sociale. L’Io invece è la
parte creativa e ricostruttiva, il principio dell’azione grazie al quale l’individuo non è
socialmente determinato ma può agire sulla struttura sociale. James sosteneva
l’impossibilità di osservare e analizzare l’Io in quanto fenomeno soggettivo e passibile
di cambiamenti del tutto imprevedibile. Mead al contrario, focalizza lo studio del Sé
sulla comprensione che ogni individuo ha sia del Me sia dell’Io. Lo studio del Me è a
comprensione del Sé come oggetto, mentre lo studio dell’Io concerne il Sé che
conosce e cioè la concezione che il soggetto ha delle proprie esperienze di continuità,
distinzione, volizione e riflessione su di Sé.
LA CONOSCENZA DI SE’ ATTRAVERSO IL CONFRONTO SOCIALE
La teoria del confronto sociale proposta da Festinger verte su due importanti questioni:
- quando mettiamo in atto il confronto sociale; - con chi scegliamo di farlo. La risposta
alla prima domanda è che facciamo il confronto sociale quando non disponiamo di
alcun criterio oggettivo con cui poterci misurare e avvertiamo incertezza su noi stessi
in una determinata area. Per quanto concerne la seconda domanda la risposta dipende
dal nostro obiettivo. La scelta di chi usare per confrontarci dipende dalla natura dei
nostri scopi. Se richiediamo una valutazione precisa delle nostre capacità e opinioni ci
confrontiamo con persone a noi simili, se invece vogliamo delle informazioni su quale
sia l’eccellenza verso cui puntare ricorriamo al confronto sociale verso l’alto, se infine
il nostro scopo è sostenere la nostra immagine impieghiamo il confronto sociale verso
il basso per poterci sentire meglio.
LA MATRICE INDIVIDUALE DEL SE’: COME GLI INDIVIDUI GIUNGONO A
CONOSCERE SE STESSI
L’introspezione consiste nel guardarsi dentro, ed esaminare le informazioni interne,
quelle che solo noi abbiamo circa i nostri pensieri, sentimenti e motivazioni.
La teoria della consapevolezza da Sé
Secondo questa teoria quando ci focalizziamo su noi stessi valutiamo e confrontiamo il
nostro comportamento presente rispetto ai valori e alle regole interne, diventiamo
letteralmente coscienti di noi stessi, nel senso che diventiamo oggettivi osservatori
giudicanti di noi stessi. Focalizzarsi su se stessi può quindi attivare uno stato mentale
spiacevole, questa insoddisfazione può essere dolorosa e divenire il motivo per cui
fuggiamo da un autoesame. A volte le persone vanno oltre ogni limite pur di scappare
da se stesse, come abuso di alcol, disturbi alimentari, droghe, masochismo sessuale,
suicidio. Ciò non significa che ogni modo di scappare da se stessi sia così dannoso,
molte forme di espressione religiosa e di spiritualità sono anche mezzi efficaci per
evitare l’attenzione su di sé. Il concentrarsi su di se non è sempre qualcosa di
negativo, se abbiamo appena raggiunto uno scopo nella nostra vita o sperimentato un
importante successo, allora focalizzarsi su se stessi può essere piacevole.
Giudicare perché ci sentiamo come ci sentiamo
Vi è un altro tipo di conoscenza di sé che è più difficile da ottenere, anche quando
abbiamo coscienza di noi stessi e facciamo introspezione, si tratta della conoscenza
del perché ci sentiamo come ci sentiamo. Le persone possiedono molte teorie su che
cosa influenzi il loro comportamento e i sentimenti e spesso le usano per aiutarsi a
spiegare perché si sentono in un certo modo. Molte di queste teorie ci vengono dalla
cultura nella quale cresciamo, i nostri schemi e le nostre teorie non sempre sono
corretti , e possono portarci a formulare giudizi errati sulle cause delle nostre azioni.
LA CONOSCENZA DI SE’ ATTRAVERSO L’OSSERVAZIONE DEI NOSTRI
COMPORTAMENTI
La teoria dell’autopercezione di Bem afferma che quando i nostri comportamenti e
sentimenti sono ambigui o incerti li inferiamo osservando il nostro comportamento e la
situazione in cui ci troviamo. Con questa teoria gli individui utilizzano gli stessi principi
attribuzionali per inferire i loro stessi atteggiamenti e sentimenti.
La motivazione intrinseca vs estrinseca
Motivazione intrinseca: le ragioni sono relative alla persona stessa, al piacere e al
godimento che si avverte, non dal fatto di avere una ricompensa o delle sollecitazioni.
Si tratta di ricreazione, non di lavoro. Motivazione estrinseca: lo si fa per avere una
ricompensa, la ricreazione si trasforma in lavoro. Sostituire motivazioni intrinseche con
quelle estrinseche, mediante l’uso di ricompense, induce gli individui a perdere
interesse per l’attività che inizialmente era fonte di piacere. Questo risultato si chiama
effetto di sovragiustificazione: le persone sovra giustificano il loro comportamento
concentrandosi sulle cause esterne, come le ricompense e sottostimano il loro
interesse intrinseco per il comportamento. Le ricerche hanno identificato in quali
condizioni si può evitare l’effetto di sovragiustificazione. In primo luogo le ricompense
diminuiscono l’interesse solo se questo era inizialmente alto. In secondo luogo, è il tipo
di ricompensa a fare la differenza: - le ricompense contingenti al compito che le
persone ottengono solo per avere appunto eseguito un compito; - le ricompense
contingenti alla prestazione le quali dipendono dalla bravura con cui le persone
svolgono un compito. Un smile tipo di ricompensa ha meno probabilità di diminuire
l’interesse per un compito, anzi può addirittura aumentarlo, anche questo va tuttavia
usato con cautela non essendo immune da spiacevoli conseguenze.
LA COMPRENSIONE DELLE NOSTRE EMOZIONI: LA TEORIA BIFATTORIALE
DELLE EMOZIONI
Schachter ha proposto una teoria delle emozioni secondo cui noi inferiamo quali siano
le nostre emozioni nello stesso modo in cui inferiamo quale genere di persona siamo o
quale interesse proviamo. La tesi di Schachter è chiamata teoria bi fattoriale delle
emozioni, in quanto la comprensione dei nostri stati emotivi richiede due stadi: nel
primo dobbiamo provare eccitazione fisiologica e nel secondo dobbiamo cercare una
spiegazione adeguata, un’etichetta con cui contrassegnarla. Poiché i nostri stati
psichici non si presentano automaticamente etichettati, usiamo le informazioni
presenti nella situazione per arrivare a un’attribuzione delle ragioni della nostra
eccitazione. L’esperimento di Schachter e Singer è uno dei più famosi della psicologia
sociale, in quanto dimostra che le emozioni possono essere il risultato di un processo
di percezione di sé mediante cui le persone ricercano la spiegazioni più plausibile per
l’eccitazione che avvertono. Spesso non si tratta di quella giusta, ed è così che le
persone finiscono per avvertire un’emozione sbagliata.
L’ATTRIBUZIONE ERRATA DI ECCITAZIONE
Numerose situazioni presentano più cause possibili della nostra eccitazione,
rendendoci difficile identificare quale responsabilità sia da attribuirsi in percentuale a
ciascuna di esse. Numerosi studi hanno dimostrato il verificarsi dell’attribuzione errata
di eccitazione, mediante cui le persone compiono inferenze sbagliate circa la causa
delle sensazioni che provano.
LA COMPRENSIONE DELLE NOSTRE ABILITA’: I MINDSETS
Alcune persone ritengono che le loro abilità siano immutabili, o ci sono o non ci sono.
A ciò l psicologa Carol Dweck ha dato il nome di fixed mindset (approccio di staticità),
ovvero l’idea che possediamo una quantità determinata di abilità che non può
modificarsi. Altre persone hanno invece ciò che la Dweck chiama growth mindset
(approccio di crescita), ovvero l’idea che le nostre abilità siano delle qualità malleabili
che possiamo coltivare e accrescere. Il mindset è importante non solo per le
prestazioni sportive ma anche per il modo in cui consideriamo qualunque abilità. I
mindset possono modificarsi.