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FATTORI CENTRATI SULLA PERSONA
Le persone sembrano differire tra loro nel modo in cui esternalizzano la loro aggressività in
generale e questo sembra essere dovuto a diversi fattori, tra cui il genere sessuale e la personalità.
Inoltre, anche il consumo di etanolo sembra avere un ruolo nella tendenza a mettere in atto agiti
aggressivi.
Differenze di genere
In linea di massima, gli uomini sembrano mostrare aggressività fisica più spesso delle donne, oltre
al fatto che lo fanno più di frequente anche in assenza di una provocazione. Questo può essere
spigato basandosi sulle differenze ormonali, dal momento che il livello di testosterone sembra
essere associato all’aggressività, al punto da creare delle differenze anche tra i soli uomini. Ciò non
è, tuttavia, sufficiente a spiegare del tutto il fenomeno, dal momento che un ruolo importante è
detenuto anche dagli influssi sociali. In particolare, i bambini e le bambine ricevono un’educazione
ed una socializzazione molto diverse, atte a favorire la loro tipizzazione sessuale. Le femmine
vengono, quindi, esortate ad essere remissive e gentili, al contrario dei maschi, a cui viene insegnato
a comportarsi in modo più diretto ed aggressivo. La conseguenza è che le donne finiscono per
essere meno direttamente aggressive rispetto agli uomini, ricorrendo a forme di aggressività più
socialmente tollerabili, quali quella verbale ed altre. In verità, quindi, le differenze di genere sono
dovute più ad un effetto dell’apprendimento che alle differenze ormonali. Per quanto riguarda
l’espressione dell’aggressività in forma verbale, intesa come gridare ed insultare, non sembrano
esserci, in proposito, discrepanze significative tra i due sessi, mentre le donne fanno maggiormente
ricorso all’aggressività indiretta (per esempio, il pettegolezzo e l’esclusione sociale). Inoltre, se gli
uomini utilizzano l’aggressività per facilitare il raggiungimento dei propri obiettivi, le donne la
considerano un comportamento negativo e tendono a giustificarlo adducendo come cause lo stress o
la mancanza di controllo.
Personalità
Alcuni tratti di personalità risultano associati all’aggressività e sono i seguenti:
- irritabilità tendenza ad andare in collera con facilità;
- ruminazione tendenza a rimuginare sulle sensazioni di rabbia;
- suscettibilità emotiva tendenza a sentirsi a disagio ed inadeguati.
Il tratto “amabilità” è correlato all’aggressività se scarsamente presente, ovvero se l’individuo
antepone i propri interessi all’armonia con gli altri ed è tendenzialmente scontroso ed irritabile.
Friedman ha distinto due tipi di personalità, di cui il primo è quello maggiormente legato
all’aggressività:
- personalità di tipo A fa riferimento ad individui ambiziosi, perfezionisti e competitivi,
che hanno fretta di raggiungere i loro obiettivi. Sono esposti ad un maggior rischio di
cardiopatia coronarica e diventano maggiormente aggressivi in circostanze percepite come
minacciose;
- personalità di tipo B si tratta di soggetti rilassati, non competitivi e creativi.
L’aggressività sembra essere legata, anche, all’autostima, sebbene non vi sia ancora accordo tra gli
Autori circa il tipo di relazione. Secondo alcuni, infatti, sarebbe una stima di sé bassa a condurre più
frequentemente ad agiti aggressivi, finalizzati proprio ad aumentare l’autostima: questa posizione
non ha, però, un sufficiente sostegno empirico alle spalle. Altri, infatti, ritengono che un’elevata
autostima sfoci più facilmente in aggressività, dal momento che fa sì che gli individui non si
sentano in colpa a trattare male persone che ritengono inferiori a loro e che credano pure che la
violenza possa essere funzionale ad ottenere risultati positivi. Inoltre, una persona con una stima di
sé molto alta è maggiormente sensibile alle offese rivolte alla sua immagine di superiorità e può, di
conseguenza, reagirvi con maggior violenza. Quest’ultima considerazione potrebbe essere alla base
di molti omicidi, il cui movente consisterebbe in un’umiliazione trasformata in collera. Anche nel
caso delle violenze domestiche, l’aggressore diventa tale nel momento in cui sente minacciata la
propria considerazione di sé.
Alcool
L’uso di etanolo è associato ad un aumento dell’aggressività, con una certa variabilità individuale.
In particolare, il consumatore di alcool diventa più aggressivo quando l’alcolemia è in aumento,
mentre quando è in calando non si riscontrano differenze nel livello di aggressività: nel primo caso,
infatti, il bevitore si sente più eccitato, estroverso e stimolato, sebbene in presenza di un deficit della
funzione neuropsicologica a carico dell’attenzione, della memoria e della velocità di reazione agli
stimoli; nella seconda fase, invece, si può notare l’effetto opposto, con rilassamento ed astenia. Due
fattori sembrano determinare un aumento dell’aggressività dovuto al consumo di etanolo:
- l’attivazione fisiologica questo fenomeno è spiegato dal modello del trasferimento
dell’eccitazione;
- il deficit neuropsicologico l’alcool diminuisce la capacità di elaborazione degli stimoli e
fa propendere l’individuo per un ricorso a risposte automatiche e, in quanto tali, meno
faticose. La messa in atto di comportamenti aggressivi, come tale, può dipendere da una non
adeguata valutazione delle conseguenze e della situazione. Il deficit attentivo non riguarda
solo gli stimoli esterni, ma anche quelli interni: va da sé che, così, anche individui
solitamente adeguati alla norma sociale della non violenza possono andare incontro, a causa
degli effetti della sostanza, ad una minor autoconsapevolezza, che fa sì che non riescano a
comportarsi in modo coerente con il proprio atteggiamento.
Un’altra spiegazione deriva dalla teoria delle aspettative sull’alcool, secondo la quale le persone
metterebbero in atto comportamenti socialmente non desiderabili sentendosi giustificate dagli effetti
che vengono attribuiti, in modo condiviso, alla sostanza. L’etanolo sembrerebbe, in questo senso,
avere addirittura un effetto placebo, spingendo persone convinte erroneamente di averlo assunto a
mettere in atto comportamenti aggressivi: questo aspetto, tuttavia, è ancora controverso.
FATTORI CENTRATI SULLA SITUAZIONE
Le caratteristiche individuali interagiscono con una serie di fattori situazionali nel determinare o
meno una risposta aggressiva. In particolare, assumono in questo senso importanza l’ambiente
fisico e la condizione di svantaggio sociale in cui una persona è inserita, così come le influenze
culturali che subisce.
Ambiente fisico
Tre aspetti dell’ambiente fisico influenzano l’aggressività e sono i seguenti:
- la temperatura più la temperatura è calda ed umida, più le persone tendono a comportarsi
in modo aggressivo, il che sembra essere dovuto all’attivazione fisiologica, associata ad
irritabilità e disagio, che può essere indotta dalle alte temperature. Al di sopra dei 24°C,
però, tale tendenza va via via scemando, dal momento che temperature troppo elevate
causano un senso di spossatezza. In particolare, il caldo sembra incoraggiare, soprattutto,
l’aggressività affettiva (ha come obiettivo quello di spaventare la vittima) e quella
strumentale (mirante al raggiungimento di uno scopo);
- l’affollamento una condizione di grande affollamento può determinare aggressività,
essendo che causa attivazione fisiologica e stress. Inoltre, all’interno delle folle, le persone si
sentono meno responsabili delle proprie azioni, dal momento che ha luogo un processo di
deindividuazione, tale per cui hanno la percezione di essere maggiormente anonime. Studi
condotti con detenuti in condizioni di affollamento hanno mostrato come questi tendessero a
sentirsi più irritati e provocati rispetto a persone in altre condizioni: in base al principio di
reciprocità, le persone si comportano in modo più aggressivo se si sentono minacciate ed è
proprio ciò che è stato osservato nei campioni di queste ricerche;
- il rumore rumori indesiderati, in particolar modo se a volume molto alto, sono associati
ad un aumento dell’aggressività, poiché causano attivazione fisiologica e stress.
Svantaggio sociale
I gruppi che vivono in condizioni di svantaggio sociale possono mettere in atto dei comportamenti
aggressivi che sono reattivi e che dipendono, però, dal loro svantaggio relativo, ovvero da quanto si
sentano sfavoriti in confronto ad altri gruppi: l’aggressività viene manifestata se non si percepisce
nessun altro modo per riscattare il proprio stato.
Le influenze culturali
Il livello di aggressività non è uguale in tutte le culture, pur trattandosi di un fenomeno trasversale,
ma studi interculturali sono molto complessi, mentre è decisamente più semplice valutare le
differenze esistenti all’interno di una stessa società. Una ricerca simile è stata condotta negli USA
ed ha permesso di evidenziare livelli di violenza più elevati ed una sua maggiore approvazione negli
stati meridionali ed occidentali che in quelli settentrionali. Questo sembra essere dovuto alla prima
forma di economia introdotta in quei territori dai migranti europei, che si occupavano a Sud e ad
Ovest di allevamento ed a Nord di agricoltura. Dal momento che il bestiame era più frequentemente
oggetto di furti rispetto ai prodotti della terra, gli allevatori hanno dovuto imparare a difendere le
proprie proprietà avvalendosi della violenza, il che ha portato alla nascita di una cultura dell’onore,
che si basa su questo presupposto e che è tutt’ora vigente.
All’interno di una stessa cultura possono, poi, esserci delle minoranze che hanno una propria
subcultura, anche molto diversa da quella maggioritaria. Si tratta, sovente, di gang violente, in cui
l’aggressività viene considerata un mezzo per accrescere il proprio potere all’interno della società e
che, di conseguenza, vivono seguendo valori e norme propri; gli individui che non vi si adattano
vengono stigmatizzati. La violenza, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si rivolge solo
verso l’outgroup, ma anche verso l’ingroup: una sottocultura di violenza è presente tanto nella
mafia quanto nelle comunità carcerarie.
DISINIBIZIONE
La disinibizione consiste in un allentamento dell’adesione a quelle norme che proibis