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IL MODELLO DI LATANE E DARLEY (1968)

1. Accorgersi dell’evento: La presenza di altre persone già in questo primo step, influisce sulla

decisione del singolo individuo.

2. Decidere se la situazione richiede un intervento di aiuto

3. Assumersi la responsabilità di intervenire: é qui che agisce il Bysander effect.

L’intervento dell’individuo ha spesso dei costi come ad esempio

→ l’incolumità fisica

→ ci pone al centro dell’attenzione nei confronti degli altri che assistono.

→Vi è minore probabilità che la persona assuma responsabilità di intervenire quando sono

18

presenti altre persone (responsabilità diffusa).

Esperimento di Latané e Darley:

Obiettivo: verificare la diffusione di responsabilità in una situazione di laboratorio. I partecipanti

sono 97 normalissimi studenti universitari al primo anno della Columbia University di New York.

Gli studenti discutevano tra loro per far emergere le problematiche all’interno del campus. Gli

studenti partecipavano attraverso interfono, non sapevano chi fossero I loro interlocutori→ in

realtà voci registrate in questo primo esperimento. Dopo pochi minuti dall’inizio della discussione

uno dei partecipanti (collaboratore dello sperimentatore) doveva sentirsi male.

Condizioni sperimentali:

1. Gruppo di due persone: partecipante + 1 ( futuro richiedente aiuto )

2. Gruppo di tre persone : partecipante +2 ( tra cui il futuro richiedente aiuto )

3. Gruppo di sei persone: partecipante + 5 ( tra cui il futuro richiedente aiuto )

Queste condizioni sperimentali permettono di verificare in quale occasione si verifica maggiore

aiuto e se quindi la presenza degli altri infuisce sulla decisione di aiuto.

Percentuale di intervento: quando il partecipante è solo con la persona, la percentuale di

intervento è alta, percentuale che tende fortemente a diminuire quando le persone sanno di non

essere gli unici possibili soccorritori ma sono consapevoli che la conversazione è ascoltata da altri

partecipanti Effetto spettatore→ La presenza di altre persone riduce la possibilità di

intervenire.

Tempo di intervento: aumenta quando le persone sono di più. Tempi più brevi (entro 50 secondi)

quando la persona sapeva di essere da sola, viceversa all’aumentare dei partecipanti, aumenta il

tempo di intervento (circa 2-3 minuti).

AGGRESSIVITA’ UMANA

Molti degli eventi che si ricordano, sono quelli caratterizzati dall’aggressività e più precisamente

l’aggressività istituzionalizzata ( aggressività di nazioni, gruppi di persone).

Il tema dell’aggressività umana, è un tema affrontato e studiato da numerose discipline

soprattutto perchè è un avvenimento presente in qualsiasi ambito dell’esistenza umana:

- Relazioni intime

- Interazione tra pari nel contesto educativo

- Gruppi etnici diversi (Aggressioni a sfondo razziale)

- contatti tra gruppi etnici o nazionali su larga scala (es: guerre internazionali)

1. Che cos’è l’aggressività?2. →

2. L’aggressività è inevitabile? è intrinseco nella natura umana oppure può essere evitato,

in quanto appreso culturalmente e quindi un prodotto sociale (dibattito ancora aperto) 3.

3. Quali sono I fattori sociali e situazionali che possono contribuire a aumentare o diminuire

l’aggressività?4.

4. Come si apprende l’aggressività?

1.AGGRESSIVITA’: per parlare di comportamento aggressivo è necessaria l’intenzionalità e quindi

la motivazione sottostante. 19

Il comportamento aggressivo è qualsiasi comportamento intenzionale che mira a provocare

dolore fisico o psicologico a qualcun’altro. Ciò che caratterizza il comportamento aggressivo non

è la conseguenza dell’azione ma l’aspetto antecedente ovvero l’intenzionalità.

(anche il silenzio, può essere inteso come comportamento aggressivo così come una risata ad

esempio ). La varietà di comportamenti in cui rientra l’aggressività è molto ampia, ciò che li

accomuna è l’intenzionalità far male da un punto di vista fisico o psicologico.

Non conta il risultato ma la volontà di arrecare danno a qualcun altro.

Es: è comportamento aggressivo la molestia verbale non è comportamento aggressivo

l’investimento accidentale che causa la morte di un’altra persona.

Berkowitz (1993) distingue due tipologie di aggressività:

1. Aggressività ostile: Azione impulsiva provocata da un sentimento di rabbia, solitamente attuata

in quanto appena ricevuto un feedback negativo da un’altra persona. Nel momento dell’atto non

si fa un costo calcolo-benefici.(es:aggressione in un campo da calcio in quanto l’individuo ha

appena ricevuto un insulto ad esempio)

2. Aggressività strumentale: rientra nell’aspetto di razionalità della persona, è un’azione

premeditata (calcolo costi-benefici). L’aggressività è utilizzata come strumento per trarre dei

vantaggi (es: aggressione fisica a scopi di rapina).

2.AGGRESSIVITA’ INNATA E INEVITABILE ?

HOBBES→ tutti gli esseri umani allo stato naturale sono esseri bruti e solo facendo rispettare loro

le leggi e l’ordine sociale si poteva frenare l’istinto aggressivo.

FREUD E TEORIA PSICODINAMICA→ Fin dalla nascita gli esseri umani possiedono due spinte

innate. Una è l’eros, la spinta verso l’amore mentre l’altra è il Thanatos ovvero l’istinto innato

verso la morte e l’annientamento che li portano a comportamenti aggressivi. L’istinto aggressivo

necessita di una valvola di sfogo perciò sono necessari ordine e norme sociali che contengano

questo istinto e lo trasformino in comportamento non distruttivo.

TEORIE EVOLUZIONISTICHE Konrad Lorenz, prima teoria evoluzionistica. Secondo questo

approccio non solo l’aggressività è innata ma anche funzionale all’uomo. Similmente alle altre

speci viventi anche gli esseri umani utilizzano l’aggressività ai fini della sopravvivenza individuale e

al mantenimento della specie. Nel mondo animale sicuramente la componente aggressiva è un

comportamento per garantire il diritto di accoppiarsi e difendere la propria prole, nel mondo

umano serve per assicurarsi un vantaggio sociale ed economico.

Critiche alle teorie evoluzionistiche:

- idee empiricamente e difficilmente verificabili ( così come le teorie di Freud)

-Esistono dei comportamenti aggressivi umani che non possono essere spiegabili da un punto di

vista evoluzionistico quindi per dominare e assicurarsi un vantaggio economico.

Berkowitz: L’aggressività in realtà ha in parte un carattere istintivo tuttavia questa parte è

secondaria rispetto ai fattori situazionali e sociali che possono scatenare l’aggressività o inibirla.

Esiste una parte puramente individuale secondo la psicologia sociale ma rappresenta una parte

minima e secondaria.

1. L’appartenenza alla cultura e a comunità di appartenenza influisce sulla manifestazione dei

comportamenti aggressivi nelle comunità primitive l’aggressività è minore rispetto alle

comunità civilizzate dove riscontriamo violenza in vari ambiti (scuola,famiglia ecc..)

20 →

2. I cambiamenti sociali influiscono sull’aggressività all’interno di una stessa comunità es:

indiani irochesi che viveva in armonia fino al 1600, dopo l’arrivo degli europei si intensificano le

rivalità e le guerre con I popoli vicini.

Fattori antecedenti la messa in atto di comportamenti aggressivi:

1. Fattori neurologici e chimici

2. Ambiente fisico l’ambiente e le sue caratteristiche fisiche (non sociali)

3. Fattori sociali 1. teoria dell’aggressività / della frustrazione

→ 2. teoria del segnale stimolo

4. Rifiuto ed esclusione sociale

5. Deindividuazione

6. Apprendimento sociale dell’aggressività

1. CAUSE NEUROLOGICHE E CHIMICHE

- Medici e scienziati hanno individuato che se una parte del nostro cervello dal nome amigdola,

viene stimolata aumenterebbe il livello di aggressività al contrario se questa viene inibita

l’aggressività scenderebbe. Sembrerebbe quindi esserci un aumento di probabilità di aggressività

se viene stimolata questa parte del cervello, ne consegue che esiste una parte propria, una

componente di tutti gli esseri umani predisposta all’aggressività in quanto esiste un’area cerebrale

legata all’aggressività.

Tuttavia questo non spiega totalmente i comportamenti aggressivi.

- Un altro componente del nostro corpo che sembra collegato alla messa in atto dei

comportamenti aggressivi è il testosterone, ormone stiroideo sessuale maschile. Tanto più è alta

la concentrazione di questo ormone nell’organismo quanto più è probabile spiegare una maggiore

aggressività nell’individuo.

Si spiegherebbe la maggiore aggressività degli uomini rispetto alle donne a causa di questo

ormone.

Tuttavia la relazione ormone→ aggressività non è sufficiente a spiegare la maggiore aggressività

fisica maschile rispetto a quella femminile

Sia la stimolazione dell’amigdola sia il testosterone sono de fattori causalmente legati

all’aggressività ma se è necessario spiegare il perché della messa in atto di comportamenti

aggressivi, questi stessi fattori possono concorrere alla spiegazione MA spiegano solo una porzione

minima della motivazione dei comportamenti aggressivi ruolo marginale rispetto ad altri fattori

che riguardano più il contesto sociale.

Fattori che mostrano un carattere evolutivo e distintivo ma ricoprono un ruolo marginale rispetto

ai fattori sociali.

2. CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE FISICO

Sembrerebbero esserci delle caratteristiche dell’ambiente fisico che favoriscono

21

l’aggressività→ambiente caldo ad esempio secondo alcuni studi è correlato all’aumento

dell’aggressività.

Carlsmith e Anderson (1979) hanno osservato la relazione della frequenza di comportamenti

aggressivi con la temperatura dei giorni in cui quegli episodi sono avvenuti.

Griffith e Veitch, verificarono empiricamente l’aumento dell’aggressività all’aumentare la

temperatura.

I partecipanti venivano disposti in una stanza, nella condizione sperimentale la temperatura della

stanza era maggiore rispetto alla condizione di controllo. I partecipanti nella stanza più calda

mostravano comportamenti più aggressivi rispetto ad una persona sconosc

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
60 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Naomi1995 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Andrighetto Luca.