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Partecipazione e Identità
Nel corso della vita aumentiamo le nostre partecipazioni alle comunità (amici, lavoro, religiosi, sport). È proprio la partecipazione a tali comunità che produce esiti importanti. La partecipazione produce APPARTENENZA e quindi definizione, sviluppo di identità individuale e sociale. In questa prospettiva l'identità è intesa come qualcosa che le persone fanno, essendo coinvolti in attività e non per ciò che sono. Se quindi l'identità si costruisce attraverso la partecipazione alla comunità, essa non va considerata come un nucleo stabile ma come la somma di molte partecipazioni. Ognuno di noi quindi sviluppa nel corso della vita molte identità e avere molte appartenenze è un aspetto caratteristico della nostra vita. Non tutte le appartenenze sono pesanti, ma noi ci identifichiamo più con alcune comunità in base a ciò che è importante o meno.
L'identità è un concetto sia relazionale, in quanto ponte tra individuale e sociale, che molteplice. Ma l'identità si costruisce anche con la non-partecipazione a determinate comunità, quindi è importante distinguere la partecipazione dall'anon-partecipazione. Ci sono forme periferiche di non partecipazione che sono necessarie per la costruzione di future pratiche di partecipazione piena, ossia sono le prime fasi di socializzazione. Ci sono forme marginali di non partecipazione, che al contrario impediscono la costruzione di future pratiche di partecipazione. Quindi, la nostra identità è sempre composta da multiple appartenenze. Siamo sempre impegnati nel corso della vita ad attraversare e a confrontarci con diverse appartenenze e questo richiede un'identità sociale ben strutturata e robusta che, secondo Wenger, è data da diverse caratteristiche: 1. Coerenza locale: una forte identità richiede l'aver vissutoprofonde esperienze di relazione con altri, attraverso la condivisione di storie, esperienze, azioni.
estensione globale: una robusta identità richiede ricche esperienze di partecipazione a comunità diverse.
efficacia sociale: una robusta identità permette la partecipazione al mondo sociale e un arricchimento della vita relazionale.
DAL VUOTO SOCIALE AI CONTESTI SOCIO-INTERATTIVI
Per rendere possibile tutto ciò, occorre però considerare dei contesti socio-interattivi adatti per la ricerca psicologica che andranno a sostituire quel vuoto sociale degli studi di psicologia sociale dei gruppi, i quali utilizzano dei gruppi creati ad hoc senza alcuna storia condivisa. Per affrontare queste opposizioni Mantovani ha proposto un nuovo modello per l'analisi, individuando 3 livelli del contesto sociale e culturale:
Contesto macro-sociale
Situazione di vita quotidiana
Interazione sociale e discorsiva: il loro uso può essere considerato come aspetto specifico
Delle situazioni di vita quotidiana. Partendo dal contesto sociale si vede appunto come questo fornisce gli elementi fondamentali per interpretare le situazioni quotidiane. In quest'ultime sono definite gli scopi che orientano l'interazione locale con l'ambiente tramite artefatti.
LA COGNIZIONE DISTRIBUITA
La concezione distributiva dei fenomeni psicologici sottolinea come il funzionamento psicologico dell'individuo e le sue conoscenze non sono racchiuse dentro la sua testa ma sono distribuite nel contesto sociale e i prodotti dell'attività cognitiva umana dipendono dalle interazioni sociali. Alcune ricerche hanno mostrato come le funzioni cognitive siano sempre:
- Specifiche in rapporto allo svolgimento di compiti particolari che sono diversamente valorizzate dalle culture
- Mediate da strumenti e artefatti specifici
- Distribuite all'interno dei contesti sociali
L'azione della mente umana non esiste senza compiti che a loro volta non esistono.
senzastrumenti.DAL MODERNISMO AL POSTMODERNISMO
Gli ambienti lavorativi sono diventati solo recentemente luoghi di ricerca interessanti per la psicologia culturale, nonostante sia proprio qui che le persone trascorrono la maggior parte del tempo. L'adozione di una prospettiva culturale permette di considerare il contesto organizzativo che permette di entrare nelle organizzazioni e vedere i gruppi in azione all'interno di un'attività. Le assunzioni moderniste che hanno guidato le scienze organizzative sono:
1. Uomo come agente razionale: la mente individuale diventa oggetto di studio, in quanto è proprio la razionalità umana la fonte della condotta e dell'azione: i processi razionali stanno dietro ad ogni comportamento manifesto. Mentre secondo il postmodernismo non è tanto importante l'agire ma la capacità di utilizzare le risorse che la cultura mette a disposizione.
2. Empirismo sistematico verso socio-costruzionismo: il problema del ricercatore.
Il compito organizzativo è quello di identificare attraverso tecniche di osservazione una lista di variabili che permettano sia di descrivere l'organizzazione che di predirne e controllarne le azioni e gli sviluppi. Mentre secondo il postmodernismo il problema del ricercatore organizzativo non è quello di utilizzare strumenti neutri per osservare la realtà e quindi fenomeni che già esistono, ma è quello di crearne nuovi.
Linguaggio come rappresentazione del reale: il linguaggio sia un segno, un indice, un veicolo della mente umana. Veicolo inteso come passaggio delle informazioni. A questa visione del linguaggio si oppone quella di linguaggio come azione sociale, ossia un modo attraverso cui gli individui, interagendo, costruiscono i loro mondi, anche quelli lavorativi.
COMUNITÀ, SIGNIFICATI E DISCORSI
I gruppi sono definiti performativamente, non come entità oggettive ma come risultato. Il gruppo non esiste di per sé ma in quanto insieme di individui.
che negozia le condizioni per la sua esistenza. Per poter analizzare una comunità si prende in esame il linguaggio con i suoi significati, la comunicazione tra i membri del gruppo, i discorsi. I SISTEMI SOCIALI DI ACQUISIZIONE DELLE COMPETENZE L'apprendimento è un'attività sociale piuttosto che cognitiva. Il legame tra comunità e individuo permette di distinguere due aspetti fondamentali dell'apprendere: la competenza di cui si è dotata una comunità nel tempo e la continua esperienza del mondo maturata da ogni membro a contatto con la comunità. Per descrivere le forme di accesso all'esperienza della comunità è stato utilizzato il modello LPP. In questo modello si considera centrale il ruolo della comunità o del gruppo entro il quale l'individuo ne entra a far parte. Quindi diventa essenziale l'analisi del contesto sociale immediato. Nel modello LPP si considera l'acquisizione di.Conoscenza in termini di progressione nelle forme di partecipazione alle attività della comunità di pratiche. Progressione intesa come capacità di partecipazione sempre più competente. Un aspetto centrale di tale progressione è la partecipazione ai discorsi di una comunità. Imparare a comunicare in maniera appropriata è una chiave importante per segnalare il proprio essere competente. Esempi di studi: Charles Goodwin, studio archeologa quindi l'analisi si concentra sull'apprendimento della distinzione tra naturale e culturale. Gli studi sottolineano come l'apprendimento avviene all'interno di strutture specifiche e con degli esperti. Ma recentemente si è considerato anche il contrario, ossia la non scontata acquisizione di competenze. Wenger individua tre elementi che una comunità deve avere per essere definita buon contesto di acquisizione di competenza: Livello di energia: energia di evolversi e di svilupparsi.
Profondità del capitale sociale: grado di condivisione che sostiene l'impegno condiviso, ossia la capacità di interagire produttivamente in base all'aspettativa che ogni contributo sia reciprocamente interconnesso con gli altri per sviluppare la comunità.
Autoconsapevolezza: grado in cui la comunità è consapevole del repertorio condiviso già sviluppato nel corso della storia. Tale consapevolezza permette alla comunità di modificare e sviluppare questo repertorio.
La partecipazione produce apprendimento quando la comunità possiede alti gradi di queste dimensioni.
Altro elemento importante di acquisizione di competenze è il contatto e il rapporto con altre comunità. Affinché ci sia connessione tra pratiche di comunità devono essere presenti 3 dimensioni:
Coordinazione: l'interazione deve creare nuove forme di coordinazione delle azioni che punti alla creazione di nuove forme e pratiche.
condivise non esistenti prima in nessuna delle comunità nelle quali si interagisce. Trasparenza: l'interazione deve permettere una comprensione di pratiche che si vanno a condividere. Negoziabilità: l'interazione produce connessione se tutti coloro che interagiscono hanno la possibilità di contribuire per la costruzione di nuove pratiche, azioni e competenze. Per raggiungere la produttività sono importanti anche i modi. Wenger individua i mediatori che sono coloro che portano pratiche da una comunità all'altra. I mediatori proprio per il loro ruolo di "muoversi" tra le comunità che rischiano la marginalizzazione. Le connessioni tra le comunità possono realizzarsi attraverso: - oggetti di confine: strumenti, documenti, artefatti - interazione ai confini: occasione di interazione che fanno entrare in contatto membri di comunità diverse. Tra queste è possibile distinguere: - incontri di confine (visite, anni)sabbatic)chepermettono di entrare in contatto con pratiche di altre comunità;; - le pratiche di confine chehanno il compito di collegare comunità diverse; - le periferie,quei luoghi che mostrano all'esternole proprie pratiche,servizi e prodotti.Un altro importante elemento attraverso cui le comunità entrano in contatto sono quelli chewenger definisce rogetti cross-disciplinari(progetti collaborativi). Tali progetti nascono dal bisognodi collaborare per affrontare dei problemi nuovi per tutti.COMPETENZE DIALOGICHE E DISTRIBUITENell'ambito degli studi sulle competenze,un settore importante è quello che studia le differenzetra esperti e novizi in diversi contesti lavorativi e professionale. Tale settore è composto da 2anime: gli EXPERTISE studi condotti in contesti non naturali e centrati sulla descrizione esperta diogni singolo individuo; IL FILONE SITUATO studi che analizzano la competenza esperta in azione incontesti lavorativi reali. PerIl primo filone l'oggetto di analisi è l'individuo, nel secondo.