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CAP 4 L’INCONTRO TRA LE PERSONE

Cosa si intende con incontro interpersonale

Vedersi, ma non incontrarsi: esempi di incontro interpersonale mancato

La semplice presenza congiunta di due o più individui in uno stesso ambiente rende possibile, ma non

assicura, che si realizzi tra di loro un incontro interpersonale.

Illustriamo di seguito tre esempi in negativo, d’incontro interpersonale mancato:

 Esempio 1: Piero si scorge dal muro da dove è nascosto, riesce a scorgere una divisa

dell’esercito nemico. Spara immediatamente, non dubitando che anche l’altro si accinga a fare

lo stesso contro di lui;

 con la coda dell’occhio che sta

Esempio 2: seduto al tavolo del ristorante, Giuseppe nota

passando un cameriere. Gli fa un cenno, e subito il cameriere si avvicina e gli chiede cosa

desidera;

 Esempio 3: al volante della sua macchina Federico vede una moto che lo affianca, guidata da

un ragazzo con una sciarpa di una squadra avversaria alla sua. Sporgendosi dal finestrino

grida : “Avete rubato anche questa vittoria, vermi!”

In questi esempi, due persone hanno avuto occasione di avvicinarsi l’una all’altra. Le circostanze

psico-sociali in cui questo incontro è avvenuto, hanno impedito che tale avvicinamento si

trasformasse in un incontro interpersonale.

Nell’esempio 1, la consapevolezza dell’esistenza di una lotta dichiarata tra il proprio gruppo e quello

della persona appena intravista ha eclissato ogni considerazione, traducendosi immediatamente in

un’azione violenta, giustificata come un’autodifesa necessaria. In termini psico-sociali, diremo in tal

caso che la dimensione delle relazioni tra i gruppi è divenuta saliente; e il comportamento di

Piero può essere definito come un comportamento intergruppi. Lo psicologo sociale Milgram in

una famosa serie di esperimenti dimostrò come chi è sottoposto a un ordine ricevuto da un’autorità

molto spesso ha difficoltà a disubbidire, anche a un comando immorale.

Nell’esempio 2, il protagonista non ha interagito con una persona, ma con il ruolo che egli si

aspettava che l’altro ricoprisse. Si è comportato come un attore che, conoscendo a memoria il proprio

copione ( script ), improvvisa un comportamento coerente con il suo personaggio, aspettandosi

dall’altro attore l’improvvisazione di un comportamento altrettanto adeguato al ruolo che egli ricopre.

In questo esempio i comportamenti seguono uno schema prefissato; in termini psico-sociali li

definiremo quindi comportamenti scriptati.

Nell’esempio 3, il protagonista apostrofa l’altra persona con il nome di un animale repellente. Pur

essendo sempre all’interno della categoria dei comportamenti intergruppi, questo esempio è diverso

dall’esempio 1, perché il protagonista degrada l’altro a una condizione non più umana: in termini

psico-sociali, lo definiremo come un comportamento di disumanizzazione.

Questi tre esempi mostrano come il semplice dato di fatto che due persone siano presenti nello stesso

in un incontro interpersonale vero e proprio. L’altro è

ambiente non si trasforma immediatamente

visto esclusivamente per la sua appartenenza a un gruppo sociale o in base al ruolo sociale che

ricopre.

La complessità del concetto di persona del concetto di persona, e di conseguenza,

Nella prospettiva psico-sociale, il tema dell’elaborazione

la definizione dell’incontro interpersonale s’intreccia con tre altri termini di studio:

 Il tema della comunicazione faccia a faccia;

 Il tema delle relazioni intime;

 Il tema delle differenze di potere tra i gruppi sociali.

Partiamo da una prima definizione di base, che considera l’incontro interpersonale come quella

situazione sociale in cui un Io incontra un Tu.

Le relazioni intime

Ciò che distingue le relazioni intime dalle molte altre forme di relazione è il loro alto livello di

interdipendenza.

La relazione con l’altro come condizione di sopravvivenza: il bisogno di attaccamento

Se comparata con la sopravvivenza dei piccoli delle altre specie, quella dei piccoli umani appare

precaria ed esposta ai pericoli. In realtà, l’assenza di persone pronte a fornire

infatti molto più

quotidianamente interesse e cura è una forte minaccia alla sopravvivenza per tutti gli esseri umani e

diviene drammaticamente evidente per chi, si trovi in condizioni di pericolo o di isolamento sociale:

un anziano o un malato.

Sulla condizione umana, Hannah Arendt, ha proposto che la condizione di base che meglio la

definisce sia appunto la vulnerabilità alla presenza o all’assenza dei propri simili.

Osservando le interazioni spontanee tra i bambini in piccola età già in grado di camminare e le loro

notò che i bambini che esploravano con più intraprendenza l’ambiente in cui si

madri, Bowlby

trovavano erano quelli che potevano contare sulla presenza della madre come su una base sicura.

L’autore giunse a formulare una teoria che prevede che il bambino sia, fin dalla nascita,

biologicamente programmato per emettere in caso di bisogno dei segnali specie-specifici di richiamo

alla madre. A questi richiami la madre sarebbe biologicamente indirizzata a rispondere.

Dal modo in cui si realizzano episodi ripetuti di richiamo e di risposta, prenderebbe forma una

All’inizio

relazione destinata a perdurare per la vita intera, definita come relazione di attaccamento.

dell’esistenza umana, nessuna sopravvivenza è possibile senza l’instaurarsi di una relazione di

attaccamento.

Per comprendere la qualità della relazione di attaccamento, tra piccolo e madre, Mary Ainsworth ha

creato una procedura specifica denominata “situazione strana”, composta dagli stessi passaggi che si

ripetono sempre nello stesso ordine. Definiamo i vari passaggi in ordine di esecuzione:

1. Nel primo passaggio entrano nella stanza una madre con il suo bambino. In questo passaggio

si osserva come il bambino esplori i giochi in presenza della madre.

entra un’estranea. Si osserva come il bambino interagisca con questa

2. Nel secondo passaggio

persona sconosciuta, in presenza della madre.

3. Nel terzo passaggio la madre abbandona la stanza, e il bambino rimane da solo con

l’estranea, che tenta di interagire con lui. Si osserva come il bambino reagisce alla

separazione dalla madre.

4. Nel quarto passaggio la madre rientra e si osserva come madre e bambino si riuniscono,

mentre l’estranea si allontana.

5. Nel quinto passaggio la madre esce e il bambino rimane solo. Questa fase provoca stress nel

bambino e viene interrotta appena il piccolo lancia dei segnali del suo bisogno di essere

confortato. l’estranea rientra e cerca di confortare il bambino. Si osserva come il

6. Nel sesto passaggio

bambino può essere rassicurato da una figura adulta.

7. Nel settimo passaggio rientra la madre e resta per pochi istanti in attesa di cosa il bambino

farà.

A seconda delle reazioni dei bambini, questa procedura permette di comprendere la qualità

dell’attaccamento. Vediamo le varie reazioni:

 Nel caso di un attaccamento sicuro, il bambino esplora con curiosità i giocattoli e non si

un’estranea, poiché la madre è sempre vicina. La perdita

allarma per la presenza di

momentanea della vista della madre è stata fonte di stress ma questo è facilmente superato al

suo ritorno, perché il bambino ha avuto ancora una volta una conferma che la madre è sempre

pronta ad accorrere a un suo bisogno.

 A volte una madre può essere molto ansiosa e perciò interrompere spesso l’esplorazione attiva

del bambino, temendo per la sua sicurezza. Ciò porta a un attaccamento di tipo insicuro-

ansioso, che si tradurrà nel fatto che il bambino sarà più timoroso e meno in grado di

esplorare spontaneamente l’ambiente.

 Una forma di attaccamento insicuro-evitante, dovuta alla non capacità della madre di

sostenere emotivamente le richieste di cura e attenzione del bambino, si traduce in

un’apparente indifferenza del bambino nel momento dell’allontanamento della madre e nel

suo non manifestare né un chiaro entusiasmo né bisogno di consolazione al momento del

ritorno della mamma.

 La relazione tra madre e bambino può essere passata per periodo difficili, rendendo

impossibile per il bambino formarsi delle aspettative precise sul comportamento materno:

all’attaccamento

questo porta di tipo disorganizzato.

Le prime esperienze di attaccamento con le figure iniziali di accudimento formano in sintesi dei

modelli operativi interni che guidano la strutturazione delle relazioni sociali successive, soprattutto

Tuttavia è evidente che questi modi cambiano con l’avanzare dello sviluppo

quelle intime.

dell’individuo. Nella teoria di Bowlby il bisogno di attaccamento non si esaurisce nelle prime fasi

della vita, ma permane per tutta la durata dell’esistenza.

Alla base della formazione del legame sociale che distingue le relazioni ci sono due punti

fondamentali:

 In primo luogo è evidente che le capacità di percepire l’altro e sé stessi come persone non è

immediata, ma diviene possibile solo quando la mente ha raggiunto un certo grado di

sviluppo;

 La capacità di vedere sé stessi e gli altri come persone separate ma legate da una relazione,

cambiano nel corso dello sviluppo individuale.

Le capacità di incontrare l’altro come traguardo di sviluppo

Attraverso un suo metodo di ricerca originale, Jean Piaget, è arrivato ad affermare che tutti i

bambini evolvono attraversando sempre gli stessi stadi. Piaget ha dimostrato che generalmente i

bambini devono aver raggiunto i 7 anni per comprendere appieno che le altre persone possiedono una

mente diversa dalla propria. La procedura usata per esplorare lo stadio del pensiero che egli chiama

“pro-operatorio” ( dai 2 ai 7 anni ) è semplice:

un esperimento consiste nel mettere davanti a un bambino un plastico con degli oggetti e dall’altra

parte del plastico far sedere una ricercatrice; chiedendo al bambino cosa vede, risponderà elencando

gli oggetti che ha di fronte. A questo punto la ricercatrice invita il bambino a scambiarsi di posto.

Fatto questo viene chiesto al bambino di elencare gli altri oggetti che ha di fronte, cosa che lui farà in

modo corretto. Infine la ricercatrice chiederà al bambino quali oggetti ha lei di fronte; il bambino

risponderà elencando gli oggetti che lui ha davanti come ha fatto la prima volta.

si deduce che il bambino “legge la mente” dell’altro come se fosse la propria.

Da questo esperimento

Non possiamo quindi aspettarci che egli possa tenere conto del fatto che l’altro è una perso

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Publisher
A.A. 2013-2014
45 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Dariozzolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Sarrica Mauro.