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Quindi, i concetti che sono stati recentemente attivati in un
contesto o sono stati frequentemente attivati in passato, potrebbero venire prontamente in mente – cioè essere
accessibili – e influenzare senza consapevolezza come noi interpretiamo, ad esempio, il comportamento di una
persona.
Accessibilità da attivazione recente
Una rappresentazione cognitiva (un concetto, un tratto, uno schema) che da poco (recentemente) è stato portata
alla mente rimane accessibile per qualche tempo (temporaneamente) e può influenzare inconsapevolmente la
successiva interpretazione di un evento/comportamento.
Esperimento di Higgins et al. (1977)
I partecipanti erano esposti, in due diverse condizioni sperimentali, a un tratto di personalità (“tenace”), oppure ad
un altro tratto (“testardo”), durante un studio che riguardava apparentemente la percezione visiva (la VI
manipolata è l’accessibilità temporanea di “testardo” vs. “tenace”) .
Successivamente partecipavano a un apparente secondo studio sulla comprensione del testo: dovevano
caratterizzare i comportamenti ambigui messi in atto da una persona target (Donald) (i giudizi che i partecipanti
davano del target sono la VD).
I partecipanti leggevano delle frasi su Donald:
ad es., ‘Una volta che Donald si mette in testa di fare una cosa la fa e non importa quanto tempo ci metta o quanto
difficile sia’; ‘Solo raramente cambia idea anche quando sarebbe meglio che lo facesse.’
Questo comportamento era ambiguo: poteva essere caratterizzato sia come testardo (valenza negativa) sia come
tenace (valenza positiva).
Nel precedente compito di ‘percezione’ metà partecipanti era stato esposto al tratto testardo, metà al tratto tenace.
Si è trovato che, per descrivere i comportamenti della persona target, i partecipanti usavano significativamente di
più gli aggettivi legati al tratto (testardo vs. tenace) a cui erano stati esposti durante il compito di percezione,
rispetto agli altri tratti, che erano ugualmente applicabili o utilizzabili per descrivere il comportamento del target.
I partecipanti non si rendevano conto che i loro giudizi erano influenzati dalle informazioni a cui erano stati
esposti durante il precedente compito di ‘percezione’!!!
Dunque, l’accessibilità temporanea del tratto influenza l’interpretazione del comportamento ambiguo e, quindi,
l’impressione generale del target.
Accessibilità da frequente attivazione (accessibilità cronica)
L’uso frequente di una rappresentazione cognitiva (ad es., un tratto di personalità, uno schema) nel corso dei
giorni, mesi, anni, può renderla cronicamente accessibile.
Ad es., quando si usa ripetutamente lo stesso concetto, come il tratto intelligente, per interpretare il
comportamento degli altri:
l’intelligenza (o l’altruismo o la cordialità) è sempre prevalente nei giudizi di una persona = è un tratto “preferito”
e spesso usato per codificare il comportamento.
Le informazioni rilevanti rispetto ai tratti (o schema o rappresentazione cognitiva) cronicamente accessibili sono
riconosciute più prontamente e ricordate meglio delle informazioni non rilevanti.
La profezia che si autoadempie: un esempio di come si realizzano le aspettative che derivano dai nostri schemi
Opera così:
1) Le persone hanno aspettative (che derivano da uno schema)
riguardo a un altro individuo-target;
2) che influenzano il loro modo di agire nei suoi confronti;
3) queste aspettative e comportamenti influenzano anche la risposta del target che quindi, a sua volta, adotta
comportamenti coerenti con le attese, facendo in modo che queste si avverino.
Rosenthal e Jacobson (1968)
• I ricercatori somministrarono un ‘test di intelligenza’ a tutti i bambini di alcuni classi di scuola elementare
che doveva apparentemente misurare le potenzialità sviluppo intellettivo.
• In particolare, si diceva agli insegnanti che i bambini con più elevato punteggio in questo test erano delle
autentiche ‘promesse’ e avrebbero mostrato un maggiore aumento del QI nell’anno scolastico successivo.
• In realtà, il test era fittizio, non aveva cioè nessun potere di previsione, ed entro ogni classe i bambini
‘promettenti’ erano state scelti a caso!!!!
• Per questi bambini, quindi, gli insegnanti si erano creati delle aspettative positive (lo schema era:
“bambini promettenti”): si aspettavano che avrebbero ottenuto risultati brillanti durante l’anno scolastico.
• Dopo un anno, tutti i bambini vennero esaminati, questa volta, con un autentico test di intelligenza.
• La profezia si era avverata: si è trovato che il QI di quei bambini che erano stati etichettati come
‘promesse’ avevano punteggi significativamente superiori rispetto agli altri allievi.
Studi successivi hanno mostrato che gli insegnanti riservavano alle ‘promesse’ (gli allievi verso cui nutrivano
aspettative di risultati migliori) un trattamento diverso rispetto agli altri allievi, cioè:
1) clima emotivo migliore, maggior attenzione, incoraggiamento e sostegno
2) materiale più difficile da studiare
3) feedback più frequenti
4) più opportunità e tempo per intervenire e rispondere in classe
schema → aspettativa → influenza il comportamento dell’individuo → influenza il comportamento
verso la persona target del target stesso
N.B. la profezia che si autoavvera può riguardare anche un’aspettativa negativa come quando è attivato uno
stereotipo negativo di un outgroup (ad es., Bargh & Chen, 1997).
Si è in presenza di un membro dell’outgroup ad es., i neri, e si attiva automaticamente lo stereotipo negativo della
categoria. L’ostilità è la componente principale dello stereotipo (nel contesto USA).
Ci aspettiamo che il membro dell’outgroup si comporti in modo ostile (lo stereotipo, agisce come uno schema,
crea delle aspettative).
Quindi noi ci comportiamo in modo ostile nei suoi confronti.
Il risultato è una profezia che si autoavvera. La persona si comporterà in modo ostile verso di noi. Ma questo
comportamento è stato indotto dal nostro stesso comportamento! E senza che ce ne rendiamo conto!
Scorciatoie di pensiero: le Euristiche
Quando le persone hanno poche risorse cognitive disponibili, poco tempo o motivazione per poter elaborare in
modo accurato e approfondito le informazioni, fanno ricorso, generalmente in modo automatico, a scorciatoie di
pensiero, o strategie cognitive = euristiche, che consentono di arrivare alla decisione, giudizio o soluzione, in
modo semplificato e veloce.
Si guadagna tempo e risorse cognitive ma il rischio è la produzione errori e distorsioni: giudizi tendenziosi, stime
di probabilità o di frequenza scorrette e inferenze improprie.
Principio di elaborazione delle informazioni: la superficialità (vs. profondità) dell’elaborazione.
Tversky e Kahneman (1974): studi sulle euristiche
L’euristica della rappresentatività
Quale serie di lanci di una moneta è più probabile?
1. CCTCTTCT
2. CCCCTTTT
E’ usata quando si fanno inferenze sulla probabilità che un certo evento si verifichi o, in particolare, che un
esemplare appartenga a una categoria.
Quindi, in base a questa euristica, si categorizzano stimoli nuovi giudicando quanto siano simili al caso tipico,
cioè
rappresentativi della categoria, ma ignorando le probabilità logiche; da ciò può nascere l’errore.
Es., università americana, dove su 10 studenti, 5 sono statunitensi, 4 spagnoli, 1 italiano...
Tale euristica, dunque, influenza la stima di probabilità per la presa di decisione o il giudizio sociale.
L’euristica della disponibilità
Si riferisce alla stima di quanto probabile o frequente è un dato esemplare o evento, basata sulla facilità e la
velocità con cui viene in mente un esempio.
Gli eventi o esemplari che vengono in mente più facilmente sono considerati più frequenti = si sovrastima la reale
numerosità o probabilità
L’errore nella stima dipende dal fatto che, oltre alla frequenza reale, altri fattori influenzano la facilità di recupero:
la salienza e la rilevanza per noi degli esempi.
Ad es., le persone sovrastimano le cause di morte più eccezionali (tornado, inondazioni) e sottostimano le cause di
morte meno sensazionali (diabete, malattie cardiache).
In che modo spieghiamo la realtà sociale?
Le attribuzioni causali
Lo studio delle attribuzioni causali riguarda l’analisi delle modalità con cui le persone inferiscono le cause di un
comportamento o di un evento.
Questo processo, di spiegazione degli eventi sociali, è fondamentale perché consente di padroneggiare l’ambiente
sociale e, quindi, comprendere, controllare e prevedere gli eventi, al fine di mettere in atto i comportamenti
appropriati (principio motivazionale della padronanza) (metafora dello scienziato ingenuo).
Le cause del comportamento si possono dividere in due tipologie fondamentali di fattori (Heider, 1958).
Il locus o l’origine della causa può essere interno vs. esterno.
Fattori interni:
cause personali che riguardano ad es., i tratti di personalità, la motivazione o l’abilità della persona.
Si riferiscono a disposizioni interne, a qualità interiori.
Fattori esterni:
cause situazionali, che riguardano le circostanze e gli elementi dell’ambiente esterno.
Si riferiscono alla situazione e all’ambiente.
A volte ci affidiamo a un processo inferenziale più automatico (elaborando le informazioni in modo più
superficiale) e senza essere consapevoli del fatto che in quel momento stiamo cercando di capire le cause del
comportamento.
Ad esempio, le inferenze corrispondenti.
In altri casi l’elaborazione è più approfondita.
Non è andato bene l’esame di Psicologia generale. Perché?
Eppure io ero preparato..
In questo caso, siamo piuttosto motivati a elaborare le informazioni in modo accurato perché siamo coinvolti:
desideriamo capire e spiegare questo evento.
Spesso, come osservatori, diamo per scontato che gli altri siano dotati di qualità interiori (disposizioni interne,
stabili) che corrispondono ai comportamenti osservati.
Le inferenze corrispondenti (Jones & Davis, 1965)
Si riferisce al caratterizzare qualcuno come dotato di un tratto di personalità (o un’altra disposizione interna) che
corrisponde al suo comportamento
ad es., osserviamo uno studente che distribuisce volantini anti-vivisezione è un animalista convinto.
Le inferenze corrispondenti sono giustificate (sono più probabilmente corrette) quando:
1.