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L’OMOGENEITA’
L’omogeneità del gruppo è maggiore verso l’outgroup (loro sono tutti uguali) rispetto all’ingroup (seppur
parte di un gruppo noi abbiamo caratteristiche diverse).
> Ipotesi della familiarità: ognuno possiede più informazioni riguardo ai membri dell’ingroup rispetto a
quelli dell’outgroup, ai quali quindi attribuisce una maggiore omogeneità
> secondo Park, Judd e Ryan (1991), le persone depositano in memoria le informazioni circa l’ingroup e
l’outgroup in modo differente: le informazioni sull’ingroup sono più concrete, precise e attendibili
Nonostante questo, l’omogeneità dell’ingroup può variare ed è maggiore nei gruppi minoritari (nel
confronto con i gruppi maggioritari sentono che la propria identità è minacciata e si percepiscono come più
omogenei).
STEREOTIPI SOCIALI E PREGIUDIZI
Tajfel (1981): gli stereotipi cognitivi costituiscono prodotti peculiari del processo cognitivo di
categorizzazione finalizzato a semplificare la complessità delle informazioni che riceviamo (assimilazione
intragruppo e contrasto intergruppi)
Gli stereotipi devono però essere differenziati -> stereotipi sociali:
-hanno ancoraggio socio-culturale (sono condivisi e quindi trasmessi dalla cultura)
-sono resistenti al cambiamento
Funzioni degli stereotipi
-cognitiva: semplificazione dell’ambiente
-difesa sei sistemi di valori (loro sono così, io no)
-sociale: creano o rafforzano le ideologie atte a spiegare azioni collettive verso altri gruppi
-differenziazione: servono a differenziare positivamente il gruppo che li possiede dai gruppi di confronto 65
Gli stereotipi difficili da modificare anche perché ammettono delle eccezioni – se è una eccezione è rara è
l’eccezione che conferma la regola; se l’eccezione è frequente si crea una sottocategoria.
Gli effetti delle relazioni intergruppi
-> il linguaggio trasmette e mantiene stereotipi sociali: studio sul Palio di Ferrara.
Partecipanti sottoposti a comportamenti socialmente desiderabili e indesiderabili messi in atto da membri
dell’ingroup (stessa contrada) e dall’outgroup. Poi veniva loro chiesto di scegliere la descrizione più
accurata tra 4 alternative corrispondenti ai 4 livelli di astrazione del LCM (modello delle categorie
linguistiche).
Risultati: i comportamenti positivi dei membri dell’ingroup e quelli negativi dei membri dell’outgroup sono
descritti con termini più astratti rispetto ai comportamenti negativi dei membri dell’ingroup e quelli positivi
dei membri dell’outgroup (astrazione linguistica usata per trasmettere stereotipi).
Ricerca sulle testate giornalistiche -> slogan antisemiti e nazisti nei confronti di una squadra
Tutte le testate giornalistiche = solidarietà nei confronti egli atleti e riprovazione verso i nazisti.
Testate ebraiche = le frasi sull'aggressione erano espresse in forma astratta, quattro volte di più rispetto
alle testate non ebree (in modo sottile e non necessariamente consapevole)
-> bias linguistico intergruppi: l’astrazione linguistica viene utilizzata per discriminare positivamente il
proprio gruppo e negativamente gli altri gruppi, contribuendo così alla trasmissione e al mantenimento
degli stereotipi
Rubini e collaboratori hanno mostrato che il bias linguistico intergruppi emerge anche in situazioni di gruppi
minimi: la mera categorizzazione può essere sufficiente a produrre discriminazione linguistica.
Lo stereotipo non sempre si accompagna al pregiudizio, ma il pregiudizio è sempre ancorato allo stereotipo
(stereotipo = base cognitiva del pregiudizio).
pregiudizi = atteggiamenti o sentimenti negativi verso persone, gruppi o altri oggetti sociali, assunti a priori
e mantenuti anche se i fatti li contraddicono.
-> pregiudizio come atteggiamento: una persona può provare antipatia per chi è diverso, credendolo
pericoloso e comportandosi in modo discriminatorio (discriminazione = trattamento differenziale di
individui sulla base della loro appartenenza a un gruppo sociale; aspetto comportamentale del pregiudizio).
Pregiudizio sociale = presa di posizione squalificante, originata da processi di gruppo e rivolta ai membri di
un gruppo sociale per la loro sola appartenenza a quest’ultimo.
Pregiudizio, composto da:
componente cognitiva = percezione di diverse categorie nella società e categorizzazione e accentuazione
percettiva
+ componente motivazionale = percezione di una scala gerarchica dei gruppi sociali
+ componente comportamentale = a seconda dello status dei gruppi sono previsti diversi criteri di azione
Gli effetti delle relazioni intergruppi: il razzismo
Come avviene il passaggio dalla discriminazione alla violenza verso i componenti dell’outgroup?
->Contributi delle scienze sociali - Taguieff (1988): tre livelli di razzismo, considerato equivalente
all’eterofobia
1. Razzismo primario: è la naturale reazione di antipatia all’estraneo, che può condurre ad aggressività; è
universale e spontaneo.
2. Razzismo secondario: si basa sull’esistenza di una teoria che, rappresentando l’“Altro” come una
minaccia per il proprio gruppo; fornisce basi logico-razionali alla discriminazione (teorie del complotto)
3. Razzismo terziario: presuppone i 2 precedenti e fonda la discriminazione su argomentazioni che si
riferiscono alla biologia (es. gli ebrei sono geneticamente diversi) 66
Bauman (1989): ricostruzione delle vicende che hanno portato allo sterminio degli Ebrei da parte dei
nazisti, a partire da un’ideologia razzista sostenuta da una moderna strumentazione burocratica >Critiche a
Taguieff:
distinzione non chiara fra razzismo secondario e terziario;
necessità di distinguere fra razzismo ed eterofobia = naturale reazione emotiva (disagio, imbarazzo, ansia)
di fronte all’«altro» che mette in discussione la differenza tra il modo di vita familiare (giusto) e quello
estraneo (sbagliato)
distinzione fra eterofobia ed inimicizia competitiva = forma di antagonismo più specifica, spinta alla
separazione, generata dal bisogno di costruire un a propria identità distinguendosi da persone e gruppi
estranei.
Il razzismo, secondo Bauman, esprime la convinzione che determinati difetti di una certa categoria di
individui non possano essere eliminati o corretti e pretende di giustificare in termini biologici questa
irrimediabile inferiorità o pericolosità -> per questo è inevitabilmente associato alla strategia
dell’allontanamento, nelle forme dell’espulsione e della distruzione.
Razzismo manifesto e pregiudizio vecchio stile (rifiuto e ostilità esplicita verso gli outgroup) sono oggi
contrastati dai valori democratici di uguaglianza => emergono nuove forme di razzismo e pregiudizio =
Razzismo moderno (simbolico, avversivo o ambivalente): Emozioni consolidate di antipatia e ostilità verso
le minoranze; atteggiamenti ambivalenti: credenza che il razzismo sia scomparso e che se le minoranze non
ottengono vantaggi sociali sia colpa loro (incapacità, irresponsabilità); negazione delle differenze di valori;
conduzione di vite separate, disaccordo con politiche volte a ridurre gli svantaggi delle minoranze
Nel razzismo moderno l’individuo rinnega le vecchie espressioni di razzismo dichiarandosi a favore
dell’uguaglianza, ma esprime la convinzione che le minoranza godono di politiche favorevoli.
Simile a questo sono il razzismo simbolico, dove l’individuo nega che sia ancora presente la discriminazione
razziale ma è convinto che le persone del gruppo X abbiano eccessivi trattamenti di favore e il razzismo
ambivalente, dove sono presenti sia reazioni positive (empatie) e negative (avversione) -> queste sono
tutte forme di pregiudizio sottile.
La componente emozionale del pregiudizio sta alla base del comportamento – es. disgusto = evitamento;
rabbia = attacco.
Stereotype Content Model (Fiske et al., 2002): dalla combinazione delle dimensioni di competenza e calore
(sensibilità) dipendono le emozioni esperite verso un gruppo – es. ammirazione = competenza e calore
insieme; invidia = solo competenza.
Il sessismo
Stereotipi di genere (Fiske, 1998): le donne vengono considerate calde, emozionali ed espressive mentre gli
uomini competenti e indipendenti.
Il linguaggio stesso privilegia termini maschili -> genere umano = uomo.
Storicamente, le donne hanno subito un pregiudizio paternalistico e di disprezzo (verso i sottogruppi di
donne in carriera, di successo o femministe, perché viste come pericolose per il primato maschile).
Nel sessismo ostile la donna è vista come irrazionale, debole e inferiore.
Nel sessismo benevolo, invece, la donna viene identificata nei ruoli tradizionali (madri, casalinghe); questa
tipologia di sessismo giustifica il dominio maschile.
Il sessismo moderno osserva un conflitto tra atteggiamenti positivi (egualitari) e negativi (preconcetti).
Forma estrema di pregiudizio: deumanizzazione = considerare gli altri come non umani (accade soprattutto
nei contesti di violenza - guerre).
La deumanizzazione può essere distinta in animalistica = nega all’altro le qualità unicamente umane che ci
distinguono dagli animali e meccanicistica = nega all’altro i tratti essenziali della natura umana
Uno forma più sottile è la infraumanizzazione = descrive l’ingroup come più pienamente umano; tendenza
67
ad attribuire all’ingroup delle emozioni secondarie (più evolute, come imbarazzo, ammirazione, speranza)
rispetto alle non primarie (paura, gioia).
CAP9 – L’INFLUENZA SOCIALE
Influenza sociale: processo che implica che un destinatario compia un riaggiustamento delle proprie idee,
dei propri sentimenti o del proprio comportamento in conseguenza delle idee, dei sentimenti o del
comportamento espressi da una fonte di influenza (altre persone).
Fonte consapevole = influenza deliberata
Fonte inconsapevole = influenza accidentale
Esperimento di Triplett (facilitazione sociale): la presenza di altre persone, sia nel ruolo di co-attori sia in
quello di osservatori, migliora la prestazione individuale.
Più il compito è semplice (o per qualcosa che so fare molto bene), la presenza di altri facilita la
performance.
Se il compito è nuovo o difficile, invece, la presenza di altre persone peggiora la performance -> la presenza
di altre persone induce un attivazione: nel caso dei compiti complessi, questa attivazione interferisce con
l’attenzione necessaria per svolgere il compito.
Gli effetti di inerzia sociale
In un lavoro collettivo, in cui i singoli contributi non sono distinguibili, le persone tendono a sforzarsi e
impegnarsi meno rispetto ad un lavoro individuale -> free rider: minimizza lo sforzo personale per
beneficiare