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La leadership secondo diversi autori
R. Fielder ritiene che la leadership sia una figura statica dove i tratti sono costanti nel tempo, per Hersey Blanchard è una figura dinamica che deve adattarsi al mutamento dei contesti. Altri autori come Victor Vroom e Philip Yetton hanno avuto la presunzione di offrire alla leader un vademecum pronto all'uso rappresentato nel modello del albero decisionale che si presenta sottoforma di diagramma di flusso per orientare il leader alla decisione ottimale. Il limite a questa teoria è che altri fattori potrebbero prendere il sopravvento quali tempo, vissuto e credenze. Veniamo adesso all'ultimo passaggio di questa estenuante rassegna sulla leadership che giunge infine al "modello del credito idiosincratico" (1958) (da ιδιοσυν=privato, σιν= stesso e χρονοσ= tempo) di Edwin Hollader secondo cui il leader deve "guadagnarsi delle medaglie".
cioè acquistare consenso dai membri tramite lo scambio di risorse positive quali norme, affetto e democrazia, vale a dire che agisce in modo tale da avere riconosciuto il suo status dal gruppo tramite 3 fonti di legittimazione:
- Conformismo iniziale: il leader deve essere attendista cioè non deve proporre subito il cambiamento inoltre le ricerche confermano che i membri che prima negoziano e poi dissentono sono più persuasivi di quelli che sfidano subito il gruppo
- Crediti pregressi: si tratta del bagaglio di esperienze precedenti (per es. reputazione)
- Legittimità acquisita: l'origine della sua autorità può provenire da una designazione esterna nel cui caso si riferisce solo al potere coercitivo (cd headship) oppure può essere emergente cioè scelto dai membri (cd leadership). La scelta dipende dalla quantità di interazioni (per es. il parlare per primi).
I lati positivi della teoria di Hollander sottolineano il ruolo
Attivo dei membri. D'altra parte non si dà abbastanza attenzione ai processi intergruppi che possono mutare nella relazione col leader.
Domanda. Che differenza c'è tra Fielder e Hollander?
Risposta. Nel modello di Fred Fielder la leadership muta a seconda delle situazioni: i leader orientati al compito sono più efficaci nelle situazioni che richiedono maggiore controllo, invece i leader socio-emotivi vanno meglio in situazioni che richiedono più interazioni e cooperazione. Nel modello di Edwin Hollander il leader deve acquisire dei crediti cioè il consenso tramite lo scambio di risorse positive quali norme, altruismo e democrazia. La ricerca conferma che i membri che prima concordano e poi dissentono sono più persuasivi di quelli che sfidano direttamente il gruppo.
Comunicazione. Concepire i membri del gruppo attraverso legami di comunicazione è molto più efficace di vederli distanti solo in base a un'unità fisica.
È questo il tentativo di Alexander Bevelasche riprendendo la matematica topologica, idea vari indici quantitativi per spiegare gli effetti dellestrutture di gruppo. L'indice di distanza (1969) corrisponde al numero minimo di passaggi chel'informazione deve attraversare per raggiungere un nodo, e l'indice di centralizzazione che indica lamisura in cui il flusso di informazioni è centralizzato su uno stesso nodo o è disperso in modouniforme tra i vari nodi. Le connessioni in prossimità del centro (x,y) favoriscono l'efficienza,mentre quelle relative alla periferia (cerchio, catena) stimolano la soddisfazione per il prodotto. Gliequilibri possono mutare a causa della complessità del compito e della durata dell'esercizio:siccome nelle reti centralizzate il sovraccarico di informazioni ricade sul centro, la prestazione puòdeteriorarsi nel lungo periodo, al contrario se l'informazione è equamente distribuita
anche il flussose ne gioverà. Secondo Marvin Shaw invece le reti decentrate sono più efficaci perché i membri lavorano meglio quando dispongono di maggiore autonomia. In linea di massima si tratta di modelli ideali di cui non esistono esatte riproduzioni nella realtà. La comunicazione nei gruppi può essere analizzata non soltanto sulla base di ciò che si osserva bensì anche in termini inconsci. Secondo Franco Fornari il gruppo ha un dimensione manifesta (operativa e razionale) e una dimensione latente (affettiva e inconscia). Secondo l'autore gli script (=codici linguistici) usati dall'agente per consentire la comunicazione affettiva sono i “κοινεμι” ovvero strutture affettive elementari comuni a tutte le persone. L'interazione è possibile in quanto per ogni membro c'è una famiglia interna che rappresenta la competenza affettiva comune a ogni persona.Potrebbe dire che i gruppi mettono in scena copioni familiari dando vita a script materni (per es. quando si valorizza l'uguaglianza, la protezione, la solidarietà, etc.), paterni (per es. ruoli, norme, ricompense) e fraterni (per es. partecipazione, antinomia, empowerment, enactment, etc.).
Riassunti di Psicologia Sociale 15 Capitolo 4. Influenza sociale
L'influenza sociale è un fenomeno che l'individuo subisce in relazione a certi oggetti sociali quali norme, conformismo, devianza e certi soggetti sociali quali minoranze, maggioranza, folla; tale da mutare i propri atteggiamenti. Nail indica 4 tipi di influenza: conversione (conformismo pubblico e privato), acquiescenza (conformismo pubblico), antiaderenza (conformismo privato) e indipendenza (nessun conformismo).
Effetto autocinetico. Nella 1ª fase Muzafer Sherif fece sedere ciascun individuo da solo in una stanza buia dove era proiettato un punto luminoso di cui l'individuo doveva descriverne la traiettoria.
La gamma di risposte dei soggetti intervistati differiva secondo una scala da 1 a 20 in quanto siccome la stanza buia non fornisce alcun sistema di riferimento, un punto luminoso, benché fisso sembra spostarsi a caso. Un paio di giorni dopo l'esperimento era ripetuto con gruppo di 3 membri, in questo caso però le valutazioni erano pressoché identiche. Sherif dimostrò che la convergenza verso la stima comune non dipende dalla tendenza a compiacere pubblicamente gli altri bensì che gli uni usavano gli altri come fonte informativa in situazioni di forte ambiguità. Questo esperimento pose le basi per la "teoria dell'influenza sociale informativa" (1936) che è quella influenza che i membri subiscono quando utilizzano i giudizi di altri come fonte informativa sulla realtà (vedi infra pag. 16). Tre variabili: ambiguità, emergenze e presenza di esperti. Gli esperimenti di Sherif confermano la teoria gestaltica per cui.Il gruppo è qualcosa di più della mera sommatoria delle parti (teoria additiva). L'esperimento sulla percezione visiva di Ash si pose in antitesi verso quello di Sherif. A gruppi di 8 membri di cui 7 sperimentali, cioè in combutta col ricercatore, era chiesto di confrontare delle sbarrette colorate di cui 1 blu e le altre rosse e blu e era chiesto di chiarire pubblicamente quale di quelle del successivo cartello somigliassero all'unica blu. I 7 membri sperimentali davano tutte risposte sbagliate asserendo ora quella più bassa, ora quella più alta e nel 75% dei casi il soggetto di controllo (cd soggetto critico, cioè quello ignaro dell'esperimento, era d'accordo con gli altri pur essendo consapevole in privato dell'errore. La spiegazione del comportamento è data dalla teoria dell'influenza sociale normativa (1956) subita dal gruppo che desidera ottenere conseguenze positive (per es. gratifiche, lodi) ed evitare
quellenegative (per es. biasimo, schermo). Le difficoltà fra le 2 teorie sono palesi: nell'influenza informativa il soggetto critico è inconsapevole dell'influenza, mentre nell'influenza normativa il soggetto è consapevole in quanto vive un conflitto; inoltre l'influenza informatica produce mutamenti duraturi, mentre quella normativa sono contingenti dettati dagli interessi della maggioranza. Un'altra teoria recente è l'influenza referente (1987) di John Turner secondo cui i membri sono influenzati dall'ingroup seguendo un processo di adattamento interno agli script del gruppo (cd autostereotipo). Leon Festinger, autore della teoria del confronto sociale, considera la polarizzazione (vedi infra pag. 16) come l'esito di bisogni individuali di autopercezione e innalzamento innescati dai confronti interpersonali (vedi supra pag. 9). Devianza. Si tratta di persone che scelgono di non seguire l'influenza sociale. La devianzanoncomporta necessariamente illegalità bensì gli stereotipi nei confronti della diversità (vedi supra pag.8). L'esperimento di Stanley Shacter coinvolgeva gruppi di 8 o 10 membri che avrebbero dovuto valutare un giovane delinquente e alla fine esprimere una sentenza (punitiva o solutiva). Di questi 8 membri, 3 erano sperimentali di cui il primo (shoulder) doveva sostenere la necessità di dare la massima punizione, il secondo (slider) doveva inizialmente assumere una posizione personale e poi aderire alla maggioranza e infine il terzo (modal) doveva sostenere la maggioranza. I risultati dimostrarono che il flusso maggiore di informazioni era rivolto verso la vittima: il rifiuto sociale è la manifestazione più estrema dell'influenza della maggioranza; quanto maggiore è la coesione e lo scambio comunicativo tanto maggiore è il timore di esserne escluso. Nell'ambito della devianza un altro famoso esperimento di Stanley Milgramnel 1974 è stato quello delle microscariche (vedisupra pag. 5), anche conosciuto come del falso apprendimento, in cui al membro di controllo era richiesto di fare delle domande di cultura generale (o insegnare coppie di parole) a un membro di Riassunti di Psicologia Sociale 16 sperimentale che si trovava in un'altra stanza. Il membro di controllo aveva a disposizione 30 interruttori con i quali poteva infierire scariche elettriche per ogni risposta sbagliata. All'inizio le scosse erano leggere fino ad assumere una progressione sempre maggiore, in questo caso nonostante le urla di dolore del membro sperimentale, il membro di controllo continuava l'esperimento. Milgram rimase impressionato dai processi condotti verso agli ex criminali nazisti (per es. Adolf Eichman) e volle dimostrare che le persone non sono guidate da proprie intenzionalità malvagie o da malafede bensì da variabili esogene quali lo status dell'autorità che insiste.sull'esecuzione dell'ordine e la situazione d'ambiguità che induce ad affidarsi a un esperto. Secondo Sharon Brehm la "reattanza" è il desiderio di ristabilire la libertà d'azione minacciata; nel caso dell'ordine, potrebbe essere il desiderio di fare le cose a modo proprio.