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EFFETTI DEL PRIMING SUL COMPORTAMENTO
Barg, Chen e Burrows 1996 → studio per dimostrare come l’attivazione automatica dello
stereotipo incide non solo sull’interpretazione del comportamento ma anche sulle risposte
comportamentali vere e proprie.
Obiettivo → dimostrare come l’attivazione di uno stereotipo possa avere un effetto
- non intenzionale sul comportamento
Metodo → priming attraverso un compito di abilità linguistica. Una condizione con
- prime stereotipico ed una con prime neutro. Misurazione del tempo impegnato per
uscire dal laboratorio
Partecipanti → 30 studenti e studentesse.
Venne chiesto loro di ordinare una serie di parole in 30 frasi di senso compiuto. Per il primo
gruppo le parole a disposizione erano elementi dello stereotipo collegato agli anziani, mentre
per il secondo le parole erano riferite ad elementi non stereotipici. Conclusa questa fase i
partecipanti venivano congedati dal laboratorio ed un secondo sperimentatore misurava il
tempo da loro impiegato per percorrere il corridoio di uscita.
Risultati:
Partecipanti con prime neutro 7,3 secondi.
Partecipanti con prime stereotipico 8,3 secondi
CONTRASTO DELLO STEREOTIPO
Modello del continuum → Categorizzazione iniziale, categorizzazione confermativa,
ricategorizzazione, graduale integrazione
= tutte le percezioni e valutazioni che abbiamo degli altri ricadono all’interno di un continuum
della formazione delle impressioni, ai cui poli si trovano da un lato le valutazioni basate sulla
categoria e dall’altro le valutazioni individualizzanti.
Modello dissociativo degli stereotipi → i processi automatici e quelli controllati potrebbero
essere dissociati. L’attivazione automatica di uno stereotipo non porta inevitabilmente a
risposte stereotipiche
La soppressione degli stereotipi → concentrare la propria attenzione sugli elementi
stereotipici del nostro giudizio sugli altri può portare ad un effetto “rimbalzo”.
Le rappresentazioni sociali
= sono sistemi di valori, idee e pratiche condivise da un gruppo sociale. Il loro scopo
principale è quello di rendere familiare l’ignoto. Si tratta di teorie consensuali, prodotte
nell’ambito di specifiche culture o sub-culture
SERGE MOSCOVICI
nel suo studio sulla diffusione del pensiero psicoanalitico in Francia, individua nelle
rappresentazioni sociali (RS) un duplice scopo:
stabilire una regola ed un ordine per orientare l’individuo nell’interazione con il
● mondo sociale
rendere possibile una efficace comunicazione tra membri di una medesima comunità
● attribuendo valori e significati condivisi a persone e eventi sociali
Universo reificato della scienza → quell’insieme di regole e procedure che producono la
conoscenza scientifica. In contrapposizione a questo, l’universo delle rappresentazioni
condivise costituisce il contenuto del pensiero del senso comune.
Da una parte le RS permettono di associare significati a nuovi fenomeni integrandoli nel
mondo del già conosciuto, dall’altra rendono tali fenomeni al pari di oggetti concreti nelle
interazioni sociali. In questo senso le RS sono il processo ed il risultato della costruzione
sociale.
STUDIO SULLA DIFFUSIONE DELLA PSICOANALISI IN FRANCIA
Nel suo studio sulla diffusione della psicoanalisi in Francia, Moscovici identifica tre differenti
rappresentazioni sociali condivise da tre diversi ambienti sociali.
1 ambiente comunista la comunicazione avveniva secondo le modalità della propaganda,
enfatizzando il conflitto e generando stereotipi negativi;
2 nell’ambiente cattolico la modalità seguiva un duplice propagazione da una parte erano
ammesse alcune istanze della psicoanalisi, mentre dall’altre venivano negate quelle che
contrastavano con il dogma cattolico;
3 ambiente borghese liberale il modello seguiva la diffusione insistendo sugli aspetti
positivi e le nuove opportunità offerte dalla disciplina.
La maggior parte degli autori è concorde nel ritenere le RS caratterizzate da una natura
dinamica che le rende passibili di cambiamenti in conseguenza di conflitti sociali e
rielaborazioni storiche
NUCLEO E PERIFERIE
Nella teoria del nucleo centrale, Abric, uno degli allievi di Moscovici, studia gli aspetti
costituenti delle rappresentazioni sociali ed individua una struttura a matrice in cui è
possibile identificare all’interno della rappresentazione
elementi maggiormente diffusi e salienti (nucleo centrale)
➢ elementi diffusi ma poco salienti (prima e seconda periferia)
➢ elementi scarsamente diffusi e poco salienti (elementi contrastanti)
➢
AMBITI E METODI
Attraverso la tecnica delle associazioni libere è possibile ricostruire la struttura della RS.
In questa tecnica viene chiesto all’interlocutore di elencare alcune parole (solitamente 5) che
vengono in mente pensando ad un determinato oggetto sociale.
Successivamente viene chiesto di ordinare le parole dalla più importante alla meno
importante. Molte ricerche sulle rappresentazioni sociali si avvalgono di tecniche qualitative
di analisi del contenuto applicate a differenti tipologie di dato testuale (interviste, opere
letterarie, discorsi) Ricerca cross-culturale
→ corrente della psicologia che si occupa dell’analisi e quantificazione delle differenze nei
processi psicologici tra diversi gruppi culturali. Tale contrapposizione è ben caratterizzata
dalla frase “the West versus the rest” intendendo come nella maggior parte dei casi le
ricerche contrappongono una non meglio definita cultura occidentale con un altrettanto
indefinito resto del mondo
NEW MATHEMATICS PROJECT
Nella ricerca cross culturale vengono indagate le differenze culturali nei processi psicologici:
dai primi studi del 1895 presso gli stretti di Torres sull’acutezza sensoriale delle popolazioni
aborigene passando per le ricerche piagetiane sulle capacità del pensiero astratto nei
bambini non occidentali fino ad arrivare alla prospettiva ecologica fondata sui fattori
ambientali e sulla quantificazione delle differenze.
Mike Cole partecipa ad una ricerca sul campo presso una popolazione della Liberia. Il suo
compito è indagare il sistema scolastico con particolare attenzione allo sviluppo delle
competenze matematiche. I risultati ottenuti dai sui strumenti di ricerca erano in netto
contrasto con l’osservazione delle attività quotidiane. Cole propone di considerare gli
strumenti di ricerca come artefatti di mediazione nella relazione tra ricercatore e partecipante
nell’attività di costruzione del dato analitico. Pertanto ogni contesto culturale necessita di uno
strumento condiviso tra ricercatore e partecipante.
DIFFERENTI VISIONI DI CULTURA
Alla base della ricerca cross-culturale abbiamo una visione di cultura reificata, resa cioè una
cosa al pari di un oggetto naturale. Spesso essa viene intesa in senso etnico identificando
un’appartenenza ad una categoria sociale.
La visione strumentale vede la cultura come un mezzo, un repertorio di significati, utile per
entrare in relazione e comprendere il mondo esterno. La visione narrativa vede la cultura
come una narrazione condivisa, contestata e negoziata.
MODELLO MULTICULTURALE
Il modello multiculturale intende le culture come entità omogenee all’interno e ben distinte tra
di loro, con caratteristiche e valori differenti ed a volte contrastanti. Le politiche sostenute dal
modello multiculturale riconoscono le specificità culturali e favoriscono un contesto abitativo
che preservi tali specificità al fine di consentire una convivenza pacifica. Le politiche
multiculturali sono messe in crisi dai processi di globalizzazione e dalla normale interazione
sociale degli individui. Le cosiddette seconde generazioni sono un esempio di costruzione
identitaria che non trova collocazione nel disegno multiculturale.
Rosaldo, antropologo statunitense, studiando gli Illingot, una popolazione di cacciatori di
teste del Borneo si accorse del ruolo dell’incontro culturale. Attraverso gli occhi degli Illingot
poteva riconsiderare i propri riferimenti culturali. Per l’approccio interculturale, le frontiere, i
contesti di contatto interculturale sono i territori dove è possibile attivare un processo di
mediazione di significati che vada oltre alla visione dell’acculturazione o dell’integrazione. La
visione narrativa e situata dei processi culturali consente di sostenere e promuovere
processi di posizionamento attivando nuove possibilità di azione (agency) e rinunciando ad
una visione statica dell’identità
La Psicologia Culturale
→ studia le regole adottate dall'uomo al fine di creare significati all'interno di contesti
culturali. In altre parole, la psicologia culturale si pone l'obiettivo di verificare in che misura la
mente e la vita umana sono lo specchio della cultura
IL TRIANGOLO DELLA MEDIAZIONE
La relazione diretta tra soggetto (individuo) ed oggetto (mondo esterno) viene messa in
discussione dalla psicologia culturale, Attraverso il concetto di artefatto viene data
importanza al processo di mediazione da questi attivato nell’interazione tra soggetto ed
oggetto.
Non abbiamo più un soggetto che conosce un oggetto esterno, come
nell’approccio moderno, ma una relazione di costruzione tra soggetto, ora divenuto agente,
ed ambiente esterno. Tale processo di costruzione è sempre mediato da artefatti culturali e
la conoscenza che ne deriva è sempre mediata da tali artefatti.
= OGNI INTERAZIONE È SEMPRE MEDIATA DALL’UTILIZZO DI ARTEFATTI CULTURALI
Inoltre la distinzione tra soggetto ed oggetto risulta essere compromessa in quanto è
impossibile per un individuo agire a prescindere dagli strumenti culturali che ha a
disposizione
CATEGORIE DI ARTEFATTI
Possiamo distinguere gli artefatti in:
● primari → si riferiscono direttamente al concetto di artefatto come trasformazione
della materia (es:pc)
● secondari → sono rappresentazioni di artefatti primari e delle loro modalità di utilizzo
(es: modalità di verbalizzazione)
● terziari → si intendono i contesti immateriali dove le regole, le convenzioni e i risultati
sono direttamente incarnati nelle pratiche (es:riunione del personale)
ANALISI DEGLI ARTEFATTI
Nell’analizzare un processo di interazione in un dato contesto, può essere utile
considerare la presenza di determinati artefatti.
La difficoltà in tale attività è dovuta ai differenti punti di vista che si incontrano nel momento
↳
di utilizzo dell’artefatto.
In alcuni casi chi progetta e sviluppa l’artefatto non è in grado di prevedere il punto di
➔ vista dell’utilizzatore.
In altri casi siamo noi, come osservatori, ad avere difficoltà nel comprendere i principi
➔ di utilizzo incarnati