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LEWIN

Lewin è il vero fondatore della psicologia sociale. Egli è essenzialmente un teorico perché, anzicchè

considerare la teoria come una mera speculazione astratta e solo un aggiunta alla ricerca o alla

pratica, la ritiene il fondamento. La teoria è in grado non solo di descrivere i fenomeni ma anche di

spiegarli costruendo delle ipotesi, messe poi sotto verifica con i metodi più opportuni. Egli alla

teoria aggiunge anche la pratica necessaria per ricercare gli strumenti per poter risolvere o

modificare i fenomeni.

Il pensiero di Lewin è contro la determinazione di leggi generali perché con esse non vengono

considerate le eccezioni; Egli va contro la casualità lineare a favore di quella circolare perché

secondo l’autore, non bisogna considerare alla base di un comportamento una singola causa, ma

ricercare una molteplicità di cause che si influenzano reciprocamente.

Lewin inoltre, dice che per studiare realmente l’uomo nel contesto dei suoi problemi, è necessario

andare sotto la superficie cioè andare oltre la superficiale osservazione dall’esterno. Con questa

affermazione egli muove le distanze dal metodo descrittivo fondato sul principio della casualità

esterna e sulla frequenza statistica, a favore del metodo empirico il quale fa un approfondito studio

del fenomeno in esame.

Per capire il comportamento è necessario capire l’individuo nella sua specificità e considerare la

situazione nella quale egli opera nonché valutare i fattori sociali e ambientali ovvero il contesto di

vita nella quale si muove la persona. Come dice Lewin, infatti: per prevedere il comportamento è

necessario comprendere l’interdipendenza tra: fattori soggettivi e fattori sociali e ambientali.

Da queste sue considerazioni si delinea la cosiddetta “teoria di campo”.

La teoria di campo si basa su un modello tratto dalla fisica: il campo elettromagnetico. Tale teoria

mira a spiegare il comportamento in relazione alla situazione in cui il comportamento stesso si

verifica. Ogni persona è immersa in un campo di forze che agiscono simultaneamente,

dispiegandola in diverse situazioni. Il campo è una rappresentazione della situazione in un dato

momento. Esso è definito come una totalità di fatti coesistenti nella loro interdipendenza.

Esistono 3 tipologie di fatti:

• Spazio di vita : fatti direttamente connessi con la persona, ovvero con il mondo soggettivo;

• Fatti sociali e ambientali : appartengono alla dimensione oggettiva; sono quei fatti legati al

mondo fisico e sociale che non esercitano nessuna influenza sullo spazio di vita.

• Zona di frontiera : Si tiene conto della possibile trasformazione dei fatti oggettivi in fatti

soggettivi; La zona di frontiera è appunto quella zona intermedia tra lo spazio di vita e

l’ambiente oggettivo.

In sintesi possiamo dire che L’interdipendenza dei fatti è la caratteristica fondamentale della teoria

di campo: il mondo psichico non è un entità personale determinata una volta per tutte ma si

specifica in singole situazioni in connessione con l’ambiente.

Il campo è diviso in regioni separate da frontiere.

Le regioni sono rappresentazioni psichici, di comportamento e non sono divisioni statiche ma

variano al variare del campo.

La conformazione del campo dipende dagli spostamenti chiamate locomozioni che sul piano

psicologico la persona compie in base alle valenze e alle forze che agiscono sul campo.

La valenza è il valore che una regione acquista in quel momento per l’individuo; determina la

direzione della locomozione verso quella regione se la valenza è positiva o la fuga se questa è

negativa.

La forza è l’insieme delle forze che agiscono in quel momento nella regione del campo e si indica

con un vettore che ne indica la direzione e l’intensità. L’elemento centrale che lega tutti questi

elementi è il bisogno, che è l’elemento di coordinazione .

STUDIO DEI GRUPPI

La teoria di campo ha portato l’autore allo studio dei gruppi i quali costituiscono il primo ambiente

con cui l’individuo interagisce in vari momenti della sua vita. Lewin non vede il gruppo come

l’insieme di più elementi o fenomeni ma lo considera un'unica entità.

Il gruppo è una totalità di membri in stretta interdipendenza tra loro. Anche il cambiamento di un

singolo membro, interessa ciascuno dei membri. Nel gruppo infatti, l’azione di una singola persona

basta per modificare quella dell’intero gruppo: c’è interdipendenza perché appunto, i membri si

influenzano reciprocamente.

Esso è una struttura in continuo divenire; complessa in quanto entrano in gioco relazioni, ruoli,

canali di comunicazione. Non è quindi una realtà statica ma dinamica e racchiude in se conflitti,

forze e tensioni che producono mutamenti.

Bisogna fare una distinzione tra: Gruppo sociale, aggregati e categoria sociale.

• Il gruppo sociale è formato da persone che regolarmente interagiscono tra di loro in modo

costante in cui i singoli partecipanti si sentono uniti;

• Gli aggregati sono l’unione di individui che si trovano nello stesso posto e nello stesso

momento ma senza avere tra loro particolari legami;

• La categoria sociale fa riferimento a persone unite perché appartenenti alla stessa categoria

senza necessariamente ne interagire tra di loro, né essere nello stesso luogo.

Lewin condusse una ricerca sui gruppi democratici, autoritari, e permissivi. Ricerca condotta su 3

gruppi di ragazzi di 10-11 anni omogenei per sesso, età, livello socioeconomico, a cui si chiedeva di

costruire delle maschere. I gruppi avevano direzione differente: democratica, autoritaria e

permissiva.

• Il gruppo democratico creò una viva collaborazione animata da creatività e soddisfazioni.

• Il gruppo autoritario invece, alimentò fenomeni di aggressività indirizzati ad alcuni membri

del gruppo che fungevano da capro espiatori sui quali scaricare le tensioni provocate dal

capo autoritario. Gruppo quindi, soggetto a conflitti e disorganizzazione con, di

conseguenza, scarsa produttività sia a livello quantitativo che qualitativo.

• Nel gruppo permissivo il lavoro era meno attivo caratterizzato da apatia.

IL T-GROUP

La parola t-group è l’abbreviazione di sensitive training group che significa gruppo di

addestramento alla sensibilità.

I t-group nascono nel 1946 quando Lewin comprende l’importanza dei feed-back. Dare

informazioni ai partecipanti di un gruppo sul loro modo di interagire e sui loro comportamenti,

favorisce l’apprendimento che diverrà più efficace perché non c’è un coinvolgimento solo cognitivo

ma anche emotivo. I partecipanti inoltre, acquisiscono maggiore sensibilità ai fenomeni di gruppo e

una più accurata percezione di se e degli altrI

LA RICERCA AZIONE “ ACTION RESEARCH ”

Il termine ricerca azione, coniato da Lewin, si riferisce a un modello di ricerca che collega la ricerca

stessa al cambiamento. La ricerca oltre ad avere carattere conoscitivo promuove l’azione sociale.

Con questa prospettiva si ritrova un incontro tra la teoria e la pratica. Unisce il versante del pensiero

e dell’azione poiché si tratta di una conoscenza finalizzata al cambiamento. Nel momento stesso in

cui si conosce la realtà, si opera per modificarla. Da un lato quindi troviamo la spiegazione dei fatti,

dall’atro la progettazione dell’intervento. Tra i ricercatori e li operatori c’è un rapporto di parità e

confronto; collaborano nel definire i problemi oggetto di indagine; essa viene utilizzata sui problemi

pratici che riguardano aspetti relazionali. Anche i destinatari dell’intervento sono quindi coinvolti

direttamente; quindi il soggetto dell’analisi diviene un soggetto attivo.

La ricerca azione è fondata sulla partecipazione attiva e paritaria per favorire la partecipazione del

gruppo.

Il gruppo viene guidato da un esperto che indirizza la ricerca e la organizza in fasi:

Stesura delle ipotesi e degli obiettivi dirette a chiarire e a focalizzare il problema.

1. Attuare le strategie per un possibile cambiamento e delineare un intervento.

2. Aggiustare e riformulare le ipotesi e gli obiettivi.

3.

Infine possiamo dire che la ricerca azione poiché si svolge in gruppo non è solo uno scambio di

conoscenze e valutazioni, ma anche di atteggiamenti, sentimenti, emozioni e assume, quindi una

valenza anche educativa e di crescita personale.

NEOCOMPORTAMENTISMO

I neocomportamentisti proposero dei correttivi all’eccessiva semplicità e rigidità del modello S-R

Tra questi ricordiamo:

TOLMAN: egli fu un seguace di Watson da cui però ben presto prese le distanze. Egli ritenne che

lo schema S-R non bastasse per spiegare i comportamenti dell’uomo, per questo introdusse tra lo

stimolo e la risposta quelle che chiamò variabili intermedie. Queste tenevano conto delle necessità

dell’organismo, delle esperienze precedenti che intervengono a identificare i comportamenti. La

formula si trasformò in S-O-R, in cui la variabile intermedia era relativa proprio all’ organismo.

Inoltre Tolman sostiene che il comportamento non è mosso solo da stimoli che spingono ma

piuttosto da mete che attirano nel senso che lo stimolo acquista il suo significato, grazie alla meta

che l’organismo ha già cognitivamente anticipato.

HULL: Egli ha inserito tra lo stimolo e la risposta una forza motivazionale che spinge l’organismo

alla riduzione di bisogni primari e secondari. Hull ci parlò per questo del comportamento come

possibilità di ridurre una condizione di bisogno.

MILLER E DOLLAR: l’imitazione gioca un ruolo importante sul comportamento e soprattutto sul

processo di socializzazione. Quest’ultimo è quel processo di adattamento al mondo degli adulti,

cioè di adeguamento a modelli. Il bambino quindi per imitazione, si conforma ai canoni dell’agire

dell’adulto.

BANDURA E WALTERS: Hanno condotto un esperimento sul modello imitativo per spiegare il

fenomeno dell’aggressività: Alcuni bambini venivano lasciati esposti alla proiezione di una scena in

cui gli attore, adulti appunto, aggredivano con forza un pupazzo e ricevendo per questo premi e

ricompense. Dopo la proiezione si è chiaramente potuto osservare che sui bambini si verificò un

aumento dell’aggressività. I due autori ci parlano di Rinforzi vicarianti: rinforzi che non agiscono

direttamente sull’individuo ma passano attraverso i modelli imitativi a cui lui si espone.

SE E IDENTITA’

I due concetti sembrano essere considerati equivalenti e unificati nel termine di self. Tuttavia tra le

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
14 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiara-13997 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Tenuta Flaviana.