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PRIMA DIMENSIONE DEL SÈ
In funzione di chi abbiamo davanti presentiamo alcuni aspetti di noi e gli altri li lasciamo perdere.
Conoscere bene sé stessi è importante affinché la nostra comunicazione sia efficiente ed efficace.
Su che cosa ci basiamo per definire chi siamo?
Il nostro sé è quasi sempre un sé complesso, ovvero è dato da diverse componenti, quindi noi abbiamo più ruoli e più identità sociali.
In particolare gli altri per de nire chi siamo si basano su:
- I ruoli cioè una serie di caratteristiche che gli altri si aspettano che noi mettiamo in gioco, alcuni sono ascritti e altri li scegliamo. È meglio avere più dimensioni della propria vita e uno dei vantaggi della complessità del sé è quello di garantire protezione alla nostra autostima.
- Le identità sociali è buono avere una discreta identità del sé per la salute mentale delle persone.
Delegare obiettivi oltre le proprie capacità o potenzialità è pericoloso perché comporta dei fallimenti. Conoscere sé stessi significa anche affrontare un fallimento. Gli altri quindi devono accettare che la singola persona ci arrivi da sé.
I giudizi degli altri: noi abbiamo un'idea di come gli altri ci percepiscono; il modo in cui pensiamo che gli altri ci percepiscono non corrisponde a come gli altri ci percepiscono (la profezia che si auto-avvera).
La cultura e il contesto culturale sociale in cui viviamo ci portano a sviluppare maggiormente certi aspetti del sé rispetto ad altri.
Sé e contesto culturale: nella cultura occidentale prevale una visione del sé che sottolinea l'unicità del sé, quindi il fatto che ognuno di noi sia diverso dagli altri. Nella cultura occidentale e industriale prevale l'individualismo, si dà la priorità ai propri obiettivi ed è sé idiocentrico.
La definizione dell'identità in termini di attributi personali, quindi si parla del sé individuale (singolare e privato). I valori sono la libertà, l'autorealizzazione e la creatività. Ciò che mi interessa è essere una persona libera, autonoma e diversa rispetto a tutte le altre. Quindi la definizione di sé si basa su proprie caratteristiche. In questo caso prevale il "me". Invece nella cultura orientale la visione del sé è diversa, perché prevalgono degli attributi che sono condivisi con il gruppo di appartenenza, quindi prevale il collettivismo, quindi si parla del sé allocentrico (gruppi, interdipendente). I valori sono la conformità, la sicurezza e l'uguaglianza. In questo caso prevale il "noi". L'autostima è la valutazione, positiva o negativa, che un individuo dà di sé stesso.Inizia da una forte tendenza di pensare bene di noi stessi. Per mantenere l'autostima è importante conoscersi a fondo, quindi conoscere sia i limiti sia i pregi; noi valorizziamo i nostri pregi e manteniamo elevata l'autostima in modo acritico, cioè nascondendo gli aspetti negativi che abbiamo e questo modo è molto fragile, infatti manteniamo una visione positiva, ma non manifestiamo le nostre debolezze. L'autostima costruita in base ad una visione limitata delle esperienze, cioè limitata alla bravura e ai successi è un'autostima fragile e non davvero stabile. Le persone che si vantano molto in realtà non hanno realmente un'elevata autostima. Perché chi sembra avere un'elevata autostima, in realtà ha delle debolezze e non crede nelle proprie doti, quindi dipinge un'immagine di sé positiva anche agli altri e non solo a sé, perché teme nelle sconfitte. L'autostima si
costruisce: -confrontandoci con l'esterno -confrontandoci con delle immagini di sé che noi abbiamo nella nostra mente, quindi si confronta con l'interno La teoria della discrepanza del Sé (Higgins 1989) Dentro di noi ci sono dei sé che sono dei punti di riferimento. Le rappresentazioni del sé possono essere distinte in: -il sé effettivo o reale, ciò che pensiamo di essere -il sé ideale, ciò che noi vorremmo essere -il sé imperativo, ciò che pensiamo di dovere essere, è un'immagine che ci siamo costruiti nel tempo ed è anche costruita in base ad obblighi, vincoli e norme sociali che noi abbiamo accettato di condividere. Il sé ideale e il sé imperativo non sono sempre accessibili. Quanta meno differenza c'è tra il sé effettivo e gli altri due, maggiore è il benessere emotivo del soggetto. Le emozioni che noi viviamo rispetto a noi stessi dipendono dalladiscrepanza tra il sé effettivo, il sé ideale e il sé imperativo.
Noi sentiamo una discrepanza tra il sé effettivo e il sé ideale, quindi si parla di un'assenza di esiti positivi, perciò viviamo le seguenti emozioni: tristezza, delusione e insoddisfazione.
Noi sentiamo una discrepanza tra il sé effettivo e il sé imperativo, quindi si parla di una presenza di esiti negativi, perciò viviamo le seguenti emozioni: ansia, preoccupazione e tensione.
La teoria del focus regolatore
Focus di promozione
Per alcune persone è più importante confrontarsi con il sé ideale piuttosto che con il sé imperativo.
Il focus di promozione è basato sulla promozione di sé. Conosco il mio sé e tendo verso quello. Sono motivato ad ottenere degli esiti positivi. Quindi avviene la valutazione sulla dimensione felicità - tristezza.
Focus di prevenzione
Per alcune persone è più importante
confrontarsi con il sé imperativo piuttosto che con il sé ideale. Quindi le persone sono motivate ad evitare esiti negativi, la valutazione avviene sulladimensione tranquillità - agitazione. L'autoefficacia (self-efficacy) è la convinzione circa la propria capacità di adottare con successo un determinato comportamento o svolgere con successo un determinato compito. È l'aspettativa di poter riuscire a fare qualcosa, di poter avere successo, avendo controllo su sé stessi. L'autoefficacia può avere: - aspettative di competenza: capacità di mettere in atto una certa azione - aspettative di risultato: probabilità che quell'azione abbia successo. È fondamentale avere delle elevate aspettative di risultato. I nostri successi aumentano la nostra autoefficacia, ma anche i nostri fallimenti aumentano la nostra efficacia in modo indiretto. Il locus of control (luogo di controllo) è il grado in cui si ritiene che irisultati ottenuti siano internamente controllabili o esternamentegovernati dal caso o da altre variabili esterne al sé.Alcune persone presentano un luogo di controllo interno forte, per cui pensano che i loro risultati positivi o negativi dipendano da loro stessi, altri invece hanno un luogo di controllo esterno più sviluppato e pensano che i loro risultati positivi o negativi dipendano da cause esterne.
Le persone con grande auto e cacia sono capaci di non mettere mai in discussione sé stessi, anche davanti ad un fallimento, quindi sono in parte narcisisti, continua ad aumentare il loro livello di autostima. Ma se si accentua al massimo è sbagliato, perché è utile sapere quali sono i propri limiti e non eccedere.
Self-serving bias
Il bias a servizio del sé è una tendenza che abbiamo a confrontarci con la realtà in un modo che ci consenta di mantenere elevata la nostra autostima.
Ad esempio anche nei colloqui
è importante esaltare sé stessi, senza però fare sentire il capo meno importante di te, perché potrebbe essere controproducente.- L’effetto del falso consenso o l’effetto della falsa unicità consiste nel fare nta di essere d’accordo o di dare il proprio consenso
- Ottimismo irrealistico
- Confrontarsi con gli altri in modo favorevole per il proprio sé
- Attribuire i successi alla propria capacità e impegno e gli insuccessi alla fortuna e a elementi esterni
TERZA DIMENSIONE DEL SÈ: IL RAPPORTO TRA IL SÈ E IL COMPORTAMENTO
È il modo in cui il sé si esprime tramite il comportamento. La scala dell’auto monitoraggio misura questo.
Le persone che hanno un auto-monitoraggio tendono a variare il comportamento in funzione delle situazioni in cui si trovano, e in funzione dell’impressione di sé che vogliono dare agli altri.
L’auto monitoraggio può
essere:-basso espressione.le persone sono alte nella scala dell'auto Tendo ad esprimere il mio sé così come è, quindi non adatto la presentazione di me agli altri. Esprimo sempre quello che mi sento di essere. Queste persone saranno più soddisfatte se non sono sembrati ambiziosi e competitivi.-alto presentazione del sé.le persone sono alte nel livello di È capace a cambiare il suo comportamento a seconda di ciò che ha di fronte. Le persone con alto monitoraggio saranno più soddisfatte se sono sembrati ambiziosi e sicuri.GLI ATTEGGIAMENTI E IL RAPPORTO CON L'AZIONE"L'atteggiamento è una tendenza psicologica che si esprime valutando una particolare entità (può essere una persona, un oggetto, un luogo...) con un certo grado di favorevolezza o sfavorevolezza." L'atteggiamento non è mai neutro.Noi siamo conservatori nella elaborazione delle informazioni e questoIl conservatorismo si estende anche agli atteggiamenti.