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Percepire i gruppi, dalla categorizzazione alla stereotipizzazione

(IAT). Lo IAT richiede di classificare in una di 4 categorie una serie di parole o immagini stimolo presentate singolarmente sul monitor del computer. La classificazione va effettuata usando due tasti appositamente predisposti. In genere 2 categorie riguardano dei concetti e le altre 2 degli aggettivi. La logica sottostante lo IAT prevede che i soggetti rispondano più rapidamente nei casi in cui 2 categorie fortemente associate condividano lo stesso tasto di risposta.

Capitolo 7: percepire i gruppi, dalla categorizzazione alla stereotipizzazione

1. La categorizzazione sociale

L'essere umano suddivide il mondo in categorie, raggruppa le persone sulla base della loro similarità rispetto a determinate caratteristiche. Ciò che ci indirizza verso una categoria piuttosto che verso un'altra è la salienza dello stimolo. Le funzioni della categorizzazione sono molteplici:

a) dal punto di vista cognitivo, essa svolge una funzione adattiva in quanto riduce la complessità

del mondo sociale e consente un notevole risparmio di energia mentale; è un vantaggio per l'economia cognitiva. b) Dal punto di vista motivazionale, serve a mantenere una visione positiva di se stessi. Poiché l'autostima è in parte determinata dall'appartenenza ad un gruppo, la persona considera il proprio gruppo il migliore, il più forte e il più apprezzato. Per quanto concerne gli effetti del processo di categorizzazione, uno dei più importanti è l'effetto di omogeneità dell'outgroup, ossia la sovrastima delle somiglianze all'interno di una stessa categoria e un'accentuazione delle differenze tra categorie diverse. Secondo l'ipotesi di familiarità di Linville, Fischer e Salovey, l'effetto di omogeneità del gruppo esterno è dovuto al fatto che la conoscenza degli individui che fanno parte dell'ingroup è più approfondita e ci porta a considerare le.

persone come individui conspecifiche caratteristiche che li distinguono gli uni dagli altri, mentre dell' outgroup si ha una conoscenza più superficiale che conduce ad una percezione globale e indifferenziata del gruppo. Park e Rothbart tale effetto è spiegato dal fatto che i comportamenti dei membri dell' ingroup vengono codificati utilizzando categorie di tipo specifico, mentre i comportamenti dei membri dell' outgroup sono codificati con categorie generali. Il limite di questo modello teorico è che non è in grado di spiegare l'omogeneità dell' ingroup. Ad oggi la teoria più convincente è la teoria della categorizzazione del Sé di Turner per la quale l'effetto di omogeneità del gruppo esterno è funzione della situazione specifica in cui la persona si trova. Il confronto automatico tra ingroup e outgroup pone l'accento sulle differenze tra i membri dei due gruppi piuttosto che su quelle tra

singoli componenti dell' outgroup e può anche far percepire i membri dell' ingroup più simili tra loro di quanto lo siano in realtà per la necessità di differenziarsi in positivo, di percepirsi uniti e distinti dagli altri. Un'altra conseguenza del processo di categorizzazione è il favoritismo nei confronti dell' ingroup ossia la distorsione delle informazioni in modo che risultino a favore del proprio gruppo. Il linguaggio è uno degli strumenti principali attraverso cui avviene il mantenimento di una immagine positiva dell' ingroup: i comportamenti positivi dell' ingroup e negativi dell' outgroup sono descritti in termini astratti lasciando intendere che sono rappresentativi di una caratteristica stabile. I comportamenti negativi dell' ingroup e positivi dell' outgroup sono descritti in termini concreti, è sottinteso che sono rappresentativi di fattori contingenti. Questo fenomeno denominato linguistic

intergroup bias contribuisce al mantenimento degli stereotipi. È chiaro che la categorizzazione ha un impatto sulla modalità di elaborazione delle informazioni riguardanti i membri di vari gruppi. Il processo di categorizzazione è pertanto precursore dei processi di stereotipizzazione, pregiudizio e discriminazione. Quando pensiamo in termini di categorie associamo una serie di caratteristiche positive o negative, investite da un colorito affettivo di favore o ostilità che genera il pregiudizio e la discriminazione.

2. La formazione degli stereotipi

Uno stereotipo è una struttura cognitiva che contiene la conoscenza, le credenze e le aspettative possedute da un soggetto a proposito di un certo gruppo umano (Hamilton e Trolier). Possono essere positivi e negativi, accurati o non accurati e vengono in mente in modo automatico quando ogni volta che si viene in contatto con un soggetto che fa parte di quel gruppo o quando si riflette su di esso. Sono acquisiti attraverso

l'esperienza personale e l'apprendimento sociale. 2.1 L'esperienza personale L'errore fondamentale di attribuzione (Heider), definito come la tendenza ad inferire tratti di personalità sulla base del comportamento osservato anche quando esso potrebbe essere spiegato da fattori situazionali, contribuisce alla formazione di stereotipi distorti. Un altro meccanismo cognitivo coinvolto nella formazione di uno stereotipo è la correlazione illusoria, una tendenza a percepire l'associazione tra due variabili che in realtà non sono connesse. Un singolo episodio può essere sufficiente per la formazione di una correlazione illusoria, a condizione che la condotta osservata sia saliente quindi insolita e agita da un componente di un gruppo sociale con cui si ha poca familiarità. Della formazione degli stereotipi sono responsabili anche meccanismi affettivi: minore è il contatto tra due gruppi, più essi sperimentano ansia e

irritazione quando si incontrano e associano queste emozioni negative ai membri dell' outgroup. Le emozioni possono finire per associarsi al gruppo anche in seguito alle reazioni altrui.

2.2 L' apprendimento sociale Non sempre lo stereotipo viene acquisito attraverso l'esperienza diretta, spesso si tratta di un bagaglio culturale preconfezionato all'interno dei vari gruppi sociali. A 5 anni la maggior parte dei bambini ha già cominciato a sviluppare precisi atteggiamenti razziali, i bambini apprendono stereotipi e pregiudizi osservando ed imitando le persone più grandi. Genitori, insegnanti e coetanei ci offrono le prime lezioni sulle differenze tra i gruppi. Della formazione e del mantenimento di determinati stereotipi sono responsabili anche i media.

3.I vantaggi della stereotipizzazione Tra le principali funzioni assolte dagli stereotipi c'è quella di colmare le lacune, di fornire cioè informazioni supplementari tutte le volte che ne abbiamo bisogno.

Ad esempio quando conosciamo qualcuno per la prima volta. Altre volte lo stereotipo svolge la funzione opposta: semplifica l'elaborazione delle informazioni consentendo il risparmio di energia cognitiva. Oltre a soddisfare esigenze connesse alla sfera cognitiva, la stereotipizzazione è in grado di difendere il Sé dagli attacchi esterni, sostenendo l'immagine personale. Il ricorso agli stereotipi aumenta la probabilità di farsi accettare dagli altri membri del gruppo, facendo sì che l'individuo conservi la sua autostima. Per chi appartiene ad un gruppo di status elevato, lo stereotipo fornisce una giustificazione logica all'esistenza delle disuguaglianze sociali che divengono giuste, naturali e inevitabili. 4. È possibile sopprimere gli stereotipi? Gli stereotipi negativi possono condurre a comportamenti discriminatori nei confronti dei gruppi stigmatizzati. Secondo Wegner la decisione di ribellarsi allo stereotipo avvia un processo didel controllo inibitorio. Questo significa che quando siamo stanchi o sotto stress, diventa più difficile per noi controllare e sopprimere i pensieri stereotipati. Il monitoraggio e la fase operativa sono quindi due processi distinti ma collegati, entrambi necessari per contrastare gli stereotipi. Il monitoraggio ci aiuta a individuare i pensieri indesiderati, mentre la fase operativa ci permette di rimuoverli. È importante sottolineare che il monitoraggio e la fase operativa richiedono un certo sforzo cognitivo e consapevolezza. Non possiamo semplicemente aspettarci che i pensieri stereotipati scompaiano da soli, ma dobbiamo essere attivamente coinvolti nel processo di controllo e soppressione. In conclusione, il monitoraggio e la fase operativa sono due componenti fondamentali nel contrastare gli stereotipi. Attraverso l'uso di distrattori mentali e l'energia cognitiva, possiamo identificare e rimuovere i pensieri indesiderati, evitando che diventino accessibili in memoria.

motivazionale: la persona rinuncia a bloccare le credenze stereotipiche segnalate dal processo di monitoraggio ed esse si manifestano con maggior intensità (effetto rimbalzo).

Come si possono sopprimere gli stereotipi?

Secondo Wegner un allenamento continuo può far sì che il processo operativo coinvolto nella soppressione degli stereotipi diventi automatico come il processo di monitoraggio, e quindi in grado di funzionare in maniera efficiente anche in situazioni molto stressanti.

Galinsky e Moskowitz hanno studiato l'efficacia della variabile <assunzione della prospettiva> dimostrando che i partecipanti a cui era stato detto di assumere la prospettiva di una persona target non mostravano l'effetto rimbalzo che invece si verificava nell'altro gruppo al quale era stato chiesto di sopprimere gli stereotipi.

Galinsky e Gilllian misero in evidenza che l'assunzione di prospettiva faceva diminuire oltre alla stereotipizzazione anche il favoritismo verso

l'ingroup. Sassenberg e Moskowitz hanno invece esaminato il ruolo dell'assetto mentale: l'attivazione dell'assetto mentale "pensadifferente" previene l'innesco automatico degli stereotipi e può rappresentare una strategia di controllo indiretto che prescinde dalla situazione o dal gruppo sociale di riferimento. 5. Lo stereotipo dal punto di vista di chi lo subisce In questi ultimi anni la ricerca sta considerando sempre di più le implicazioni psicologiche connesse all'appartenenza ad un gruppo sociale vittima di stereotipi, sottolineando come tale appartenenza possa influenzare le prestazioni e lo sviluppo dell'identità dei membri. La teoria della minaccia indotta dallo stereotipo di Steele e Aronson postula
Dettagli
A.A. 2020-2021
106 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Desiree_marciano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Maria SS.Assunta - (LUMSA) di Roma o del prof Scopelliti Massimiliano.