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PRESTAZIONE
• Leon Festinger: TEORIA DEL CONFRONTO SOCIALE -> confronto dei propri comportamenti e
opinioni con quelli degli altri al fine di stabilire il modo di pensare e di comportarsi corretto o
socialmente approvato -> gli esseri umani cercano persone che siano simili a sé, il che può
essere interpretato come ancoraggio dei propri atteggiamenti e del proprio concetto di sé ai
gruppi a cui sentono di appartenere
• Thomas Wills: facciamo confronti sociali che tendono verso il basso -> portano ad avere un
concetto di sé POSITIVO ➔ anche tra gruppi -> le relazioni
intergruppo sono in larga parte
una lotta per la superiorità del
proprio gruppo nei confronti di
outgroup rilevanti -> ciò
influenza il concetto che si ha di
sé come membro di gruppo
ovvero l’identità sociale
• Joanne Wills: alcuni confronti sociali indirizzati verso l’alto possono avere effetti dannosi
sull’AUTOSTIMA ovvero i sentimenti e i giudizi a proposito di sé
• Abraham Tesser: MODELLO DI MANTENIMENTO DELL’AUTOSTIMA -> le persone costrette a
fare paragoni verso l’alto potenzialmente dannosi per la propria autostima possono
minimizzare o negare la somiglianza con la persona bersaglio, o interrompere i propri rapporti
con essa
• Turner e colleghi: TEORIA DELLA CATEGORIZZAZIONE -> le persone che si considerano parte di
un gruppo si categorizzano come membri del gruppo stesso interiorizzano in modo automatico
nel giudizio su di sé gli attributi che descrivono il gruppo
• Robert Cialdini e colleghi: BIRGing (Basking in Reflected Glory -> godere di gioia riflessa) ->
menzionare nomi importanti per collegarsi a persone o gruppi ammirati e migliorare di
conseguenza l’impressione che le persone hanno nei nostri riguardi
Gli schemi di sé descrivono ciò che siamo e ciò che vogliamo essere
• Markus e Nurius: si hanno una serie di sé potenziali -> schemi orientati al futuro di ciò che
vorremmo accadesse o di quello che temiamo possa accadere
• Higgins: TEORIA DELLA DISCREPANZA DEL SE’ -> tre tipi di schema del sé:
1) SE’ REALE: come realmente siamo
2) SE’ IDEALE: come vorremmo essere
3) SE’ NORMATIVO: come pensiamo che dovremmo essere
Le discrepanze tra la realtà, l’ideale e la norma possono portare cambiamenti finalizzati a ridurle
➔ REGOLAZIONE DEL SE’: strategie utilizzate per far corrispondere il nostro comportamento a un
modello ideale o normativo
L’incapacità di colmare la discrepanza tra realtà e ideale può deprimerci, mentre il fallimento nel
colmare il divario tra realtà e norma può renderci ansiosi
➔ TEORIA BASATA SULL’AUTOREGOLAZIONE: le persone usano strategie di regolazione del sé per
portarsi al livello dei propri modelli e obiettivi per mezzo si:
1) SISTEMA DI PROMOZIONE: motivati a concretizzare le speranze e aspirazioni, cioè gli ideali
-> concentrarsi sugli eventi positivi -> strategia di avvicinamento per realizzare gli obiettivi
2) SISTEM DI PREVENZIONE: motivati ad adempiere ai doveri e obblighi, cioè alle norme ->
concentrarsi su eventi negativi -> strategia di allontanamento per realizzare gli obiettivi
Non vi capita mai di sentire che siete più di una persona singola?
• Kenneth Gergen: il sé è un repertorio di identità relativamente separate e spesso piuttosto
diversificate, ognuna con un distinto insieme di conoscenze -> sviluppate dalle molte e
differenti relazioni sociali che abbiamo avuto nella vita
• Tajfel e Turner: due ampie classi di identità capaci di definire differenti tipi di sé:
1) IDENTITA’ SOCIALE: definisce il sé in termini di appartenenza di un gruppo
2) IDENTITA’ PERSONALE: definisce il sé in termini di relazioni e tratti personali idiosincratici
• Marylinn Brewer e Wendi Gardner: hanno distinto tre forme di sé:
1) SE’ INDIVIDUALE: basato su tratti personali che differenziano il sé dagli altri
2) SE’ RELAZIONALE: basato su collegamenti e relazioni di ruolo con altre, significative persone
3) SE’ COLLETTIVO: basato su gruppi che differenziano il “noi” da “loro”
Gli psicologi sociali hanno identificato tre classi motivazionali che possono interagire per influenzare la
costruzione del sé e la ricerca della conoscenza di sé
1) AUTOVALUTAZIONE per confermare noi stessi: motivazione a cercare nuove informazioni sul
nostro conto per scoprire che tipo di persona siamo davvero -> Yacoov Trope
2) AUTOVERIFICA per essere coerenti: ricerca di informazioni che verifichino e confermino ciò
che già conosciamo di noi stessi -> Bill Swann
3) AUTOACCRESCIMENTO per dare una buona impressione: motivazione a sviluppare e a
promuovere un’immagine favorevole di sé
➔ TEORIA DELL’AUTOAFFERMAZIONE: le persone riducono il pericolo di minacce al proprio
concetto di sé focalizzandosi e affermando la propria competenza in qualche altra area
L’autovalutazione si concentra sui tratti PERIFERICI del sé piuttosto che su tratti centrali,
indipendentemente dalla loro desiderabilità
L’autoverifica si concentra maggiormente sui tratti CENTRALI del sé piuttosto che su tratti periferici,
indipendentemente dalla positività o meno dell’attributo
L’auto accrescimento si concentra su aspetti POSITIVI che su aspetti negativi del sé,
indipendentemente dalla centralità dell’attributo
• Sedikides: l’influenza maggiore era esercitata dall’auto accrescimento, poi dall’autoverifica e
infine dall’autovalutazione -> il desiderio di pensare bene di noi stessi regna incontrastato ->
domina sia sulla ricerca di una precisa conoscenza del sé, sia sulla ricerca di informazioni che
confermino la conoscenza di sé
Le persone hanno un’opinione favorevole di sé
• Del Paulhaus e Karen Levitt: EGOTISMO AUTOMATICO -> le persone minacciate o ansiose
hanno un’immagine ampiamente positiva di sé
• Shelley Taylor e Jonathon Brown: le persone sovrastimano i loro punti forti, il controllo sugli
eventi, e sono ottimiste in modo irrealistico -> TRIADE DELL’AUTOACCRESCIMENTO (Sedikides
e Gregg)
• Helga Dittmar: la diffusione del consumismo nella cultura occidentale ha avuto un forte effetto
negativo sull’idea che le persone hanno del proprio valore -> i media creano una serie di
obiettivi che per la maggior parte sono irrealizzabili
Più che essere l’autostima a dare felicità, è la felicità che dà autostima
Le persone sono spesso portate alla ricerca dell’autostima per superare la PAURA DELLA MORTE
• Jeff Greenberg e colleghi: TEORIA DELLA GESTIONE DEL TERRORE -> la motivazione umana
davvero fondamentale è la riduzione del terrore provocato dall’ineluttabilità della morte ->
l’alta autostima permette di fuggire dall’ansia che incomberebbe per la continua
contemplazione dell’inevitailità della morte -> le persone con alta autostima si sentono
immortali, positive ed entusiaste della vita
• Mark Leary: l’autostima è un “sociometro” -> persone con alta autostima di sé registrano una
maggiore inclusione sociale -> l’esclusione sociale da un gruppo per motivi personali abbassa
l’autostima
• Erving Goffman: GESTIONE DELL’IMPRESSIONE -> utilizzo da parte delle persone di varie
strategie per mostrarsi agli altri sotto una luce positiva
• Mark Snyder: AUTOMONITORAGGIO -> controllo attento del nostro modo di presentarci ->
esistono differenze individuali e legate al contesto
• Ned Jones e Thane Pittman: cinque motivazioni strategiche nel modo in cui tentiamo di
presentare noi stessi:
1) AUTOPROMOZIONE: cerchiamo di persuadere gli altri della nostra competenza
2) ACCATTIVAMENTO: cerchiamo di piacere agli altri -> scarso effetto dell’apprezzamento di
un osservatore, ma un forte effetto sul destinatario
3) INTIMIDAZIONE: cerchiamo di far credere agli altri che siamo pericolosi
4) ESEMPLIFICAZIONE: cerchiamo di farci considerare dagli altri individui moralmente
rispettabili
5) SUPPLICA: cerchiamo di fare in modo che gli altri si impietosiscano di noi considerandoci
indifesi e bisognosi
➔ AUTOPRESENTAZIONE: sforzo intenzionale di agire in modo da creare un’impressione
particolare, di solito favorevole, di noi stessi
L’aspetto importante nel cambiamento del concetto di sé sta nel fatto che le altre persone vi
percepiscono in modo particolare: questa è la CONFERMA SOCIALE -> non è sufficiente che voi e solo
voi percepiate il vostro sé in un modo partiolare
CAPITOLO 4: ATTEGGIAMENTI E PERSUASIONE
➔ ATTEGGIAMENTO: costrutto che precede il comportamento e guida le nostre scelte e le azioni
relative alle azioni che compiamo
a) Organizzazione relativamente stabile di credenze, sentimenti e tendenze
comportamentali verso oggetti, gruppi, eventi o simboli socialmente
significativi
b) Sentimento o valutazione generale – positiva o negativa – in merito a
una persona, a un oggetto o a un problema
• Gordon Allport: l’atteggiamento è il concetto più indispensabile della psicologia sociale
Gli atteggiamenti sono fondamentali e pervasivi nella vita degli esseri umani -> senza di loro sarebbe
difficile interpretare e reagire agli eventi, prendere decisioni e attribuire un significato alle nostre
relazioni con gli altri
➔ MODELLO DI ATTEGGIAMENTO A TRE COMPONENTI:
1) COMPONENTE COGNITIVA (pensiero) -> le credenze sull’oggetto di un atteggiamento
2) COMPONENTE AFFETTIVA (sentimento) -> i sentimenti positivi o negativi associati all’oggetto
di un atteggiamento
3) COMPONENTE COMPORTAMENTALE (azione) -> uno stato di prontezza a intraprendere
l’azione
• Milton Rosemberg e Carl Hovland: gli atteggiamenti si presentano come:
1) RELATIVAMENTE STABILI: resistono nel tempo e nello spazio (un sentimento temporaneo non
è un atteggiamento)
2) LIMITATI a eventi o oggetti SOCIALMENTE stabili
3) GENERALIZZABILI e almeno PARZIALMENTE ASTRATTI
• M.Brewer Smith: un atteggiamento permette di risparmiare energia, poiché non dobbiamo
comprendere come relazionarci all’oggetto alla situazione in questione “partendo da zero”
• Russell Fazio: la funzione principale di ogni tipo di atteggiamento è utilitaristica -> la
valutazione di un oggetto -> ciò dovrebbe valere indipendentemente dal fatto che
l’atteggiamento abbia una valenza positiva o negativa -> il possesso di un atteggiamento è
utile per l’orientamento verso l’oggetto che esso for