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Y.
Y. A chi si può attribuire in questo caso l’evento? A
3) Bassa consistenza, alta distintività e basso consenso.
a. X ha fatto un regalo a Y solo oggi, lo ha fatto soltanto a Y e soltanto X ha
fatto un regalo a Y. Secondo Kelley una situazione del genere può portare
ad una buona probabilità di pensare che il comportamento di X rispetto a
Y è dettato da una particolare circostanza in cui si trovano X e Y.
Molte altre combinazioni sono possibili, ma secondo Kelley le altre non consentono di
arrivare ad una conclusione così chiara come nelle situazioni viste sopra.
Sul piano pratico alcune considerazioni vanno fatte: un modello del genere implica che
ogni osservatore si poni molte domande su quello che sta accadendo e raccolga molte
informazioni sull’evento in questione. Uno dei limiti che è stato preso in considerazione
di questo modello implica come non sia così semplice ed immediato analizzare sempre
e comunque la realtà in modo così attento.
L’altro aspetto riguarda un Bias, una tendenza individuale relativo al consenso: in
genere non stiamo così attenti a quello che succede nel contesto della situazione,
spesso focalizziamo l’attenzione sull’individuo.
L’ultimo modello da prendere in considerazione è proposto da, che chiama in causa
quello che è l’aspetto emotivo. Secondo le persone valutano, fanno dei processi
attribuzionali rispetto a sé stessi, tendono ad osservare il proprio comportamento, ad
analizzarne le conseguenze e sviluppare conseguentemente emozioni diverse. Le
persone valutano in quale misura e perché abbiano avuto successo o insuccesso in
una particolare attività quando mettono in atto un comportamento. In funzione del
processo di attribuzione causale dei propri successi o fallimenti, la persona potrà
vivere emozioni che possono essere e positive o negative.
Le cause possibili secondo si distinguono in funzione di 3 caratteristiche:
Nicola Salvadori
1) Locus della causalità (cause interne o esterne);
2) Cause stabili o instabili: cause che possono variare nel tempo o viceversa
essere permanenti;
Controllabilità:
3) le cause possono essere controllabili o incontrollabili.
È possibile combinare anche in questo caso questi 3 elementi. A seconda delle
combinazioni svilupperò reazioni emotive diverse.
Es. Buona prestazione scolastica di X. Le cause possono essere esterne o interne e a
loro volta stabili o instabili, infine possono essere cause controllabili o incontrollabili.
La prestazione di X a una particolare prova può essere ad esempio determinato dallo
sforzo abituale (causa controllabile, stabile ed interna). Lo sforzo temporaneo sarebbe
sempre una causa interna ma instabile (solo in una particolare occasione). Ci sono
infine delle caratteristiche che non possono essere modificate (es. intelligenza).
In funzione di questo processo di attribuzione svilupperò emozioni diverse.
Tendenze sistematiche individuali e stili attributivi
Al di là del tipo di processi che si possono attivare, ci sono delle tendenze individuali
che variano di persona a persona ad attribuire certi comportamenti ad una causa
rispetto ad un'altra al di là dell’oggettività della situazione. Si parla di predisposizione
individuale ad un certo tipo di attribuzione causale.
Il fatto che una persona abbia un certo stile attributivo può avere delle conseguenze
sulla stima che il soggetto ha di sé stesso e quello che è il suo successivo
comportamento. La tendenza ad individuare certi eventi dettata da fattori interni
piuttosto che a fattori esterni ha delle conseguenze, perché i primi sono più
difficilmente controllabili rispetto ai secondi, oltre ad essere strettamente personali. In
luogo del controllo”
particolare Heider ha individuato l’esistenza di un vero e proprio “
dove io penso risieda il controllo di certi eventi. In particolare Heider distingue le
locus of control interno esterno
persone che hanno un o (coloro che hanno una
tendenza a pensare che gli eventi che capitano hanno come causa elementi interni a
sé stessi / coloro che tendono a pensare che gli eventi del proprio destino siano
causati da fattori situazionali esterni)
Il diverso Locus del controllo ha delle conseguenze sul comportamento individuale,
anche sullo stimolo a poter superare determinati limiti e influisce anche sulla
valutazione che l’individuo ha di sé stesso.
Il fatto di avere un locus interno non è così indifferente (soprattutto nel nostro contesto
culturale che lo predilige), in genere è stato visto he chi ha un locus del controllo
interno è anche una persona che ha maggiore fiducia delle proprie capacità, più
indipendente, più rigido rispetto a quelli che sono gli stimoli che vengono dagli esterni,
poiché si considera artefice degli eventi che possono accadere; in un cero senso è
un’assertività portata all’estremo. Ciò a conseguenti importanti anche sulla salute
psicologica in senso generale. Particolare attenzione è stata riposta tra processi
attributivi e la tendenza a manifestare certi tipi di disturbi psicologici come ad
esempio gli aspetti depressivi. Il senso di impotenza appreso si verifica in quelle
situazioni in cui gli individui arrivano ad avere un locus del controllo totalmente
esterno, da arrivare a pensare di essere incapaci di esercitare una qualsiasi influenza
sull’ambiente e sugli eventi circostanti al punto tale da smettere di provare ad
esercitare una certa influenza. Nicola Salvadori
Quand’è che si verifica questa situazione? Quando una persona fa esperienza di
ripetuti eventi negativi incrollabili. Si parla di impossibilità di poter far qualcosa
affinché le cose cambino.
Il quadro più accentuato e più grave si verifica quando la persona percepisce solo dei
fattori incontrollabili stabili esterni ed interni e globali (coinvolge ambiti diversi della
vita, non solo una situazione specifica).
Possiamo considerare altri 3 nuclei analizzati nel contesto del pensiero sociale:
1) Bias.
2) Schemi.
3) Euristiche.
Bias
I bias altro non sono che delle tendenze sistematiche, come gli stili attributivi di cui si
l’errore
è parlato sopra. Una delle tendenze sistematiche largamente studiata è stata
fondamentale di attribuzione.
L’errore fondamentale di attribuzione è un bias che ha una tendenza generale
individuale che i soggetti evidenziano quando, nell’individuare quelle che sono le
cause di un comportamento, quando cerco di dare un’attribuzione casuale
nell’individuare le cause del comportamento altrui, tendiamo a sottostimare l’impatto
di fattori situazionali mentre sovrastimiamo il valore dei fattori disposizionali.
C’è una tendenza individuale a prediligere le attribuzioni disposizionali, fatte di
ricercare nelle cause del comportamento altrui a ricercare quelle che possono essere i
fattori interni che hanno spinto la persona ad agire in un determinato modo piuttosto
che prestare attenzione alla situazione contingente che potrebbe aver causato
l’evento.
Rost(?) sviluppa una vera e propria procedura sperimentale per verificare se questo
errore effettivamente si verifica: alcuni soggetti dovevano osservare due persone che
parlavano recitando un copione, alla fine gli osservatori dovranno dire chi secondo loro
con più probabilità avesse scelto gli argomenti da trattare nella conversazione, chi
aveva guidato la conversazione e chi aveva mostrato maggiori aspetti di sé stesso
all’altra persona. I copioni erano stati fatti in modo tale da non manifestare preferenza
alcuna e si basavano su scambi di informazioni pressoché identici tra i due
interlocutori. Gli osservatori sono disposti in modi diversi rispetto ai due interlocutori in
modo da far vedere in alcuni casi molto bene il volto dell’uno rispetto all’altro e
viceversa. Che cosa si osserva? Gli osservatori sostennero che la persona che
vedevano meglio era quella che aveva avuto maggiore influenza e importanza nella
conversazione. Tendono ad attribuire alle caratteristiche dell’attore che vedono meglio
il comportamento in questione. Coloro che avevano un’uguale prospettiva rispetto ai
ragazzi che parlavano non manifestano questo particolare tipo di tendenza e non
rilevarono un interlocutore che aveva portato avanti la conversazione meglio rispetto
all’altro.
Fiske e Taylor: quando cerchiamo di spiegare il comportamento di qualcuno la nostra
attenzione concentra maggiormente proprio sulla persona che sta agendo piuttosto
che sulla situazione circostante. Chiamano in causa come possibile spiegazione la
salienza: il fatto che bene o male se osservo qualcuno agire quella persona ha il focus
della mia attenzione, quindi ricerco in lei le cause di quello che sta avvenendo. In
Nicola Salvadori
genere alle persone piace pensare in chiave disposizionale, ad attribuire il
comportamento degli altri in relazione alle caratteristiche interne dell’individuo anche
perché più facilmente controllabili e prevedibili, seppur con differenze culturali (si
manifesta di più nelle culture individualiste).
Se questo è vero per le attribuzioni che noi effettuiamo quando osserviamo il
comportamento delle altre persone non è altrettanto vero per le attribuzioni che diamo
differenza fra attore e
a noi stessi. Si verifica infatti quello che viene definito come
osservatore: differente tendenza ad attribuire comportamenti a cause interne esterne
a seconda se io sono l’attore di quel comportamento o se lo osservo. Quando rifletto
sul mio comportamento è più probabile che ricerchi cause situazionali o meglio
attribuisca quello che io faccio a una particolare circostanza in cui mi sono trovato in
quel particolare momento. Per verificare questo è stato fatto un altro studio molto
simile a quello fatto da Fiske e Taylor: in questo caso abbiamo nuovamente due attori
che conversano tra loro ma si chiede di osservare e descrivere cosa avviene non solo a
degli osservatori, ma di esprimere le proprie considerazioni riguardo la propria
conversazione anche all’altro attore. Tutti dovevano riportare le proprie impressioni su
quelli che erano state le cause che hanno guidato lo scambio comunicativo, il
comportamento tenuto dai due attori (che non avevano un copione in questo caso). I
risultati sono stati questi: c’è una certa tendenza ad attribuire il comportamento della
persona che viene osservata a fattori interni di quella persona, mentre invece si
evidenzia una tendenza di chi ha agito a considerare il proprio comportamento dettato
da fattori instabili e situazionali(esterni); nel momento in cui i i due attori osservavano
sé stessi alle telecamere (l’e