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MAURIZIO MINGHELLA
II. “IL MOSTRO DI TORINO”
Per quanto possa sembrare strano, fino a pochi anni fa non esistevano studi approfonditi e
sistematici circa l’incidenza del fenomeno, e le varie statistiche effettuate erano tra loro
discordanti. Uno dei problemi da sempre riscontrato infatti, è stato quello di dare un’esatta
indicazione delle vittime degli omicidi seriali, cosa che accade o perché gli assassini
seriali, una volta catturati, tendono a dichiarare di aver ucciso molte più persone di quanto
sia vero per dare importanza alla propria figura, oppure perché altri, per posticipare il
processo o un’eventuale esecuzione, rivelano il nome di una nuova vittima ad intervalli
periodici, così da ritardare le indagini, e infine bisogna poi tenere in considerazione il
problema costituito dai cosiddetti “numeri oscuri”, cioè casi che non vengono scoperti e
correlati. Una più completa ricerca in tal senso, è stata avviata solo ultimamente, e Ruben
De Luca nel 2001, è stato l’unico studioso europeo ad analizzare una casistica
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internazionale molto ampia composta da 1520 Serial Killer di tutto il mondo e ad elaborare
delle tabelle comparative del fenomeno nei vari paesi.
In questi ultimi venti anni gli omicidi seriali hanno subito un vertiginoso incremento sia
qualitativo che quantitativo. Il Paese più interessato al fenomeno sono senz’altro gli Stati
Uniti, dove si stima avvengano il ben 58% dei casi, valutando intorno alle 3.500 vittime
all’anno. Per quanto riguarda la tipologia di assassini seriali, la maggior parte di loro (76%)
agisce individualmente, confermando l’immagine comune del “predatore solitario”. Anche
per quanto riguarda il sesso, è confermata l’opinione comune che i Serial Killer siano in
prevalenza di sesso maschile (86%).
Dalle statistiche effettuate, il Paese che dopo gli Stati Uniti risulta maggiormente colpito
dal fenomeno è l’Italia con il 6% dei casi mondiali, mentre a seguito ci sono l’Inghilterra, la
Francia, la Germania, ecc.
Da questa analisi di distribuzione geografica, risulta evidente che l’omicidio seriale sia
maggiormente diffuso nei paesi occidentali più industrializzati ed evoluti tecnologicamente
che altrove. Ciò non significa che in altri Paesi del mondo non avvengano tali omicidi, ma
che molto probabilmente difficilmente vengono scoperti, mentre nelle nazioni più
sviluppate le tecniche investigative sono migliori, i mezzi di informazione sono altamente
competitivi, quindi i casi sono riportati più velocemente, e inoltre la maggior parte dei
Serial Killer tende ad agire non nei piccoli paesini, ma nei grandi agglomerati urbani, dove
può uccidere vittime sconosciute senza essere identificato e mimetizzandosi
nell’anonimato garantito dalla città.
In Italia, come nel resto del mondo, l’incremento del fenomeno si è registrato a partire
dagli anni Settanta. Dal 1975 a oggi sono stati identificati e catturati poco più di 40
assassini, responsabili della morte di oltre 200 innocenti. Oltre due terzi dei casi si
registrano nel Nord del paese, con la Lombardia in testa, mentre non vi è sostanziale
differenza fra Centro e Sud Italia.
2.1 Romanzo criminale
Uno dei più feroci e crudeli assassini seriali italiani, è stato di certo Maurizio Minghella,
uomo con un Q.I. di soli 65 punti, condannato a 131 anni di carcere (che sta ancora
scontando) per aver commesso una serie di 10 omicidi di prostitute avvenuti tra il 1996 e il
2001 a Torino, quando era in semilibertà, dopo che aveva ucciso 5 donne a Genova nel
1978. 21
Maurizio Minghella nasce a Genova nel 1958 in una famiglia segnata da diversi problemi.
Ha sei anni quando vive il trauma della separazione dei genitori e la madre si trova
costretta a crescere da sola 5 figli, compreso Maurizio, per poi legarsi ad un nuovo
compagno, assai violento, che picchia tutti i componenti della famiglia.
Frequenta la scuola senza ottenere alcun risultato: a 12 anni è ancora in prima elementare
dopo esser stato bocciato per ben sei volte. Qui si dimostra già un bambino violento e più
volte cerca di strozzare i suoi compagni di classe, prendendoli per il collo e tappandogli
bocca e naso. Dopo innumerevoli insuccessi abbandona la scuola e inizia a fare piccoli
lavoretti saltuari tra cui il piastrellista, dando inizio però contemporaneamente anche alla
sua carriera di piccolo criminale, durante la quale ruba sovente automobili e motociclette,
per sfrecciare nel suo quartiere di Bolzaneto in via Polcevera, e dintorni. Diventa un pugile
dilettante, ma viene poi cacciato via dopo aver picchiato un ragazzo. Un altro duro colpo
per Minghella sarà poi la morte del fratello schiantatosi in moto.
Da questo momento Minghella inizia a sviluppare un’attrazione morbosa per i morti,
passando ore e ore negli obitori per vedere da vicino i cadaveri e la disperazione dei
familiari. Riformato dal servizio di leva per disturbi psichici, nel 1977, allora ventenne,
sposa la quindicenne Rosa Manfredi, che già a quell’età aveva una storia di dipendenza
dagli psicofarmaci. La ragazza, dopo esser rimasta incinta, perde il bambino a causa di un
aborto spontaneo; la vista del sangue traumatizza e segna fortemente Minghella. Il
matrimonio comunque ha breve durata perché Rosa muore stroncata da un’overdose di
farmaci. Minghella inizia così a frequentare assiduamente discoteche nelle quali era solito
“rimorchiare” ragazze e prostitute, per poi usare le sue auto rubate per appartarsi con loro
in luoghi isolati. Da qui hanno inizio gli omicidi. Se le donne con cui stava erano in periodo
mestruale, il giovane dopo averle picchiate e violentate, le uccideva e infine compiva atti di
necrofilia. Gli vennero attribuiti 5 omicidi:
La prima vittima è quella della ventenne Anna Pagano, prostituta dedita agli
- stupefacenti, che viene ritrovata senza vita da alcuni pastori il 19 aprile del 1978, a
Trensasco, entroterra nord occidentale di Genova. Minghella le aveva fracassato il
cranio e conficcato una penna a sfera nell’ano, cercando poi di depistare le
indagini, scrivendo sulle gambe e la schiena “Brigate Rose” invece di “Brigate
Rosse”, commettendo un errore clamoroso che fa subito accorgere la polizia del
tentativo di depistaggio; 22
Tre mesi dopo, l’8 luglio 1978, uccide con le stesse modalità la ventitreenne
- Giuseppina Jerardi, il cui corpo viene ritrovato a Genova in un auto rubata e
abbandonata;
Dopo soli dieci giorni, il 18 luglio 1978, uccide Maria Catena Alba, detta Tina, di soli
- 14 anni. Il suo corpo nudo, ritrovato il giorno dopo a Valbrevenna, è legato ad un
albero con una sorta di garrota, e l’autopsia stabilirà che è morta per
strangolamento. Su di essa Minghella sfogò tutte le sue fantasie sessuali coltivate
con la lettura di fumetti pornografici;
La notte del 22 agosto 1978, muore Maria Strambelli, 21 anni, commessa barese
- da pochi anni a Genova. Dopo aver trascorso la serata in compagnia di un’amica,
non fa ritorno a casa, e il suo cadavere viene ritrovato, in avanzato stato di
decomposizione, dopo 3 giorni dalla scomparsa, in un bosco a pochi chilometri
dalla sua abitazione, sempre nella periferia nord occidentale della città;
L’ultima vittima di questa prima serie omicidiaria, è Wanda Scerra, 19 anni, amica
- della Strambelli. Il corpo della ragazza violentata e strangolata con la cintura del
suo impermeabile, viene ritrovato nella scarpata che costeggia la ferrovia Genova-
Milano, nei pressi di Genova.
Le indagini condotte dalla squadra mobile genovese puntano subito su Maurizio Minghella,
23 anni, ex pugile dilettante, soggetto a turbe psico-sessuali, già noto nella zona per il suo
carattere insofferente, esperto in furti di automobili e abituale frequentatore di almeno due
delle vittime. Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1978 Minghella viene arrestato, dopo ore di
interrogatorio confessa gli omicidi della Strambelli e della Scerra, ma nega quello delle
altre tre ragazze. Ma anche per gli altri casi, i sospetti ricadono su di lui. Sarà una perizia
calligrafica fatta sulla scritta ritrovata sul corpo della Pagano ad inchiodarlo. Sia la scrittura
che la penna usata per sodomizzare la vittima riconducono a Minghella. Invece per
l’omicidio di Tina Alba ci si baserà su un paio di occhiali rinvenuti sulla scena del crimine.
Il 3 aprile 1981 viene condannato dalla Corte D’Assise di Genova all’ergastolo per i 5
omicidi. Nel 1995, all’età di 37 anni, ottiene la semilibertà e viene trasferito al carcere di
Torino. Trova un lavoro come falegname in una comunità di recupero di Don Ciotti, in una
delle cooperative del Gruppo Abele, e qui conosce una ragazza, Monica, torinese di buona
famiglia, che nel 1998 gli da un figlio. Ma la voglia di uccidere intanto è ritornata. Già sul
finire del 1996, in concomitanza con alcune ore di assenza sul lavoro si registrano a Torino
e nei dintorni orrendi delitti di prostitute, violentate prima di essere uccise, delitti che
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successivamente verranno ricondotti allo stesso Minghella. Su dieci omicidi, solo per
quattro di essi fu riconosciuto colpevole e condannato nuovamente all’ergastolo.
Nel marzo del 1997 uccide nella sua casa in via Principe Tommaso nel quartiere
- San Salvario di Torino, la prostituta Loredana Maccario, di 53 anni;
A maggio dello stesso anno strangola con il laccio di una tuta da ginnastica, dopo
- averla picchiata e violentata, la prostituta marocchina Fatima H’Didou, di 27 anni;
Il 30 gennaio del 1999 strangola con un foulard la prostituta tarantina Cosima
- Guido, detta Gina, di 67 anni, sempre nella sua abitazione a San Salvario, dove
vengono ritrovate tracce biologiche di Minghella;
L’ultimo omicidio, e di certo quello più efferato, è quello della fiorentina Tina Motoc,
- di 20 anni, uccisa brutalmente nella notte tra il 16 e il 17 febbraio del 2001. La
donna, madre di un bambino di 2 anni, viene percossa a morte al volto e al capo. Il
suo corpo maciullato viene ritrovato e tracce di DNA, ritrovate sul luogo del delitto,
rimandano a Minghella, in casa del quale verranno inoltre trovati i cellulari delle
vittime.
Si pensa che Minghella sia però anche responsabile del massacro di altre sei donne,
uccise sempre a Torino: Floreta Skupe di 23 anni, Nadia Shehu, albanese di 22 anni,
ritrovata in un vecchio capannone abbandonato, strangolata con la tracolla della sua
borsetta, Carolina Gallone di 66 anni, Heriona Sulejmani, 16 anni, strangolata in un
bosco, Atli Elisa Isaku di 22 anni e Ebe Romano, 35 anni, uccisa su un greto di un
torrente. Purtroppo in questi casi le tracce genetiche ritrovate si sono rivelate troppo labili
per tentare una comparazione e perciò inutilizzabili.
Il 7 marzo