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CREDERE FAR FINTA

Ad esempio, nel pensare che Michele crede che la palestra sia chiusa, Sabrina forma una che p» (dove M = Michele, p = la rappresentazione del significato del suo pensiero: «M CREDE palestra è chiusa). Questa è una rappresentazione nella testa di Sabrina, ma uno dei simboliche vi compaiono, p, si riferisce a una rappresentazione nella testa di Michele. La chiamiamo metarappresentazione perché è la rappresentazione mentale di un’altra rappresentazione mentale. Se la formazione di metarappresentazioni dipende dal funzionamento di un modulo mentale specializzato, è anche plausibile pensare che esistano persone con danni selettivi nellacomprensione psicologica. La prospettiva modulare ha perciò stimolato la ricerca di deficit selettivi nell’attribuzione di stati mentali. L’affermazione cruciale della teoria metarappresentazionale dell’autismo è che tale disturbo deriva da una difficoltà a

carico, perl'appunto, degli atteggiamento proposizionali, un deficit non riconducibile né al ritardo intellettuale, né alle scarse capacità linguistiche o affettive. Il termine "teoria" indica la capacità di anticipare e rappresentare un certo fenomeno, il comportamento di un'altra persona, per mezzo di caratteristiche non direttamente osservabili, gli stati mentali. Vista la prolissità dell'espressione "deficit nella Teoria della Mente", qui si suggerisce un nuovo termine, psicoagnosia. Questa espressione si riferisce in modo trasparente alla mancanza di conoscenze (agnosia) sulla mente (psiche). 2. Gioco di finzione e origini della "teoria della mente" L'idea che i bambini autistici siano psicoagnosici nasce da un'ipotesi sullo sviluppo normale delle conoscenze psicologiche nei bambini normali. Il gioco di finzione testimonia l'emergere di una teoria della mente, perché nel fingere e

comprendere la finzione negli altri il bambino devedisporre sia di rappresentazioni primarie sullo stato di fatto, sia di rappresentazioni secondarie,metarappresentazioni, sullo stato mentale di chi sta fingendo. Grazie a questa capacità ibambini possono con facilità interpretare le frasi di un compagno di giochi che dice «Io ero ildottore, e tu eri il malato», «Questo bastone è una spada», «Questa banana è un telefono».Interpretare correttamente queste frasi utilizzando metarappresentazioni permette loro dievitare aberrazioni dello sviluppo semantico e concettuale in cui i bastoni sono spade, o lebanane sono telefoni! In questa prospettiva, la mancanza del gioco di finzione neibambini con autismo è perciò un indizio del ritardo nello sviluppometarappresentativo.

3. Esperimenti sulla comprensione psicologica nell’autismoLe conferme sperimentali della teoria meta rappresentativa sono state ottenute

cesto e la mette nella scatola. Quando Sally torna, dove pensi che cercherà la pallina?»pallina, porta alla risposta errata. Questo dimostra che i bambini autistici hanno difficoltà a comprendere e attribuire stati mentali agli altri, come le false credenze. Il risultato di questa ricerca è importante perché evidenzia una differenza significativa nella capacità di teoria della mente tra i bambini autistici e quelli con sindrome di Down. Mentre i bambini con sindrome di Down hanno dimostrato di comprendere le false credenze, i bambini autistici hanno mostrato una difficoltà significativa in questa area. Questo studio fornisce ulteriori prove dell'importanza della teoria della mente nello sviluppo sociale e cognitivo dei bambini. La capacità di comprendere e attribuire stati mentali agli altri è fondamentale per la comunicazione, l'empatia e la comprensione delle intenzioni degli altri. In conclusione, i bambini autistici hanno difficoltà a comprendere e attribuire stati mentali agli altri, come le false credenze. Questa difficoltà può influenzare il loro sviluppo sociale e cognitivo.

pallina al momento delladomanda,genera una risposta scorretta. Un altro strumento utilizzato è il "compito degli Smarties". Qui si mostra al bambino un tubetto di caramelle Smarties e si chiede che cosa pensa che contenga. Alla risposta dei bambini ("Smarties" o "caramelle") la si apre e si mostra che invece contiene una matita. Subito dopo si reinserisce la matita e si pongono tre domande: 1) "Che cosa c'è nella scatola?", 2) "Che cosa hai risposto quando prima ti ho chiesto cosa conteneva?", 3) "Quando (nome di uno sperimentatore che si è momentaneamente assentato) torna, se gli chiedo cosa c'è qui dentro che cosa dirà?". Anche in questo compito i bambini di quattro anni rispondono correttamente mentre i bambini con autismo trovano grandi difficoltà. L'attribuzione di stati mentali è il culmine di un lungo processo evolutivo che porta a comprendere la

mente di altre persone. Per attribuire questi stati mentali non bastano le capacità metarappresentative, bisogna essere capaci di comprendere l'origine di un certo stato epistemico. Tale capacità rimanda a un principio causale che lega percezione e conoscenza. Una prova molto semplice permette di valutare la padronanza di questo principio nei bambini. Presentiamo due bamboline e un contenitore dal contenuto sconosciuto al bambino, poi mostriamo al bambino che una delle due bambole guarda dentro il contenitore mentre l'altra lo tocca all'esterno e infine chiediamo: "Quale delle due bambole sa che cosa c'è dentro la scatola?". I bambini autistici hanno chiare difficoltà in questa prova. Sembra però che una minoranza di bambini autistici possieda capacità metarappresentative, ma ciò non significa che la loro teoria della mente sia paragonabile a quella delle persone senza disturbi dello sviluppo. Alcuni studi hanno

Messo in risalto difficoltà nell'attribuzione di stati mentali anche nei pazienti capaci di superare i test di falsa credenza. I compiti di comprensione sono stati presentati in termini di "storie strane" volte a esaminare il grado di comprensione del soggetto. Le storie erano di due tipi: le storie di tipo "fisicalistico" erano centrate su un evento di natura meccanica o biologica. Le storie "mentalistiche" invece, riguardavano scherzi, giochi di definizione, usi del linguaggio non letterale, bugie, piccole strategie di inganno e persuasione.

4. Come si sviluppa la teoria della mente

Gli aspetti centrali della teoria della mente si sviluppano entro i primi tre anni di vita. La complessità e l'astrazione di queste conoscenze suggeriscono che tali acquisizioni non sono il prodotto di meccanismi associativi e di condizionamento. Pertanto appare molto più probabile l'azione di processi specializzati e predisposizioni biologiche.

Un processo di sviluppo in granparte guidato da meccanismi maturativi è in grado di sopportare, senza subire intereferenze dannose, notevoli variazioni nell'ambiente sociale, linguistico e culturale. Tutti i bambini con sviluppo tipico acquisiscono una teoria della mente entro i quattro anni. Tutti a eccezione di alcuni: i bambini con autismo e alcuni bambini sordi. I bambini sordi dalla nascita e figli di genitori udenti dimostrano una prestazione significativamente inferiore nei compiti di falsa credenza. I bambini sordi ma figli di genitori sordi, i quali usano quotidianamente la lingua dei segni, hanno invece prestazioni simili a quelle dei bambini udenti. Questa differenza si può probabilmente spiegare con la deprivazione conversazionale che riguarda il primo gruppo. La ricerca sui bambini sordi suggerisce che l'esperienza conversazionale precoce abbia un impatto significativo nello sviluppo della teoria della mente. Una conferma deriva da studi che indicano una.

superiorità dei bambini che hanno fratelli rispetto ai bambini che non ne hanno. L'esperienza conversazionali potrebbe, ad esempio, essere una preziosa occasione di esercizio nell'uso flessibile e rapido delle nozioni psicologiche. Potrebbe sembrare che le seguenti affermazioni:

  1. il bambino sviluppa una teoria della mente,
  2. ha bisogno di esperienze per farlo,
  3. il bambino possiede una teoria della mente innata,

si contraddicano. Ma le differenze riguardo al carattere innato di una competenza non sono solo quantitative, ma anche qualitative. Il deficit metarappresentativo nei bambini con autismo potrebbe essere quindi ricondotto al funzionamento anomalo del meccanismo specializzato nell'acquisizione della teoria della mente. Sebbene i bambini autistici si comportino come i bambini di tre anni in molti compiti di credenze false, lo sviluppo della teoria della mente da loro raggiunto non è nemmeno equivalente a quello di un bambino di tre anni. Sia lo

sviluppo precoce nei bambini normali, sia il deficit selettivo osservato nei bambini con autismo, ci suggeriscono che l'acquisizione della teoria della mente sia garantita da un meccanismo specializzato. La principale alternativa a questa conclusione viene avanzata da alcuni studiosi che si ispirano alla storia del pensiero scientifico per spiegare lo sviluppo cognitivo. In questa prospettiva lo sviluppo della teoria della mente è dovuto a capacità generali di costruzione e revisione teorica. Anche Per Gopnik e Meltzoff i bambini partono operando su una base di conoscenze innate. In questo modello, i bambini con autismo soffrirebbero non già del malfunzionamento di un meccanismo di acquisizione, ma della mancanza di una adeguata base di conoscenze psicologiche innate e di principi astratti di ragionamento. Fra questi, il principio secondo cui "gli altri sono come noi". L'attivazione di tale conoscenza si manifesta nella selettività deimportamenti imitativi; i bambini tendono a imitare azioni eseguite da una persona e non da agenti meccanici. Nella proposta modularista di Lesile si presume l'esistenza sia di una base di conoscenze sociali che di una base di conoscenze cognitive.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
37 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher assidua di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia scolastica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Filipello Pina.