Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 14
Riassunto esame Psicologia della Salute, prof. Violani Pag. 1 Riassunto esame Psicologia della Salute, prof. Violani Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Salute, prof. Violani Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia della Salute, prof. Violani Pag. 11
1 su 14
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

MODELLI SOCIAL COGNITIVI DELLA MOTIVAZIONE A CAMBIARE I

COMPORTAMENTI RILEVANTI X LA SALUTE:

MODELLO DELLE CREDENZE SULLA SALUTE (HBM), Rosenstock 1974. È una

teoria aspettativa valore che spiega i comportamenti di rifiuto o non attivazione

di azioni rilevanti x la prevenzione, diagnosi e trattamento precoce, in termini

di PERCEZIONI (costi e benefici, vulnerabilità e gravità), di VALUTAZIONI

(minacciosità della malattia), che influenzano la probabilità dell’azione.

Secondo tale modello, la probabilità che una persona adotti comportamenti

sani, è il risultato della valutazione congiunta del GRADO DI MINACCIA della

malattia e dei benefici e costi dell’azione preventiva. La percezione della

minaccia è influenzata dalla misura in cui il soggetto si sente personalmente

vulnerabile o a rischio di malattia (PERCEZIONE DI VULNERABILITA’) e dalle

credenze sulla gravità delle conseguenze associate alla malattia (PERCEZIONE

DI GRAVITA’); e data una certa minaccia alla salute, la probabilità di adottare un

comportamento preventivo, dipenderà anche da quanto l’individuo ritiene che i

BENEFICI dell’azione siano superiori ai COSTI (fisici, psicologici) e alle BARRIERE

all’azione preventiva.

Il modello include inoltre altri elementi, come: i FATTORI DEMOGRAFICI (età,

sesso) e SOCIOPSICOLOGICI (classe sociale, personalità), che agiscono come

moderatori nella percezione della minaccia di malattia, e ELEMENTI INDUTTORI

(necessari x stimolare il comportamento). La loro origine può essere interna

(sintomi) o esterna (mass media). Il modello si è rivelato utile x analizzare

l’attuazione di comportamenti preventivi, ma non sembra applicabile nel caso

di comportamenti complessi (precauzioni AIDS) e la componente del modello

che possiede un maggiore potere predittivo, è la percezione dei costi e degli

ostacoli al comportamento (i costi devono essere minimi). Sono state aggiunte

varie modifiche al modello di base, una è quella di KING, che consiste

nell’includere le determinanti delle credenze ed in particolare i processi di

attribuzione causale, con i quali le persone spiegano o interpretano le cause

della malattia.

Nel modello INTEGRATO (HBM E TEORIA DELL’ATTRIBUZIONE CAUSALE), si

prevede che le informazioni attribuzionali influenzino sia le spiegazioni, sia la

credenze sulla salute e che queste variabili, siano a loro volta, predittive del

comportamento assunto dal soggetto.

Le componenti di questo modello, hanno diverse capacità di predizione

dell’intenzione: bassa x la gravità di malattia, intermedia x la vulnerabilità

personale e alta x la stima dei costi e dei benefici. Le critiche che gli sono state

avanzate:

Le persone tendono a riferire credenze coerenti con i propri

- comportamenti

Vanno considerati altri fattori (aspetti sociali, autoefficacia)

- Vanno considerati i passaggi nella formazione delle intenzioni e le

- differenze fra i vari comportamenti.

TEORIA DELLA MOTIVAZIONE A PROTEGGERSI (PROTECTION MOTIVATION

THEORY), 1983 

È lo sviluppo dell’HBM, quindi strettamente legata a quest’ultima. È stata

sviluppata x ottimizzare le campagne informative e introduce 2 fattori

importanti: self efficacy e coping. Prevede una configurazione ottimale:

minaccia grave, vulnerabilità alta, reards/rinforzi del comportamento

disadattivo bassi, positiva valutazione del comportamento adattivo, costi del

comportamento adattivo bassi, self efficacy alta.

Nonostante tale modello sia legato a quello dell’HMB, ha sviluppato ipotesi più

esplicite circa le reazioni alle minacce e fornisce dei legami + stretti con la

letteratura sul cambiamento di atteggiamenti. Nella sua versione iniziale, la

teoria afferma che la motivazione a proteggersi da una malattia, è il prodotto

della percezione di gravità della minaccia, della percezione della vulnerabilità

personale e dell’efficacia di risposte di coping nel ridurre la minaccia. La

versione modificata, include anche la credenza nella propria capacità di far

fronte alla situazione (coping response) ed inoltre assume che la motivazione

ad eseguire la risposta di coping sia negativamente influenzata dai costi di tale

risposta e dai benefici delle risposte disadattive. Gli autori, raggruppano queste

variabili, in 2 classi: da una parte la valutazione della minaccia della malattia

(che risulta dalla differenza fra i benefici potenziali delle risposte disadattive e

la percezione di gravità) e dall’altra, la valutazione della risposta di coping (che

risulta dalla differenza tra l’efficacia della risposta di coping, l’autoefficacia e i

costi di tale risposta).

Le assunzioni di base del modello sono che la motivazione di individuo a

proteggersi da una malattia, è massima quando: la minaccia x la salute è

grave, l’individuo si sente vulnerabile, la risposta adattiva è giudicata efficace

nell’allontanare la minaccia, l’individuo ha fiducia nelle proprie capacità di

riuscire a realizzare la risposta adattiva, le ricompense derivanti dal

comportamento disadattivo sono limitate e i costi associati alla risposta

adattiva sono bassi.

La variabile che maggiormente differenzia questo modello dall’HBM,

aumentandone il potere predittivo è la credenza dei soggetti di essere in grado

di eseguire un determinato comportamento (si richiama il concetto di self

efficacy). Il modello prevede inoltre l’esistenza di un’interazione fra la

valutazione della minaccia della malattia e la valutazione delle risposte di

coping.

Mettendo a confronto i due modelli, entrambi prevedono la percezione del

rischio e della vulnerabilità personale come credenze nel determinare i

comportamenti che hanno implicazioni x la salute ed inoltre condividono

l’assunzione che le persone siano in grado di compiere un’analisi razionale del

rischio, valutando i benefici del comportamento rispetto alle conseguenze.

Le critiche avanzate sono le medesime del modello HBM:

Trascura gli altri fattori (aspetti sociali)

- È stata valutata + in studi trasversali che non prospettici

- Trascura i passaggi nella formazione delle intenzioni e tra le intenzioni e i

- comportamenti considerati.

TEORIA COMPORTAMENTO PIANIFICATO (vd sopra)

TEORIA SOCIAL COGNTIVA (vd sopra)

Esistono vari modelli processuali, uno dei + noti è il MODELLO

TRANSTEORETICO O PROCESSUALE DEGLI STADI DI CAMBIAMENTO DEI

COMPORTAMENTI di DeClemente e Prochaska 

Si focalizza sul processo, suddiviso in 5 fasi, mediante il quale una persona

decide di agire: in ogni stadio è descritto il comportamento passato della

persona e i piani futuri e si ritiene che la capacità di modificare il

comportamento sia funzionale dello stadio raggiunto.

La prima fase PRECONTEMPLATIVA: i soggetti non sono interessati alle

conseguenze del proprio comportamento nocivo, quindi non esprimono

l’intenzione di cambiare nell’immediato futuro;

fase CONTEMPLATIVA: le persone dichiarano di aver pensato di cambiare il

comportamento ma senza assumersi ancora impegni precisi;

fase di PREPARAZIONE: indica l’intenzione di agire nel futuro prossimo e la

presenza di tentativi di cambiare il proprio comportamento;

fase dell’AZIONE: caratterizzata da processi di rivalutazione di sé e di

liberazione, attraverso i quali il soggetto si convince di essere capace di

cambiare e si impegna a modificare il proprio comportamento x un certo

periodo;

MANTENIMENTO: è lo stadio che viene raggiunto quando l’azione si mantiene x

un periodo di tempo superiore. Ci può essere poi, ma non sempre, la

RICADUTA.

La progressione non è lineare, in quanto la maggior parte dei soggetti

sperimenta dei fallimenti, ritornando cosi alle fasi precedenti: si ha quindi un

processo a spirale, in quanto gli insuccessi stimolano l’apprendimento di nuove

strategie e di tentativi più strutturati. Il passaggio da una fase ad un’altra è

facilitato da 10 processi di cambiamento (tecniche utilizzate x cambiare il

proprio comportamento), che sono stati suddivisi in attività esperenziali

(importanti nel passaggio dalla fase precontemplativa a quella contemplativa)

e comportamentali. Inizialmente è stato sviluppato in relazione al

comportamento di dipendenza dalle sostanze, è stato poi ampiamente

applicato all’analisi del processo di cambiamento in numerosi ambiti (alcool

dipendenza, sport, controllo del peso). Il modello è stato criticato perché

ateoretico, aspecifico e arbitrario nella definizione di fasi e tempi.

Si è passati poi ai modelli integrati che intendono: precisare gli aspetti dinamici

già indagati nei modelli processuali, ponendo attenzione alle variabili che

permettono di spiegare il passaggio dall’intenzione all’azione; tenere conto

degli aspetti non solo cognitivi ma anche motivazionali e sottolineare il ruolo

delle variabili emozionali. Uno di questi modelli integrati è quello di CONNER E

NORMAN (1995), formato da 5 stadi:

il primo di PRECONTEMPLAZIONE, l’individuo non pensa ad apportare alcun

cambiamento nei suoi comportamenti, tuttavia alcuni stimoli induttori possono

stimolare il soggetto a pensarci, come la percezione di una minaccia;

il secondo MOTIVAZIONE O DI PRESA DI DECISIONI, il soggetto comincia a

pensare di cambiare condotta e si forma l’intenzione di agire in tal senso ed in

questo caso è possibile distinguere 3 determinanti dell’intenzione: 1) le

aspettative del risultato e le credenze comportamentali considerate nella TCP

che includono l’anticipazione di reazioni affettive 2)le influenze normative che

comprendono sia le norme soggettive che quelle morali e 3) la self efficacy che

comprende i costrutti di controllo comportamentale della TCP.

Il terzo di PIANIFICAZIONE, che riguarda il passaggio dall’intenzione all’azione,

il focus è quindi sulle azioni specifiche da attuare e sulle risorse occorrenti x

sostenere il comportamento, quindi si sottolinea la necessità di elaborare piani

di azione o intenzioni di implementazione. Nel costruire un ponte tra intenzione

e comportamento, ha un ruolo importante la self efficacy e l’impegno.

Il quarto di AZIONE (sistemi di rinforzo positivo o negativo) e il quinto di

MANTENIMENTO (sviluppo di motivazioni intrinseche)  il soggetto è coinvolto a

monitorare e controllare il suo comportamento; anche in questi stadi

intervengono le variabili della self efficcacy, dell’identità e dell’impegno.

TEORIA SUL CONTROLLO – L’AUTODETERMINAZIONE (SELF DETERMINATION) /

SDT

Questo modello si fonda sulla teoria dei bisogni, ossia:

Autonomia: bisogno di autonomia nel decidere della propria vita e dei

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
14 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/02 Psicobiologia e psicologia fisiologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Silviag91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della salute e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Violani Cristiano.