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Estratto del documento

Sia nel caso del rinnegamento dei propri attributi, sia nel caso del farne un emblema, lo stigmatizzato

è portato a rinnegare una parte importante di sé: nel primo caso si rinuncia all’aspetto che si desidera

nascondere, mentre nel secondo caso si assolutizza quel singolo aspetto, dimenticando quindi tutte le

altre importanti caratteristiche della persona: in ogni caso vi è una negazione della propria alterità

potenziale. Le sei dimensioni dello stigma (Jones et al.)

Goffman ha ipotizzato il caso di individui i cui attributi stigmatizzati non fossero immediatamente evidenti:

in questo contesto, l'individuo può incontrare due atmosfere sociali distinte. Nella prima, costui è

disonorevole – l’attributo non è ancora stato rivelato, ma può essere rivelato intenzionalmente da lui (in

questo caso avrà un certo controllo sul farlo) o da qualche fattore che non può controllare – ma potrebbe

anche essere nascosto con successo. In questa situazione, l'analisi dello stigma riguarda soltanto i

comportamenti adottati dai singoli stigmatizzati per gestire la loro identità: l'occultamento o la rivelazione

delle informazioni. Nella seconda ipotesi invece, l’individuo è screditato, disonorato, poiché il suo stigma è

stato rivelato e quindi ormai non riguarda più solo il suo comportamento, ma il comportamento degli altri.

Jones et al. (1984) aggiungono le "sei dimensioni" e le correlano ai due tipi di stigma, disonorati e

disonorevoli. Essi dividono lo stigma in sei dimensioni:

• nascondibilità, in base a quanto sia facilmente rilevabile la caratteristica stigmatizzata;

• durata: se è reversibile nel tempo o se dura tutta la vita;

• dirompenza: in base all’impatto nelle relazioni interpersonali, fino all’impedimento di esse;

• estetica: se provoca disgusto o meno, giudizi di qualità che vadano al di là della dignità della persona;

• origine: se l’individuo è percepito come responsabile della diversità (stigma intenzionale) o se lo stigma

è presente alla nascita oppure accidentale;

• pericolosità: quanto questa diversità susciti sentimenti di minaccia o pericolo, anche erroneamente.

La devianza (1)

• Lo stigma si verifica quando un individuo viene identificato come

“deviante”, collegato cioè con gli stereotipi negativi che generano

atteggiamenti di prevenzione e discriminazione.

• Goffman stesso si concentrò sullo stigma non come un attributo fisso o

intrinseco di una persona, ma piuttosto come l'esperienza e il significato

dell’essere trattati come “diversi” (Shaw, 1991). Nel momento in cui si parla

di controllo e stigma, Goffman sente il bisogno di precisare il concetto di

devianza (dalle regole sociali) e lo fa a partire dalla concezione generale

della società, che definisce come “un gruppo di individui che condividono

certi valori e aderiscono a tutta una serie di norme sociali riguardanti la

condotta e gli attributi personali”.

• Con questa premessa, Goffman definisce come deviante qualsiasi individuo

che non aderisca a tali norme, e come deviazione questa sua caratteristica

(Goffman, 1970). La devianza (2)

Gerhard Falk riprende il lavoro di Goffman, definendo i devianti come "coloro che si

discostano dalle aspettative di un gruppo" e distinguendo due diversi tipi di devianza:

• devianza sociale: si riferisce ad una condizione largamente percepita come deviante e di

conseguenza portatrice di uno stigma e dell’essere stigmatizzato. "L'omosessualità è un

esempio di devianza sociale, dal momento che esiste un alto grado di consenso secondo il

quale l'omosessualità è diversità, è una violazione di norme o aspettative sociali" (Falk,

2001);

• devianza situazionale: si riferisce ad un atto che viene etichettato come deviante

esclusivamente in una situazione specifica, e che non può essere etichettato come

deviante dalla società. Allo stesso modo, un'azione socialmente deviante potrebbe non

essere considerata tale in alcune situazioni specifiche. "Un ladro o criminale è un ottimo

esempio, in quanto è il crimine che porta allo stigma e alla stigmatizzazione della persona".

Si tratta quindi di un atto situazionale che porta alla stigmatizzazione, e non di un modo di

essere generale appartenente allo stigmatizzato.

I portatori di disabilità fisiche, i malati di mente, gli omosessuali, e una miriade di altre realtà

sono state classificate devianti perché si discostano dalle aspettative di un gruppo. La

stigmatizzazione è il rifiuto sociale di numerosi individui, spesso interi gruppi di persone, che

sono stati etichettati devianti.

Ruolo evolutivo della discriminazione

Esiste una tendenza naturale ad essere cauti radicata nella biologia evolutiva degli animali, quando sono

messi di fronte a situazioni nuove che possono minacciare la sopravvivenza. Le naturali reazioni di

allontanamento, causate dalla percezione di un pericolo imminente, sono innate e indispensabili per la

sopravvivenza. Sembrerebbe che questo ancestrale meccanismo esista anche nell’uomo (Haghighat,

2001). Tale classificazione tra “noi” e “non noi”, amplificando la sicurezza personale, riduce l’insicurezza

e massimizza la sopravvivenza. Gilbert (2004) ha proposto l’esistenza di forze riproduttive ed evolutive

nella nascita delle discriminazioni sociali. I compiti di sopravvivenza e di sviluppo mediante la

competizione creano nell’organismo il vantaggio della discriminazione verso chi sembra biologicamente

svantaggiato. Percependo questi come “scommesse riproduttive perdenti”, la sopravvivenza a questo

primitivo livello biologico può essere aumentata rifiutando (socialmente e riproduttivamente) le

persone che sono incapaci a collaborare e a rafforzare l’esistente sistema sociale. Sembra che tali

“minacce” evolutive siano anche analizzabili all’interno di prospettive economiche e culturali, attivando

comunque risposte di allontanamento. Per esempio l’istinto evolutivo che consente di evitare le

“scommesse evolutive perdenti” sarebbe riformulato economicamente parlando dell’evitamento di una

“scommessa economica perdente”, in termini di abilità a generare entrate finanziarie necessarie per

creare e mantenere una famiglia o un’attività lavorativa. Un istinto protettivo contrario, spesso

materno, verso i soggetti biologicamente più deboli e dipendenti del gruppo – solitamente la prole – è

talvolta naturale, in particolari circostanze.

Gli istinti, favorevoli o sfavorevoli, possono essere modificabili dall’ambiente e dalla cultura, dalla

legislazione, dalle credenze culturali e dalle usanze.

Ipotesi psicodinamiche dello stigma (1)

• Il vissuto soggettivo di pericolosità evocato da stereotipi quali i malati mentali psicotici ha un’origine

complessa: la rappresentazione della violenza comportamentale è solamente il derivato manifesto di

una pericolosità più profonda, che rimanda alla perdita della coesione del Sé e al fantasma della

disorganizzazione della vita mentale. Bisogna quindi differenziare i vissuti e i contenuti manifesti da un

lato e le fantasie inconsce dall’altro, per arrivare a spiegare la pericolosità soggettiva evocata

largamente dall’opinione pubblica, spesso non veritiera se paragonata alla pericolosità oggettiva di

questi pazienti.

• Riprendendo alcuni importanti concetti propri della psicodinamica, Haghighat (2001, 2003) ha

proposto una teoria della stigmatizzazione a cui ha dato il nome di teoria unitaria. Secondo lui la

propensione alla stigmatizzazione è motivata da un interesse personale (self-interest) che riguarda vari

contesti: psicobiologico, psicodinamico, economico ed evoluzionistico. Il comportamento

stigmatizzante non viene riconosciuto come tale ma viene razionalizzato con argomentazioni

intellettualizzate che possano fornire un supporto cognitivo che funga da giustificazione al

comportamento stesso. Sul piano cosciente, la presenza di un interesse personale negli stigmatizzanti

non viene da loro riconosciuta, ma al contrario viene messo in atto un meccanismo di negazione. La

tendenza a stigmatizzare è una strategia adattativa: fa ottenere un vantaggio evolutivo a colui che

stigmatizza, riducendo l’angoscia legata alla percezione di una minaccia e rafforzando il proprio potere.

La propensione a stigmatizzare va quindi compresa all’interno di una cornice evoluzionistica, come

qualsiasi altro fenomeno psico-sociale (McGuire, Troisi, 1998), pur senza che questo abbia una valenza

giustificativa.

Ipotesi psicodinamiche dello stigma (2)

• Il pregiudizio, come qualsiasi fenomeno naturale, non può essere eliminato ma può essere mitigato

dalla cultura, grazie ad una maggiore consapevolezza del meccanismo. La prima mossa per

combattere questa tendenza sarà dunque quella di de-negare il contenuto profondo del pregiudizio

per fare emergere le radici incosce della propensione a stigmatizzare.

• Intorno ai sei mesi di vita ogni bambino raggiunge una tappa fondamentale dello sviluppo del Sé,

distinguendo ciò che è familiare (la diade madre-infante) da ciò che è estraneo e non familiare, cioè

tutto il resto; questa tappa è universale e non dipende dalle esperienze pregresse. Si sviluppa in

questo modo una transitoria angoscia per l’estraneo derivante dalla primitiva distinzione psicologica

tra Self e non-Self. L’evitamento dell’altro, favorito dall’angoscia per l’estraneo, rappresenta per il

bambino una manifestazione di self-interest: si garantisce una “base sicura” che favorisce in un certo

modo la sua protezione e sopravvivenza.

• La paura per gli estranei è un fenomeni psicobiologico universale ben diverso dall’odio per gli estranei

(che porta alla stigmatizzazione), che è invece il risultato dell’indottrinamento e quindi un processo

culturale non universale (Eibl-Eibensfeld, 1996). L’indottrinamento è un processo che promuove

legami di familiarità all’interno di un gruppo e, al contrario, alimenta la contrapposizione verso gli altri

mediante la costruzione di rappresentazioni arcaiche del nemico; anche questo processo ha una

finalità di self-interest del gruppo. C’è una predisposizione naturale all’indottrinamento dell’uomo,

proprio per gli evidenti vantaggi evolutivi che comporta: l’introiezione avviene precocemente e con

facilità, mentre risulta estremamente resistente al cambiamento.

Ipotesi psicodinamiche dello stigma (3)

Il self-interest ha tre importanti implicazioni: evoluzionistica, psicologica ed

e

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
32 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher kalamaj di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Foggia o del prof Bellomo Antonello.