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Nella terza fase l'oggetto intermediario perde le sue caratteristiche individuali e assume le
caratteristiche del fenomeno culturale connesso con la crescita e l'integrazione dell'individuo
nell'ambiente sociale [è per questo che nel processo terapeutico è necessario intraprendere il
cammino inverso partendo dall'oggetto intermediario della terza fase e andare verso la
prima].
L'oggetto integratore
è lo strumento musicale che in un gruppo di musicoterapia prevale sugli altri strumenti e
assorbe in sé la dinamica del legame tra pazienti del gruppo e il terapeuta. L'oggetto
integratore è connesso innanzitutto all'ISO gruppale e secondariamente all'ISO culturale.
Precisa Grebe che l'ISO, il processo di apprendimento culturale (endocultura) e la
valorizzazione della propria cultura (etnocentrismo) sono strettamente connesse nella pratica
della musicoterapia. Il modello proposto da Grebe tenta di individuare le relazioni della
musicoterapia con l'individuo (paziente) e la sua cultura per mezzo di interrelazioni multiple
che formano una configurazione dinamica complessa.
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Capitolo quarto Elementi tecnici
Il laboratorio di musicoterapia
Deve essere convenientemente isolato dai suoni esterni, questo consente di lavorare in una
condizione di asetticità nel contesto non verbale (nel contesto non verbale ogni emissione
sonora rappresenta una perturbazione in grado di disturbare la comunicazione). Il
laboratorio deve essere areato e chiaro, di dimensioni normali, nè troppo grande nè troppo
piccolo (se il locale è troppo grande genera dispersione e perdita di nozione dello spazio,
dovuta a una diminuzione di punti di riferimento, mentre se è molto piccola impefisce gli
spostamenti o il movimento). I muri non devono avere oggetti decorativi e devo essere di un
colore riposante, pavimento in legno, ci devono essere due armadi a muro per evitare
sporgenze che ostacolano gli spostamenti (in questi saranno riposti gli strumenti musicali, e
le apparecchiature elettroniche).
Lo strumentario
Ogni elemento in grado di produrre un suono udibile o che produca un movimento come
messaggio, come mezzo di comunicazione, farà parte degli strumenti tecnici della
musicoterapia. Si utilizzeranno anche il corpo, la voce, le mani, strumenti elettronici, o
persino gli strumenti crati dal paziente. Ogni strumento può essere utilizzato non solo in
modo classico ma in tutta la gamma delle sue possibilità. Dunque:
strumenti musicali propriamente detti. Devono possedere queste caratteristiche:
manipolazione semplice, facilità di spostamento, potenza sonora, strutture ritmiche e
melodiche facilmente comprensibili, presenza sufficiente. I tamburi, ad es. sono
strumenti ideali, tendono ad imitare il battito cardiaco, se suonati in piedi permettono
il movimento del corpo di chi suona, il suono tende a dirigersi verso l'esterno.. più lo
strumento è primitivo, più è adatto. Dopo gli stumenti a percussione troviamo gli
strumenti melodici, xilofoni, metallofoni, marimbe, passaggio tra ritmico e melodico,
poi dalla melodia all'armonia. Il flauto dolce e la chitarra sono strumenti melodici più
complessi e infatti solitamente vengono introdotti successivamente. In ultimo
possono subentrare anche il pianoforte, l'organo, strumenti più strutturati;
il corpo umano: è lo strumento musicale più completo. È all'origine degli strumenti
musicali poiché questi sono semplicemente un prolungamento del corpo umano; noi
abbiamo implicitamente il membrafono, l'idiofono e l'aerofono. All'inizio
l'utilizzazione deve essere fatta a distanza, per evitare il corpo a corpo. Voce e canto
sono gli elementi più regressivi e capaci di risonanza, direttamente connessi all'ISO
del musicoterapeuta;
strumenti elettronici;
strumenti creati dal paziente: sono buoni oggetti intermediari che possono facilmente
diventare oggetti integratori. Questi sono legati all'ISO di chi ha creato lo strumento
(musicoterapeuta o paziente), ma se il terapeuta conosce l'ISO del paziente può
costruire un buon oggetto intermediario ottimale per la comunicazione.
Lo strumento in musicoterapia può essere utilizzato in 6 modi diversi:
1. come oggetto di sperimentazione (è la prima fase, il paziente prenderà uno strumento
e cercherà di farlo suonare); 2. come oggetto di catarsi (energie che si liberano
attraverso ritmi semplici binari suonati con strumenti a percussione) 3. come oggetto
difensivo (il paziente tiene con se lo strumento, si muovono solo le parti per
suonarlo, lo strumento fa da scudo per nascondere il corpo e le espressioni, diventa
un oggetto difensivo che impedisce la manifestazione delle sue pulsioni interne); 4.
come oggetto incistato (in casi gravi lo stumento è soltanto un semplice elemento da
manipolare; a volte la sua manipolazione sembra un atto masturbatorio e lo
strumento diventa un tutt'uno col corpo); 5. come oggetto intermediario; 6. come
oggetto integratore.
Il G.O.S. (Gruppo Operativo Strumentale)
con questo insieme di strumenti il musicoterapeuta lavorerà con i pazienti, sia
individualmente, sia in gruppo. Quanto più a lungo egli manterrà nel suo percorso
professionale il Gruppo Operativo Strumentale, tanto più chiare saranno le sue percezioni e
la compresione del legame con il paziente, e più facile la scelta dell'oggetto intermediario.
Un G.O.S. sarà formato da una serie di strumenti idiofoni, membranofoni, aerofoni e
cordofoni e da tante combinazioni quanti gli strumenti usati.
Il musicoterapeuta creerà un gruppo convenzionale, costituito da un minimo di sei idiofoni,
quattro aerofoni, sei membramofoni, due cordofoni (nella scelta verranno valutate le
dimensioni, la potenza, il volume, l'intensità e la facilità di suonarli).
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Capitolo quinto Formazione del musicoterapeuta
Personalità e caratteristiche del musicoterapeuta
egli non deve essere un musicista, pretenzioso dell'estetica musicale, ma piuttosto un
terapeuta, con una grande conoscenza teorica e pratica dell'utilizzazione del mondo sonoro e
musicale e del movimento. Non deve essere uno psicologo, tendente all'intellettualizzazione
dei meccanismmi psichici e alla interpretazione verbale. Però è fondamentale per il
musicoterapeuta individuare i nodi regressivi inconsci del paziente; per poter lavorare in
musicoterapia è necessario sottoporsi a un trattamento psicoterapeutico incentrato sulla
conoscenza e sulla presa di coscienza di aspetti inconsci profondi, e a un trattamento di
musicoterapia didattico. Questo tipo di trattamento didattico si incentrerebbe anche sulla
scoperta del proprio ISO. C'è da precisare che il musicoterapeuta non fa la psicoterapia al
paziente, ma lo aiuta a esplorare in profondità i numerosi nodi inconsci e mobilizza le
ansietà rigide. Il musicoterapeuta apre diversi canali di comunicazione per tentare il
processo educativo, per questo motivo deve integrarsi con l'equipe psicopedagogica. Deve
quindi lavorare in equipe. Senza dubbio, infatti, nel campo della musicoterapia confluiscono
e si mescolano tecniche che potrebbero appartenere ad altri settori specialistici, quindi viene
a crearsi una sorta di "campo comune". Tra le tecniche e specializzazioni troviamo lo
psicodramma, la psicodanza, l'espressione corporea , la psicomotricità, e altrei tecniche non
verbali, rilassamento, ecc..
Il musicoterapeuta deve saper aspettare, ascoltare e capire il paziente. Il paziente è tale
perché non è stato aspettato, nè ascoltato, nè capito. E ascoltare, aspettare e capire nel non
verbale è un apprendimento più complesso perchè ci riporta all'esperienza pià primitiva in
cui il vissuto di essere aspettati, ascoltati e capiti è un fatto immediato, istintivo, percettivo,
legato al fatto di essere vivi.
Le caratteristiche del contesto non-verbale che un musicoterapeuta dovrà imparare a
cooscere sono:
la ripetizione delle forme espressive;
le scariche di energie interne senza la modificazione dei meccanismi di difesa;
il riconoscimento dell'ISO,
la scelta degli oggetti intermediari,
la possibilità di rivivere relazioni più primitive, materno-infantili..
Dunque, dopo un impegnativo training, il musicoterapeuta deve mettere a disposizione il
suo corpo per: approfondire il sistema globalizzatore di percezione, dando attenzione non
tanto a ciò che si ascolta, ma a ciò che produce a livello di sentimenti, vibrazioni,
movimenti interni; recepire l'espressione dell'altro, e accettare i tempi e le modalità di
risposta; tollerare la frustrazione connessa con la mancanza di coincidenza tra le aspettative
e le risposte ricevute.
Esiste, poi, per il musicoteraputa l'ordine etico di sottoporre a supervisione il proprio lavoro
clinico, soprattutto perché egli lavora in ambiente non-verbale. La supervisione deve avere
le seguenti caratteristiche: creare nel musicoterapeuta una tecnica; fare in modo che egli sia
consapevole del fondamento dello spazio in cui si è collocato; sviluppare la conoscenza del
transfert e del controtransfert; riconoscere la propria identità sonora e i propri oggetti
intermediari; maturare un'etica professionale; stabilire un quadro di ricerca. Quindi la
formazione comprende quattro settori fondamentalmente: un settore medico (corsi di
anatomia, fisiologia, neurologia), un settore psicologico, un settore musicale, e un settore
applicativo. Durante il terzo anno è obbligatoria la pratica clinica. Durante gli anni di
formazione ogni gruppo dovrà realizzare un gruppo di musicoterapia didattica.
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Capitolo sesto Il paziente
Certe caratteristiche del paziente potranno facilitare l'applicazione della musicoterapia. È
preferibile che egli sia privo di conoscenze musicali poiché il paziente musicista, invece,
entrerà in competizione con il musicoterapeuta e sarà difficile rompere le difese musicali
che opporrà al tentativo di lavoro negli aspetti più regressivi.
Ci sono casi che rappresentano sindromi specifiche ad indicazione privilegiata per la
musicoterapia. Per esempio, il caso di isolamento o d'autismo, o nella schizofrenia. La
musicoterapia è in questi casi la prima tecnica di approccio. Il paziente comunque deve
conoscere il significato della tecnica musicoteraputica e deve essergli chiarito come si
intende operare ed egli deve accettare l'applicazione della musicoterapia.
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Capitolo settimo Metodologia generale
Dopo anni di lavoro ho individuato una metodologia generale, composta di due parti
essenziali: la prima di carattere diagnostico, la seconda di carattere terapeuti