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La malattia può essere vissuta dal bambino come una punizione. Alcuni atteggiamenti tipici
Si può assistere a involuzioni del comportamento. L'angoscia si può tradurre in diversi comportamenti: rifiuto di dormire, aggressività verso i genitori e i fratelli. La reazione aggressiva è positiva perché consente un intervento comunicativo con l'adulto.
Uno dei principali rischi nell'ospedalizzazione è il collasso educativo, il bambino diviene un piccolo tiranno senza regole e limiti.
Thompson e Stanford (1981) distinguono due categorie di risposte dei bambini in ospedale:
- Reazioni attive (piangere, opporsi alle terapie, autolesionismo, aggressività, ...)
- Reazioni passive (dormire eccessivamente, diminuzione del gioco, guardare la TV eccessivamente, diminuzione della comunicazione, dell'interesse e dell'appetito)
Le reazioni attive preoccupano maggiormente i genitori ma sono in realtà meno pericolose di...
quellepassive.Quaatro fattori di stress1) Scarsa conoscenza e familiarità con l'ambiente e le procedure ospedaliereLa struttura ospedaliera non è nota al bambino e neanche le routine ad essa collegate. È opportuno illustrare al bambino il nuovo mondo sempre però rispettando la sua voglia di conoscenza senza eccedere nelle informazioni.2) Separazione (o paura di essere separati) dai genitoriRaramente i bambini vengono lasciati soli in ospedale ma ciò non toglie che possano soffrire dell'assenza dell'intero nucleo familiare intorno a sé. Robertson e Bowlby individuano tre stadi di risposte messe in atto da chi si sente abbandonato:1) Protesta -> da poche ore a diversi giorni2) Rassegnazione -> progressiva perdita di speranza3) Distacco -> il bambino è nuovamente interessato a ciò che lo circonda ma quando la persona cercata torna nuovamente lui si dimostra distaccato per difendersi dal dolore della separazione. Inbambini con storie di ospedalizzazioni lunghe o ripetute questo atteggiamento può diventare cronico.Comportamenti che possono indurre preoccupazione:
- Un bambino calmo diviene agitato dopo la visita di un parente -> probabilmente si trova allo stadio della rassegnazione e la visita del parente fa riaffiorare in lui vissuti di rabbia, ciò va visto come positivo perché ancora non si è arrivati alla fase del distacco.
- Eccessivo interesse del bambino per i beni materiali -> è caratteristico della fase del distacco.
- Ipersocialità -> caratteristica della fase del distacco "una persona vale l'altra".
- Bambini che non vogliono tornare a casa -> anche questo è caratteristico della fase del distacco ma può essere anche indotto dalla percezione che i bambini hanno dell'ansia dei genitori di tornare nell'ambiente domestico non protetto.
3) L'età
Da 0 a 7, 8 mesi
Non si può considerare questa
Fascia di età come priva di rischi legati all'ospedalizzazione, infatti l'attaccamento madre-neonato caratteristico di questo periodo è essenziale per lo sviluppo di una sana relazione futura. Si deve garantire il maggior coinvolgimento e la maggior partecipazione dei genitori possibili, le routine quotidiane devono essere mantenute il più possibile. I genitori devono essere adeguatamente informati sulle condizioni di salute del figlio, al fine di diminuire la loro ansia. Al bambino vanno forniti adeguati stimoli per utilizzare le proprie abilità.
Da 9 mesi a 3 anni è la fascia di età più vulnerabile. I bambini sono nella piena fase egocentrica, di conseguenza avvertono la malattia e le procedure mediche come punizioni e la separazione forzata dai parenti come segno di abbandono e disinteresse nei loro confronti. Valgono le considerazioni già fatte per i bambini più piccoli riguardo alle indicazioni, con particolare
Attenzione a garantire opportune attività psicomotorie. È importante spiegare le procedure mediche collegandole allo star meglio per non farle vivere come punizioni. La lontananza dei genitori è accettata meglio se viene loro spiegata e se si lascia nella stanza un oggetto che possa svolgere la funzione transizionale di richiamare alla mente del bambino la persona mancante ("la mamma adesso non c'è ma ha lasciato le chiavi della macchina qui e quindi deve tornare a prenderle").
Dai 4 agli 11 anni
Possono vivere brevi lontananze dai genitori senza ansia o paura, fanno amicizia con il personale sanitario e con gli altri degenti e talvolta capiscono che devono essere collaborativi per guarire prima e meglio. Sanno usare il telefono e possono chiamare parenti e amici, inoltre possono negoziare l'allontanamento dei genitori per ottenere qualche altro vantaggio.
Soffrono particolarmente la lontananza di amici e compagni, hanno paura di essere dimenticati.
dirimanere indietro a scuola e di poter essere bocciati. Si rendono conto della differenza che esiste traloro e i loro compagni sani, vanno aiutati a gestire questa diversità senza imbarazzo e senso diinferiorità. L'educatore deve essere attento a fornire informazioni coerenti a quelle dei genitori e del personalemedico riguardo la malattia.
Adolescenti
Hanno bisogni del tutto particolari. In un periodo della vita in cui si ricerca la propria indipendenzaattraverso la sfida dell'autorità si richiede loro di mantenere atteggiamenti passivi e obbedienti agliordini dei medici. Un secondo aspetto gravemente minacciato è il processo di definizione dell'identità. Il corpodell'adolescente è sconvolto da due ordini di cambiamenti: lo sviluppo e la malattia. Egli vive il proprio corpo come "tradito" dalla malattia e "violato" da mani indiscrete. Questo puòportare a un atteggiamento di chiusura "Anche se
non posso impedire che il mio corpo venga violato, posso proteggere i miei sentimenti e la mia intimità". La maggior parte degli adolescenti ospedalizzati per tempi lunghi cade facilmente in uno stato di apatia e isolamento, possono anche esserci comportamenti aggressivi o violenti. Partecipano più volentieri alle attività ludiche se responsabilizzati nei confronti dei degenti più piccoli. È opportuno creare negli ospedali luoghi dove gli adolescenti possano parlare e incontrarsi con un minimo di privacy, ascoltare musica insieme, guardare la TV insieme, magari mangiare. È importante che in ogni progetto di lavoro con ragazzi adolescenti sia richiesta la loro attiva partecipazione e che nulla sia imposto dall'alto. Il ragazzo sceglie da solo la persona con cui aprirsi, non può essere un'imposizione. 4) L'assenza di spazi su misura L'assenza di spazi, attrezzature per lo svago o la comunicazione, arredamentispecificità sono fondamentali per una comunicazione efficace con i pazienti. Utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile, evitando termini tecnici o complessi, può aiutare a creare un ambiente di fiducia e facilitare la comprensione delle informazioni. Inoltre, è importante essere empatici e sensibili alle emozioni dei pazienti. Riconoscere e validare le loro esperienze e sentimenti può contribuire a stabilire una connessione significativa e a favorire un rapporto di cura più efficace. Infine, è essenziale incoraggiare la partecipazione attiva dei pazienti nel processo decisionale riguardo alla propria salute. Coinvolgerli nelle scelte riguardanti il loro trattamento e fornire loro informazioni chiare e complete può aiutare a promuovere un senso di controllo e autonomia. In conclusione, una comunicazione efficace con i pazienti richiede chiarezza, sensibilità ed empatica. Utilizzare un linguaggio semplice, essere attenti alle emozioni dei pazienti e coinvolgerli attivamente nel processo decisionale sono elementi fondamentali per una relazione significativa e per favorire il benessere fisico e psicologico dei pazienti.trasparenza nella comunicazione con il bambino malato sono il presupposto di ogni relazione autenticamente educativa. Una equilibrata relazione professionale con un bambino malato è garantita da una giusta distanza emotiva e dalla capacità di ascoltare il bambino prima di agire verso di lui. In sintesi i requisiti della figura dell'educatore dovrebbero essere:- Capacità di ascolto;
- Rispetto dei tempi dell'altro;
- Capacità di porsi in sintonia;
- Capacità di mettersi in gioco;
- Capacità di fluttuare con l'altro;
- Capacità di interrelazione dialettico-dinamica.
- Espressione del volto;
- Sguardo;
- Voce;
- Contatto corporeo;
- Gesti e movimenti del corpo;
- Spazio e prossemica;
- Metacomunicazione.