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MEMORIA AUTOBIOGRAFICA E MEMORIA DI EVENTI REMOTI

nell'ambito della memoria episodica gli studiosi hanno dedicato particolare attenzione alla memoria autobiografica: ricordi di eventi sperimentati personalmente, che sarebbero organizzati gerarchicamente nella struttura cognitiva, per livelli più o meno ampi, ognuno inserito negli altri; il loro studio presenta degli evidenti problemi metodologici, visto che è quasi sempre impossibile verificare l'autenticità del materiale raccolto; si è rilevato un aumento dei ricordi autobiografici, nei soggetti di oltre 50 anni, in relazione agli eventi accaduti molto tempo prima, quando avevano un'età tra i 20 e i 30 anni: questo fenomeno, che prende il nome di reminescenza, può essere dovuto, da un lato, alla maggiore efficienza fisiologica che caratterizza la prima età adulta e, dall'altro, al maggior numero di avvenimenti emotivamente, socialmente e culturalmente rilevanti.

Propri di questo periodo della vita alla memoria di eventi remoti: ricordo di avvenimenti socio-storici accaduti durante la vita di un individuo: guerre, avvenimenti o personaggi politici, campioni sportivi, attori, cantanti, persone di cultura, ..; la memoria di eventi remoti si conserva sino ai 75 anni, e i ricordi meglio conservati si riferiscono al periodo in cui i soggetti avevano fra i 20 e i 30 anni: anche in questo caso si osserva il fenomeno della reminescenza.

XII. Perché dimentichiamo. Distinguere fra dimenticare ciò che è stato realmente appreso (dimenticanza) e ciò che crediamo di avere appreso (mancato apprendimento) sulle cause della perdita di informazione nella memoria a lungo termine si avanzano le seguenti ipotesi:

  • Mancato utilizzo di certi contenuti della memoria (teoria del disuso, decadimento della traccia)
  • Impiego di strategie di recupero non congruenti con quelle con le quali è stata effettuata la codifica (in questo caso non si
assume che l'informazione sia stata cancellata dalla memoria, ma che venga meno la capacità di recuperarla) presenza di grandi quantità di informazioni in memoria (teoria dell'interferenza) condizioni emotive in cui è avvenuto l'apprendimento e/o avviene il recupero (blocco emotivo, rimozione) XIII. I disturbi della memoria. Esiste una serie di disturbi della memoria di maggiore gravità, dovuti a cause diverse: invecchiamento, trauma fisico o emotivo, patologia neurologica o psichica. Il disturbo di memoria più noto è l'amnesia, nelle sue 2 forme: retrograda, cioè l'impossibilità temporanea o definitiva di recuperare ricordi del nostro passato, e anterograda, cioè la difficoltà a ricordare gli avvenimenti recenti; entrambe possono essere causate da un trauma, anche emotivo (l'amnesia è in genere circoscritta all'episodio traumatico); i disturbi di memoria sono il

Il primo sintomo della demenza, anche se da soli non possono giustificare una diagnosi di demenza (la cui incidenza aumenta con l'avanzare dell'età):

  • demenza di Alzheimer (sono tipici i disturbi della memoria e del linguaggio e la perdita dell'orientamento)
  • demenza vascolare o multinfartuale
  • forme di demenza causate da forme infettive (AIDS e malattia di Creutzfeldt-Jacob)
  • morbo di Parkinson
  • malattia di Huntington
  • soggetti intossicati da sostanze quali solventi e insetticidi, metalli pesanti quali piombo, manganese e mercurio, veleni come l'arsenico, nonché gli alcolisti
  • pseudodemenza depressiva

7. LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE.

I. Mente, cultura e società.

  • gli esseri umani sanno parlare
  • gli esseri umani sanno di saper parlare

Il fenomeno linguistico deve la sua radice enigmatica:

  1. alla sua ambivalenza: il parlare è una condotta che unifica e insieme separa; infatti, se nei suoi aspetti più generali è

Una caratteristica che identifica tutta, e soltanto!, la specie Homo Sapiens; nei suoi aspetti particolari, invece, il parlare traccia divisioni tra aree geoculturali, ceti socio-professionali, generazioni, ..

alla sua complessità: nel parlare si intrecciano processi di varia natura e a diversi livelli di pertinenza scientifico-disciplinare. È utile organizzare l'indagine attorno a 3 nodi problematici di grande interesse psicologico:

linguaggio e mente

lingua e cultura

discorso e società

II. L'uomo vive anche di segni. Il linguaggio verbale è una potenzialità specifica della mente che consente agli uomini di conoscere il mondo e di comunicare fra loro; il filosofo Cassirer ha argomentato che l'uomo è un animale simbolico ed è soprattutto il parlare a proiettare gli esseri umani nella semiosfera, cioè in un mondo di relazioni costituito da vari sistemi di segni e da diverse procedure di costruzione di senso; ma

La specie umana non dispone soltanto del linguaggio verbale. I segni operano secondo diversi principi, che ci consentono anche di raggrupparli in grandi classi:

  • I segnali enfatizzano la capacità dei segni di attrarre l'attenzione dei destinatari (es: è tale il sistema di segni che regola la circolazione stradale)
  • I sintomi enfatizzano la capacità dei segni di manifestare stati interni all'emittente, come le intenzioni o le emozioni (es: parlare a voce alta e tremare sono un sintomo di collera)
  • I simboli fanno risaltare la capacità dei segni di rappresentare la realtà, simulandola e insieme modellandola

Pur essendo una manifestazione unica di capacità cognitiva e interazionale, il linguaggio non è un sistema di segni isolato, bensì si intreccia a molte altre condotte non verbali, che supportano, commentano, contestualizzano ciò che le persone dicono; i principali sistemi

Di segni non verbali sono stati esplorati da alcune subdiscipline della semiotica, cioè della scienza che indaga sui modi in cui è possibile comunicare mediante segni:

  • La prossemica mostra che la stessa disposizione dei corpi nello spazio fisico può avere valore comunicativo
  • La cinesica indaga la mimica e la gestualità (gesti classificabili in rituali, emblemi, gesti illustratori, gesti espressivi di stati emotivi, gesti regolatori, gesti adattivi o manipolatori del sé)
  • La paralinguistica indaga il potenziale comunicativo della voce, cioè gli aspetti prosodici che definiscono il modo di parlare proprio di ognuno.

IV. La matrice biopsicologica del linguaggio.

Se si osserva la forma e la disposizione del canale vocale nell'uomo si rilevano numerose caratteristiche funzionali alla condotta verbale; il motore del linguaggio è collocato a livello cerebrale: l'aumento del rapporto ponderale cervello-corpo umano, avvenuto nel corso dell'evoluzione,

ha messo a disposizione dellaspecie umana ampie zone di corteccia cerebrale per il controllo dell'attività cognitiva e la gestione di un repertorio molto variegato di relazioni socio-comunicative; alcune prove empiriche sembrano validare l'ipotesi di un bioprogramma per l'attivazione del linguaggio: una delle più convincenti è la lateralizzazione della corteccia cerebrale, per cui l'emisfero sinistro ha delle aree specializzate per il controllo della parola sia nei destrimani che nei mancini tale processo sembra concludersi con la pubertà, che in base a molti indizi può considerarsi la fase del ciclo di vita che chiude il periodo critico per lo sviluppo ottimale della competenza linguistica: una prima prova è fornita dall'esperienza dell'apprendimento delle lingue straniere, un secondo indizio è costituito dal diverso esito delle microlesioni cerebrali: se prima della pubertà, possono

progressivamente ridursi fino a scomparire del tutto, se dopo la pubertà, i disturbi linguistici risulteranno non più recuperabili autonomamente e richiederanno il supporto di una logoterapia permanente(che talvolta può risultare insufficiente)

l’indizio più avvincente proviene dall’esperienza dei cosiddetti bambini selvaggi. Una seconda prova è sostenuta da Bickerton con l’argomento che i bambini allevati in un pidgin lo trasformano in un creolo: le lingue pidgin sono delle forme espressive che si generano quando gruppi linguistici differenti entrano in contatto per dare corso a delle transazioni economiche; il pidgin è una varietà linguistica caratterizzata da:

  • composizione mista tra lessico della lingua dell’altro e schemi grammaticali della propria, con esiti di estrema povertà sintattica
  • assenza di una comunità che la parli come propria lingua madre

quando vengono meno queste 2 caratteristiche,

Il pidgin diventa un creolo, cioè una varietà linguistica ibrida, riconosciuta da una comunità come ambiente primario della propria socializzazione e identificabile per specifiche regolarità grammaticali. L'esistenza del periodo critico per il linguaggio parrebbe confermata dal fatto che gli adulti restarono bloccati nel loro pidgin impoverito e non riuscirono mai ad assimilare la speciale grammatica del creolo hawaiano inventata dai loro figli.

I TRATTI DISTINTIVI DEL LINGUAGGIO

Gli animali ricorrono a qualche sistema di segnali (visivi, uditivi, olfattivi) sia per comunicare all'interno della propria specie, che per regolare i loro rapporti con le altre specie; si tratta per lo più di un ristretto numero di interazioni geneticamente determinate, che riguardano specifici segmenti dell'esperienza di vita; la natura fissa e meccanica dei comportamenti animali situa tali sistemi di comunicazione nell'ambito degli istinti.

La prospettiva evoluzionistica adottata anche in psicologia del linguaggio obbliga a verificare se, e fino a che punto, la capacità linguistica sia un complesso affinamento dei sistemi di comunicazione animale: le ipotesi avanzate fanno oscillare il dibattito tra le opposte ipotesi della continuità e della discontinuità:

Per la teoria della selezione naturale, il linguaggio non è altro che il semplice risultato dell'evoluzione dei sistemi di comunicazione animale, ma ciò non toglie che esso sia divenuto qualcosa di unico, un modulo distintivo del funzionamento mentale dell'uomo.

Per molti importanti aspetti, le parole non sono affatto assimilabili ai gridi di allarme che le scimmie emettono per segnalare la presenza di predatori dell'ambiente circostante.

Analisi delle proprietà che caratterizzano la condotta linguistica degli uomini: si è proposto un elenco di caratteristiche distintive, volte a definire il linguaggio.

umano (ovviamente, alcune prop

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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Marucci Francesco Saverio.