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Estratto del documento

Maslow. La f. nell’uomo infatti è un sentimento indispensabile e necessario

per la crescita psicologica dell’individuo. Probabilmente la prima esperienza

di f. avviene alla nascita con l’evento del parto ma in particolare con il primo

rapporto con il mondo esterno, la madre, la quale soddisfa i bisogni primari del

neonato come quello di nutrimento e soprattutto del calore, della protezione e

dell’accudimento. Gran parte della letteratura sull’argomento, da Harlow alla

Klein a Winnicott e Bolwby, sostiene che le cure materne nei primi anni di

vita, se adeguate e sufficientemente attente ai bisogni del bambino

costituiscono le basi indispensabili per la sua crescita sana sia dal punto di

vista fisico sia su quello psicologico. Eppure il bambino crescendo ha

necessità pure di sperimentare , conoscere e imparare a tollerare uno stato di

frustrazione poiché essa fornisce l’esempio, il modello su cui si basano tutte le

successive esperienze di conflitto. Un’educazione eccessivamente permissiva

da parte dei genitori, una soddisfazione immediata e totale di tutti i desideri

comporterà una incapacità di tollerare anche le più piccole ma inevitabili

frustrazioni della vita. Viceversa un’educazione eccessivamente autoritaria,

con restrizioni eccessive, iperprotezione e un carico esagerato di rinunce e

frustrazioni porterà il bambino a mostrare mancanza di autostima, libertà e

spontaneità nei confronti dell’ambiente e dei rapporti sociali. Forse il picco di

f. viene avvertito durante il periodo adolescenziale : il ragazzo si trova in una

fase di transizione tra il suo non essere più bambino e non essere ancora del

tutto adulto, la ricerca di un’identità propria svincolata da quella dei genitori

eun ancora presente bisogno di protezione. Ciò comporta un lungo stadio di

frustrazione tra il bisogno e la ricerca di autonomia e il mantenimento di un

rapporto di dipendenza reciproca tra sé e i genitori che sfoga nelle modalità

consuete dell’adolescenza di aggressività, rabbia egocentrismo.Freud può

essere considerato il più grande teorico della frustrazione e del conflitto e

spiega attraverso tutto il suo modello teorico come l’essere umano sia in realtà

educato alla cultura della frustrazione: ciò che ci distingue dagli animali è la

civiltà che comporta come scotto la rinuncia alla soddisfazione immediata di

tutti i nostri istinti più bassi a favore della vita di comunità e della

cooperazione. Egli in Disagio della civiltà e Totem e tabù cita il mito dell’orda

primordiale come origine non solo della religione ma soprattutto della civiltà

avvenuta attraverso un patto tra gli uomini. Il patto sigilla la rinuncia agli

istinti della prevaricazione e dell’accoppiamento in cambio della vita di

comunità e della cooperazione. L’istinto di prevalere l’uno sull’altro( istinto

aggressivo) e la sessualità vengono sostituiti inconsapevolmente attraverso il

meccanismo di difesa della sublimazione, da comportamenti e ruoli

socialmente accettabili. A livello personale invece sostiene Freud ciò che frena

la realizzazione dei propri istinti è un’istanza dell’apparato mentale, il Super

io, che incorpora le leggi trasmesse da genitori a figli e solitamente di

generazione in generazione e che punisce la loro violazione attraverso il senso

di colpa. Ancora Freud in Psicopatologia della vita quotidiana spiega che la

nostra volontà, i nostri desideri sebbene taciuti e repressi in qualche modo

riemergono negli atti mancati. Azioni, lapsus verbali, dimenticanze sono

comportamenti che rivelano un conflitto tra quello che si desidererebbe e ciò

che invece siamo costretti a fare.Nevrosi.

Quotidianamente le cause di f. possono attribuirsi a diversi ambiti: l’ambiente

fisico e ambientale in cui l’individuo si sente costretto a vivere ; l’ambiente

sociale se il lavoro o i rapporti interpersonali non sono pienamente

soddisfacenti; l’ambiente familiare o possono essere attribuite a cause

strettamente personali come l’aspetto fisico, un handicap o difetti psichici,

infine la f. si può manifestare in circostanze nelle quali è necessario operare

una scelta tra due opzioni tra loro inconciliabili. In questo ultimo caso il grado

di frustrazione dipende dalla tipologia delle scelte e di conflitto, si

distinguono: conflitto attrazione /attrazione quando cioè la scelta deve

avvenire tra due opzioni entrambe positive e con lo stesso grado di attrattiva;

conflitto attrazione/avversione in cui lo stesso scopo o lo stesso oggetto ha in

sé sia elementi positivi che negativi sono le circostanze nelle quali ad esempio

la realizzazione di un obiettivo prevede anche una possibile punizione o uno

scotto da pagare; il conflitto avversione/avversione in cui entrambe le scelte

comportano effetti negativi sull’individuo il quale si trova a dover scegliere il

cosiddetto “male minore”. Esperimenti hanno dimostrato che il conflitto più

facile da risolvere e nel minor tempo è quello attrazione/attrazione spesso

seguito dalla razionalizzazione sulla scelta non adottata, procedendo

inconsapevolmente ad una elaborazione tesa a svalutarla e renderla meno

appetibile. Nel perseguire un obiettivo, l’individuo attribuisce il fallimento o il

successo attraverso delle valutazioni, questo processo di attribuzione guida ed

è guidato dalla percezione che ha di sé e delle proprie capacità. Attribuire i

successi e gli insuccessi a fattori esterni e non controllabili dalla propria

volontà è indicativo di un locus of control esterno cioè l’individuo ritiene che i

propri sforzi, e il proprio impegno abbiano scarso peso nel compito. Chi

invece attribuisce i successi e gli insuccessi a variabili interne e attribuisce

scarsa importanza alla fortuna ad esempio si definisce con un locus of control

interno. L’individuo che non riesce a raggiungere l’obiettivo che si è prefissato

e che quindi si trovi in una condizione di f., reagisce mettendo in atto delle

strategie che possono essere adeguate o inadeguate. Reazioni adeguate alla

risoluzione di un conflitto e finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo

prefissato consistono ad esempio nell’incremento delle forze impiegate nello

stesso tipo di azione precedentemente fallita oppure o nella riorganizzazione

del piano di azione cambiando cioè il tipo di strategie scegliendo altre ritenute

più efficaci. Infine qualora anche le nuove strategie adottate risultassero

inefficaci il modo più opportuno di reagire sarebbe quello di abbandonare il

fine fino ad allora perseguito sostituendolo con uno simile. Alcune ricerche

dimostrano che il raggiungimento di un obiettivo ad uno precedentemente

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Publisher
A.A. 2012-2013
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ma.ra80 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Mammarella Nicola.